Che cos'è l'Infiammazione Cronica Silente? Come trattiamo oggi le malattie acute? Scoprilo leggendo l'anteprima del nuovo libro di Andrea Grieco.
Che cos'è l'Infiammazione Cronica Silente?
Oggi si sente sempre più spesso parlare di infiammazione: ne parlano i medici, spesso risolvendo sbrigativamente il quesito diagnostico posto dai pazienti che lamentano i più disparati sintomi, prescrivendo l’immancabile cortisone o antinfiammatorio; ne parlano gli studi scientifici internazionali che se ne occupano, passati da qualche centinaio l’anno fino a pochi anni fa ad oltre 15.000 nel 2022 (fonte PubMed); ne parlano libri e riviste, che assolvono all’importante funzione di informare il grande pubblico sull’evolversi delle conoscenze scientifiche inerenti la salute; ne parlano programmi televisivi, i nutrizionisti, gli operatori olistici.
Stupisce il fatto che malgrado se ne parli tanto, le persone manifestano in modo sempre più frequente tutti i quadri clinici dell’infiammazione cronica e ancor di più stupisce che pur essendo gli antinfiammatori, sia FANS (antinfiammatori non steroidei) che cortisonici, i farmaci più prescritti, la gente sia sempre più malata di tutte le malattie correlate alla infiammazione cronica.
Questo conferma che gli antinfiammatori non curano ma “accarezzano” la cronicità delle malattie che col tempo che passa, in assenza di un intervento realmente causale, hanno un solo destino davanti: un progressivo aggravamento.
Le terapie antinfiammatorie sono spesso la sola risorsa che viene messa in atto, nella speranza che sia sufficiente a risolvere la patologia in atto, invece la patologia si risolverà solo quando sarà stata eliminata la causa. E non si salva alcuna specialità medica... tutti gli specialisti sono prescrittori di antinfiammatori.
Se in tutte le patologie è utile prescrivere un antinfiammatorio, è evidente che tutte le malattie hanno a che vedere con l’infiammazione cronica silente, di cui esse (le malattie) ne rappresentano l’espressione clinica in più organi ed apparati. Come a dire, la madre di tutte le malattie è l'infiammazione cronica silente!
Purtroppo sono ancora poco diffuse le conoscenze che permettano all’infiammazione cronica di avere un risvolto pratico nella gestione clinica dei pazienti e delle persone desiderose di non ammalarsi.
Disinformazione sull'Infiammazione Cronica Silente
Questa dicotomia, fra bei discorsi sulla infiammazione e mancanza di una vera gestione correttiva, accade per tre motivi:
- L’infiammazione non è “di per sé” una malattia, ma l’espressione di un meccanismo di difesa che viene messo in atto in risposta ad una aggressione microbica, ad un danno dei tessuti, ad una intossicazione o alla presenza di sostanze da eliminare perché ritenute estranee (not self). Questo “non essere” una malattia, la rende estranea alla forma mentis del medico, formato solo allo studio delle malattie.
- Prescrivendo farmaci antinfiammatori si crede di fare qualcosa di curativo ed in questa convinzione ci si riposa soddisfatti per aver assolto il ruolo creduto fondamentale del medico: prescrivere farmaci. Se si comprendesse che di “curativo” non c'è niente, ma che si sta attuando solo un trattamento palliativo di contenimento di una risposta infiammatoria eccessiva e disregolata, forse qualche domanda in più ci si porrebbe. Ridurre il livello di infiammazione per via farmacologica non ha niente a che vedere con la guarigione; anzi, usare farmaci antinfiammatori senza affrontare le cause dell’infiammazione, porta ad una inevitabile aggravamento della stessa nel tempo e ad una pressoché certa cronicizzazione. In pratica il “trattamento” non solo non guarisce ma, di fatto, favorisce il cronicizzare della malattia.
- Non vengono date indicazioni chiare (anzi non viene data nessuna indicazione) per poter trasformare il terreno biologico pro-infiammatorio in un terreno biologico sano, nel quale la risposta immunitaria sia congrua ed equilibrata, e non eccessiva.
L'Infiammazione Cronica Silente non è una malattia
L’infiammazione è un meccanismo fisiologico innato attraverso cui l’organismo conserva la sua integrità e si difende da agenti patogeni, tossine, danni fisici, ma anche da anomalie endogene (interne all’organismo stesso). Non ha quindi niente a che vedere col concetto di malattia... anzi, è custode della salute, entro certi limiti.
L’infiammazione è una risorsa fondamentale per la nostra stessa vita. Senza un livello minimo di infiammazione camperemmo ben pochi giorni, non fosse altro perché i miliardi di batteri e virus che ci abitano, prenderebbero inesorabilmente il sopravvento.
La nostra vita organica è un armistizio perenne “firmato” con miliardi di forme viventi che ci parassitano, che hanno preso casa nel nostro corpo e con cui viviamo più o meno pacificamente da quando esistiamo sulla Terra.
Il fatto che gli antinfiammatori siano i farmaci in assoluto più prescritti a fronte dei sintomi più disparati, è rivelatore di due aspetti:
- della natura infiammatoria di tutte le malattie
- di una incapacità diffusa a comprendere fino in fondo le ragioni per cui questo fenomeno abbia assunto le caratteristiche di un processo non più benefico e protettivo, ma foriero di problemi, talvolta anche molto gravi
Spero che entrambi questi aspetti vengano chiariti da questo libro.
Quando la risposta infiammatoria è equilibrata, adeguata, efficiente, la conservazione della salute è garantita: la risposta infiammatoria acuta mira a risolvere l’aggressione e a ristabilire lo stato omeostatico, cioè l’equilibrio fra meccanismi di autoregolazione e spinte disregolatorie, il che mantiene l’organismo in uno stato che il grande biologo austriaco Ludwig von Bertalanffy, elaboratore della Teoria dei Sistemi, definì di sistema di flusso aperto.
Quando il nostro organismo diventa un sistema di flusso chiuso, i vari microcosmi (cellula, organi, apparati e loro connessione) che lo compongono non riescono più a mantenere quella coralità di lavoro che garantisce il miglior funzionamento possibile.
Nasce così la malattia: l’incapacità per il nostro organismo a rimanere in un sistema di flusso aperto.
Gli organismi viventi hanno bisogno di mantenere e preservare l'integrità delle proprie strutture e l'equilibrio delle proprie funzioni mediante sistemi di controllo di ordine locale e generale.
In entrambi è implicata l’infiammazione, che in chiave evolutiva rappresenta la risposta più efficace che il nostro organismo abbia saputo mettere in atto e grazie alla quale ha potuto evolversi.
La risposta infiammatoria del nostro organismo si è continuamente adattata nel corso di milioni di anni, grazie all'adeguamento evolutivo del nostro patrimonio genetico, ma negli ultimi decenni stiamo assistendo ad una situazione nuova per la nostra biologia che io definisco di disadattamento evolutivo e di cui ho parlato diffusamente nel mio libro “Fibromialgia, finalmente buone notizie”: le persone sono come “inchiodate” ad una iperattività ortosimpatica sfinente, in uno stato di guerra continua con se stesse e con gli altri, in un eccesso di lavoro neurosensoriale indotto dal vivere quotidiano.
Questo carico esagerato di lavoro neurosensoriale opprime il nostro sistema nervoso, rendendolo non più capace di mantenere in dialogo operativo le varie parti dell’organismo. Un sovraccarico sensoriale, quale quello realizzato dal vivere moderno, disturba il sistema nervoso e di conseguenza il sistema immunitario.
Il vivere in uno stato di perenne iperstimolazione sensoriale favorisce, quindi, l'instaurarsi di uno stato infiammatorio cronico.
Come trattiamo oggi le malattie acute?
Le malattie croniche sono in aumento, per tanti motivi, che analizzeremo nel corso del libro. Il primo motivo è sicuramente che è cambiata la gestione delle malattie acute. Le malattie acute sono un “allenamento” del sistema immunitario, un addestramento a rendere più fini, precise e pronte le sue risposte.
Come trattiamo oggi le malattie acute? Come un fastidioso intralcio alla frenesia del nostro vivere, un problema di cui sbarazzarci prima possibile; non facciamo fare alla malattia il “suo corso”, si vuole dare ad essa, a tutti i costi, il “nostro corso”, illudendosi così che grazie all’uso massiccio di farmaci sintomatici, di fronte a qualunque sintomo - febbre, dolori muscolari, naso che cola, tosse e mal di testa - uno stia bene e sia pronto per riprendere il lavoro e le proprie solite occupazioni.
Non si sente più usare da decenni l’espressione “Sono in convalescenza”. Il naturale e benefico periodo di riposo dopo una malattia acuta, chiamato convalescenza, non esiste più. Ora siamo al paradosso che se uno ha la febbre è malato, se non ha la febbre non è malato.
Anche a questo livello di gestione delle malattie, il nostro povero organismo è stato tradito dal nostro insensato bisogno di essere perennemente iperattivi.
Questa voglia sfrenata di sbarazzarci di qualunque malessere è stata poi proiettata anche sui figli: la triade “anti-piretico/ antinfiammatorio/antibiotico” compare al primissimo insorgere di innalzamento della temperatura sopra i 37 gradi, o di faringe arrossato e dolente, con la fatidica domanda al Pediatra “Non gli dà l’antibiotico?” (e dunque non c'è da stupirsi su dove siano orientate le prescrizioni dei pediatri).
Il fatto è che non ci si vuole concedere più di “ammalarsi”. Un organismo in preda ad una risposta immunitaria acuta va aiutato in prima battuta con opportune norme igieniche, con una opportuna valutazione di ciò che può essere più utile fare per aiutarlo a superare il problema.
Ecco che la febbre, anche alta, in primis va considerata un meccanismo di difesa importante, da accompagnare con il riposo, con una adeguata idratazione, con l’alleggerimento del vitto e con una integrazione alimentare ragionata per sostenere le funzioni difensive immunitarie.
Questo però richiede il monitoraggio costante del quadro clinico al letto del malato, e non distratte consulenze telefoniche.
Data di Pubblicazione: 17 marzo 2023