SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 10 min

Atlante di Reflessologia Plantare - Anteprima del libro di Orlando Volpe e Giorgio Cusin

Le mappe di reflessologia plantare

Le mappe di reflessologia plantare

Mentre la mappa di agopuntura è uguale in tutto il mondo, vi sono in commercio decine di mappe diverse di reflessologia plantare. Si può dire che ogni scuola di ogni stato ne utilizza una propria e in più vi sono quelle elaborate da singoli reflessologi. Sebbene per la stragrande maggioranza delle zone riflesse rappresentate nelle varie mappe vi sia una certa coerenza, ci sono delle aree riflesse che possono variare da una mappa a un’altra. Queste differenze, che testimoniano come non via sia un accordo globale sulla localizzazione delle zone riflesse sui piedi, rappresentano evidentemente un punto debole per i reflessologi, sprovvisti di una mappa comune, accettata da tutti, da poter anche mostrare alle istituzioni come strumento unico di riferimento.

Le mappe occidentali si basano sull’anatomia del corpo umano e quindi i riflessi sul piede rispecchiano la posizione degli organi nel corpo (per esempio, fegato solo a destra e milza solo a sinistra), anche se vi sono zone che si discostano un pochino da questa raffigurazione (per esempio, il cuore, nella maggioranza delle mappe è solo a sinistra anche se nel corpo si trova nel mediastino); vi sono poi delle mappe di origine orientale o mediorientale che fanno riferimento a raffigurazioni dei riflessi basate sui cinque elementi della Medicina Tradizionale Cinese e altre ancora che fanno riferimento alla tradizione indiana basata sulla medicina ayurvedica.

Inoltre, secondo la teoria degli opposti, il riflesso di un organo è presente sia sulla parte plantare che su quella dorsale del piede. Il riflesso plantare si riferisce alla parte cavernosa dell’organo mentre il riflesso dorsale si riferisce alla parte più esterna. Per esempio, il riflesso plantare dei polmoni si riferisce alla massa spugnosa, agli alveoli, mentre il riflesso dorsale, alla pleura. Così anche per gli altri organi.

Eppure, nonostante tutte queste differenze, ciascuno sostiene che la propria mappa funziona e che ottiene risultati positivi nella sua applicazione. Come si può spiegare questo?

La risposta più sincera e coerente che possiamo fornire è che sulla posizione corretta dei riflessi, da un punto di vista scientifico, sappiamo molto poco. Questo non vuol dire che i riflessi non ci siano, quanto piuttosto che ciò che si sa deriva per la maggior parte dall’esperienza e non da esperimenti scientifici ufficiali e accademici.

I punti e le zone dei riflessi in questo libro

I punti e le zone dei riflessi che troverete in questo libro sono frutto dei nostri studi e del confronto con altre mappe utilizzate a livello europeo.

Sia i disegni del piede che le descrizioni sulla localizzazione dei punti e delle zone sono originali e appositamente realizzati per questo libro.

Vengono inoltre riportati punti che derivano dalla nostra esperienza personale e che vi invitiamo a verificare e sperimentare per una vostra valutazione.

Con riferimento a quanto citato nel paragrafo precedente, ciò che troverete non rappresenta la verità assoluta né la presunzione di avere un metodo di lavoro migliore di un altro.

Sulla precisa collocazione delle zone dei riflessi sul piede sappiamo molto poco, in quanto, a oggi, siamo in assenza di prove scientifiche. Ciò che proponiamo rappresenta tuttavia il maggior riferimento per i reflessologi a livello italiano ed europeo.

Nel proporre le zone e i punti riflessi, laddove abbiamo verificato maggiori discordanze, abbiamo riportato anche le alternative utilizzate, dette variabili.

Le sequenze dei riflessi proposti si basano sull’anatomia e sulla fisiologia degli apparati. Nei trattamenti, queste sequenze possono essere variate dal reflessologo in base alla tecnica che utilizza e alla necessità del momento. Vi è quindi un’ampia libertà di movimento e di metodo di lavoro.

Le teorie sul funzionamento della reflessologia plantare

Il presupposto su cui si basa la reflessologia plantare, come già menzionato, è quello che attraverso la stimolazione di determinati punti o zone del piede si ottengono dei benefici per l’organismo.

Il meccanismo attraverso il quale le stimolazioni produrrebbero un simile effetto è oggetto di molte teorie, che da sole ci danno la misura di quanto la realtà ultima del funzionamento dello stimolo di un punto riflesso sia a oggi sconosciuta.

Ne ricordiamo alcune:

  • Teoria della stimolazione nervosa;
  • Teoria dei canali energetici;
  • Teoria del potenziale elettrico;
  • Teoria della liberazione di ormoni;
  • Teoria della stimolazione del sistema sanguigno e linfatico;
  • Teoria delle influenze sui neurotrasmettitori adrenalina e serotonina;
  • Teoria delle influenze psicologiche secondo i cinque elementi della Medicina Tradizionale Cinese.

Teoria della stimolazione nervosa

Tale teoria si basa sulla relazione fra le terminazioni dei nervi presenti nelle zone riflesse e l’organo o parte del corpo bersaglio. La stimolazione della zona riflessa invierebbe un messaggio al cervello attivandone l’intervento sull’organo o sulla zona bersaglio al fine di risolvere in tutto o in parte una disarmonia o quantomeno di procurare benessere.

Teoria dei canali energetici

Questa teoria si basa sull’esistenza di canali energetici differenti dal sistema nervoso, invisibili e simili ai meridiani dell’agopuntura, collegati agli organi bersaglio, i quali ricevono una stimolazione a seguito della pressione sul piede attivando il potere autocurativo del corpo.

Teoria del potenziale elettrico

Tale teoria vede nelle zone riflesse degli interruttori e negli organi bersaglio degli accumulatori. La pressione sulle zone riflesse attiverebbe la circolazione elettrica tra i vari organi stimolando quelli che sono più in sofferenza a funzionare meglio.

Teoria della liberazione di ormoni

Questa teoria si basa sull’interrelazione tra sistema nervoso e sistema endocrino. La stimolazione delle aree doloranti sul piede invierebbe al cervello messaggi tali da attivarlo nella produzione di endorfine e quindi sia il dolore riflesso che la sofferenza sull’organo diminuiscono. Inoltre, secondo tale teoria, la reflessologia lavora sul bilanciamento delle disponibilità ormonali agendo sull’ipotalamo e l’ipofisi, soprattutto sui polpastrelli delle dita. Per esempio si pensa che il rilassamento che possono indurre i trattamenti nei soggetti ansiosi produca un abbassamento del cortisolo ove questo sia in eccesso.

Teoria della stimolazione del sistema sanguigno e linfatico

Tale teoria si base sul fatto che la stimolazione di determinate zone del piede favorirebbe una migliore circolazione sanguigna e linfatica con la conseguente eliminazione di scorie e un ritrovato benessere generale dell’organismo.

Teoria delle influenze sui neurotrasmettitori adrenalina e serotonina

Secondo questa teoria il rilassamento indotto dal trattamento reflessologico aiuterebbe il corpo a eliminare catecolamine (adrenalina), soprattutto a livello celebrale e quindi a produrre un senso di benessere psicofisico dovuto alla maggiore disponibilità di serotonina. Inoltre, si sostiene, ci sarebbero effetti positivi anche sulla regolazione della disponibilità di dopamina e quindi sulla capacità di provare piacere fisico e interesse per ciò che si fa. Questo a beneficio soprattutto delle persone che soffrono di depressione e anedonia (incapacità di provare piacere e di gioire). Naturalmente questo discorso è più complesso di come viene qui sintetizzato, trattandosi di un sofisticatissimo equilibrio di disponibilità e di influenza sui recettori celebrali relativi alle catecolamine e ad altri neurotrasmettitori come la serotonina.

Teoria delle influenze psicologiche secondo i cinque elementi della Medicina Tradizionale Cinese

Secondo questa teoria, ogni organo risponde a un’emozione, sia essa positiva o negativa per il corpo. Il trattamento di determinate zone aiuterebbe gli organi bersaglio a funzionare meglio (per esempio, la stimolazione della zona del fegato nelle persone rabbiose o rancorose) con una conseguente positiva risposta psicofisica che porta vigore, resistenza alla fatica e calma. Lo stesso vale per gli altri organi e per i vari apparati.

Che cosa dice la scienza sulle teorie reflessologiche

I principi su cui si basa la scienza e che ispirano il lavoro di uno scienziato sono l’amore per la conoscenza e il dubbio, che richiede che ogni scoperta prima di essere giudicata valida debba essere verificata.

Per quanto riguarda lo studio dei riflessi su base scientifica, che è poi quello che più interessa noi occidentali che dobbiamo sempre toccare con mano e vedere per credere, abbiamo poco materiale da offrire. Tutte le teorie sopra esposte potrebbero rivelarsi lontane dalla realtà oppure contenerne un pezzetto ciascuna. Varrebbe la pena esplorare anche quelle apparentemente più bizzarre.

La risonanza magnetica funzionale potrebbe già da sola fornire delle risposte su cosa avviene durante la stimolazione delle zone riflesse sul piede. Uno studio in tal senso arricchirebbe di nuove conoscenze ciò che oggi è solo teoria.

In vari paesi del mondo si sono fatte e si stanno facendo delle ricerche al fine di dare una risposta a che cosa avviene esattamente durante un trattamento reflessologico, per comprendere sia come dallo stimolo sul piede si passi a una risposta in un determinato organo sia se il riflesso interessi solo la zona indicata sulle mappe oppure una zona più ampia o più piccola.

Una cosa sappiamo per certo e cioè che la reflessologia funziona, nel senso che porta benessere. Lo sostengono le moltitudini di persone che si sono sottoposte in passato e si sottopongono ogni giorno a trattamenti reflessologici nel mondo.

Si può affermare quindi che l’attuale mancanza di risultati su base scientifica sia dovuta solo al fatto che non si è mai affrontato l’argomento con studi approfonditi e che i risultati positivi che afferma di ottenere chi si sottopone al trattamento reflessologico siano dovuti a effetti non dimostrabili con le attuali conoscenze. Ci dobbiamo quindi affidare a scoperte future per saperne di più.

Lo stesso vale per lo shiatsu e discipline mediche come l’agopuntura e l’omeopatia. Per l’omeopatia, per esempio, la scienza non ha potuto dimostrare ufficialmente che un rimedio omeopatico sia efficace come un comune farmaco perché non ha potuto ottenere la ripetibilità delle risposte su individui diversi. Si parla spesso di effetto placebo, tuttavia i risultati obiettivi evidenziabili tutti i giorni sono che l’omeopatia funziona anche in soggetti che non sono consapevoli di quello che assumono, come per esempio animali o bambini. La scienza quindi non è in grado oggi di darci una risposta né di confermare che l’acqua abbia la memoria, principio su cui si basa l’omeopatia, anche se i prodotti omeopatici riempiono le farmacie e se ne fa un grande uso. Di fatto, mancano solo gli strumenti adatti per provarne la scientificità. Il numero enorme di persone nel mondo che si sottopongono a trattamenti di discipline bionaturali o di agopuntura o che si rivolgono a un medico omeopata ci fanno pensare che esse sembrano più interessate agli effetti che procurano le suddette pratiche piuttosto che al fatto che la loro validità sia scientificamente provata.

Questo testo è estratto dal libro "Atlante di Reflessologia Plantare".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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