Come nascono i Fervìda? Quale viaggio si nasconde dietro alla loro creazione? Scoprilo ora, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Stefano Abbruzzese.
Il Mantra del Fermentatore
"Prometto a te, Dea e Madre di questo mondo, che ogni tuo dono verrà valorizzato, che sarò generoso nel restituirtelo amplificato.
Te lo prometto, Madre e Dea, raccoglierò senza fare danno, ringrazierò per ogni foglia, per ogni fiore, per ogni respiro che alimenti, metterò nel fermentare cuore ed intenti.
Te lo prometto, Madre e Dea, il tuo sussurro sarà ascoltato, avrò cura del tuo dolore quando avrò trasformato i tuoi doni in nutrimento, in un elisir fuori dal tempo.
Mia cara Madre, Dea premurosa che ti manifesti in un bocciolo di rosa, nelle fronde dei rami, nelle forti radici, nella pioggia e nel vento, nelle tue cicatrici.
Dea e Madre, io sono grato per ogni istante che mi hai regalato, per ogni dono, per tutti i fiori, per la carezza dei tuoi colori."
La storia dei Fervìda
La storia dei fervìda è un po' anche la mia storia, del mio viaggio, della mia ricerca, della mia vita, perché per incontrare loro ho dovuto prima ritrovare me stesso.
Fervida è una fermentazione di origine thailandese conosciuta dal popolo Thai col nome di nam mak, che io ho avuto la fortuna di scoprire e di diffondere, per primo, in Italia.
Il mio primo viaggio in Thailandia fu nel lontano 1998 e fu casuale, come casuali sembrano tanti avvenimenti importanti nella vita.
Ora, però, penso che ci fosse una misteriosa attrazione verso questa terra. Come spesso accade, il disprezzo e il pregiudizio che ho assorbito da altri e dai luoghi comuni, si sono rivelati una maschera inconscia.
Il richiamo di una terra lontana
Cercavo l'oriente e in Thailandia trovai bellezza, spiritualità, sorrisi e ospitalità.
Arrivai quindi pieno di pregiudizi per le voci che sentivo a quei tempi e per le informazioni un po' distorte che mi arrivavano, ma non appena scesi dall'aereo, nel piccolo e verdeggiante aeroporto dell'isola di Samui, sentii aria di casa, sentii che c'era un clima familiare, sentii un'energia per me conosciuta, antica, intima, sentii l'attrazione della terra.
Ci furono altri viaggi in questa nazione che amai profondamente e che ancora amo, vicissitudini, incontri, emozioni.
E, inevitabilmente ci andai a vivere, attratto inesorabilmente dal mio destino, come se l'Universo avesse un programma per me e io non potessi in alcun modo sottrarmici.
I piani dell'Universo sono semplici, col senno di poi, ma il cammino che ci propone è sempre complicato, e quando mi trasferii in Thailandia nel 2006 fuggivo da una vita che gravava sulle mie spalle come un macigno insopportabile, in cerca del mio posto nel mondo in un luogo attraente, ma anche nuovo e per certi versi lontano dai miei piedi, anche se vicino al cuore.
L'inizio del viaggio
Soltanto 6 anni dopo arrivarono i fervìda, e, nonostante la scarsa consapevolezza di allora, compresi in breve tempo che erano una risorsa importantissima per la mia vita e per la mia famiglia.
L'arrivo in Thailandia segnò un passaggio fondamentale: lasciavo i ritmi caotici dell'Italia, un vestito rigido che faticavo a indossare, e mi immergevo in una nuova dimensione dove i ritmi dell'uomo seguono ancora il sole e il vento, dove il richiamo della natura arriva più forte e diretto.
Non fu certo facile, ma fu stimolante ripartire da capo, rimettermi in discussione.
Lentamente presi i ritmi dell'uomo thailandese, ho fatto lavori duri in condizioni estreme. Ho fatto lavoretti leggeri in attesa di trovare un posto nel mondo, un ruolo, un compito; in attesa che il destino si rivelasse.
La scoperta del nam mak
Scoprii la gioia di diventare padre, il dono più grande che la vita mi potesse affidare, e in questo ruolo di padre mi ci ritrovo sempre, anche quando do vita ai miei fervìda, quando li curo senza essere troppo invadente, senza essere manipolatorio, quando li faccio crescere e maturare e li affido ai loro compiti su questa terra.
La mia ricerca di cambiamento ulteriore fu legato alle salute dei miei figli: volevo che loro avessero soluzioni a portata di mano per poter stare sempre bene.
Comprendevo che i farmaci, che io non ho mai usato, tamponavano soltanto i piccoli problemi, ma li mantenevano costantemente malati.
Imparavo a usare internet, cercavo soluzioni in rete, chiedevo soluzioni in una sorta di meditazione involontaria e, se è vero che la vibrazione che immettiamo nell'universo ha sempre un riflesso di ritorno, l'eco dei miei desideri arrivò attraverso la scoperta del nam mak, antico nome dei fervida, tramite una trasmissione tv della maestra Pa Cheng.
D'incanto entrarono in casa nostra, senza che intuissi la loro portata, senza che fossi consapevole del cambiamento che avrebbero innescato, senza sapere che da lì incominciava la mia personale, immensa rivoluzione.
I fervìda muovevano i loro primi passi in quell'ormai lontano 2012, senza la consapevolezza di essere fervìda, ma col solo intento di arricchire la casa di uno strumento di buona vita.
Quello mio fu l'inizio di un cammino di consapevolezze, lanciate nel mondo dei batteri e delle fermentazioni e proiettate nella vita stessa.
Data di Pubblicazione: 28 marzo 2024