La Porta degli Dei - Stargate Vol. 2 - Anteprima del libro di Massimo Barbetta
Astronomia, della teologia e cosmologia egizia
Nel libro Stargate — Il Cielo degli Egizi, di cui il presente volume costituisce un’ideale continuazione, avevamo parlato dei concetti base dell’astronomia, della teologia e della cosmologia egizia inerente gli dèi e la Creazione. Avevamo, poi, esaminato le immagini che ci giungevano dai soffitti astronomici delle tombe di sovrani e dignitari del Nuovo Regno e dai templi che risalivano al periodo tolemaico, decisamente ispirati dall’astronomia babilonese, quali i due Zodiaci di Denderah (rettangolare e circolare) e i due templi di Esneh, quello nel vecchio centro dell’abitato e quello definito come “A”, posto alla sua periferia.
L’analisi dettagliata di questi luoghi ci aveva portato a capire come vi fosse una particolare attenzione e interesse degli antichi egizi per due luoghi del cielo correlati alle acque cosmiche celesti. Tale luogo, seppure esteso, e relativamente definito geograficamente, non riguardava, in ogni caso, l’intera volta celeste.
Ma questi due peculiari luoghi del cielo, o Decani, erano anche correlati, nelle tombe regali, a una legenda che citava, seppure in forme lievemente diverse, il “Khat Nut”, “l’Utero della dea del cielo”, associando, in una di esse, la figura del faraone proprietario della tomba, che era ritratto in posizione adorante, come se rendesse un pio e devoto omaggio a dèi... che però non comparivano affatto! A tale legenda, invece, era riservata una criptatura intenzionale nelle tombe di principi e dignitari, confermando, nel contempo, sia la segretezza che si doveva mantenere a riguardo, che la rilevanza religiosa del soggetto stesso.
La struttura della costellazione egizia
In questo libro, invece, approfondiamo l’aspetto e la struttura della costellazione egizia entro cui compariva una delle due legende che contenevano il “Khat Nut”, osservando le connessioni con conoscenze teologico-astronomiche, in base agli studi di valenti egittologi. Parleremo poi, più diffusamente, dei molti, sbalorditivi e variegati aspetti del “serpente Mehen , che avevamo già incontrato nel primo volume, sia in un contesto cosmologico che negli enigmatici e simbolici aspetti dell’omonimo gioco, rinvenuto nelle tombe egizie. Cercheremo, inoltre, di indagare le molteplici raffigurazioni e descrizioni del viaggio di andata e ritorno compiuto dalla “barca di Ra” nello spazio profondo, in direzione “dell’Abisso celeste” del “Nu” e delle sue correlazioni con i due leoni “Akeru”. Esploreremo i significati reconditi nelle raffigurazioni della dea “Mucca del cielo”, insieme alle misteriose e particolareggiate descrizioni e immagini contenute nella 12a e ultima Ora del Libro dell’Amduat e del Libro delle 12 Porte del “Duat”, imperniate sulla complessa struttura e funzione del “KhatNut”, articolata in funzione cosmologica. Verificheremo, poi, l’inaspettata rilevanza del dio “Shu”, quale artefice del viaggio celeste di Ra, oltre alle precise descrizioni dei “Qerrf, entro cui si spostava, nel cielo, la “barca di Ra”. Esamineremo, dal punto di vista lessicale, per le indotte riflessioni astro-fìsiche che suscita, una sbalorditiva e ricorrente frase, che parlava di un aspetto del viaggio celeste di Ra, tratta dal Capitolo XV del Libro dei Morti.
Analizzeremo, quindi, le descrizioni e la disposizione, nelle due immagini che ci sono giunte, dei due Decani chiave della nostra ricerca, poste all’interno del corpo della “Dea del Cielo”, con un possibile nesso, sia con il “Khat Nut”, che con le raffigurazioni del “Disco alato”, emblema tipico della divinità nell’Antico Egitto.
Individui non-umani
Investigheremo, poi, sia da un punto di vista lessicale che epigrafico, le polimorfe e dettagliate descrizioni, che facevano gli antichi testi, di un gruppo di individui non-umani, che potremmo definire come il “popolo delle stelle”.
Decritteremo, poi, sia l’immagine delle tre stelle poste in diagonale, con la formazione a triplice “goccia/uovo/occhio”, attribuendole un’identificazione astronomica, sia la strana formazione ovoidale, con l’occhiello a un’estremità, con molte stelle disseminate sul suo bordo, rinvenuta in due tombe.
Analizzeremo, inoltre, i molti misteri nascosti nelle raffigurazioni delle due dee ippopotamo, con le altre figure zoo- e antropomorfe a esse vicine, che ci giungevano dai soffitti astronomici delle tombe dei faraoni e dei dignitari, e cercheremo di fare luce sulla enigmatica figura del dio a testa di falco, talora chiamato “An”, stranamente posto in orizzontale, e sul significato del diverso strumento da esso imbracciato.
Investigheremo, infine, la figura di Horus il Giovane e le funzioni dei due arieti spesso alati, posti in verticale e quasi affrontati fra loro, collocati negli zodiaci di epoca tolemaica.
Chiude il libro, anche se lontana dalla struttura e dall’approccio metodologico investigativo usati per la redazione dell’intera ricerca, un’interessante Appendice. Essa compie un’analisi lessicale della frase geroglifica contenuta sul coperchio dello “Stargate”, tratta dall’omonimo film di successo, insieme alla comparazione con peculiari immagini proposte dalla stessa pellicola, interfacciate con simili immagini, provenienti dalle varie fonti citate nel presente libro. Insomma, un’analisi davvero corposa, che inizia da uno “Stargate”, il mio libro, per giungere all’altro, l’omonimo film di successo! Che la lettura abbia finalmente inizio!
Questo testo è estratto dal libro "La Porta degli Dei - Stargate Vol. 2".
Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017