SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 6 min

Attraversare le emozioni negative e accettare se stessi

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Impara a vivere i sentimenti più difficili, accetta la tua condizione e trasforma la tua vita, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Stephen Sanders.

Attraversare le emozioni negative e accettare se stessi

Aiutare gli altri e farsi aiutare

Aiutare qualcuno e consigliarlo su come risolvere i problemi della vita può rivelarsi un piacevole gioco di società.

Si va dall'amico, dal medico o dal terapeuta lamentando timidezza, depressione, addirittura impotenza. La persona cui viene chiesto consiglio dispone di tutta una gamma di possibili risposte e molte aiutano realmente il soggetto, senza tuttavia che quei problemi diminuiscano minimamente.

Come può verificarsi un simile sollievo, se i disturbi sono rimasti tali e quali? Un timido soffre per gli effetti del suo problema, ma anche perché non vuole o non può essere timido.

D'altra parte chi consiglia deve assumersi una responsabilità, e in effetti se ne prende carico emettendo un giudizio (per esempio formulando una diagnosi, qualora ravveda la presenza di patologie), fornendo delucidazioni (spiegando al soggetto come è arrivato ad essere cosi timido, evidenziando i motivi del suo disagio ecc.), "aiutando" (incoraggiando cioè il soggetto con frasi motivazionali: "Suvvia, non si dia pena", "Tra un anno riderà di tutto questo", "Questi disturbi sono la cosa più normale del mondo"), consigliando ("Lei dovrebbe evitare quanto segue...", "Non prenda tanto sul serio la sua timidezza", "Tenti una buona volta, vedrà che le sue paure sono immaginarie", "Lei deve superare la sua titubanza e diventare un pochino più intraprendente").

 

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Accettare le situazioni di vita

Comunque, per quanto validi possano essere spiegazioni, consigli, giudizi e offerte di aiuto, purtroppo non modificheranno affatto la timidezza. E di questa non-correzione è responsabile chi consiglia.

Il primo passo verso un cambiamento in realtà avviene soltanto consentendo una buona volta a chi cerca consiglio di essere timido, depresso, impotente e rispondendo a chi chiede aiuto: "Lei annasperebbe nella follia se nella sua situazione non fosse timido, depresso o impotente"; in altri termini si rispetta la sua condizione e non gli si consente di addossarne la responsabilità al consigliere di turno.

Per esperienza mi sono reso conto che circa il 40% di coloro che cercano aiuto perdono ogni interesse nei miei confronti se capiscono che accetto in pieno la loro situazione di vita. In tal modo mi rendono l'alleato della loro battaglia interiore, il comandante del loro, chiamiamolo così, battaglione intimo pronto a fronteggiare qualunque problema.

 

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Accettare questa onorevole offerta significa iniziare un gioco psicologico, in cui a me viene affidato il ruolo della persona sana, capace, saggia, buona e potente, all'altro quello dello sciocco, debole, malato e inetto.

Verrebbe da pensare che nessuno sia incline ad assumere un ruolo tanto miserevole. In realtà molti sono disposti ad accettarlo, perché il timore di accollarsi la responsabilità della propria vita è maggiore della paura di subire offese e di essere dipendenti.

Possono accogliere qualsiasi umiliazione pur di esser liberati dalla responsabilità della propria esistenza. Può avere un senso offrire consigli quando parliamo di finanza, giardinaggio, fotografia, arredamento... Suggerimenti sul come si deve vivere, invece, non sono troppo prudenti.

 

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Essere diversi

Per lo più si tratta d'incoraggiare chi chiede aiuto ad "essere diverso". Un discorso di solito ascoltato volentieri, poiché esplorare la diversità è proprio ciò che una persona in crisi desidera, essendo talmente occupata a bramare di essere diversa da non saper come affrontare la situazione del momento.

Anche il desiderio di cambiare è una realtà degna di rispetto. Il fatto è che un viaggio, qualunque sia la destinazione, può iniziare soltanto dal luogo in cui ci si trova.

Il punto di partenza è l'esperienza di vita, così come essa è. I disagi vanno esperiti nella loro interezza. Si potrebbe obiettare che una persona timida abbia sperimentato il suo problema già a sufficienza. Invece non è cosi, in ogni caso non del tutto. Non vive soltanto la propria timidezza, ma anche, e ancor di più, il conflitto che genera.

E ben consapevole degli sforzi profusi per non arrossire, per presentarsi agli altri con sicurezza, per dominarsi; patisce gli inutili tentativi di vincere la timidezza culminati in fallimenti. 

Il depresso non vive soltanto la depressione, ma ancora di più la fatica per attenuarla, senza contare la vergogna e la frustrazione che ne minano gli sforzi, confermando la sua incapacità di essere felice. Si configura già come un passo importante il giungere dalla lotta contro la propria condizione di vita all'accettazione consapevole di ciò che siamo.

Tutti i consigli che suggeriscono al soggetto come essere più forte, più abile, più accorto nella battaglia contro il proprio modo di essere, non fanno altro che rinforzarne il conflitto interiore.

 

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Attraversare e trasformare la propria vita

Si può uscire da una condizione di vita soltanto attraversandola. Finché combatto un sentimento, non posso viverlo veramente. La maggior parte delle mie energie è legata alla situazione contingente.

Se smetto di combattere la timidezza e comincio a viverla, posso di sicuro attraversare un'esperienza dolorosa, ma contemporaneamente libero un potenziale energetico che mi cambia.

Ecco lo scopo del libro. Rendere il lettore più capace di accettare i propri sentimenti e la propria condizione di vita. Evitare ciò che è sgradevole, doloroso e penoso è diventata una nostra seconda natura.

Accettare i sentimenti negativi, farli propri, viverli, soffrirli non è un comandamento religioso o morale, ma un invito della ragione, perché altrimenti diviene impossibile esaudire altre necessità.

Un sentimento rifuggito, magari vissuto soltanto a metà, non cessa mai di esistere.

Non lo si fa sparire, si può soltanto volgere lo sguardo altrove. Ma rimane lì, con tutto il suo peso e a noi non resta che allontanarcene costantemente col pensiero... finiamo per perdere il contatto con noi stessi e con il nostro nucleo.

A tal proposito la crisi della mezza età si configura come crisi relativa alla perdita del proprio nucleo interiore. Nella prima parte del libro viene descritto il modo in cui vi si giunge, come si protrae e quali ne siano le conseguenze. La seconda parte del libro, quella pratica, contiene esercizi che tendono a ristabilire un contatto tra il soggetto e se stesso.

Data di Pubblicazione: 18 luglio 2023

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