Che cos'è la cromopsicologia? In che modo i colori possono migliorare la nostra vita? Scoprilo, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Samya Ilaria Di Donato.
L'arte di accogliere e stare con te stesso grazie alla Cromopsicologia
Colori
"Un volo nel cuore delle emozioni non puoi gestirlo, se è fatto di respiro."
Giorgio Morabito
"Colora la tua vita delle emozioni che ti fanno vibrare con la tua anima."
Siccome vediamo i colori sin da piccoli, l’esistenza del colore ci sembra qualcosa di scontato; ma in realtà le cose non stanno così. Sono pochi gli esseri viventi (compresi gli animali) capaci di distinguerli e decodificarli.
L'uomo è particolarmente abile nel riconoscere i colori, proprio per il senso della vista che per la sopravvivenza della specie nel corso dei secoli si è sviluppato in maniera preponderante, al contrario di altre specie come i cani, invece hanno acuito il senso dell'olfatto.
C'è inoltre una differenza tra esseri umani maschi e femmine: essi hanno una percezione leggermente diversa del colore. Il fatto è che sin da bambini veniamo educati a riconoscere e classificare i colori in un certo modo, quindi da adulti non notiamo molte differenze. Il cervello invece è molto più sensibile di quello che pensiamo.
C'è una grande area cerebrale dedicata al riconoscimento dei colori e all’interpretazione dei segnali luminosi e si trova vicino la nuca. Inoltre, ogni colore viene associato dal cervello a un’emozione particolare. Ad esempio, se io ti parlo di passione, tu mi dirai che il colore corrispondente è il rosso.
Quello che devi sapere è che ogni persona percepisce i colori in modo soggettivo, e ciò avviene precisamente quando la luce reagisce con i diversi tipi di cono presenti nell'occhio, così da stimolare il cervello. Questo significa che Tizio e Caio possono vedere la stessa mela rossa o la stessa sorgente di luce in modi diversi.
Nel 1600 c'è stata la famosa scoperta di Newton, il quale ha visto che la luce bianca di scompone in diversi colori quando passa attraverso un prisma a dispersione. Questi colori potevano altresì essere ricombinati se fatti passare attraverso un altro prisma.
I colori hanno diverse lunghezze d'onda, che provocano una diversa percezione di tonalità. L'occhio umano riesce a percepire fino a diverse centinaia di tonalità, anche se solitamente una persona media non sa distinguere consciamente così tanti colori, perché ne ha memorizzato qualche dozzina.
La percezione del colore ha inizio dai coni degli occhi, che non sono altro che cellule fotorecettrici presenti sulla retina dell'occhio. I coni contengono pigmenti con diverse sensibilità spettrali e negli esseri umani ci sono tre tipi di coni, che sono sensibili a tre tipi di onde elettromagnetiche, così da avere una visione del colore tricromatica.
La percezione del colore consta dunque di un complesso procedimento che ha inizio con la fuoriuscita di queste cellule nella retina e finisce nella corteccia visiva e nelle aree associative del cervello.
Esiste una teoria tricromatica (di Helmholtz) secondo la quale i tre tipi di coni che abbiamo nella retina sono sensibili particolarmente a tre colori, i tre primari del sistema Red-Blue-Green (Rosso, Blu, Verde).
In aggiunta a ciò, lo studioso Ewald Hering alla fine dell'Ottocento ha detto che il sistema visivo interpreta il colore in maniera antagonistica, ossia rosso contro verde, blu contro giallo, nero contro bianco. Sia la prima sia la seconda teoria sono tutt'oggi considerate valide.
Dobbiamo anche considerare l'adattamento cromatico, che riguarda come viene rappresentato un oggetto sotto una diversa sorgente di luce rispetto a quella sotto cui era stato registrato. Per quanto concerne la nostra visione a colori, l'adattamento cromatico ha a che fare con la costanza del colore, e questo vuol dire che dobbiamo notare che la vista conserva l'aspetto di un oggetto posto sotto tante sorgenti di luce diverse.
Ebbene, in questo lavoro, ci occuperemo di tutte le associazioni che intercorrono tra i colori e le emozioni umane. Vedremo le corrispondenze colori-emozioni, ma non solo. Entreremo nella psicologia del colore. Capiremo che il colore ha il potere di influenzare gli stati d'animo e persino le decisioni delle persone, ecco perché è molto importante nel marketing e nella pubblicità.
Per una lettura consapevole di questo testo, ti consiglio di azzerare completamente le tue conoscenze sul colore; fai finta di non sapere assolutamente nulla. Questo grande reset ti permetterà di vedere l'argomento da un punto di vista diverso, molto probabilmente più professionale.
Ciò perché vediamo i colori sin da piccoli e pensiamo di sapere tutto il necessario, ma non è così, perché una conoscenza approfondita sul colore potrebbe addirittura cambiare il tuo modo di percepire la realtà — è quello che è successo a me.
Quando si parla di psicologia del colore non si può non fare riferimento alle emozioni, perché i colori sono in grado di toccare le nostre corde emotive. Infatti davanti a un dipinto di Van Gogh molte persone si emozionano.
Conoscere i colori è utile non solo per il business, per fare marketing e per stabilire il tuo brand e cose simili; ma il colore può svolgere un lavoro personalissimo, può scavare nella tua interiorità, fino a modellare il tuo lato emotivo e giungere così ai tuoi sentimenti.
Il colore, in relazione all'uomo, va inteso anche considerando le differenze culturali. Per farti un esempio pratico, in occidente il nero è il colore funebre, mentre in oriente è il bianco. Questo significa che la cultura con la quale siamo stati formati ci potrà influenzare notevolmente in questo cammino; ecco perché devi cercare di creare un reset mentale, per non farti condizionare da ciò che ti è stato detto sin da piccolo/a.
Non ci resta che iniziare questo percorso. Sappi che incontreremo anche personaggi molto noti in questo mondo, come il famoso Leonardo e il mitico Goethe. Preparati a percorrere una strada colorata che ti porterà verso un arcobaleno di conoscenze utili, che potrai sfruttare nella tua vita quotidiana a tuo piacimento.
Buon cammino di consapevolezza.
Emozioni
"Siamo quel che siamo, ricordi e combinazioni di abitudini. Momenti sbagliati nell'universo dei secondi. Imprevisti naturali di grovigli di emozioni. Attrazioni forti generate da contraddizioni. In fondo, restiamo libere parole in cerca di una poesia."
Maurizio Tarantino
"Prova a fermarti qualunque emozione senti e goditela fino in fondo."
Samya
Le emozioni rappresentano un bagaglio importante nella vita, spesso diventano incontrollabili, in questi casi non è importante solo chiederci la causa di un'emozione, ma soprattutto andare a integrare accogliendo quell’emozione dentro. Ma partiamo dall'inizio...
L'emozione è...
Un processo interiore suscitato da un evento-stimolo rilevante per gli interessi dell'individuo. (Treccani)
In altre parole, l'emozione è una sorta di reazione dell’organismo a percezioni soggettive, come un forte turbamento.
Gli stimoli che suscitano il processo interiore possono dunque essere sia interni sia esterni, ovvero sia naturali sia appresi. Dal punto di vista evolutivo, le emozioni hanno una funzione ben precisa: rendere più efficace la reazione del soggetto.
Egli deve rispondere alla natura ai fini della sopravvivenza e quindi ha bisogno delle emozioni sia positive sia negative, come ad esempio la paura, la quale serve proprio per rimanere in vita e contribuire alla continuazione della specie. La reazione del soggetto non deve pertanto fare leva sui processi cognitivi.
Le emozioni sono anche molto importanti nel mondo della comunicazione, quindi hanno una funzione relazionale. Oltre a questa, c'è anche la funzione autoregolativa, cioè il soggetto comprende le modificazioni del proprio stato psicofisico.
Cerchiamo adesso di riassumere brevemente le reazioni psicofisiologiche relative alle emozioni. Dobbiamo far riferimento alla teoria di Cannon-Bard, secondo cui lo stimolo, che può consistere in un evento (come un particolare suono) viene elaborato innanzitutto da parti specifiche dell'encefalo, come l’amigdala (quella parte del cervello che gestisce appunto le emozioni); l'informazione ricevuta causa una prima reazione, così l'organismo è messo in allerta.
In questa fase l'emozione è causa di modificazioni somatiche, come un aumento di sudorazione o dei battiti del cuore. Ovviamente le modificazioni possono essere anche positive (in caso di emozione positiva), come ad esempio il rilassamento della tensione muscolare.
Le emozioni, dunque, sono inizialmente inconsapevoli; avviene tutto quasi meccanicamente, perché solo dopo questi processi fisiologici sentiamo l'emozione. Quando il soggetto diventa cosciente delle modificazioni del corpo che sono avvenute in lui, riesce a dare un nome all’emozione provata (gioia, paura, eccetera).
C'è un’altra teoria, di James-Lange, secondo cui l'emozione sarebbe una risposta a una variazione avvenuta nel corpo; questa è conosciuta come la teoria del feedback. Questo ricercatore dice che proviamo emozioni diverse perché ciascuna di queste emozioni si accompagna con una reazione fisica diversa.
Il neuropsicologo Antonio Damasio distingue poi le emozioni in:
- Primarie: sono quelle innate;
- Secondarie: sono quelle che l’esperienza elabora.
Il famoso studioso delle emozioni Paul Ekman, basandosi anche sugli studi di Charles Darwin, ha detto che c'è una caratteristica principale delle emozioni, ossia il fatto che si esprimono universalmente. Le emozioni, in altre parole, vengono espresse allo stesso modo dagli uomini di ogni tempo e di ogni cultura.
Le emozioni non sono una prerogativa degli uomini, perché anche gli animali provano emozioni. Lo diceva Darwin chiaramente nel titolo della sua opera "L'espressione delle emozioni negli uomini e negli animali". Questo perché gli animali hanno un cervello simile a quello dell’uomo.
Ritornando a Ekman, questi ha studiato le espressioni facciali e ha notato che a ognuna corrisponde una precisa emozione e sono uguali anche nei soggetti che provengono da culture o etnie diverse.
Sono stati fatti anche degli esperimenti su soggetti appartenenti a popolazioni indigene, e questi hanno confermato la teoria di Ekman.
Per fare un esempio pratico, la paura si manifesta nell'uomo con il sollevamento delle sopracciglia, che si avvicinano tra di loro; la bocca tende ad aprirsi e le labbra sono tese. Quando il soggetto prova rabbia, invece, le sopracciglia si abbassano e tendono sempre ad avvicinarsi tra di loro; lo sguardo è fisso e le labbra diventano serrate.
Passiamo a un'emozione positiva, come la felicità; questa si manifesta con le guance sollevate, la bocca può essere indifferentemente chiusa o aperta, e c'è una ruga che scende dal naso fino oltre gli angoli della bocca.
Secondo gli studi di John Watson, il neonato riesce a percepire delle emozioni fondamentali, che devono necessariamente essere innate. Esse sono tre: paura, amore, ira. Nei primi cinque anni di vita del bambino si manifestano poi altre emozioni, come la gelosia o l'ansia.
Il bambino inizialmente mostra manifestamente le proprie emozioni, mentre dopo il sesto anno di età riesce a mascherarle. Quando fa più grande, raggiunto un certo grado di sviluppo, il ragazzo impara a controllare le proprie emozioni, soprattutto quelle negative, come l’ira.
In base a questi studi, sarebbe bene educare i bambini a riconoscere e saper controllare le proprie emozioni. Per raggiungere questo obiettivo è nata una disciplina chiamata la scienza del sé; essa analizza i sentimenti propri e quelli che nascono nei rapporti con il prossimo, inoltre si occupa del livello di competenza sociale ed emozionale dei giovani.
Esiste una teoria curiosa sulle emozioni, il cui padre-teorico è Izard. Secondo questa teoria, esiste un pacchetto di emozioni innate e universali, che comprenderebbero la paura, la gioia, l'ira, la tristezza e il disgusto. Questo studio ci dice che già dalla nascita c'è una concordanza tra le emozioni e le espressioni del viso, quindi i comportamenti fisici del soggetto.
Questi comportamenti servono al bambino per far conoscere al genitore i suoi bisogni.
Poi ci sono delle emozioni secondarie, cioè non di base, che sono ad esempio la vergogna, l'imbarazzo, la colpa e l'orgoglio. Queste si manifestano non prima del primo anno di vita del bambino, ossia quando l’infante inizia ad avere consapevolezza di sé.
Data di Pubblicazione: 5 ottobre 2022