Storie e Dinamiche dell'iniziazione personale.
Iniziazione
"In uno dei discorsi che Dio teneva a Mosè nel deserto c’era un avvertimento che, nelle lingue dell’Occidente, venne tradotto così:
L'uomo non può vedermi e vivere.
Esodo 33,20
E molti hanno provato a credere che quel Dio avesse detto proprio così, e a capire perché mai non possa o non voglia farsi guardare. Ma nella Bibbia la parola «uomo» ('adam) indica non tanto un individuo, quanto un certo modo di esserci, di ragionare e di percepire; per cui il senso di quella frase diventa il seguente: «L'adam non può vedere me: chi vuole conoscermi davvero, deve liberarsi dal proprio 'adam». Infatti capita, nella Bibbia, che chi sia riuscito a vedere Dio cambi nome: cioè, che acquisti una nuova identità; così è per Abram, che dopo un incontro con Dio diventa Abraham; o per Giacobbe, che dopo aver visto Dio faccia a faccia, diventa Israel (Genesi 17,5; 32,29). E nei prossimi capitoli tratteremo dettagliatamente dell'adam, di come liberarsene, e delle nuove identità che nascono per questa via.
Scopriremo ben presto che ciò che Dio disse quella volta, qualsiasi adulto lo può dire di sé a se stesso: non posso vedermi davvero se non diventando diverso. Per vedere chi io sia davvero, dovrò infatti pormi all'esterno di me: e allora - magari per un attimo soltanto - non sarò più quel che ero. Ciò che prima era il mio me diverrebbe un mio ex-me. E sarebbe un cambiamento grande, perché quel mio ex-me non è soltanto tutto ciò che finora ho pensato di me, ma anche - se non soprattutto - ciò che ho creduto che gli altri vedessero in me, e che tanto spesso mi è sembrato vero e importante, e in tal modo ha determinato - da decenni - i miei comportamenti, le mie decisioni, i miei pensieri, i miei desideri, che io me ne accorgessi o no. Quindi non soltanto il mio ex-me stesso cesserebbe di vivere, ma anche il suo sfondo, il mio mondo, diverrebbe molto diverso da com'era prima.
Cominciare a vivere con l'iniziazione
Questo superamento di tutto per cominciare a vivere in un altro modo è l'esperienza che nelle prossime pagine chiameremo «iniziazione».
E un termine molto usato in antropologia, in sociologia e in psicologia, ma in un senso un po' differente da quello che intenderemo noi. Gli antropologo i sociologi e gli psicologi indicano, con «iniziazione», soltanto due tipi di rituali: quelli con cui, nelle società arcaiche, gli adolescenti venivano ammessi nella cerchia degli adulti, e quelli con cui, in ogni epoca, si viene ammessi a culti, sette, ordini. Giustamente si ritiene che il secondo tipo di rituali derivi dal primo: cioè che un'iniziazione attuale - poniamo, alla massoneria - sia l'esito, e magari anche la memoria più o meno consapevole, di rituali millenari. Quel che non è chiaro è da dove derivino questi ultimi; e la questione è ampia, dato che di rituali iniziatici si trovano descrizioni precise in ogni parte del mondo: non solo nei culti misterici della Grecia e nell'Antico Egitto, ma anche in Africa, nelle Americhe, e in Oceania; e quelle descrizioni si somigliano tutte. In ogni epoca e a tutte le latitudini, i gesti di chi officia un'iniziazione e le reazioni di chi vi si sottopone sono abbastanza simili da far pensare a un unico schema: e bisogna dunque supporre che i fondamenti di questo schema siano radicati nella psiche dell'umanità intera. Io amplierò ulteriormente il campo rintracciando e indagando quello stesso schema anche là dove pochi l'hanno cercato: nelle Sacre Scritture e in alcune celebri opere letterarie e scientifiche. E proverò a interpretarne il senso e la necessità.
Il neofita dell'iniziazione
La mia idea è che antropologo sociologi e psicologi sbaglino a scorgere, nell'iniziazione, soltanto il modo in cui si celebra l'integrazione di un individuo a un gruppo, più o meno privilegiato. A intenderlo così, l'iniziato (il neofita che diventa membro di una confraternita, il seminarista che diventa prete ecc.) comincia a scoprire non tanto qualcosa di nuovo su se stesso e sul proprio rapporto con la realtà, quanto piuttosto su quel particolare gruppo, su ciò che quel gruppo crede e sui poteri che l'appartenenza a quel gruppo gli conferisce. Di certo questa integrazione a un gruppo privilegiato costituiva e costituisce un avvenimento significativo sia per l'iniziato sia per la comunità, e degno perciò di venire celebrato con un rituale più o meno esclusivo. Di certo nei rituali con cui, in ogni parte del mondo, si celebra tale integrazione vi sono elementi iniziatici. Ma io penso che, in ogni parte del mondo, tali elementi siano stati attinti da un altro tipo di iniziazione, di cui antropologi, sociologi e psicologi non parlano: da un modo strettamente personale di superare se stessi e di diventare nuovi. E questa «iniziazione» personale è l'origine dei rituali iniziatici arcaici, dai quali si sono originati i rituali iniziatici ancora in uso."
Igor Sibaldi
Data di Pubblicazione: 29 settembre 2017