Scopri le proprietà antitossiche, antivirali e la potente azione energetica degli oli essenziali leggendo l'anteprima del libro di Jean Valnet.
Essenze aromatiche e terapie naturali
I medici potrebbero trarre dagli aromi più impieghi di quanto fanno.
Montaigne
Le essenze aromatiche, dimenticate per numerosi anni, sono tornate alla ribalta terapeutica per molti ricercatori e per una gran parte dell'opinione pubblica. Di fronte ai noti incidenti, sempre più frequenti, provocati da numerosi farmaci aggressivi di sintesi, molti malati vogliono essere curati con le sole terapie naturali, fra cui è giusto porre in primo piano le piante e le essenze.
Si rifletta bene sulle diverse destinazioni dei numerosi farmaci elaborati dagli uomini e offerti ai propri simili da quando esiste il mondo. Si ritorna sempre, se mai la si è dimenticata, alla medicina dei Semplici, «cosi cara ai nostri avi, liberata, alla luce dei metodi attuali, dai suoi misteri e dalle sue leggende» come scriveva H. Ledere.
Vi si ritorna, quindi, tanto più spesso quanto più la malattia è grave e quanto meno "risponde" alle varie terapie moderne tentate di volta in volta. Sarebbe stato meglio non perdere tanto tempo e, per molte malattie, cominciare direttamente con questa.
Questo libro, sotto certi suoi aspetti, costituirà uno degli anelli di col-legamento fra l'esperienza dei vecchi e le conoscenze moderne. Le recenti scoperte, come quelle che hanno permesso di individuare l'esistenza di ormoni e di princìpi antibiotici in molti vegetali ed essenze, ci provano, giorno dopo giorno, che è opportuno essere molto guardinghi nell'emettere un giudizio perentorio su come agiscono questi medicinali.
Così, grazie alle ricerche moderne, troviamo una spiegazione semplice e logica dell'azione delle essenze aromatiche sul fisico e sulla psiche, per le loro diverse corrispondenze ormonali. Numerosi esperimenti ci permettono, ora, di spiegare alcune terapie antiche che, fino a oggi, ci avevano fatto sorridere, come l'azione dei sacchetti d'aglio o di altri vegetali che i nostri nonni appendevano al collo dei bambini affetti da vermi o che usavano durante le epidemie. Vedremo come è possibile spiegare, negli accessi di gotta, in alcuni dolori, nell'impossibilità di urinare..., l'azione curativa dei diversi cataplasmi impiegati un tempo e che hanno come soli costituenti piante bollite e schiacciate.
Passando a un altro campo, alcuni malati ci hanno assicurato di aver sentito i calcoli della loro cistifellea disgregarsi e i loro disturbi sparire sotto le mani di ipnotizzatori. Chi non ha sentito simili affermazioni e giustamente ne ha riso? Ora «in una clinica chirurgica di Budapest hanno avuto luogo alcuni esperimenti per analizzare i calcoli biliari con l'aiuto degli ultrasuoni. Alcuni calcoli biliari, estratti chirurgicamente, sono stati sottoposti agli ultrasuoni in un ambiente artificiale corrispondente a quello della cistifellea. Tra i calcoli - che si dividono in tre categorie - quelli della prima categoria, che è la più diffusa (colesterolo - pigmento - calcare) sono stati ridotti in polvere dopo 2-5 esposizioni agli ultrasuoni; quelli delle due rimanenti categorie si sono sfaldati». In seguito, altri dispositivi hanno visto la luce, compreso un apparecchio tedesco fabbricato da Dornier (costo: 1,3 miliardi di centesimi di franco = 2 milioni di euro circa). L'unico ancora in attività si trova a Monaco e permette di curare 3-4 pazienti al giorno. Malgrado il costo dell'intervento (15.000 F = 2.290 euro circa), la lista d'attesa è di 15 mesi (1981).
Questo apparecchio permette di polverizzare i calcoli calcici delle vie escretrici del rene grazie alle onde d'urto. L'indicazione attuale, tuttavia, si limita ai soli calcoli del bacinetto. Orbene, come precisava A. Jardim, questi calcoli sono i più semplici da rimuovere chirurgicamente. Ma il malato ha il diritto di scegliere. Dalla comparsa dell'apparecchio tedesco e da quando queste righe sono state scritte 7 anni fa, sono stati compiuti altri progressi in questa medicina fisica. Non bisogna tuttavia dimenticare che, a sua volta, la fito-aromaterapia ha permesso, e continua a permettere, l'eliminazione di numerosi calcoli biliari o renali. In caso di recidive dopo interventi chirurgici ho potuto registrare ottimi risultati grazie al decotto di alburno di tiglio selvatico del Roussillon: i miei ultimi casi risalgono al 1989.
«Questo è un libro di buona fede, lettori», scriverei, rifacendomi a Montaigne. Nel 1957, mentre ero maggiore medico al Ministero dell'Esercito, la moglie di un colonnello, che era stata curata invano per 3 mesi da diversi dermatologi per un eczema ribelle agli avambracci, mi procurò una certa emozione. Rientrava da un villaggio bearnese e veniva a mostrarmi i suoi avambracci, senza più alcuna lesione, ricoperti di pelle sana.
Prima che le ponessi qualsiasi domanda, questa signora tenne a spiegarmi:
So, dottore, che lei non ride mai delle cure più o meno stravaganti che si è portati a tentare... Si ricorda il mio eczema?... Guardi ora. Non vidi altro che una pelle molto bianca, con un bell'incamato. Ricordavo ancora alcune lesioni ripugnanti e rossastre, cosparse di croste color zafferano.
- Ecco che cosa è successo: mi perdoni, l'ho tradita... Già da molto tempo mi avevano segnalato un vecchio, in un piccolo villaggio assai lontano da qui, che guariva gli eczemi. Sono andata da lui. Non sorrida: mi ha preso sulle spalle, mi ha fatto fare così il giro del suo giardino e mi ha ricondotta in casa sua.
Ero un po' sorpreso ma mi trovai costretto ad annuire.
- "Ecco signora, è tutto" mi disse quell'uomo, "domani o dopodomani tutto sarà finito." È accaduto 3 giorni or sono, e io vengo, stamane, a farle vedere le mie braccia.
Che cosa volete che dicessi?
Questa è una parentesi che richiudo subito. Infatti, il fine di questo lavoro non è spiegare fenomeni simili, che ci sfuggono completamente e che - senza dubbio - saranno ancora per molto tempo fuori della portata del medico, proprio come l'arte di un Gad, un Gus o un Pouzet. Così come il magnetismo di un Clémenceau o di un Napoleone non potrebbero essere alla portata di tutti gli uomini. Ma l'uso delle piante e delle essenze, a chi sa capirlo bene, può permettere di fare "miracoli" in numerosi campi, analoghi in tutto e per tutto. Già gli antichi Egizi sapevano anestetizzare facendo macerare alcune piante alcoliche...
Lo studio delle piante nel mondo
In numerose opere, il prof. Léon Binet, ex decano della Facoltà di Medicina di Parigi, è tornato spesso sulle straordinarie proprietà «delle sostanze che - nei vegetali - guariscono».
Eminenti ricercatori, medici, biologi, farmacisti di ogni epoca hanno effettuato studi e ricerche sulle piante e sugli oli essenziali. Non è possibile citarli tutti, anche limitandosi ai francesi. Ma Chamberland, Cadéace Meunier, Courmont, Morel, Rochaixe Bay, Cazin, Léon Binet, Balansard, Caujolle, Chabrol, Dorvault sono nomi che si ritrovano costantemente quando ci si dedica a uno studio approfondito dei vegetali e dei loro costituenti. Così come quelli di Goris, Duquesnois, Perrot, Meurisse, Lemaire, Lian, Loeper, H. Ledere, Fournier, R.M. Gattefossé, F. Decaux, R. Paris, Quevauvillers, Guyon, (Sevelinges), Carraz, Valette, R. Moreau e quanti altri hanno contribuito alle attuali cognizioni in questo campo. Numerosi ricercatori, soprattutto universitari, proseguono nello studio delle piante e pubblicano i loro lavori. Tra loro: la professoressa Bézanger-Beauquesne, J.M. Pelt, H. Pourrat, J. Pellecuer, M. Jacob...
I nomi di Gatti e Cajola, Carosi, Remigio Banal, Novi e Paolo Rovesti, Cerevoli, Benedicenti... per l'Italia; quelli di Kobert, Brüning e Arno Müller per la Germania; per l'America e per l'Inghilterra quelli di Martindale, Miller, Read, Rideal, Tanner e Willey... punteggiano le molteplici opere e relazioni riguardanti lo studio delle essenze vegetali. A Tolosa, il prof. Caujolle ha presieduto molti anni fa numerose commissioni di tesi dedicate allo studio delle essenze vegetali: quelle dalla signora Porcher-Pimpart, di R. Cazal, di A. Azaloux, di Cathala. A Rennes, il prof. Grégoire ha patrocinato quella di Sarbach sull'azione antisettica e battericida di 54 oli essenziali. A Montpellier è stata creata una vera e propria scuola neo-ippocratica guidata dai proff. Guerrier, Pages, Pellecuer, Jacob... e ha già comunicato risultati dei suoi studi. A Dakar, J. Kerharo, professore di Farmacognosia, ha effettuato per 40 anni le sue pazienti ricerche. A seguito di numerosi comunicati e dell'"Aromathérapie et la Gemmothérapie dans la Pharmacopée sénégala-ise traditionnelle", apparso nel 1971 nella rivista di "Agricoltura tropicale e di Botanica applicata" insieme a J.G. Adam egli ha pubblicato nel 1974 la monumentale opera intitolata: La pharmacopée sénéga-laise traditionnelle (ed. Vigot).
Seguendo il suo esempio, numerosi ricercatori africani si sono formati in Senegal, in Costa d'Avorio, in Gabon, che possiede un Arboretum esteso su 20 ettari, creato dai Francesi settant'anni fa. Lo stesso avviene in Madagascar, in Cina, in America Latina... così come in tutti i Paesi in cui la fitoterapia rimane il modo di cura più usuale.
Così, ovunque nel mondo, lo studio delle piante viene proseguito e conosce anche un rinnovamento. Ma nell'Occidente, annebbiato dalle pubblicità stupefacenti dei grandi trust, non ci sono ancora tutti quei medici fitoterapeuti che l'opinione pubblica vorrebbe. In Svizzera, Paese dove ho sicuramente tenuto il maggior numero di conferenze e di trasmissioni radio-televisive, mi è tuttora impossibile indirizzare un paziente che desideri essere trattato con le piante a un vero fito-aromaterapeuta, dato che la categoria non esiste. Quanto ai farmacisti elvetici, essi sono in gran parte sottomessi ai grandi trust della chimica: sarà possibile leggere nel capitolo "Annessi" gli attacchi di cui sono stato oggetto, nel 1976, da parte del farmacista responsabile della redazione di "Journal Suisse de Pharmacie" e la risposta che ho creduto di dovergli riservare. In Belgio sono stati necessari molti anni perché, dietro miei reiterati consigli, la "Société Belge de Phytothérapie et d'Aromathérapie" vedesse finalmente la luce. Auguriamole buona fortuna!
In Russia, invece, come in tutti i Paesi dell'Est, la medicina a base di piante ha sempre stimolato numerose pubblicazioni e i ricercatori non hanno paura di pubblicare lavori sul cavolo e sulla cipolla, proprio come gli Israeliani che, secondo la grande stampa, ricominciano a scoprire le proprietà dell'aglio, note fin dall'antichità.
Negli Stati Uniti questo filone di ricerca promuove numerose missioni e stimola studi. Ma 10 anni fa, uno dei responsabili dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) mi ha rivelato a Ginevra che le piante raccolte nei Paesi tropicali restavano troppo spesso stoccate sulle banchine, sottoposte alle intemperie, e arrivavano negli USA deteriorate.
In breve, si assiste in tutto il mondo allo sbocciare di un neo-ippocratismo ossia, come diceva il prof. Savy, a una "collaborazione con la Natura" per l'opera di guarigione e - senza misconoscere le vantaggiose acquisizioni fisico-chimiche dei laboratori - all'impiego dei mezzi che la Natura ci offre, usati adesso non più in modo empirico ma più razionalmente, su basi scientifiche.
Così, svolgendo quest'opera, darò la spiegazione, resa possibile dagli attuali studi, per numerosi trattamenti ancestrali trascurati o denigrati nonostante i risultati ottenuti in ogni tempo. «Nulla è meno scientifico che negare ciò che non si spiega». Nonostante questa verità, molti scienziati, pseudo-scienziati o profani si sono burlati per molto tempo di risultati innegabili, per la sola ragione che non si era ancora in grado di darne una spiegazione. «In un periodo così prodigiosamente fecondo di scoperte scientifiche come il nostro» scriveva L. Binet, «è spesso difficile astenersi da un eccessivo orgoglio e ricordarsi, con Pascal, che la continuazione degli uomini, durante i secoli, può essere considerata come uno stesso uomo che sussiste sempre e continuamente apprende». Ma quando si vuole sorridere, diceva Henri Ledere, «facciamolo discretamente pensando all'impressione che produrrà sui nostri pronipoti il linguaggio medico di cui oggi siamo tanto fieri».
Questa frase mi ha indotto pertanto a eliminare la maggior parte dei termini medici ermetici da questo lavoro. Generalmente ho sostituito "leucorrea" con "perdite bianche", termine noto in tutto il mondo e che oggi sostituisce i vecchi "flussi bianchi". Ho cambiato "neurotossico" con "tossico per il sistema nervoso". Tuttavia, avendo dovuto usare alcuni termini scientifici, ho preparato alla fine di quest'opera un ristretto glossario. Questo libro, infatti, è stato certamente scritto per i miei colleghi, ma anche, e soprattutto, per il pubblico.
Le straordinarie proprietà delle piante
In effetti "la sorgente sgorga dal profondo", anche in materia terapeutica. L'opinione del malato influisce spesso sul metodo di trattamento con cui desidera essere curato. «Il popolo è il primo a sapere tutto, anche se non gli si dice nulla» scrive Mike Waltari in Sinuhe l'Egiziano. La medicina preventiva abituale, che consiste nel drogare e punzecchiare chi sta bene con prodotti di cui non si conoscono le conseguenze, è un'aberrazione. L'unica cosa efficace è la trasformazione del terreno organico con mezzi non tossici. Fra questi mezzi ci sono state, ci sono e rimarranno al primo posto assoluto, le piante e le essenze aromatiche.
Se un po' ovunque ci si rivolge ai metodi di cura naturali, questa purtroppo non è la regola generale. Durante un recente soggiorno in Canada, ho potuto sentire un dottore consigliare a una madre: «Se i suoi figli si prendono un raffreddore dia loro, subito, queste compresse di antibiotici». Ed il medico estrasse dalla sua borsa una scatola senza etichetta!... Ciò accadeva alcuni anni fa, ma da allora nulla è cambiato in questo campo, come mi ha confermato recentemente un abitante del Québec.
Le essenze, ottenute quasi sempre per distillazione delle piante, sono generalmente prescritte sotto forma di gocce, pastiglie o capsule nella maggior parte dei vegetali esaminati in questa ricerca. Potrà anche sembrare strano ch'io abbia dedicato uno studio all'aglio, alla cipolla, alla camomilla, che i medici non prescrivono mai. Ma questi vegetali e condimenti agiscono, anch'essi, soprattutto grazie al loro tenore di essenze aromatiche. Si tratta molto spesso di un modo agevole per impiegare giornalmente in cucina l'aglio, la cipolla, il chiodo di garofano, la salvia, il rosmarino, il timo, la santoreggia e molte altre piante o condimenti.
Per questo motivo ho dedicato, nel capitolo relativo allo studio delle essenze, un largo spazio agli altri modi di impiegare le piante da cui sono derivati questi oli essenziali. Oltre agli infusi, i decotti, le polveri, le inalazioni, i linimenti e i bagni, essi agiscono anche grazie al loro contenuto di oli volatili.
Questo lavoro non pretende di sostituire la diffìcile arte di un terapeuta. «Tutto è veleno, niente è veleno» dichiarava Paracelso, e in realtà conta solamente la dose e le essenze naturali utilizzate in modo sconsiderato possono anch'esse risultare tossiche: basta riferire alcune brevi osservazioni. Gli operai incaricati di manipolare e imballare i baccelli di vaniglia, ad esempio, sono soggetti a malesseri noti col nome di "vaniglina", che consistono in intensi mal di testa, disturbi gastro-intestinali, caduta di sopracciglia totale ma transitoria. Un infuso troppo concentrato di menta, invece, può provocare tachicardia e rendere necessaria l'ospedalizzazione. Quanto allo zafferano, se assorbito in dosi esagerate può causare un'eccitabilità cerebrale che può portare a convulsioni, delirio e anche alla morte. Cadéac e Meunier hanno dimostrato che l'essenza di maggiorana, la quale possiede ben note proprietà antispasmodiche, in alte dosi diviene uno stupefacente. Le essenze di salvia, rosmarino, issopo, anche in piccole quantità, possono procurare l'epilessia, in determinate condizioni e su soggetti fragili. E non potrei tacere, sullo stesso argomento, questo fatto strano. Nel luglio 1959, in occasione della grande festa annuale del Pritaneo Militare della Fiòche, venne a trovarmi una donna per mostrarmi un'orticaria estesa che l'aveva colpita qualche istante prima sugli avambracci. Non mi fu possibile indovinare l'origine di questa allergia: né l'alimentazione né il rossetto delle labbra, né lo smalto delle unghie, né il profumo, né... nulla mi poteva mettere sulla buona strada. Lo stesso fenomeno colpì altre 2 volte questa persona alcuni anni dopo. L'incidente mi diede da pensare. Scoprii infine che si trattava di una particolare sensibilizzazione ai fiori di tiglio: 3 volte, in 11 anni, questa donna si era attardata sotto un tiglio. Si potrà leggere un esempio dimostrativo alla voce "Eucalipto".
Ciò detto, nonostante i rari inconvenienti che si possono incontrare nell'impiego delle piante e delle essenze, «medici e chimici saranno sorpresi della quantità degli oggetti odorosi utilizzabili in medicina» scriveva R.M. Gattefossé, «e della grande varietà delle loro funzioni chimiche. Oltre alle proprietà antisettiche e microbiche oggi largamente impiegate, gli oli essenziali possiedono proprietà antitossiche, antivirali, una potente azione energetica, un potere cicatrizzante incontestato. L'avvenire rìserba loro un ruolo ancora più importante».
Così parlava già Montaigne quando affermava che «i medici potrebbero usare gli odori più di quanto fanno, poiché spesso mi sono accorto che essi mi trasformano e agiscono sui miei sensi secondo le loro proprietà».
Montaigne, evidentemente, ignorava alcuni studi moderni che spiegano la loro azione sul fisico e sulla psiche con la scoperta, nelle essenze, di principi ormonali o di altra natura.
È diventato banale ricordare che, pur mancando di scientificità, il sapere dei nostri predecessori continua a meravigliare l'osservatore imparziale. Come potevano fare prescrizioni con tanta certezza ed efficacia ignorando la composizione di ciò che prescrivevano? Come spiegazione potrebbe bastare l'esperienza: quando un bambino cade e batte la testa, gli si soffia sul punto della contusione perché si sa che questo metodo è calmante.
Alla fine dell'Ottocento, un farmacista produttore di medicinali a base di minerali, di polvere d'osso e di bromuri metteva in guardia contro i pericoli dell'angelica, della badiana e del basilico, della cannella e dei capperi, del ribes nero, del sedano, del cerfoglio, del cavolo, della cipolletta e dei limoni, del crescione, del cumino, degli scalogni, dell'estragone, del finocchio, dello zenzero, dell'alloro, delle more, della cipolla, della rapa, della pastinaca, del prezzemolo, del timo, dei pomodori... Mi fermo qui, ma la lista potrebbe essere molto lunga. La ragione? Le essenze aromatiche contenute in queste piante, in questi ortaggi, in questi frutti.
Fortunatamente, da un'epoca all'altra le idee cambiano, e in meglio. Lungo tutto il suo svolgimento, questo lavoro ha come unico obiettivo quello di essere utile e di rimanere in campo scientifico. In particolare, rifiuta ogni intenzione polemica e inoltre non mira assolutamente a fare della pubblicità per il tale o tal altro prodotto: se talvolta ho citato qualche specialità, è stato nel solo intento di aiutare il lettore che la pratica dell'aromaterapia avrà sedotto.
Data di Pubblicazione: 28 gennaio 2019