SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 8 min

Il Cervello come si Divide - La Mente Cosciente

cervello emozioni

Anteprima del libro "I Segreti dell'Indipendenza Emotiva" di Debora Conti

Quanti cervelli?

"Come mi ha svelato Debora, prepararsi prima fa veramente la differenza."
Sabrina

Nel 1800 secolo si parlava di un cervello solo e lo si situava nella testa. Poi, negli anni Settanta del XX secolo, con il rivoluzionario neuroscienziato Paul Donald McLean, i cervelli sono diventati tre: rettiliano, parte limbica e neocorteccia. Rispettando l’evoluzione filogenetica, anche il nostro cervello si sviluppa partendo dalla maturazione della parte più primitiva (quella rettiliana), fino a quella più moderna e che ci distingue dagli altri animali (la neocorteccia).

Da allora, l’individuazione di sistemi nervosi nel nostro organismo ha proliferato fino a farci cambiare completamente prospettiva. Si sono aggiunti a pieno titolo il cervello del cuore e quello dell’intestino, con i loro sistemi nervosi autonomi e l’indipendenza nel produrre alcuni neurotrasmettitori.

Dal 2000 si è arrivati perfino a isolare sistemi nervosi monocellulari. Nel 2005, il biologo cellulare Bruce Lipton diede alle stampe La biologia delle credenze (uscito in Italia nel 2006), dove illustra la capacità delle membrane cellulari di leggere l’ambiente circostante e di attivare alcuni geni piuttosto che altri presenti nel DNA, conservato nel nucleo della cellula. La conseguenza di questa logica «decentralizzata» ridimensiona il potere del nucleo cellulare, non più possibile cervello della cellula ma «solo» conservatore di prezioso materiale genetico e - soprattutto - riduce massicciamente il determinismo genetico che imperava in quegli anni.

Insomma, se includiamo anche le singole cellule del corpo, la risposta più corretta alla domanda: «Quanti cervelli abbiamo in tutto?» sarebbe probabilmente «Cinquanta trilioni».

Questa prospettiva è interessante ai nostri fini, perché possiamo pensare di influenzare attivamente l’espressione ormonale dei vari cervelli con la capacità di osservazione cosciente e di influenza. Possiamo guidare il cuore a tranquillizzarsi, aiutare l’intestino a sentirsi meglio, a funzionare con efficienza e a gonfiarsi di meno.

Attraverso la semplice correzione del linguaggio che adottiamo quotidianamente ci prenderemo cura della nostra produzione ormonale e, seguendo Lipton, anche della nostra espressione genetica, a partire dal livello cellulare. Parliamo quindi di strumenti di influenza, di cambiamento condizionato, che tu saprai adottare fin dai primi paragrafi della seconda parte del libro.

Partendo dalla neocorteccia potrai conoscere e influenzare la mente «emotiva» e tutto il tuo corpo. Per farlo useremo il linguaggio della mente inconscia, con domande ben formulate e visualizzazioni ben impostate, e contestualizzeremo gli strumenti con molti esempi pratici.

Il riconoscimento della mente inconscia

Nel 2013 avvenne una svolta radicale nel mondo della psicologia, con la pubblicazione della quinta edizione del manuale Principle of Neural Science, curato dal neurobiologo Eric R. Kandel, vincitore del premio Nobel, coadiuvato da illustri studiosi che contribuirono con vari capitoli. È un’opera di enorme importanza, che gli psicologi chiamano comunemente «il Kandel». Dunque, cosa è cambiato con la quinta edizione del Kandel?

In questo testo di riferimento, la mente inconscia è nominata in centotrentasette pagine e la sua importanza nei processi di funzionamento comportamentale ed emotivo è oggi pienamente riconosciuta. Nel libro sono presenti affermazioni quali: «La maggior parte dei processi mentali è inconscia», «Gran parte dei processi cognitivi accade a livello inconscio», «Molti aspetti dei nostri comportamenti, specialmente quelli emotivi, sono inconsci».

La forza di volontà non basta

Dire oggi che la forza di volontà non basta per cambiare a livello profondo è come affermare che la Terra è rotonda: tutti lo sanno! Se intendi modificare alcuni comportamenti, se desideri avere un atteggiamento diverso nei confronti di certe situazioni della vita, la forza di volontà non è sufficiente.

Sono ormai lontani gli anni Ottanta, quando si credeva che bastasse urlare rabbiosamente il proprio intento per raggiungerlo. Sono finiti i tempi in cui ci si metteva davanti allo specchio a ripetersi cose bellissime ma poco credibili, convinti che fosse la chiave del successo. Le positive affirmations sono valide solo se espresse con coerenza profonda. Ma vedremo presto che anche in questo caso la forza di volontà non dirige il gioco.

Sarebbe veramente bello se bastasse appartarsi due minuti nelle toilette dell’ufficio, guardarsi allo specchio e dire: «Io sono sicuro di me e oggi chiedo l’aumento». Sarebbe ancora meglio se poi i fatti seguissero l’affermazione e il risultato fosse un ritocco dello stipendio subito concesso dalle risorse umane.

Ma ciò che vogliamo a livello cosciente, cioè volitivo, NON è sempre quello che ci raccontiamo dentro.

La forza di volontà è competenza della mente conscia, che NON è la parte addetta a gestire i cambiamenti nel profondo e a lungo termine. Questo compito spetta piuttosto alla nostra ballerina, la mente inconscia.

Una delle chiavi del fallimento è gestire il cambiamento a livello cosciente. Una delle chiavi del successo è sapere come delegare il cambiamento alla mente inconscia.

La mente cosciente

Sotto la calotta cranica si trova la neocorteccia, la parte del cervello più recente che solo noi esseri umani abbiamo sviluppato talmente tanto da poterci distinguere dagli altri animali e primati.

La maturazione del nostro cervello è così lunga che la raggiungiamo molto tempo dopo la nascita: Jay Giedd, docente del dipartimento di psichiatria all’Università della California di San Diego, ha dimostrato che ci mettiamo più di due decadi.

Come ho detto, la mente cosciente è la promotrice della forza di volontà. Esprimere la propria forza di volontà implica il grande passo di decidere di cambiare, ma non garantisce di riuscirci.

Se bastasse contare solamente sulla forza di volontà saremmo tutti perfetti. Nessuno fumerebbe più la sigaretta dopo il caffè per «darsi energia e tornare alla scrivania», nessuno si strapperebbe più la pellicina intorno alle unghie per concentrarsi mentre studia e nessuno mangerebbe più una vaschetta di gelato guardando la televisione dopo cena per svagarsi.

Se stai leggendo questo libro è perché vuoi smettere di reagire emotivamente a precise situazioni, o perché non vuoi più replicare certi comportamenti, o perché vuoi fare un gran salto di qualità nella gestione dei tuoi obiettivi. In tutti questi casi, mettiti il cuore in pace: hai già espresso a sufficienza la tua forza di volontà scegliendo di agire. Ora, per ottenere i cambiamenti, dovrai imparare ad attivare il pilota automatico, ad allenarti e a far volteggiare al meglio la tua ballerina, la mente inconscia nell’analogia del ballo che ti ho presentato qualche pagina fa.

Ecco che cosa può fare la tua mente conscia.

  1. Creare con il pensiero, quindi immaginare.
  2. Pianificare a livello procedurale i passaggi necessari per raggiungere i tuoi traguardi.
  3. Proteggere la mente inconscia da minacce esterne come attacchi verbali, convinzioni dannose che altri insistono a «regalarti», paure diffuse dai media...
  4. Filtrare le informazioni dall’esterno e anche insegnare alla mente inconscia a farlo da sola.
  5. Ristrutturare informazioni a vantaggio di ciò che credi giusto e nel rispetto dei tuoi valori.
  6. Risolvere, con mirabolanti capacità di problem solving, intricati problemi pratici o mentali.
  7. Decidere di intraprendere un percorso, come quello che stai iniziando adesso.

Tu sai cosa vuoi. Il resto è danza.

Pensa, decidi, ragionaci su. Rivedi i tuoi pensieri, trova soluzioni utili ma poi delega alla mente inconscia. Diventa imprenditore del tuo stato emotivo, dei tuoi comportamenti, dei tuoi obiettivi e delega.

Einstein formulò la rivoluzionaria teoria della relatività, ma senza l’astrofisico inglese Arthur Eddington che ne sostenne la validità davanti a una commissione inglese, per noi oggi il genio tedesco non sarebbe nessuno. La collaborazione tra geni è stata in questo caso essenziale per il futuro del mondo. La collaborazione tra le menti nel nostro cervello è, a mio parere, essenziale per la tua crescita personale.

Questo testo è estratto dal libro "I Segreti dell'Indipendenza Emotiva".

Data di Pubblicazione: 5 febbraio 2018

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