SALUTE E BENESSERE

Il biocampo: il corpo che vibra e risuona con l’universo

La mente e la cura nel mondo dei quanti

È possibile integrare le cure allopatiche con quelle energetiche e spirituali? Scoprilo leggendo l'anteprima del libro di Gioacchino M. Pagliaro.

Il biocampo: il corpo che vibra e risuona con l’universo

L’incredibile evoluzione della ricerca scientifica prodotta dalla teoria della relatività e dalla meccanica quantistica ha modificato strutturalmente la definizione di spazio, tempo e materia, e di conseguenza ha portato anche a significativi cambiamenti nel modo di percepire l’uomo, la vita e l’ambiente. La visione sistemica dell’esistenza, rappresentata da concetti come quelli di interconnessione e di interdipendenza tra le parti, ha generato nuove teorie e nuove sensibilità nei confronti dell’ambiente e della natura, che però a tutt’oggi non sono riuscite a produrre misure di tutela e di riduzione dell’inquinamento, né tantomeno a costituire solide fondamenta per una visione della salute e delle cure che includa la relazione uomo-ambiente e uomo-natura.

La scuola di Copenaghen, il principio di indeterminazione di Heisenberg, il teorema di Bell, l’entanglement, l’equazione di Schrödinger, la teoria delle stringhe, l’effetto tunnel quantistico che esamineremo più avanti, liberano l’uomo dai limiti imposti dal causalismo lineare, dal determinismo biologico e sociale e dal fatalismo pessimista, per consentirgli di sentirsi soggetto attivo, protagonista della propria vita e inscindibilmente legato alla dimensione subatomica dell'energia/informazione soggiacente alla realtà macroscopica.

Se, a livello biologico, la psiconeuroimmunologia (PNI) aveva già riconosciuto il ruolo della mente, del pensiero, dei sistemi di credenze e delle emozioni (ovvero l’azione di forme diverse di energia sul corpo) come direttamente implicati in ogni processo normale o patologico dell’organismo, sessant’anni fa la meccanica quantistica, sulla base degli studi di Erwin Schrödinger, dimostrava che la vita è sostenuta da princìpi quanto-meccanici e che quindi una nuova visione biologica non poteva non tener conto dei princìpi quantistici.

Quanto questo fatichi ancora ad essere tenuto in considerazione da parte dei fisici e di noi sanitari è sotto gli occhi di tutti. Del resto, è anche vero che quattro secoli di materialismo scientifico hanno educato il nostro cervello, il nostro apparato sensoriale, la nostra capacità cognitiva a funzionare in modo preformato e coerente con esso. Ci fidiamo delle nostre percezioni, le accettiamo come uniche e obiettive e fatichiamo ad accettarne di differenti, solo perché incoerenti con il paradigma di riferimento.

Esaminiamo ad esempio la percezione del movimento. L’uomo percepisce il movimento fisico quando l’organismo si sposta o quando parti di esso si muovono, e riconosce l’immobilità quando l’organismo resta fermo, ma nello stato ordinario della coscienza non ha percezione delle vibrazioni e delle risonanze che produce. Esattamente come non è cosciente della rotazione della Terra, che ruota alla vertiginosa velocità di 1670 km all’ora; fatto di per sé emblematico, del quale, lo ripeto, fatichiamo a renderci conto poiché, ingannati dai nostri sensi, non ne abbiamo coscienza.

Tutto è in movimento

In realtà tutto nell’organismo, anche nella condizione di immobilità, è in continuo movimento: dalle pulsazioni del cuore al flusso sanguigno, dall’attività cerebrale al movimento polmonare attraverso il respiro, dalle attività dei nostri organi alle cellule, al DNA, tutto oscilla, vibra e risuona all'interno del corpo e con l’universo, trasmettendo e ricevendo messaggi.

Tutti gli organi del nostro corpo, così come le stesse emozioni, sono dotati di specifiche frequenze. Amit Sharma e Kumar Maurya del Dipartimento di Elettronica e di Ingegneria delle Comunicazioni dell'Indian College of Engineering and Technology hanno pubblicato un interessante articolo sulle frequenze di alcune emozioni e di alcuni organi del corpo umano (Sharma, Maurya 2017):

 

Di un certo interesse è anche la corrispondenza di certe frequenze (individuate da alcuni musicoterapeuti), che parrebbero collegabili ad alcuni processi psicologici, con le note musicali:

 

In una pubblicazione di prossima uscita, la musicoterapeuta Marianne Gubri, esaminando la letteratura scientifica, dimostra l’esistenza di una serie di relazioni vibrazionali tra i vari organi, le quali portano a individuare le frequenze di buona salute e le frequenze di un organo potenzialmente deficitario, e spiega come la terapia vibroacustica (VAT) ripristini una serie di vibrazioni armoniche (Sharma, Maurya 2017; Raghu 2018; Punkanen, Ala-Ruona 2012; Rasmussen 1983).

Campo Energetico dell’Organismo

La biologia, come tutte le discipline scientifiche, si basa sui princìpi della fisica, i quali, però, un secolo fa sono stati radicalmente ridimensionati e integrati con altri che hanno aperto scenari fino ad allora inimmaginabili, dando accesso a nuove conoscenze. Per questa ragione è necessario che la biologia e le scienze umane facciano propri i nuovi fondamenti scientifici. La cosa è di straordinaria rilevanza e per molti versi genera sconcerto, quel genere di sconcerto che sorge quando nuove teorie fanno crollare consolidate certezze. Paradossalmente, mentre per merito di alcuni coraggiosi biologi la biologia quantistica si configura come un ramo emergente della scienza, buona parte dei biologi, dei medici e degli psicologi resta attaccata con tenacia alle precedenti teorie. Ma, come direbbe Thomas Kuhn, è solo questione di tempo.

La biologia convenzionale e la biofisica derivano prevalentemente da uno standard di fisica biochimica e newtoniana, anche se molti dei fenomeni biologici che oggi non comprendiamo iniziano a trovare spiegazione attraverso chiavi esplicative di tipo quantistico. Quasi trentanni fa, nel 1994, nell’ambito del riconoscimento delle Complementary and Alternative Medicine (CAM), i National Institutes of Health (NIH), corrispondenti al nostro Ministero della Salute negli USA, sancirono la presenza di un campo energetico nell’organismo umano, il biocampo, ed evidenziarono l’importanza e l’utilità delle teorie quantistiche per meglio comprenderne il funzionamento. Il biocampo venne definito come un campo di onde elettromagnetiche endogeno e complesso, derivante dall’unione di tutti i campi elettromagnetici che compongono l’organismo, con la funzione di organizzare e bioregolare l’organismo stesso.

Personalmente, considero questa definizione ancora molto utile, ma ritengo indispensabili due puntualizzazioni: la prima riguarda proprio il termine “biocampo”, che a mio parere andrebbe aggiornato con un più soddisfacente “campo energetico dell’organismo” (CEO), la seconda riguarda la sua collocazione nell’universo: il CEO, coerentemente con il modello della mente non locale, non va inteso come un sistema energetico che include la sola energia dell’organismo, ma come un flusso di energia che è espressione del Campo Energetico Universale, il campo della mente non locale. La coscienza soggettiva, le emozioni, i pensieri interagiscono con il CEO e viceversa, trasmettendo messaggi che attivano modificazioni a livello biologico. Il CEO quindi può organizzare processi biologici su diversi piani gerarchici: da quelli subatomici a quelli atomici, da quelli atomici a quelli molecolari a quelli cellulari, da quelli dell’organismo a quelli interpersonali e ambientali. Il CEO è incarnato nell’organismo, lo plasma attraverso i geni, il DNA e i microtubuli, che essendo anche sedi di processi quantistici, attraverso i campi elettromagnetici, i biofotoni, eccetera, ricevono e scambiano informazioni con la mente non locale.

L’esistenza del CEO apre scenari interessanti rispetto alla presenza di un campo più vasto e onnicomprensivo che comporta interazioni a lungo raggio, molto probabilmente di natura coerente. Il CEO è un campo informazionale, è una rete in cui scorre l’informazione interna, ma che interagisce inseparabilmente con questo campo informazionale più vasto (McCraty et al. 2009). E quindi chiaro che il CEO influenza una grande varietà di processi e il flusso delle informazioni quantistiche ad essi correlate.

Un nutrito gruppo di fisici, medici, psicologi e biologi sostiene che esiste un grande campo di energia a base olistica, espressione a sua volta del Campo Energetico Unificato (CEU) (Radin, Nelson 2003).

Come osserva Abraham R. Liboff, se l’organismo è descritto come un’entità elettromagnetica, ne consegue ovviamente che si possa intervenire su di esso con trattamenti elettromagnetici (Liboff 1992).

Per sintetizzare, la meccanica quantistica ha stabilito il primato dell’inseparabilità e della totalità, sollecitandoci con decisione ad abbandonare l’idea di separazione per disporre di teorie esplicative più adeguate in merito al concetto di salute e benessere, con conseguenti trattamenti capaci di integrare le cure allopatiche con quelle energetiche e spirituali. Per questa ragione, la base della nuova interpretazione dell’organismo umano dev’essere la comprensione dell’interconnessione tra le varie componenti dell’organismo stesso, tra l’organismo e l’ambiente e tra il CEO, il CEU, la mente e il livello mentale sovraordinato.

L’esistenza di un dominio delle frequenze e dei campi di vibrazione, inosservabile e caratterizzato da potenzialità, costituisce il fondamento dell’interconnessione e può fornire un nuovo modello per comprendere le caratteristiche olistiche degli organismi, i campi morfogenetici, la morfogenesi, la rigenerazione, la mente estesa (Sheldrake 2009).

Effetto tunnel

Il riconoscere che la biologia dell’organismo è pervasa dal CEO può anche offrire una serie di approcci utili per indagare e svelare fenomeni e misteri della vita sinora non spiegati. Su questo tema sono state sollevate diverse obiezioni che presenterò più avanti; la più comune è che non è possibile dimostrare la presenza di processi quantistici nelle entità viventi, cosa di per sé non vera, se pensiamo agli studi che dimostrano che la coerenza è riscontrabile nei sistemi viventi al di là del rumore e del calore interno e che l’effetto tunnel può offrire nuove chiavi di lettura.

Oggi molti biofisici, biologi, medici, psicologi ritengono che nell’intero organismo siano sottesi processi quantistici mediante l’effetto tunnel:

«Si pensa che l’effetto tunnel sia coinvolto in una vasta gamma di processi biochimici, inclusa la fotosintesi, la respirazione cellulare, la mutazione e la struttura tridimensionale delle proteine» (Al Khalili 2014, p. 231).

Del resto, sono ormai numerosi gli studi e le teorie che dimostrerebbero che anche il DNA è sede di fenomeni di tipo quantistico. Pertanto, pare che la meccanica quantistica non solo abbia liberato la materia da una sudditanza passiva nei confronti del meccanicismo e del riduzionismo, ma sarebbe anche in grado di governare il livello mesoscopico, dando vita a pieno titolo ad un nuovo fronte di ricerca denominato “biologia ed epigenetica quantistica”.

Gli studi del fisico e premio Nobel Roger Penrose e dell’anestesista Stuart Hameroff hanno dimostrato l’esistenza di processi quantistici nel cervello, nei microtubuli, nella tubulina e nell’azione sinaptica. Per decenni si era sempre sostenuto che i microtubuli fossero semplici costituenti statici del citoscheletro, la struttura esterna della cellula. Per merito degli studi di Hameroff iniziati ben quarant’anni fa (Hameroff, Watt 1982; Hameroff et al. 1986), è stato scoperto che i microtubuli sono dotati di intelligenza, sono capaci di assemblarsi tra loro in modo rapido, sono in grado di seguire una condotta collettiva complessa, oscillatoria, autorganizzata, e perfino di elaborare una grande quantità di dati e di calcoli sofisticati. Le reti dei microtubuli trasducono energie, sono in grado di creare sovrapposizioni quantiche coerenti e hanno convinto Hameroff dell’esistenza di processi quantistici a questo livello.

Come vedremo più avanti, attraverso l’apposita attivazione di stati mentali di consapevolezza, la mente sembra in grado di connettersi al livello della dimensione subatomica: sarebbe in grado di agire nel campo delle possibilità evocando l’effetto desiderato e, attraverso il cervello e il sistema nervoso, di manifestarlo nel corpo. La mente agirebbe nel campo quantico e comunicherebbe attraverso il cervello e il sistema nervoso con l’intero organismo, contribuendo così alla manifestazione dell’effetto atteso.

Data di Pubblicazione: 6 aprile 2021

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