ECOLOGIA E AGRICOLTURA   |   Tempo di Lettura: 10 min

Che Tempo Farà?

L'Orologio della Natura - Anteprima del libro di Peter Wohlleben

Le previsioni del tempo

Al termine di ogni notiziario, sia alla radio che in televisione, c’è a VII meteo, che spesso è migliore della sua reputazione. Si stima che le previsioni del tempo fatte fino a una settimana prima abbiano il 70% di probabilità di avverarsi, mentre quelle per le 24 ore successive si rivelano attendibili addirittura al 90%. In altre parole, potremmo dire che il bollettino meteorologico sbaglia completamente una volta su dieci. Le cause di questi errori sono le condizioni climatiche caotiche, impossibili da prevedere. In questi casi mi irrita che nel meteo non lo si indichi esplicitamente, per esempio dicendo: «A causa della situazione attuale, i dati odierni sono poco attendibili». Un’affermazione del genere non la sentirete mai, per questo non guasterebbe dare di persona un’occhiata all’esterno e, sulla base di alcuni indizi, verificare dove si stanno dirigendo le nuvole. Con l’andar degli anni riuscirete a sviluppare una sensibilità tale per cui sarete in grado di intuire quello che succederà nelle ore successive.

Torri di nuvole e rosso di sera

Un popolare indicatore meteorologico è il sole serale: se al tramonto appare rosso incandescente, significa che il giorno dopo farà bello, in base al detto: «Rosso di sera bel tempo si spera». Infatti, i raggi solari che da ovest attraversano radenti l’atmosfera si imbattono nelle nuvole che si spostano lentamente a est. E poiché alle nostre latitudini il maltempo arriva perlopiù da ovest, un cielo privo di nubi a ponente indica che nelle ore successive il tempo sarà bello.

Il contrario avviene quando il rosso compare al mattino. In questo caso la saggezza popolare sentenzia, quasi sempre a ragione: «Rosso di mattina brutto tempo si avvicina». Al mattino infatti il sole sorge a est, dove il cielo è ancora sereno, e illumina di un bel rosso acceso le nuvole provenienti da ovest, che si diffondono poi rapidamente fino a coprire il cielo.

Tuttavia ogni regola ha la sua eccezione, poiché quando il vento non soffia da ovest, ma da sud o addirittura da est, il sole della sera e quello del mattino non sono indicatori attendibili.

Anche la direzione del vento può essere usata come strumento di previsione del tempo. Il vento da ponente ci porta aria di mare umida, accompagnata da nuvole e spesso anche da precipitazioni. E, dato che isolano il paesaggio come se fossero una coperta, le nuvole influiscono anche sulla temperatura. In inverno, sotto una spessa coltre di nubi il termometro non scende di molto, poiché in queste condizioni la terra non può quasi raffreddarsi. Per questo le precipitazioni portate dal vento delfovest sono perlopiù sotto forma di pioggia. In estate invece, allungando la loro ombra sulla superficie terrestre, le nuvole impediscono che il caldo diventi torrido.

I venti del sud portano sempre con sé il calore del bacino del Mediterraneo o perfino del Sahara. In estate possono scatenare un’ondata di caldo, mentre in Europa centrale d’inverno sono spesso accompagnati da tempeste, poiché si scontrano con masse d’aria polare provenienti da nord, dando origine a uno scambio intenso e a un’armonizzazione fra aria fredda e calda. Il fenomeno può naturalmente verificarsi anche con i freddi venti del nord quando incontrano aria invernale troppo calda.

In linea di massima, dalle mie parti il vento dell’est è foriero di condizioni stabili e cielo sereno. In estate allora farà un gran caldo e in inverno un freddo cane: senza la protezione delle nuvole, ogni stagione può mostrare la propria caratteristica più spiccata. In Italia, invece, il vento dell’est porta aria fredda e quando si scontra con l’aria calda può dar luogo a precipitazioni.

Un antico strumento

Per rilevare la direzione del vento, sta tornando in voga un antico strumento: il galletto segnavento. La sagoma può ruotare facilmente ed è posta sopra una croce alle cui estremità si trovano le iniziali dei quattro punti cardinali. Questa croce può essere posizionata in giardino (o sul tetto della casa) e adeguatamente orientata. Dato che il galletto è sempre rivolto nella direzione da cui soffia il vento, se installato correttamente può indicare non solo la direzione del vento, ma anche la tendenza delle condizioni meteo.

Ma le vere protagoniste sono le nuvole, poiché sono la loro presenza e il loro carico, ossia la pioggia, a far sì che il tempo volga al bello o al brutto, in base a quelli che sono i nostri priteri. Quando si forma un’area di bassa pressione, l’aria diventa letteralmente più rarefatta (come se stessimo sgonfiando un pneumatico), al punto che l’acqua non riesce più a sciogliersi completamente e diventa visibile sotto forma di nuvole.

Una prima avvisaglia dell’avvicinarsi di una perturbazione è costituita dalle nuvole artificiali, le scie di condensazione rilasciate dagli aerei. Se queste strisce permangono dietro gli aeroplani, vuol dire che è in arrivo aria umida (e con essa anche un’area ciclonica). Ben presto allora il cielo si coprirà di nuvole.

Qui per il momento vale la regola seguente: il tempo cambia ogni volta che le nuvole provengono da una direzione diversa da quella del vento sul suolo. E può anche volgere al bello, come rivela per esempio la comparsa di cirrocumuli.

È dalla loro tonalità, vista dal basso, che possiamo capire se le nuvole sono dense o sottili: le nuvole piatte appaiono bianche, poiché la luce del sole riesce in qualche modo ad attraversarle. Le nuvole dense invece appaiono grigie o nere, poiché quasi nessun raggio è in grado di penetrare le torri di vapore acqueo. E quanto più alte sono queste strutture, maggiori sono le quantità di pioggia che scaricano. Le gocce infatti si formano in base a due processi. Da un lato le goccioline di nebbia si scontrano fra loro, dando origine a gocce sempre più grandi. Il processo tuttavia avviene con molta lentezza, e il risultato è una pioggerellina persistente, fenomeno tipico in caso di nuvole tendenzialmente piatte. Le gocce grandi possono formarsi solo nelle nubi più alte a forma di torre, perché lì entra in gioco il ghiaccio. Alla sommità della nuvola fa molto freddo e l’acqua gela. In un attimo, sui cristalli di ghiaccio si deposita altra acqua, che al contatto congela e si solidifica immediatamente. Ad un certo punto questi cristalli di ghiaccio diventano troppo pesanti e cadono a terra. Nel tragitto verso il suolo si sciolgono di nuovo (man mano che si scende la temperatura aumenta) e formano gocce di pioggia molto grandi. Si può quindi dedurre che più le gocce sono grosse, più la nuvola è densa, e quindi la quantità d’acqua che cade al minuto sarà maggiore.

Ogni gocciolone di pioggia

Ogni gocciolone di pioggia è stato in precedenza un granello di ghiaccio o un grosso fiocco di neve. Se durante il percorso verso il basso il fiocco non si scioglie, nevicherà. A rigor di logica, anche in estate potrebbe nevicare, solo che la neve si scioglie già negli strati superiori dell’aria.

A proposito di neve: dalle dimensioni e dalla consistenza è possibile trarre alcune informazioni. In linea di massima vale la regola per cui più i fiocchi sono piccoli, più l’aria è fredda e più la neve tende a rimanere. Questo perché nell’aria fredda l’acqua allo stato liquido è pressoché assente, e i fiocchi quindi non possono diventare grossi.

Viceversa, i fiocchi grandi sono indice di disgelo. Fino a poco prima di raggiungere il suolo possono accumulare alacremente vapore acqueo e aumentare sempre più le loro dimensioni. A volte le nevicate possono essere davvero abbondanti, ma questo magnifico spettacolo è di breve durata. Proprio per il fatto di essere generalmente molto umidi, questi grandi fiocchi comportano notevoli pericoli: scendendo, infatti, restano letteralmente appiccicati ai rami o ai cavi dell’alta tensione, dove formano un poderoso strato senza cadere a terra. Questo temuto fenomeno, noto come “neve fradicia”, è in grado di abbattere alberi e tralicci, come pure di sfondare interi tetti di capannoni.

Anche la costruzione dei pupazzi di neve può essere utilizzata per prevedere che tempo farà. La neve è poltigliosa e facilmente compattabile quando le temperature si fanno più miti. Per questo il pupazzo di neve può essere anche considerato un primo cenno di benvenuto alla primavera, a meno che subito dopo non arrivi un’altra improvvisa ondata di freddo.

Ma torniamo alle nuvole. Quando all’orizzonte vediamo avvicinarsi alte torri di nubi, di lì a poco potrebbe piovere (o anche nevicare). Se i batuffoli di ovatta si sfilacciano nella parte superiore, assumendo addirittura la forma di un’incudine (e allora la parte alta della torre di nubi si apre), vuol dire che è in arrivo un temporale. Appena prima che questo fronte temporalesco si scateni, il vento si rinfresca notevolmente e può perfino raggiungere l’intensità di un uragano. È solo con l’apertura delle cateratte celesti che il vento si placa nel giro di qualche minuto.

Di solito, dopo il passaggio del fronte di pioggia le temperature risultano più fredde, poiché il territorio viene attraversato da una zona ciclonica (che porta con sé la pioggia) con un fronte caldo, cui segue un fronte freddo. Entrambi i fronti sono portatori di precipitazioni, e spesso fra l’uno e l’altro si verificano brevi schiarite. Ma finché il fronte freddo non è passato, gli intermezzi soleggiati non significano ancora un repentino cambiamento verso il bello: piccoli rovesci continueranno a susseguirsi fino a quando la bassa pressione sarà svanita definitivamente.

La nebbia, la rugiada e la brina

Un caso particolare è costituito dalla nebbia e dalle sue figlie, la rugiada e la brina. In presenza di nebbia, il vapore acqueo non riesce più a dissolversi nell’aria, poiché questa ne è già satura. L’aria fredda è in grado di trattenere poca acqua, mentre quella calda ne trattiene parecchia. Per questo nel semestre invernale predominano spesso condizioni climatiche nebbiose, mentre di solito in estate non vi sono problemi di visibilità. Tra l’altro si tratta dello stesso principio alla base della fonatura: Faria fra i capelli viene riscaldata, in modo da assorbire più acqua e asciugarli.

Certe notti, quando la temperatura scende notevolmente, l’aria non riesce più a trattenere l’acqua e la “trasuda”. Sul terreno si depositano piccole gocce in forma di rugiada o di brina, se la temperatura va al di sotto del punto di congelamento. Se al mattino, fuori dalla porta di casa o sul tetto del vicino, vediamo questo fenomeno accompagnato da un brusco abbassamento della temperatura, possiamo essere quasi certi che la giornata sarà bella. Un calo così sensibile del termometro è dovuto all’aria relativamente secca, priva di nuvole. Queste infatti agiscono come una coperta che riscalda Fatmosfera, e se vengono spazzate via l’ambiente si raffredda.

Questo testo è estratto dal libro "L'Orologio della Natura".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

Ti è piaciuto questo articolo? Rimani in contatto con noi!

Procedendo con l'invio dei dati:

Lascia un commento su questo articolo

Caricamento in Corso...