SALUTE E BENESSERE

Big Pharma e il controllo della salute pubblica mondiale

Vaccini: il controllo della salute pubblica mondiale

Scopri gli enormi interessi finanziari che ci sono dietro lo sviluppo dei vaccini e dei farmaci in generale leggendo l'anteprima del libro di Tiziana Alterio.

Case farmaceutiche

Attualmente, in tutto sono 15 le multinazionali dell’industria farmaceutica che detengono circa la metà del mercato farmaceutico globale. Otto sono statunitensi (Pfizer, Merck, Johnson&Johnson, AbbVie, Gilead, Amgen, Bristol-Myers-Squibb, Eli Lilly), 2 britanniche (AstraZeneca, GlaxoSmithKline), 2 svizzere (Hoffman La Roche, Novartis), 1 francese (Sanofi) 1 israeliana (Teva) e 1 tedesca (Bayer).

Multinazionali che, in maggioranza, furono fondate da singoli individui o famiglie nella seconda metà del 19° secolo o all’inizio del 20°, ma che ora sono controllate dalla finanza, con l’eccezione di Eli Lilly nella quale la maggioranza delle azioni è ancora controllata dai discendenti del fondatore. Per le altre 14 multinazionali, la maggioranza delle azioni è nelle mani di fondi di investimenti, agenzie per la gestione del risparmio e a fondi pensione, ma vedremo poi più avanti.

Queste grandi multinazionali hanno acquisito, dagli anni 2000 in poi, molte società di biotecnologia intente a sviluppi scientifici nel campo della genetica e del DNA ricombinante, ricerche che sono servite per sviluppare il nuovo vaccino anti-Covid-19 a mRNA messaggero di nuova generazione. La realizzazione di nuovi prodotti con elevate potenzialità di crescita e con scarse possibilità di imitazione ad opera delle società di generici, costituisce una peculiarità esclusiva nonché un marchio di fabbrica dell’industria biotech, meta prediletta di Big Pharma desiderose di espandere il proprio raggio d’azione nei business con elevati tassi di crescita e profittabilità. 

Il business dei farmaci biotech rappresenta una vera e propria “oasi nel deserto” per le case farmaceutiche tradizionali desiderose di ridare slancio alla propria crescita. Ecco perché, le società biotech hanno rappresentato e rappresenteranno sempre più nel prossimo futuro l’ancora di salvezza delle case farmaceutiche tradizionali: la loro capacità di apportare innovazioni, prodotti potenziali e piattaforme tecnologiche innovative per il mondo del farmaco tradizionale risulterà fondamentale per colmare i vuoti esistenti nelle linee di prodotto di Big Pharma.

Il momento è decisamente propizio per le biotech: l’aspra competizione tra Big Pharma potrà essere ridotta attraverso strategie di diversificazione che condurranno ad acquisizioni di società biotech le quali spesso sopravvivono in condizioni precarie al limite dello stato di insolvenza e sono ben felici di essere acquisite, attratte dalla consistente disponibilità di cassa di cui godono le Big Pharma. Infatti, secondo stime della Biotechnology Industry Organization (BIO) circa il 45 percento delle società biotech pubblicamente quotate opera con meno di un anno di cassa residua.

 

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Il profitto sopra ogni cosa

I cambiamenti radicali delle case farmaceutiche che hanno seguito di pari passo la rivoluzione portata dal modello neoliberista hanno avuto un’influenza così grande da far spostare radicalmente il baricentro dalla salute e dalla cura, al profitto sopra ogni cosa.

Ricercatori di fama intemazionale come il medico scienziato greco americano, epidemiólogo, scrittore e professore della Stanford University, John P.Aa Joannidis, ebbero il coraggio di denunciare su prestigiose riviste scientifiche le enormi influenze di Big Pharma capaci di condizionare la ricerca, l’assistenza sanitaria pubblica, le pratiche cliniche e, quindi, la vita stessa di miliardi di persone.

Ma non soltanto Joannidis spiegò perché i risultati della ricerca più pubblicati siano da considerarsi falsi ma, insieme ad altri medici ricercatori, Emmanuel Stamatakis e Richard Weiler dell’Università di Sydney in Australia e di Stanford negli Stati Uniti, fecero luce anche sugli enormi interessi finanziari che ci sono dietro lo sviluppo e la commercializzazione di farmaci, vaccini e dispositivi medici. Interessi che conferiscono alle industrie un potere eccessivo tale da influenzare la ricerca medica, la politica e la pratica clinica. Lo studio dal titolo “Undue industry influences that distort Healthcare research, strategy, expenditure and practice: a review” del 2013 e pubblicato sull’ European Journal of Clinical Investigation, fece molto scalpore poiché fu il primo a svelare i meccanismi in base ai quali Big Pharma ha il controllo totale della salute pubblica mondiale.

 

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Andiamo per ordine

Il primo grande controllo che hanno le case farmaceutiche è sulla ricerca clinica, cioè sulle sperimentazioni che è il primo iter di un nuovo farmaco o di un nuovo vaccino. Big Pharma progetta e dirige la gran parte degli studi clinici più influenti. I trials finanziati da organizzazioni a scopo di lucro hanno quattro volte in più di probabilità dei trials sponsorizzati da organizzazioni no-profit. Dunque, le case farmaceutiche favoriscono le ricerche su ciò che interessa in termini commerciali e oggi la gran parte delle ricerche sono quelle richieste dall’industria farmaceutica. Tutto questo ha, ovviamente, ripercussioni anche sull’efficacia finale del farmaco o del vaccino. Lo studio di Joannidis, Stamatakis e Weiler dimostrò che per uno stesso farmaco o vaccino, la qualità della ricerca era molto inferiore se la ricerca era stata finanziata da aziende rispetto alle ricerche indipendenti.

Inoltre, le case farmaceutiche offrono un accesso molto limitato ai dati delle sperimentazioni. Su questo primo passaggio dell’iter, la ricerca riuscì a raccogliere molti dati oggettivi sulla manipolazione dei dati delle prove. Tutto questo influisce anche sulle autorizzazioni del farmaco ed è dimostrato dal fatto che, troppo spesso, molti farmaci vengono poi ritirati dal commercio anni dopo per i numerosi danni creati alle persone. Intanto, Big Pharma incassa miliardi di euro mentre la sanità pubblica ne perde altrettanti. La lista dei farmaci ritirati è davvero molto lunga. Un esempio per tutti è il Rofecoxit, un farmaco antinfiammatorio non steroideo di grande successo che raddoppiava le possibilità di infarto miocardico. La casa farmaceutica che lo produsse fu portata in tribunale e in quel processo si scoprì che aveva intenzionalmente distorto la presentazione dei dati relativi alla sicurezza del farmaco istruendo poi i rappresentanti di vendita ad evitare che il medico facesse domande sulle controindicazioni.

La seconda tappa dell’iter del farmaco o del vaccino sono le pubblicazioni scientifiche e, anche in questo caso, la ricerca del gruppo di medici dimostrò come le aziende farmaceutiche pagassero troppo spesso i redattori o, direttamente, le riviste medico-scientifiche considerate lo strumento in assoluto più affidabile per valutare una terapia o un prodotto farmaceutico. Harriet A. Washington, una giornalista e ricercatrice di etica medica di Harvard ha dimostrato come fino al 99 percento delle entrate pubblicitarie delle pubblicazioni scientifiche possa essere costituito da promozioni finanziate dalle multinazionali farmaceutiche. Terza tappa è stabilire il costo del farmaco e ottenere poi l’autorizzazione. Il costo dei farmaci non riflette più il costo della ricerca ma la potenza finanziaria di alcune grandi aziende lanciate ad una corsa al profitto smisurato.

Negli Stati Uniti il prezzo dei farmaci è del tutto libero, dichiarò Marcia Angeli, medico e scrittrice, caporedattore del New England Journal of Medicine e una delle più grandi accusatrici del sistema farmaceutico mondiale. Dopo aver ricevuto l’autorizzazione della FDA sono le case farmaceutiche a stabilire i prezzi. Deputati e senatori di tutti i partiti tentano con insistenza di imporre agli industriali un abbassamento del costo dei nuovi trattamenti, ma questi tentativi sono stati sempre invani. Il prezzo di un farmaco può essere manipolato a piacimento perché le multinazionali puntano a massimizzare il profitto per rientrare dei costi finanziari.

 

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La salute delle persone non è considerata

Se riescono ad acquistare i diritti di un trattamento efficace contro una malattia grave che sia la sclerosi multipla o il cancro le persone e i sistemi pubblici sanitari saranno disposti a pagare qualsiasi cifra per poterne usufruire e, così, il prezzo per un anno di terapia può arrivare a cifre esorbitanti, anche centinaia di migliaia di dollari. E’ un modello estremamente crudele.

Per la cura del cancro i prezzi arrivano anche a 300 o 400 mila euro. Se il farmaco funziona deve costare di più perché è il prezzo della vita ma questo è solo marketing. Il Kymriah della Novartis costa, per esempio, 320mila euro.

Quarta tappa dell’iter del farmaco o del vaccino sono le linee guida cliniche, quelle che definiscono la pratica medica quotidiana. Lo studio dei tre ricercatori ha dimostrato che il 56 percento dei medici coinvolti in 17 Paesi degli Stati Uniti per stilare linee guida per le malattie cardiovascolari aveva ricevuto soldi dalle case farmaceutiche attraverso borse di studio, onorari per conferenze in eventi di promozione del farmaco, consulenze e l’80 percento dei presidenti di commissioni avevano almeno un conflitto di interessi. E’ così che le linee guida sono incentrate soprattutto sullo sponsorizzare farmaci costosi e farmaci di marca e, quasi mai, farmaci generici.

Infine, ultima tappa del farmaco e del vaccino è il marketing farmaceutico che prende due strade. La prima indirizzato ai medici. Le pressioni iniziano già dal terzo anno di medicina con regali, offerte di pranzi, sponsorizzazioni di attività ma poi le pressioni aumentano negli anni via via che si sta per concludere l’università. Una volta finito il ciclo universitario e si è accreditati come medici iniziano le pressioni dirette. La ricerca guidata da Joannis concluse che un cardiologo statunitense incontra i rappresentanti delle vendite in media 9 volte al mese e la cultura dei “regali” con offerte di viaggi di lusso, attrezzature varie, pranzi gratuiti è molto diffusa.

Le case farmaceutiche vengono messe sotto pressione, a loro volta, dagli azionisti. I veri padroni di Big Pharma. L’andamento delle azioni e del mercato azionario condiziona ogni passaggio del viaggio che fa il farmaco o il vaccino poiché alla fine l’obiettivo è che le azioni di Big Pharma siano quotate al meglio e che i singoli azionisti abbiamo un ricavo dai loro investimenti.

Fiona Godlee del British Medical Journal (BMJ), una delle più importanti riviste scientifiche mondiali, affermò che "l’industria dei farmaci fa molte cose buone. Essa produce medicine che possono migliorare la salute e salvare le vite. Purtoppo essa fa cose anche cattive. L’industria dei farmaci nasconde e manipola i dati delle sperimentazioni cliniche. A causa di ciò, una grande massa di farmaci utilizzati in tutti i campi della medicina, presentati come i più sicuri e i più efficaci hanno messo in pericolo la vita delle persone e sprecato denaro pubblico. Questa deliberata distorsione è una scorrettezza scientifica. E non è un qualcosa che possiamo perdonare in virtù delle cose buone che le compagnie farmaceutiche fanno".

Negli intricati intrecci tra pubblico e privato, un tassello importante del complesso puzzle è nelle mani anche della FDA, la Food and Drug Administration, e dell'EMA, European Medicines Agency, gli organismi che approvano la validità dei farmaci e dei vaccini negli Stati Uniti e in Europa. Organi controllori che dovrebbe essere totalmente indipendenti svolgendo un ruolo delicatissimo di tutela della salute di miliardi di persone. Dal loro operato dipendono l’immissione o meno di farmaci e vaccini distribuiti poi nel mondo. Ebbene, sia la FDA che l’EMA sono ormai sovvenzionate dalle industrie farmaceutiche che coprono parte delle spese dei laboratori che testano i farmaci sottoposti ad approvazione - dichiarò sempre Marcia Angeli.

Di fatto quindi le agenzie di controllo dipendono largamente dai rimborsi delle stesse aziende che dovrebbero sorvegliare. Ovviamente alle case farmaceutiche va benissimo così perché la FDA e TEMA "si dimostrano estremamente permissive e tolleranti". Un altro clamoroso conflitto di interessi alla luce del sole. L’industria privata finanzia l’agenzia che deve controllarla. Il controllore e il controllato sono, praticamente, due facce della stessa medaglia. A farne le spese miliardi di cittadini ignari, distratti e inconsapevoli di tutto ciò.

I grandi cambiamenti che hanno fatto cambiare pelle alle industrie farmaceutiche con molta rapidità, hanno coinvolto anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Istituzione delle Nazioni Unite fondata nel 1948, con sede in Svizzera, a Ginevra, che ha l’obiettivo nobile di mettere in campo azioni per la tutela della salute intesa come benessere fisico, mentale e sociale della popolazione mondiale ma che, nella realtà, è diventato un organismo eterodiretto dalle stesse multinazionali del farmaco e da filantropi statunitensi.

Data di Pubblicazione: 24 agosto 2021

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