SALUTE E BENESSERE

Qual'è la chiave per migliorare la qualità della nostra vita?

Scopri la chiave per migliorare la qualità della vita

Cinque strategie: il fare, l'avere, l'apparire, l'essere e il quinto sapere. Scopri le prime quattro leggendo l'anteprima del libro di Daniel Lumera e Immaculata De Vivo.

Benessere nel cambiamento

Scoprire e rispettare i propri ritmi, prendersi cura di sé e degli altri, concedersi tempo immersi nella natura, regolare l'alimentazione in modo sano, etico e consapevole, esplorare la dimensione interiore, coltivare i valori esistenziali della gentilezza, dell'empatia, della gratitudine, del perdono. Chi si illude di poter ignorare questi aspetti, prima o poi ne pagherà le conseguenze, che ricadranno anche sulla qualità della vita dei propri cari.

La felicità a cui siamo destinati non corrisponde a un modello standardizzato, per il semplice fatto che siamo unici e irripetibili. Prima o poi le necessità profonde si faranno sentire, se smetteremo di anestetizzarci attraverso il vortice del fare e dell'avere compulsivi.

Nel nuovo paradigma del benessere è necessaria un'espansione di coscienza che rivoluzioni il nostro senso di identità alla radice, includendo in esso gli altri esseri, la natura e la vita. Da qui inizia un nuovo viaggio per un'esperienza autentica e allineata alla nostra vocazione e ai nostri talenti.

Uno dei fondamenti di questo libro è considerare il benessere come l'esperienza che nasce dall'unione tra saperi, come ponte tra un io e un noi, tra corpo e anima, scienza e coscienza, in un nuovo modo di essere umani.

L'esperienza del benessere è trasversale, comprende cioè molteplici livelli e piani della nostra esistenza. Come abbiamo accennato, il modello proposto esplora e integra tra loro cinque strategie: il fare, l'avere, l'apparire, l'essere e il quinto sapere. È l'armonia tra esse la chiave che permette di innalzare notevolmente la qualità della nostra vita.

Saper Fare

Ho conosciuto questa idea di benessere attraverso mio nonno materno. Era un meccanico di Modena molto pragmatico. Di poche parole e molti fatti. Dimostrava cura e amore attraverso il fare. Si alzava alle 5 ogni mattina e la sua giornata iniziava subito in officina. Dormiva poco e si riposava meno. "È un gran lavoratore" dicevano di lui. Ferie solo a Natale e Ferragosto, per uno o due giorni al massimo e solo perché tutto era fermo. Lo vidi piangere solo tre volte nella sua vita e una di queste fu il giorno in cui andò in pensione. La mattina seguente era già in campagna a coltivare e lavorare la terra. Mia madre gli diceva: "Ora che sei in pensione potresti riposare di più". La risposta era sempre la stessa: "Per dormire avrò tutto il tempo quando mi vedrete disteso...". Niente da dire, trovava appagamento e soddisfazione nel fare. Amava fare. Per lui benessere era poter fare. Perché quel fare era collegato alla garanzia di portare la pagnotta in tavola ogni giorno e permettere ai tre figli di studiare e crescere serenamente. Lo ricordo spesso sudato, nell'officina di casa piena di attrezzi, con un piccolo asciugamano blu sulla spalla per asciugarsi di tanto in tanto la fronte. Questa era la sua idea di benessere: lavorare, poter mangiare bene (nell'accezione modenese del termine) e non far mancare nulla alla famiglia.

L'idea del benessere attraverso il saper fare è la prima e la più antica. Pensate a cosa rappresentasse un tempo saper fare un mestiere e poterlo tramandare alle generazioni future o agli apprendisti che venivano a imparare in bottega. Ai tempi nostri possiamo fare riferimento agli artigiani, agli sportivi. Un saper fare che si traduce in prosperità. Da quando l'uomo ha iniziato a cacciare e successivamente a coltivare la terra, l'idea di benessere è stata indissolubilmente legata al saper fare e alla sfera fisica.

Saper Avere

Ho conosciuto questa strategia per ottenere benessere attraverso la figura di mio nonno paterno. Quinto di cinque fratelli, di una famiglia di piccoli proprietari terrieri, fu l'unico fra loro che ebbe la possibilità di studiare. Per questo privilegio gli spettò una quota minore della proprietà a lui destinata come eredità, una sorta di compensazione al ribasso. Ai primi del Novecento in Sardegna erano la proprietà della terra e il baratto che permettevano di mangiare e avere dei piccoli agi. Sostenuto dai fratelli ebbe quindi la possibilità di studiare a Cagliari, poi a Bologna, diventando inizialmente maestro (quando i maestri delle elementari contavano davvero) e successivamente direttore didattico, grazie al "Diploma di sorveglianza", una sorta di laurea breve. Chi poteva studiare a quel tempo era un privilegiato. Per molti l'unica possibilità era quella di entrare in seminario, perché il clero assicurava cibo e istruzione. Se penso all'idea di benessere che mio nonno mi ha lasciato la associo a tre cose: possedere beni immobili, poter accumulare dei risparmi e tenere il corpo in salute. Queste erano le dimensioni che garantivano sicurezza e corrispondevano al concetto di benessere. La chiave di accesso al benessere era il "saper avere": avere risparmi, beni immobili e salute. Il concetto di risparmio non si limitava all'aspetto economico, ma si estendeva anche alle forze vitali. "Risparmia le energie", "Vedi di risparmiarti e non affaticarti troppo".

È facile e quasi immediato comprendere che "sto bene perché ho" non corrisponde a totale verità. Il saper avere presuppone anche la capacità di curare, preservare, valorizzare e far crescere ciò che si ha. Saper avere una casa, ad esempio, consiste anche nel saperla mantenere, nel migliorarla, nel trasformarla in luogo di amore, bellezza, cura, identità.

Saper Apparire

Il saper apparire è diventato un'opportunità accessibile a tutti. L'idea del benessere legata all'apparire è un fenomeno abbastanza recente, legato all'era della comunicazione televisiva e digitale. Prima che la TV entrasse nelle case di tutti, le relazioni erano principalmente interpersonali e interfamiliari. Esporsi non era visto di buon occhio, a meno che non avesse fini politici, religiosi o relativi al servizio della comunità. Nelle campagne e nei piccoli centri, dove anche chi abitava nel paese limitrofo era percepito come un estraneo, l'apparire risultava una forma di ostentazione. Tutto era molto più riservato.

Se la comparsa della televisione aprì la strada al saper apparire come fonte di benessere, con l'avvento di internet e dei social il fenomeno è dilagato, ampliando a dismisura le opportunità di visibilità per un numero sempre crescente di persone. Il digitale è semplicemente un mezzo attraverso cui sperimentare questo tipo di sapere. Come si utilizza questa possibilità dipende dalla consapevolezza individuale.

Saper apparire diventa quindi una forma di condivisione e manifestazione associata all'espressione e alla ricerca del benessere: potersi esprimere e mostrare liberamente, ognuno con la propria finalità, a volte legata al bisogno di accettazione e riconoscimento, altre alla condivisione di valori e salute, altre ancora per creare consenso, per logiche di convenienza ed esigenze di mercato.

Saper Essere

Questa cosa di esistere è pazzesca. Pensateci un attimo. Dovremmo vivere in uno stato di meraviglia costante. Vi siete mai ritrovati a ridere per il semplice fatto di esistere? Perché siete davvero pienamente e intensamente consapevoli di esistere? Sale improvvisamente, è viscerale, incondizionata. È una cura. Chi ha capito che la vita è una cosa seria lo vedi subito... ride... con l'anima.

La diffusione massiva delle pratiche meditative è riconducibile alla ricerca di benessere legato al "saper essere", principalmente per tre ragioni. La prima riguarda la salute psicofisica. Come vedremo, la mente meditativa ha un impatto positivo non solo sui geni, ma anche sulla sfera vitale, emotiva e sulla qualità della vita in generale. La seconda ragione riguarda il processo di trasformazione sociale: la pratica meditativa ci permette di sviluppare quelle abilità sociali e di vita come empatia, compassione, gentilezza, ascolto attivo e molte altre ancora, fondamentali nella costruzione di una comunità armonica e pacifica e nella gestione dei conflitti. La terza ragione riguarda l'evoluzione e la sfera esistenziale. La pratica della meditazione porta all'esperienza di stati di coscienza superiori, figli del silenzio, della contemplazione di una felicità esistenziale fine a se stessa. Felici per il semplice fatto di esistere. Chi ha sperimentato questi stati sa che sono alla portata di tutti e che ci avvicinano a un significato più profondo dell'esistenza. Scopriamo la parte essenziale presente in ognuno di noi, che splende viva negli occhi dei bambini piccoli, i quali non hanno bisogno di nomi, di curriculum, di fare, di avere e di apparire per poter esistere. La buona notizia è che possiamo sperimentare e ritornare in quello stato di purezza originale anche in età adulta, grazie a una mente meditativa capace di svuotarsi da pensieri, idee, preconcetti, credenze, attaccamenti, desideri, capace di immergersi di nuovo nell'oceano dell'esistenza senza confini né forme.

Attraverso lo stato mentale meditativo sperimentiamo il benessere come condizione naturale intrinseca alla natura dell'esistenza, alla presenza cosciente. Riscoprire questa essenza pura in se stessi, fonte di vitalità, meraviglia e creatività, ci permette di riconoscerla e ritrovarla facilmente anche nelle altre forme di vita: negli animali, nei vegetali e anche nei minerali. Matura in noi un senso rinnovato di intimità e vicinanza, di fratellanza con tutto il creato. Una sensazione sublime che ci permette di vedere al di là dell'apparente diversità e di sviluppare profondissima interconnessione, rispetto e gentilezza verso la natura e tutte le forme di vita che contiene. Non si tratta di concetti o idee mentali, ma di qualcosa di viscerale che riguarda la nostra essenza più intima e profonda. È un richiamo esistenziale a onorare e inchinarci umilmente di fronte al miracolo dell'esistenza. Quando la mente e la coscienza si risvegliano e sono presenti in questo miracolo, fioriscono in noi meraviglia, entusiasmo, empatia, compassione, gioia, felicità e amore. In questo consiste l'esperienza di benessere nella sfera dell'essere e nella dimensione esistenziale. Ci rivolgiamo principalmente alle infinite risorse interiori.

Per molti secoli è stata alimentata una forte dicotomia tra corpo e anima, scienza e spiritualità, realtà immanente e trascendente. Molti eruditi, teologi, maestri, saggi e santi, ponendo l'enfasi sull'importanza dell'anima, hanno sottovalutato l'importanza del corpo umano, giungendo non solo a trascurarlo e a screditarlo, ma arrivando persino a infliggergli penitenze dolorose, come via di purificazione, espiazione e realizzazione. Il corpo, così come la mente, è stato considerato per molto tempo un ostacolo alla realizzazione e al benessere spirituale. Molti sono gli scritti antichi e moderni appartenenti a varie culture sapienziali che lo descrivono con disgusto per glorificare l'anima. "Frate Asino" era il modo in cui san Francesco si rivolgeva alla propria carne. L'ironia sta però nel fatto che, per la grandissima maggioranza delle persone, la coscienza non può arrivare alla piena autorealizzazione, né è possibile raggiungere e mantenere stati elevati di coscienza, se non si è sostenuti dal corpo fisico. Il suo benessere ed equilibrio influenzano lo stato emotivo, la serenità della mente e la possibilità di focalizzarsi efficacemente sulla dimensione esistenziale.

Nella cultura vedica esiste una parola sanscrita che indica le austerità che il saggio deve compiere per elevarsi. Il termine in questione è tapas, la cui radice tap indica il calore purificatore che scaturisce dall'ardore spirituale. Ma austerità non implica violenza verso se stessi, né tortura. Dovrebbe semmai essere un processo di trasformazione e sublimazione regolato da gentilezza, rispetto, armonia e amore. Il desiderio di autorealizzazione non dovrebbe portare al danneggiamento della raffinata e delicata macchina biologica. Chiariamo bene questo punto: la grazia e il benessere degli stati superiori di coscienza si possono raggiungere anche mediante il sostegno di un corpo sano e in salute.

L'esperienza di benessere che scaturisce dal saper essere qui proposta, a cui sempre più persone aderiscono, celebra la piena riconciliazione tra questi piani apparentemente disgiunti: corpo e coscienza, scienza e spiritualità.

Data di Pubblicazione: 8 giugno 2021

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