SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 7 min

Buddhismo per non buddhisti: la mindfulness

Buddhismo per non buddhisti: la mindfulness

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Buddhismo per non buddhisti

Le pratiche mindfulness che vengono insegnate in Occidente nell'ambito dei protocolli per riduzione dello stress derivano direttamente dalla meditazione buddhista e sono nello specifico quelle di Shamata e Vipassana (calma e consapevolezza) anche se spogliate del loro retaggio filosofico e culturale. È cosa utile, anche se non abbiamo alcuna intenzione di diventare buddhisti, avere almeno qualche vaga idea del contesto in cui certe pratiche si sono sviluppate per poi sfruttarle al meglio nella nostra realtà esistenziale.

Prima di tutto chi è il Buddha?

Storicamente era un principe indiano che in profonda crisi esistenziale abbandonò il suo modo di vivere per cercare di capire il senso della vita e della morte e, principalmente, per trovare una via di uscita alla sofferenza che pare permeare il nostro quotidiano.

Dopo lunghi anni di studi, meditazioni e incontri ebbe un'esperienza interiore di risveglio (Buddha significa risvegliato) e cominciò a insegnare una via per uscire dalla sofferenza (o almeno per gestirla). Non era un Dio e nemmeno un profeta, bensì un uomo che aveva intuito l'essenza delle cose. Da un punto di vista simbolico, il Buddha rappresenta le qualità della nostra mente risvegliata: la calma, la gentilezza amorevole, la consapevolezza. Al cuore del suo insegnamento vi è la comprensione dell'impermanenza: nulla rimane uguale, tutto cambia incessantemente, e questo cambiamento può risultare doloroso se non addirittura inaccettabile.

La nostra piccola mente, l'Io, vuole che le cose permangano, che nulla cambi (quando la situazione è favorevole o gratificante) o, al contrario, che tutto cambi in fretta (quando la situazione è sfavorevole o non gratificante). Tutto ciò nel linguaggio buddhista è chiamato attaccamento e avversione.

L'attaccamento e l'avversione sono la causa prima della nostra sofferenza psicologica e di conseguenza la causa prima dello stress (detestiamo il capoufficio oppure non accettiamo di dover cambiare mansione, temiamo che il nostro partner ci lasci o al contrario vorremmo che sparisse dall'orizzonte). Solo riducendoli attraverso un addestramento mentale (le pratiche meditative) possiamo raggiungere un sufficiente equilibrio e benessere.

Le pratiche meditative insegnate dal Buddha e dai suoi allievi si basano su sati, la consapevolezza. Sati è un fattore mentale, una qualità della mente che può essere coltivata e sviluppata, assieme ad altri fattori, come la concentrazione e la tranquillità, attraverso la meditazione.

Mindfulness è la consapevolezza che si attiva attraverso il portare attenzione al processo dell'esperienza psicocorporea così come si svolge momento per momento. La consapevolezza implica un'attenzione intenzionale, bilanciata, non giudicante, centrata nel presente e focalizzata in profondità sul manifestarsi ininterrotto dei fenomeni della mente e del corpo.

Le caratteristiche della mindfulness

Veniamo ora a una descrizione delle caratteristiche peculiari della mindfulness. Nel modello dell'Abhidhamma (la dottrina buddhista) con il termine consapevolezza (sati nella lingua pali, smirti in sanscrito, mindfulness in inglese, che generalmente viene reso come "presenza mentale") ci si riferitsce a uno specifico fattore mentale costruttivo e salutare che, integrandosi con altri fattori mentali come la calma, la stabilità, la saggezza, la concentrazione, l'equanimità e lo sforzo, rende la mente vigile, sveglia, lucida e capace di conoscere direttamente l'oggetto, cioè capace di entrare in contatto diretto e profondo con l'esperienza immediata.

La consapevolezza è definita come potere di osservazione e come capacità di ritornare sull'oggetto, di ritornare nel momento presente, evitando la distrazione e focalizzando l'attenzione in modo diretto e pieno sull'oggetto di meditazione.

La consapevolezza ha diverse caratteristiche fondamentali:

  • Ha un aspetto di stabilità, di pace, di calma e di imperturbabilità;
  • Ha un carattere fondamentale di chiarezza, di lucidità mentale e vigilanza;
  • È non concettuale e intuitiva; non opera attraverso la mente concettuale, le parole, i pensieri, ma attraverso processi di elaborazione preverbali;
  • È non egoica; è presenza in sé piuttosto che presenza di sé;
  • Ha un carattere di non superficialità e di contatto immediato, intimo e pieno con l'oggetto di osservazione. Questo aspetto si riferisce alla caratteristica attiva della consapevolezza;
  • Ha un aspetto fondamentale di sollecitudine, di prontezza, di capacità energica di penetrare nella realtà dei fenomeni quando essi si manifestano; un aspetto trasformante, perché trasforma l'impatto delle esperienze mentali e trasforma lo stato della coscienza;
  • Ha un carattere di calore, di cura, accompagnandosi alla pace, alla compassione, alla fiducia, alla spaziosità e all'amore.

Al di là delle diverse tecniche e metodologie (le varie tradizioni buddhiste ne hanno sviluppato un gran numero e così le varianti occidentali), la mindfulness consiste in una sollecita e non giudicante attenzione al flusso della coscienza, dei pensieri, delle emozioni e degli stati mentali.

Coltivare questa attitudine aperta e non giudicante significa scoprire spazi interiori di sorprendente calma mentale e accoglienza, e realizzare la capacità di rapportarsi alle esperienze interiori e relazionali in modo sempre più aperto, maturo e sensibile. È il fondamento di un modo di affrontare la vita più autentico, semplice gratificante (Sogyal Rimpoche diceva: "Meditare è fare amicizia con se stessi").

La pace mentale e il coraggio del cuore

Mindfulness è la capacità di accogliere ogni esperienza con la forza della pace mentale e con il coraggio del cuore, permettendoci di uscire dal sequestro attuato dai nostri stessi pensieri. Attenzione, ciò non significa che giungeremo al silenzio interiore, alla mancanza di pensieri, oppure che impareremo a non farci turbare o distrarre da essi e quindi a esserne liberi.

Quante volte i nostri preconcetti, le nostre esperienze precedenti, le nostre paure o i nostri desideri ci deviano dalla realtà? Spessissimo.

C'è una storiella che è indicativa: un ragazzo entra in un bar e mentre beve la sua birra vede una bella ragazza che lo fissa intensamente. Subito la sua mente comincia a creare fantasie, già si immagina fra le braccia della fanciulla e chissà che altro, al punto di prendere coraggio e andare verso di lei. Appena si avvicina, però, capisce di aver frainteso tutto: la ragazza stava guardando con attenzione un manifesto attaccato al muro alle sue spalle... non lui! Ognuno di noi crea una quantità inenarrabile di pensieri, ricordi, proiezioni che ci allontanano dall'esperienza diretta del momento.

Quando a un maestro Zen fu chiesto di spiegare la sua pratica rispose: "Quando mangio, mangio, quando dormo, dormo".

Riuscire a fare ciò che si sta facendo senza distrazioni ma con totale consapevolezza, attenzione e coinvolgimento è liberatorio; quanto invece è stressante fare qualcosa (lavoro, sport) pensando solo a quando finirà o come si stava bene prima che iniziasse.

Il Buddha ha voluto insegnare un modo per vivere pienamente la vita in ogni suo aspetto, accogliendo tutto senza respingere nulla. Nulla di "mistico", nulla di "religioso", un insegnamento puramente umano, se vogliamo "pre-religioso" che ha come scopo la piena umanizzazione dell'uomo, e la sua realizzazione. Nei protocolli per la riduzione dello stress si enfatizza maggiormente l'aspetto "tecnico" e psicologico della mindfulness, mentre avere un'idea degli orizzonti esistenziali che può aprire è assai utile.

Data di Pubblicazione: 15 maggio 2020

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