Consumismo
Il paradigma quantistico va diffondendosi ma ci vorrà tempo. Oggi, nell’epoca del liberismo irresponsabile, la filosofia di vita della moltitudine delle persone è ancora la seguente: è reale ciò che è misurabile, ha valore ciò che è misurabile, desidero ciò che è misurabile, agisco per ciò che è misurabile; nella vita conta ciò che è misurabile perché possiamo essere presi in considerazione dalle menti altrui solo per quanto siamo misurabili.
È misurabile la quantità di denaro che possiedo o l’entità dei miei guadagni. Sono misurabili in termini quantitativi il numero e il costo degli abiti, delle case, dei terreni e dei cellulari. Anche il numero delle cene al ristorante o dei viaggi fatti, sono quantità misurabili. Quante volte cambio l’abito, l’auto e il cellulare, queste quantità sono sempre misurabili.
In questo periodo storico, circolano dizionari dove la prima definizione attribuita al vocabolo “ricchezza” è ovviamente associata al possesso o alla disponibilità di quantità di cose materiali.
Ricchezza: l’essere ricco, la condizione di chi è ricco, di chi ha abbondanza di beni materiali. Ricchezze: il complesso di beni, mobili o immobili, che possiede chi è ricco.
(vocabolario Treccani)
Umanità adolescente
L’umanità adolescente è diventata dipendente da una sostanza che potremmo chiamare quantità misurabile. È una sostanza che assumiamo percettivamente, attraverso la visione di quantità e valori numerici (fosse anche solo il n. di “mi piace” che gli altri mettono sotto una foto che pubblico in un social network). Non riusciamo a fare a meno della dose di quantità, perché cosi vediamo la realtà. Sono associate alla quantità molte delle nostre reazioni emotive piacevoli. Senza cose, senza numeri, ci sentiamo morire, perché non siamo misurabili e quindi - per questa civiltà ipnotizzata di quantità - è come se non fossimo reali, come se non esistessimo.
Esasperando questo comportamento, dalla seconda guerra mondiale in poi siamo passati da un’economia di consumo a un’economia di consumismo. Da allora, l’economia mondiale si è sempre più fondata sul consumismo. “Fondata” è proprio il termine esatto, perché l’economia SI REGGE sul consumismo:
“Il consumismo consiste nell’acquisto indiscriminato di beni di consumo da parte della massa, suscitato ed esasperato dall’azione delle moderne tecniche pubblicitarie, per lo più inclini a far apparire come reali certi bisogni fittizi, al solo scopo di allargare continuamente la produzione. In sociologia il termine descrive gli effetti dell’identificazione, vera o presunta, della felicità personale con l’acquisto, il possesso e il consumo continuo di beni materiali, generalmente favorito dalla moda o dall’eccessiva pubblicità. Il consumismo può essere controllato attraverso moderne tecniche di mercato, come ad esempio l’obsolescenza programmata”.
(fonte Wikipedia)
“La pubblicità, che crea il desiderio di consumare. Il credito, che ne fornisce i mezzi. L’obsolescenza accelerata e programmata dei prodotti, che ne rinnova la necessità ”.
Breve trattato sulla decrescita serena,
Serge Latouche
Rapporto stile di vita ed economia
La nostra economia è fondata sulla necessità di elevare il consumismo a nostro stile di vita. Tale sistema economico ha bisogno che sempre più merci e cose vengano consumate, distrutte e rimpiazzate ad un ritmo sempre maggiore.
A fin di bene, si può spiegare cosa è accaduto con poche parole e senza mezzi termini, attraverso un’analogia un po’ brutale. Mettiamola cosi: se l’alcolismo equivale alla dipendenza da una certa quantità di vino, il consumismo corrisponde alla dipendenza dalla quantità di cose. È come se fossimo passati dal fare economia vendendo una moderata quantità di vino a chi ne voleva, al fare economia creando appositamente dei tossicodipendenti bisognosi di grandi quantità di vino, così da registrare una costante crescita dei consumi e dei profitti. Se l’economia mondiale si regge sul consumismo, significa che si regge sulla persistenza nelle persone della tossicodipendenza dalle cose, da rinnovare costantemente.
Ebbene sì, per continuare a crescere abbiamo fondato l’economia sulla tossicodipendenza dalle cose.
Milioni di persone al mondo hanno avuto un nuovo tipo di lavoro e guadagnato soldi, solo grazie alla tossicodipendenza dalle cose da parte della moltitudine. Più esseri umani diventavano tossicodipendenti dalle cose, più l’economia era in crescita e si generavano posti di lavoro. Più alcuni esperti della comunicazione riuscivano ad utilizzare le conoscenze in psicologia per creare tossicodipendenti dalle cose, più si creavano posti di lavoro che in passato non c’erano, e più giravano soldi.
Come logica conseguenza, abbiamo avuto sempre più bisogno di soldi per mantenere la dipendenza dalle cose, così abbiamo cominciato a fare sempre più debiti. L’economia andava bene se. si creavano sempre più dipendenti dalle cose e pure indebitati.
Lo ripeto: giravano tanti soldi e si generavano posti di lavoro, se si creavano sempre più dipendenti dalle cose e indebitati.
Economia degli adolescenti
Casualmente, nell’economia degli adolescenti qualcosa ha cominciato a non funzionare più. Tanti dipendenti dalle cose indebitati hanno cominciato a star male: sia cittadini, che interi Stati. L’economia è peggiorata e tante aziende hanno iniziato a chiudere. Politici ed economisti cercano vigorosamente un modo per far ripartire i consumi come prima, ovvero cercano un modo per far ripartire la tossicodipendenza dalle cose. Però non vogliono più avere debiti. E le persone sono arrabbiate con i politici, perché questi non riescono a far ripartire il consumismo senza però fare debiti. Tutti vogliono soldi e lavoro come prima, ma nessuno vuole più essere un dipendente dalle cose indebitato.
Purtroppo, però, l’economia è FONDATA sul consumismo, quindi è come un cane che si morde la coda: o aumentano i dipendenti dalle cose indebitati, oppure diminuisce il lavoro. Anzi, è meglio dire che diminuiscono quei tipi di lavori salariati che ci siamo inventati col consumismo.
A fine adolescenza, la maggioranza delle persone vuole continuare ad alimentare questa economia in qualunque modo. Anche se molti non se ne accorgono, non c’è facile via d’uscita, e l’analogia con la tossicodipendenza, anche se è un po’ brutale, rende bene l’idea della situazione.
Sandro Gozzoli
Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017