170 ricette semplici ma appetitose per svezzare senza carne
Gli studi sullo svezzamento vegetariano
«Svezzare senza carne non è possibile».
«La crescita del bambino viene sottoposta a rischi e carenze». «Fino a oggi tutti sono stati svezzati con l'introduzione di vitello e tacchino dal sesto mese di vita, perché cambiare ora?». Queste sono le principali obiezioni che incontra chi decide di seguire uno svezzamento vegetariano per il proprio bambino. Prendere questa decisione, infatti, vuol dire andare contro schemi che la cultura e l'abitudine hanno consolidato da anni.
È davvero questa la situazione? Rinunciare ad alimentare con la carne il bambino nei primi tre anni di vita è una scelta rischiosa?
«Lo svezzamento classico come lo intendiamo oggi è dovuto alla scarsa formazione dei medici e dei pediatri» spiega Leonardo Pinelli, pediatra e direttore del Centro di diabetologia, nutrizione e obesità in età pediatrica dell'UIss 20, presso l'ospedale di Borgo Roma di Verona. «L'alimentazione e i reali bisogni nutrizionali dei piccoli non vengono spiegati e trattati come si dovrebbe, se c'è qualche problema si punta ai farmaci più che a un cambiamento del modo di mangiare. L'alimentazione, invece, deve essere usata come prevenzione di possibili malattie fin da piccoli. Esistono, quindi, due problemi principali: da un lato la carenza di informazione nutrizionale, dall'altro la mancanza di basi scientifiche da parte dei pediatri, sebbene negli ultimi anni qualcosa stia cambiando».
Per anni, infatti, la dieta vegetariana è stata considerata poco idonea alle esigenze nutrizionali dell'uomo, ma oggi è stato dimostrato che, se ben pianificata, essa è completa e salutare ed è adatta a bambini, donne in gravidanza e atleti. Ma che cosa significa 'dieta ben pianificata'? «Vuol dire che ogni giorno bisogna assumere tutti i nutrienti necessari: verdura e frutta di stagione, cereali integrali (o semintegrali), proteine (legumi o frutta secca), semi oleosi (lino, sesamo o girasole) e acidi grassi (olio extravergine di oliva)», spiega il medico. Sempre ricordando che una dieta di questo tipo va integrata con la vitamina B12.
La Ssnv (Società scientifica di nutrizione vegetariana) ha recentemente diffuso un opuscolo per informare i pediatri sulla nutrizione a base vegetale. Una pubblicazione importante, volta a sconsigliare il 'fai da te' e a spingere i genitori ad affidarsi al medico.
Gli studi americani
Da anni l'American Dietetic Association (Ada) e l’American Academy of Pediatrics hanno riconosciuto la validità dello svezzamento vegetariano, affermando che un'alimentazione di questo tipo è in grado di soddisfare tutti i bisogni dell'organismo in crescita e garantisce numerosi vantaggi nel lungo periodo, come il minor rischio di obesità, di malattie coronariche e di ipertensione.
In particolare, nel luglio del 2009, l’American Dietetic Association ha pubblicato, nel 'Journal of the American Dietetic Association', un documento a cura di Winston Craig, professore e presidente del Dipartimento di nutrizione e benessere della Andrews University e consulente nutrizionale del Vegetarian Resource Group di Baltimora, che rappresenta la posizione ufficiale dell'associazione sulle diete vegetariane.
La conclusione dello studio è che, se ben bilanciata e pianificata, un'alimentazione di questo tipo (che include lacto-ovo-vegetariani, lacto-vegetariani e vegani) è salutare per adulti, donne in gravidanza, neonati, bambini e adolescenti, e contiene tutti i nutrienti di cui l'organismo necessita. Non solo. Può aiutare a prevenire e curare malattie croniche come le cardiopatie, il cancro, l'obesità e il diabete. L'articolo esamina i dati attuali relativi ai nutrienti Chiave dei vegetariani, comprese le proteine.
gli omega 3, gli acidi grassi, il ferro, lo zinco, lo iodio, il calcio e le vitamine D e B , dimostrando che una dieta vegetariana è in grado di soddisfare le esigenze di tutti questi componenti e che in alcuni casi integratori o cibi fortificati possono essere usati per ottenere il giusto apporto quotidiano.
La pubblicazione è molto importante soprattutto se si pensa che negli Stati Uniti il numero di vegetariani è in forte crescita, come dimostrano i dati di un'indagine pubblicata dal mensile americano 'Vegetarian Times’ che ha stimato in 7,3 milioni i vegetariani, ovvero il 3% circa dell'intera popolazione.
Il testo è un valido aiuto per trovare nuovi argomenti e informazioni su quelle che sono le sostanze nutritive più importanti peri vegetariani, poiché si sofferma sulle
differenti diete commisurate alle diverse età e, soprattutto, spiega in che modo questo tipo di alimentazione sia utile nella prevenzione e nel trattamento delle malattie croniche.
Per esempio, i livelli ematici di colesterolo di chi segue una dieta senza carne e pesce sono più bassi rispetto a quelli di chi sceglie un’alimentazione 'onnivora'. Inoltre, i primi sono meno esposti alle malattie cardiache, hanno minori livelli di pressione sanguigna e una possibilità maggiore di ridurre il rischio di ipertensione e di diabete. «I vegetariani tendono ad avere un più basso indice di massa corporea. Le diete vegetariane contengono meno grassi saturi e colesterolo e hanno livelli più elevati di fibre alimentari, magnesio e potassio, vitamine C ed E, acido folico, carotenoidi, flavonoidi e altre sostanze fitochimiche. Queste differenze nutrizionali possono spiegare alcuni dei vantaggi per la salute di coloro che seguono un'alimentazione vegetariana varia ed equilibrata» si legge nel già citato studio dell'Ada. Secondo la stessa associazione, inoltre, una dieta vegetariana è associata a un ridotto rischio di morte per cardiopatia ischemica. Queste teorie, basate su analisi e informazioni raccolte dall'Ada presso i suoi medici, dimostrano anche che una dieta vegetariana è perfettamente compatibile con la gravidanza e con lo svezzamento dei lattanti.
Gli studi italiani
In Italia, dove sono circa 7 milioni le persone che si nutrono in modo vegetariano, com'è la situazione? Dal 1975 al Centro di auxologia della Clinica pediatrica dell'Università di Torino il professor Luciano Proietti promuove e studia lo svezzamento vegetariano di tipo lacto-ovo-vegetariano, lacto-vegetariano e vegano. Vengono seguiti bambini che per i primi tre anni di vita ricevono un'alimentazione priva di carne e pesce, cibi introdotti solo a partire dal quarto anno. Studiando oltre 2000 casi si è notato che la crescita del bambino vegetariano è paragonabile a quella di uno alimentato con uno svezzamento classico completo di carne e pesce. Nessuna carenza nutrizionale o deficit di crescita. Anzi, i piccoli vegetariani mostrano una prevalenza di massa magra e una minore incidenza di malattie.
A Verona, invece, si trova l’unico ambulatorio pubblico italiano per famiglie vegetariane, che consiglia e supporta i genitori che scelgono questa strada, seguendo la crescita dei loro bambini. L'équipe medica è formata da Leonardo Pinelli, pediatra e direttore del centro, e da Maria Fasan, dietista.
In un anno circa di attività i due medici hanno seguito 100 bambini fra lacto-ovo-vegetariani, lacto-vegetariani e vegani. Nei primi due casi non sono stati riscontrati problemi di alcuna natura, mentre nei vegani è emersa una mancanza di vitamina B12, risolta integrando la dieta con alimenti rinforzati.
Le false credenze sul fabbisogno di carne del lattante
Mangiare vegetariano quindi non è una moda, ma una questione di salute. Troppo spesso, infatti, non si fa attenzione a quello che si consuma, con il rischio di ingerire cibi che possono danneggiare il nostro organismo e l'intestino. Per esempio l'intestino è sede del 70% dell'attività immunitaria del corpo umano. Presenta dei germi (la flora batterica) che sono a stretto contatto con le cellule che producono le nostre difese. Se invece ci si alimenta in modo equilibrato, con prodotti probiotici o fermenti lattici, queste cellule si riproducono e colonizzano le difese, che fungono da filtro selezionando quello che deve o non deve passare. Se si ingeriscono troppe proteine e grassi, si ottiene l'effetto contrario. Inoltre, esistono alimenti che favoriscono l’infiammazione, poiché contengono troppo acido arachidonico, come carne, salumi e tuorlo d’uovo, che è bene consumare con moderazione.
Il problema principale di uno svezzamento classico consiste nel rischio di un sovradosaggio di proteine di origine animale. Perché allora si consiglia di alimentare i bambini con la carne a partire dal sesto mese di vita?
Secondo il professor Luciano Proietti, la motivazione principale è legata alla prevenzione di una possibile carenza di ferro, che provocava un'anemia molto diffusa negli anni Cinquanta, quando il latte materno veniva sostituito da quello vaccino, povero di ferro, a partire dal quarto mese di vita. Ecco perché diventava necessario introdurre un cibo ricco di questa sostanza, come appunto la carne. Quando, però, negli anni Novanta si è riconosciuta l’importanza di somministrare latte vaccino a partire solo dal dodicesimo mese di età, sostituendo quello materno con latti adattati, non si è persa l’abitudine di consigliare l’introduzione della carne dall’inizio dello svezzamento.
Quella che sembra una semplice dimenticanza, in realtà è un problema serio «perché in questo modo si orienta il gusto del bambino verso il grasso, attivando un ormone chiamato lgf-1, responsabile dell'aumento dei preadipociti (cellule del tessuto adiposo dovute a un eccesso di grassi e zuccheri nella dieta)» spiega ancora il professor Pinelli.
«Il rischio del bambino è quello di essere predisposto a sviluppare un eccesso di peso.
In base a queste considerazioni, è necessario ridurre l'apporto di grassi nei primi anni di vita dei piccoli. Il fabbisogno proteico può essere tranquillamente soddisfatto dall'unione di cereali e legumi, che insieme contengono tutti gli aminoacidi necessari al fabbisogno corporeo. Il ferro abbonda nel mondo vegetale e anche il calcio si trova facilmente nelle verdure a foglia verde, nelle mandorle, nel tofu, nei semi oleosi e in molti altri alimenti». Inoltre, se il nostro organismo assume troppe proteine di origine animale, deve compiere uno sforzo notevole per compensare l'eccessiva produzione di acidi, con il rischio di aumentare il colesterolo Ldl nel sangue e di perdere calcio attraverso le urine (calciuria).
Anche il noto oncologo Umberto Veronesi è un grande sostenitore dell'alimentazione vegetariana, in generale ma anche durante lo svezzamento: «Le proteine necessarie al nostro organismo, oltre che nella carne e nei cibi di origine animale, si trovano anche in molti vegetali come i legumi. È dunque possibile trarre dal mondo vegetale una dieta ricca e variegata capace di fornirci vitamine, proteine, zuccheri e grassi vegetali in modo completo e calibrato».
In conclusione, lo svezzamento senza carne non provoca carenze di tipo nutrizionale e fa crescere un bambino in salute e meno soggetto a problemi arteriosi, di diabete e di obesità.
L'importante è equilibrare nel modo giusto gli alimenti, non esagerare con le proteine per quanto riguarda i lacto-ovo-vegetariani, introdurne di più per i vegani, rispettare i tempi in cui inserire nella dieta i nuovi cibi e fare attenzione alle fibre, che non devono essere eccessive nei primi due anni di vita del bambino.
Le tappe dello svezzamento vegetariano
Con il termine svezzamento (o divezzamento o slattamento) si intende il passaggio graduale dal nutrimento liquido (latte materno o alternativi) a uno solido, che comprende cibi come cereali, frutta, verdura, legumi, latticini. Quella dello svezzamento è una delle fasi più importanti nella vita del bambino. L'alimentazione, infatti, è fondamentale nella crescita di un individuo, e impostare corrette abitudini fin da piccoli permette di evitare futuri problemi di salute.
Il momento giusto per svezzare
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità lo svezzamento dovrebbe cominciare non prima del sesto mese d'età del bambino, perché in genere è da quel momento che il latte materno non è più sufficiente a soddisfare tutti i bisogni del piccolo, che cresce molto rapidamente. Iniziano a mancare sali minerali, come zinco e ferro, vitamina C e omega3.
Naturalmente, si tratta solamente di un'indicazione, perché ogni lattante è diverso dall'altro e ciascuno ha i propri tempi. Per questo lo svezzamento potrebbe iniziare anche qualche mese dopo il sesto. Normalmente è il bambino stesso a far capire quando è pronto per passare a pappe e creme, per esempio mostrandosi interessato al cibo che vede in tavola o iniziando a stare seduto da solo.
Non ci sono regole precise, ma è importante non avere fretta di iniziare con lo slattamento né di introdurre nuovi alimenti. Si tratta, infatti, di un momento molto delicato che coincide con un cambiamento forte non solo nell'alimentazione del bambino, che passa dal gusto dolce del latte a quello più saporito delle creme, da un cibo completamente liquido a uno semisolido, ma anche nel suo rapporto con la mamma. Infatti il bimbo, che è abituato a un contatto diretto 'corpo a corpo', subisce un distacco da lei e dal seno. È consigliabile, quindi, non far coincidere il periodo dello svezzamento con altri cambiamenti, come il ritorno al lavoro della mamma o l'inserimento all'asilo nido.
Non solo. Incominciare lo svezzamento al momento giusto e introdurre i cibi senza affrettare i tempi è un buon inizio per evitare, nel lungo periodo, allergie e intolleranze alimentari. Una dieta corretta fin dai primi momenti è, infatti, la base per evitare futuri problemi di obesità, diabete, arteriosclerosi.
È importante che l'alimentazione sia sana (è preferibile utilizzare frutta e verdura di stagione e biologiche), varia e suddivisa in tre pasti principali più due spuntini. Deve, inoltre, rispettare i reali bisogni nutrizionali del bambino, soprattutto per quanto riguarda le calorie.
Sono molti gli errori che di solito si possono commettere, a partire dall'assunzione in quantità elevate di zucchero e sale prima dei 12 mesi, abitudine che può portare a problemi di ipertensione e obesità. Anche somministrare la carne o il latte vaccino prima del tempo comporta il rischio che il lattante ingerisca troppe proteine.
Da dove è meglio cominciare? All inizio si tratterà di preparare creme o pappe molto liquide da somministrare con il cucchiaino; dopo qualche settimana si potrà provare ad aumentare la consistenza del cibo. A mano a mano che diventerà più solido, il bambino tenderà spontaneamente a usare le mani per 'conoscerlo' anche dal punto di vista del tatto. Infine bisogna stare attenti a non esagerare con le quantità, perché lo stomaco del bambino è molto piccolo e si riempie facilmente.
Ogni cibo ha il suo tempo. Questa è la prima regola che le mamme dovrebbero seguire
Per un corretto svezzamento e per limitare il rischio sia di allergie e intolleranze, sia che il bambino in futuro abbia problemi di digestione.
Questo testo estratto dal libro "Baby Pappe Veg".
Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017