ALIMENTAZIONE   |   Tempo di Lettura: 10 min

L'Approccio Antiacido per la Prevenzione e la Cura delle Malattie - Anteprima del libro di Stefano Fais e Rocco Palmisano

Di Diodati Paolo

Di Diodati Paolo

"Scrivo queste righe suggeritemi dall'ottimo libro di Fais e Palmisano con la convinzione che l'invito rivoltomi a esprimere un parere sia dovuto alla consapevolezza del Dott. Fais di come io abbia vissuto la morte per tumore di un mio carissimo amico e quella recentissima del giovane sposo della mia primogenita. Ho toccato con mano lo stallo, che dura da più di mezzo secolo, della terapia tradizionale, la rassegnazione dei suoi irremovibili seguaci e la contrarietà a considerare altre strade. Irremovibili fino al punto di insistere con la chemio, anche quando hanno dichiarato che il malato è nella fase terminale.

Per i malati terminali, ecco le conclusioni di uno studio condotto dai medici del Weill Cornell Medicai College di New York pubblicato nel 2015 sulla rivista Jama Oncology: "Sebbene la chemioterapia palliativa sia utilizzata per migliorare la qualità della vita di pazienti con cancro allo stadio terminale, abbiamo scoperto che in realtà questo miglioramento non sussiste. La qualità della vita può essere addirittura peggiorata da un uso della chemioterapia negli ultimi stadi della malattia".

Gli oncologi e i medici, che hanno seguito i due casi che mi hanno segnato, hanno continuato imperterriti a "infierire" con la chemio fino alla fine con la caratteristica comune e diffusissima di disinteressarsi, dall'inizio alla fine, della dieta del malato tanto è radicata nella stragrande maggioranza degli oncologi la convinzione dell inutilità dei distinguo acido-alcalino e dell'eliminare il rapporto giornaliero di massicce quantità di zuccheri.

Un vuoto che viene colmato alla perfezione

Il libro che vi accingete a leggere colma un vuoto e lo colma alla perfezione. Basta andare in una libreria o assonnarsi con gli elenchi delle ultime pubblicazioni per vedere quanti articoli o libri interi siano dedicati alla salute, al viver bene. Anche Umberto Veronesi ne ha scritto uno, nel 2011, seguito da 200 ricette vegetariane o vegane. Ma nessuno, e meno che mai Veronesi, ha scritto un libro divulgativo ma così scientificamente dettagliato ed esplicativo come questo sull'approccio antiacido. Nel mare magnum di libri e articoli che forniscono elenchi sempre più lunghi di sostanze e alimenti cancerogeni o che sono antitumorali o che spiegano che si possa mangiar tranquillamente di tutto, grazie ai nostri sistemi tampone, compare questo gioiello.

Gli studi, le iniziative e le citazioni a pioggia del Dott. Fais dimostrano la sua appartenenza al gruppo di ricercatori che non si accontentano di combattere i sintomi ma, andati alla ricerca della causa scatenante, propongono un approccio più profondo e radicale. Peccato che tanto sacro fuoco che lo ha portato a ottenere numerosi e rigorosi risultati pubblicati su riviste internazionali, secondo le sue parole, "vengano complessivamente trascurati dalla gran parte del mondo scientifico principalmente perché lontani dalle strategie di ricerca correnti. Ed è un evidente paradosso che una evidenza scientifica non possa essere generalmente accettata solo perché non convenzionale." Ed è assolutamente paradossale che la fiducia nell'impotente chemio in tante forme tumorali (glioblastoma cerebrale, carcinoma epatico) debba essere in Italia sempre affiancata a quelle rare terapie non convenzionali ammesse alla sperimentazione (ipertermia, immunoncologia del Dott. Michele Maio, approccio antiacido). Con il risultato di spingere attualmente tanti italiani ad andare in Germania per cure alternative che non siano contemporanee alla chemio.

Fais ricorda che Harguindey, in Spagna, è uno dei pochi oncologi clinici in tutto il mondo che sta sperimentando l'approccio antiacido con i suoi pazienti evitando di combinare gli inibitori con altri trattamenti, inclusa la chemioterapia (Harguindey S et al 2009). Una cosa è certa: grazie alla sua determinazione di percorrere una strada nuova fino in fondo, senza incorrere nel pericolo d'essere accusato d'eresia, nel successo (come mi auguro) o nell'insuccesso, chiarirà dove porta la sua strada. Stefano Fais è un ricercatore, uno scienziato che, lo scrive chiaramente, alla fine del suo percorso non vorrà rimproverarsi di non aver fatto tutto il possibile. Potrà dire: "Feci quod potui".

Il suo faticoso tentativo di far capire a tutti la serietà e la fondatezza dell'approccio antiacido ha prodotto un libro appassionato e appassionante. Fais, a cuore aperto, è chiaro e convincente nel tracciare, con dati sperimentali e citazioni per ogni affermazione scientifica, quella che per una persona non prevenuta è un'ipotesi che riesce a dipanare, anche dal punto di vista logico, il "puzzle del male incurabile".

Una testimonianza preziosa. Magari fosse così sincero, sui propri insuccessi e dubbi laceranti, chi snobba o addirittura combatte ricercatori come lui che non esito a definire eroico condividendo appieno ciò che ha scritto Rocco Palmisano sulla sua scelta professionale.

Libro che dovrebbero leggere tutti, dai malati e loro familiari, da chi non ha ancora provato sulla propria pelle o quella di un proprio caro la disperazione di una lotta troppo spesso consapevolmente persa in partenza. Una lotta ai sintomi e non alla causa che affidata, da più di mezzo secolo, alla terna chirurgia-radio-chemio, tolti i progressi dovuti a diagnosi sempre più precoci e a farmaci più efficaci, batte inesorabilmente il passo.

Libro con un netto stacco stilistico e d'argomenti, nella seconda parte affidata a Rocco Palmisano che ricorda efficacemente come noi nasciamo in ambiente alcalino (liquido amniotico e sangue della mamma) e cresciamo con il latte materno, anch esso alcalino. Libro, quindi, piacevolmente ben bilanciato: dopo la spiegazione dell'approccio antiacido, reso accessibile grazie al taglio divulgativo, è arricchito da un capitolo sull'alimentazione da seguire. Ovvero, come evitare il cancro e come, eventualmente, curarlo con l'approccio antiacido. Meglio di così!

Il lettore ha perciò una trattazione completa. Cosa che, notoriamente, non fanno e non potrebbero fare gli oncologi rimasti a chemio e radio. Questi, infatti, come già detto, non danno indicazioni sulla dieta da seguire dopo la loro cura. Forse con l'eccezione di Umberto Veronesi, che respinto I approccio antiacido, ha lasciato un suo messaggio dietetico molto eloquente: il suo essere vegetariano e l'imperativo a esserlo scrivendo: "Vegetariani si può, vegetariani si deve".

Testo che dovrebbero leggere soprattutto i colleghi oncologi di Fais, a cominciare da quelli che non osano sperimentare il suo protocollo, approvato dal Ministero, pur tormentati da dubbi e rimorsi atroci preferendo restare nella prassi consolidata per paura d'essere additati come fuoriusciti. E, pur invitati calorosamente a seguire il suo protocollo, approvato dal Ministero, preferiscono sperimentare nuovi miscugli chemioterapici rilasciando interviste per aver allungato la vita di un paziente di alcuni mesi in più rispetto alla previsione statistica.

Sara un caso, ma gli oncologi a cui ho dato da leggere le bozze dell ottimo libro che avete davanti, dopo un mese, non avevano trovato il tempo per leggerlo.

Ho condotto un minitest: ho chiesto a una trentina di medici di base o specialisti quante fossero le analisi sul pH prescrivibili perché previste dal Ministero della Sanità e quante ne avessero prescritte nella propria attività. I medici di base hanno ammesso di richiedere solo il pH delle urine. Dagli specialisti (gastroenterologi, urologi, nefrologi, oncologi) siamo arrivati a 5 (urine, sangue venoso e arterioso, saliva e liquor encefalico).

Consapevole delle difficoltà tecniche

Pur consapevole delle difficoltà tecniche di tali misure, in particolare riuscire a spingere la precisione fino alla seconda cifra decimale, credo che, a prescindere dall accettazione o meno dell'approccio antiacido, il grande problema dell'equilibrio acido-base risulti molto sottovalutato dalla medicina ufficiale.

I numerosi oncologi con cui ho parlato hanno fatto spallucce alla domanda: vi risulta che ci siano studi e proposte per misure "puntuali" del pH (in piccole zone del corpo) e riterreste utile eseguire delle prove "di carico" per controllare l'andamento nel tempo di quel pH? Perché, conoscendo la curva temporale media di recupero, si potrebbe valutare l'efficienza individuale dei sistemi tampone. Spallucce e meraviglia per domande simili.

Per fortuna, notizia recentissima, Pagel (un collega di Fais che ha avuto in California 2 milioni di dollari per studiare gli effetti del bicarbonato di sodio sul tumore al seno, contrariamente alle previsioni negative degli esperti di RMN con cui avevo parlato del problema) ha messo a punto con i suoi colleghi un metodo diagnostico che consente di misurare il livello dell'acido nei tessuti.

Scrive infatti: "Il nostro metodo usa la risonanza magnetica e un agente chimico originariamente sviluppato per la radiografia clinica. In pratica, l'interazione fra l'agente chimico, l'acqua e gli atomi di idrogeno produce un segnale luminoso che è tanto più intenso quanto più il tessuto è acido".

Mi sembra che, una volta confermata questa notizia, si potrà confermare o smentire la spiegazione che mi diede Umberto Veronesi sul suo non ricorrere all'alcalinizzazione anche solo per rallentare lo sviluppo di un tumore ("Chi sostiene la terapia antiacida confonde l'effetto con la causa. È il tumore che acidifica l'ambiente e non è vero che il tumore si sviluppi in ambiente acido."). Fais sostiene che il tumore sviluppandosi ovviamente in un ambiente acido, non potendo sopravvivere in uno alcalino, rende poi ancora più acido tale ambiente. Ragionamento ineccepibile. Pagel potrebbe fornire, speriamo a breve, una conferma sperimentale sicura e indiscutibile o una smentita a tale ragionamento.

Oggi, 9/11/2016, i giornali telematici titolano "Umberto Veronesi è morto, le sue idee vivranno". E mi torna in mente quanto scrisse nel manuale "Verso la scelta vegetariana" (2011): "Il tumore si previene anche a tavola. Non ci sono più scuse, adesso tutti sappiamo che l'alimentazione è un punto fermo nella prevenzione e persino nella cura delle malattie e che viceversa certi cibi sono deleteri e provocano danni irreversibili."

Un altro passo avanti da parte di chi sostiene la totale inutilità dell'approccio antiacido, per la prevenzione e la cura, e gli allievi di Veronesi finiranno con l'essere d'accordo con Stefano Fais e Rocco Palmisano."

Novembre 2016

Questo testo è estrato dal libro "L'Approccio Antiacido per la Prevenzione e la Cura delle Malattie".

Data di Pubblicazione: 1 ottobre 2017

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