Autostima e apprendimento
Autostima e apprendimento
Migliaia di bambini hanno una cattiva autostima (o stima di sé), bambini intelligenti il cui rendimento scolastico non è adeguato, a causa di particolari difficoltà. Alcuni compiono sforzi lodevoli per migliorare il loro rendimento ma, non riuscendoci, si sentono svalorizzati e nello stesso tempo si rendono conto di deludere gli adulti che contano per loro. Orbene, i bambini che svalutano loro stessi frequentemente, che sminuiscono il proprio valore, finiscono per sviluppare un senso di inferiorità. Il pediatra americano Mei Levine, che ha approfondito il problema delle difficoltà di apprendimento, denuncia questa triste realtà:
Sono un pediatra che si è dato una missione. Mi interessa una sola cosa: aiutare i bambini a riuscire nella vita. Nel corso degli anni, lavorando in svariati contesti, sono stato colpito dal numero disperatamente alto di ragazzi e ragazze che volevano riuscire ma che fallivano spiacevolmente in tutto quello che intraprendevano, deludendo immancabilmente i loro insegnanti, le famiglie e, cosa assai peggiore, loro stessi. Deve essere duro, molto duro, deludere gli altri. Sono arrivato alla conclusione che aiutare questi bambini a trovare la loro strada faccia parte delle cure pediatriche al pari dell'alleviare le crisi d'asma o le otiti.
La svalutazione è spesso alimentata, più o meno consapevolmente, dagli adulti. Questi ultimi, infatti, quando sono a conoscenza degli sforzi compiuti dai bambini e constatano che il rendimento non migliora, lasciano capire ai bambini, in modo più o meno esplicito, che non sono dotati o che hanno abilità limitate. Viviamo in una società in cui il rendimento e i risultati sono molto apprezzati. Ciò che conta di più sono l’efficacia e la capacità di rendimento. Il bambino impara che lo si giudica un buono o un cattivo alunno in base al suo rendimento, indipendentemente dall'energia e dal tempo che dedica al suo lavoro. Egli arriva a giudicare il proprio valore in funzione dei suoi risultati: “Il mio rendimento e i risultati che ottengo determinano ciò che valgo”, dice a se stesso. L’autostima rimane estrinseca e dipendente dalle esigenze degli adulti. Spesso il bambino tende a stimare il proprio valore nell'ambito scolastico secondo i criteri delle persone che ritiene importanti. Interiorizza le esigenze di questi adulti e finisce per farle sue.
Ora, le aspettative degli adulti sono spesso troppo elevate nel caso di un bambino con difficoltà di apprendimento. Questi si sente in obbligo di riuscire in funzione di tali esigenze. Troppo spesso non ce la fa e quindi prova un senso di inferiorità nei confronti degli altri.
Una priorità educativa e sociale.
L’autostima è un bisogno legittimo in tutti gli umani. Al giorno d'oggi, nelle nostre società molto competitive, è considerata essenziale, rappresenta una priorità educativa e sociale. Si constata, in realtà, che la mancanza di autostima svolge un ruolo centrale nelle difficoltà individuali e sociali che giovani e meno giovani conoscono.
Questa situazione deriva dal fatto che il rendimento è di frequente valutato senza tenere conto della persona in sé.
I giovani, in particolare, sono spesso quelli più toccati da problemi psicosociali come il consumo di droghe, l’abuso di alcol, l’abbandono scolastico e il disagio psicologico. Oggi si riconosce che una buona autostima rappresenta un fattore di protezione che aumenta la capacità dei giovani ad affrontare le difficoltà esistenziali. All’opposto, una bassa autostima è associata a numerosi problemi di salute mentale, comportamentali e di apprendimento scolastico.
Per giustificare l’interesse che si deve provare per l’autostima, Susan Harter fornisce queste motivazioni:
Questo interesse si può spiegare in ragione del legqme che sembra esistere tra la bassa autostima e un gran numero di problemi ai quali i giovani d'oggi devono far fronte, per esempio la depressione, il suicidio, la delinquenza, i problemi di apprendimento scolastico, la gravidanza precoce, per citarne solo alcuni. Di conseguenza è essenziale, per chi lavora con bambini e adolescenti, capire meglio i processi soggiacenti alla formazione dell'autostima in una prospettiva di sviluppo.
Che cos’è Fautostima?
Ogni essere umano, durante la sua esistenza e con il succedersi delle sue esperienze, si forgia un'immagine e un'idea di se stesso. Questo autoritratto cambia nel corso dell’intera vita, anche durante la terza età. In generale, si definisce l'autostima come un sentimento favorevole, nato dalla buona opinione dei propri meriti e del proprio valore. La parola “stimare”, dal latino aestimare, significa sia “determinare il valore di” sia “avere un’opinione favorevole di”. Occorre quindi dare un giudizio per determinare il proprio valore o avere un'opinione di se stessi. Trasposto nel linguaggio corrente, il termine “autostima" equivale a “apprezzamento per il proprio valore personale”.
La definizione più completa e ricca di sfumature dell’autostima è contenuta, a mio parere, in un libro di Josiane de Saint-Paul:
L'autostima è la valutazione positiva di se stessi, fondata sulla coscienza del proprio valore e della propria importanza inalienabile in quanto essere umano. \Jna persona che si stima si tratta con benevolenza e si sente degna di essere amata e di essere felice. L'autostima è anche fondata sul senso di sicurezza che dà la certezza di poter usare il proprio libero arbitrio, le proprie capacità e facoltà di apprendimento per fare fronte, in modo responsabile ed efficace, agli avvenimenti e alle sfide dell'esistenza.
Possiamo approfondire i principali elementi di questa definizione.
- «... la valutazione positiva di se stessi»: una valutazione è necessariamente un giudizio. Quindi, l’autostima è un giudizio positivo sulla propria persona, sul piano sia dell’"essere” sia dell’“apparire”;
- «... coscienza del proprio valore»: non è in causa il valore, ma la coscienza di esso. La chiave dell’autostima si trova nel processo di coscientizzazione delle proprie qualità e abilità;
- «Una persona che si stima si tratta con benevolenza...»: è indulgente nei propri confronti riconoscendo sia le proprie forze sia i propri limiti. È in grado di accettare i propri errori. Se si accetta com'è, le è più facile vivere con le sue lacune, sapendo che l'imperfezione fa parte della vita;
- «... si sente degna di essere amata e di essere felice»: l'individuo ritiene, riguardo al suo “essere”, che ha un valore inalienabile e che ha diritto al rispetto e alla dignità. Ha la convinzione di poter essere amato e felice, e di meritarsi questo semplicemente perché è un essere umano;
- «... la certezza di poter usare il proprio libero arbitrio, le proprie capacità e facoltà di apprendimento»: la persona ha la volontà, la fiducia in se stessa e l'autonomia per utilizzare il proprio potenziale;
- «... per fare fronte, in modo responsabile ed efficace, agli avvenimenti e alle sfide dell’esistenza»: la persona si sente responsabile e capace di affrontare le difficoltà.
Secondo Rosenberg, il rispetto che la persona ha di se stessa comporta due dimensioni, una incondizionata e l’altra condizionata:
Il rispetto incondizionato presuppone che l'individuo si rispetti in quanto essere untano, indipendentemente dalle proprie qualità o dai risultati, mentre il rispetto condizionato comporta la congruenza tra gli standard personali di competenza, moralità, eccellenza e il senso di realizzazione riguardo a tali standard.
Alcuni autori sottolineano che spesso si confonde l’autostima relativa all'essere (o al proprio valore intrinseco) e l’autostima relativa al proprio modo di agire, all’apparenza o al rendimento (l'apparire). Sfortunatamente, avviene di frequente che le persone giudichino il loro valore unicamente basandosi sui "risultati’’ che ottengono o sul loro aspetto o sull’apparenza sociale (la reputazione). La loro autostima dipende quindi dal giudizio degli altri. Il rischio è che queste persone arrivino a vivere uno stress da prestazione o a provare il sentimento urgente di apparire sempre bene per essere stimate e amate. Il valore che esse si attribuiscono è essenzialmente estrinseco e spesso aleatorio, perché dipende da un'approvazione sulla quale non hanno alcun potere.
Secondo Monbourquette, «l’autostima per la propria persona e quella per la propria competenza sono entrambe necessarie.
Occorre trovare un giusto equilibrio tra le due, armonizzarle in modo corretto». Per questo autore, le due forme di autostima devono essere tenute nella stessa considerazione. Con saggezza, specifica la sua preferenza per l"‘essere'’: «Si darà tuttavia la priorità all’autostima per la propria persona, in base al principio filosofico che l’agire segue l’essere (agere seguitar esse)».
Questo testo è estratto dal libro "Autostima alla Riscossa!".
Data di Pubblicazione: 1 ottobre 2017