Anteprima del libro "L'Intestino Smart" di Michaela Axt-Gadermann
La barriera intestinale: un tuttofare preziosissimo
C’è anche una struttura a livello addominale che può determinare il nostro stato di salute e benessere. Infatti, per permettere a importanti nutrienti e messaggeri di avere accesso al nostro organismo impedendolo però a intrusi indesiderati, esiste un sistema di sicurezza proprio dell’intestino chiamato barriera intestinale. Essa è, per così dire, un tuttofare preziosissimo, una sorta di essere magico in grado di svolgere le attività più varie. E in effetti, la barriera intestinale è sia permeabile a tutto ciò che deve entrare nel corpo umano, sia assolutamente inespugnabile per tutte le altre sostanze.
Potremmo paragonarla a un baluardo. L’immagine della Muraglia cinese è particolarmente adatta in questo caso: lunga oltre 20.000 chilometri, essa attraversa tutto il Paese e fu eretta già molti secoli prima di Cristo dagli imperatori cinesi al fine di proteggere i confini esterni del loro immenso regno dai popoli cavalieri che stavano scendendo da nord. Anche l’intestino ha bisogno di strategie difensive, poiché anch’esso rappresenta una frontiera esterna del nostro organismo — tra la bocca e l’ano, infatti, non c’è un collegamento diretto verso l’interno del corpo. La superficie da proteggere è altrettanto enorme: infatti, per riuscire a farsi carico di tutti i compiti vitali che deve svolgere l’intestino ha un’estensione pari a quella di un campo da tennis, nonostante l’apparato digerente sia lungo complessivamente solo 8 metri. Per aumentare la superficie sfrutta un trucchetto: gli otto metri dell’intestino sono ripiegati su se stessi più volte, formando così innumerevoli anse e creando più spazio all’interno della pancia per poterci stare. Sulle anse, appoggiati l’uno all’altro, si trovano i cosiddetti villi, ossia formazioni sottili e allungate presenti sulla mucosa intestinale: in un centimetro quadrato possono starcene fino a 4.000, pertanto la superficie complessiva risulta immensamente più ampia.
Difendersi è importante, perché non tutto quello che finisce nel nostro intestino fa bene al corpo, oltre al fatto che le quantità sono davvero enormi: durante la propria vita, un uomo beve in media 50.000 litri di liquidi e mangia alimenti per un peso pari a 700 volte quello del suo stesso corpo. Oltre a vitamine, minerali, amminoacidi, carboidrati e lipidi, necessari per la nostra salute, negli e sugli alimenti si trovano anche germi, particelle di polvere o pollini, ma anche conservanti, emulsionanti, fitofarmaci o spore di muffe. E logico, pertanto, che l’intestino debba fare un ottimo lavoro per riuscire a selezionare cosa tenere e cosa scartare. Anche chi conta sulle verdure crude, di cui tanto si millantano gli effetti benefìci, può assumere germi indesiderati che normalmente muoiono durante la cottura dei cibi. Addirittura sostanze “buone” del contenuto intestinale non possono attraversare sempre la barriera intestinale se non sono state prima elaborate. Per esempio, gli alimenti riescono a passare la barriera solo dopo essere stati ridotti in pezzettini minuscoli, altrimenti causano infiammazioni e allergie. Allo stesso modo, anche le sostanze dannose o gli acidi gastrici dovrebbero rimanere al loro posto ed essere adeguatamente espulsi. Infine, accanto ai resti della torta di compleanno o a minuscoli bocconi di pizza al salamino, nell’intestino si accumulano anche due chili di batteri che, come già sapete, sono importantissimi per la nostra salute. Tuttavia, la maggior parte dei batteri che risultano utili nel loro ambiente di appartenenza, possono causare patologie fastidiose o diventare addirittura una minaccia per la nostra vita se finiscono nel sangue in gran quantità. Anch’essi, quindi, dovrebbero rimanere al proprio posto, perché la loro presenza in altre parti del corpo potrebbe avere conseguenze fatali. Di norma, l’intestino svolge la propria funzione difensiva in modo impeccabile, tanto che spesso non ce ne accorgiamo nemmeno e rimaniamo stupiti di quanto bene funzioni il complesso meccanismo del nostro organismo.
Le porte segrete del corpo umano
Per accedere al nostro corpo, le particelle di dimensione maggiore come, per esempio, i pezzi di cibo masticato, devono bussare gentilmente alla parete intestinale e aprire la porta con una sorta di chiave. Per farlo, si legano a determinati ricettori della mucosa intestinale: se la particella e il ricettore coincidono, l’accesso viene aperto. La microscopica briciola di torta o il pezzettino di pesca viene assorbito poi dalle cellule della mucosa, trasportato attraverso la parete intestinale e può infine raggiungere tutte le parti del corpo tramite il flusso sanguigno. A questo punto, però, la torta non sarà più riconoscibile nella sua forma originaria, poiché le parti solide e non sciolte degli alimenti possono passare la barriera intestinale solo se prima sono state ridotte dagli enzimi digestivi a una dimensione massima di 150 micrometri (pm). Il diametro di un capello è di 100 micrometri, pertanto hanno il permesso di entrare solo pezzettini grandi al massimo come un capello e mezzo. Mentre la barriera intestinale è ancora sottile e non completamente sviluppata, come nel caso dei neonati, riescono a passare anche molecole più grandi. Da un lato, questo è un vantaggio perché il lattante può introdurre velocemente nella circolazione sanguigna anticorpi maggiori (immunoglobuline) e fattori di crescita presenti nel latte materno; d alto canto, però, può essere anche svantaggioso perché attraverso le porte spalancate dell’intestino possono entrare anche germi o pezzi di cibo grandi che potrebbero causare infezioni o allergie alimentari.
Tuttavia, esiste anche un accesso alternativo, un passaggio segreto che conduce all'interno del corpo umano e che si insinua tra le cellule attraverso una minuscola fessura. In effetti, le cellule epiteliali dell’intestino hanno una struttura simile a una muratura in mattoni; la malta tra i singoli mattoni è chiamata giunzione occludente (in inglese tight junction). Se la barriera intestinale è intatta, queste giunzioni sbarrano l’accesso alle particelle solide e lasciano passare solamente liquidi o elettroliti.
La barriera intestinale una frontiera (non sempre) sicura
Conoscete il modo di dire “avere un intestino che è un colabrodo”? Probabilmente no, perché di solito a questo strumento da cucina si associano solo pensieri negativi. Non c’è da stupirsi, dato che la scienza ha appena iniziato a interessarsi della sindrome dell’“intestino bucherellato”, chiamata in inglese leaky gut. Questo termine designa un disturbo a livello di barriera intestinale che non causa problemi solo a quest’organo: chi soffre di questa patologia ha un intestino eccessivamente permeabile, pertanto i germi o parti di essi, le sostanze nocive o gli alimenti non sufficientemente disciolti riescono a entrare in contatto indisturbatamente con le cellule enteriche e immunitarie o, addirittura, finiscono nel sangue. Se la barriera intestinale è “forata”, i difensori del corpo, il sistema immunitario, si trovano ben presto a dover gestire situazioni più grandi di loro: gli intrusi fanno scattare il campanello d’allarme e il sistema immunitario stesso inizia a produrre valanghe di agenti infiammatori per difendere l’organismo da potenziali nemici. Tuttavia, visto che gli ormoni infiammatori raggiungono ogni angolo del corpo tramite il flusso sanguigno, le conseguenze possono essere disastrose. Anche il cervello viene messo subito a conoscenza del pericolo imminente, e chiaramente prende subito provvedimenti. Questi agenti infiammatori, chiamati citochine, sembrano essere responsabili di varie patologie psichiche e, soprattutto, degli stati depressivi.
Questo testo è estratto dal libro "L'Intestino Smart".
Data di Pubblicazione: 29 marzo 2018