SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 10 min

Come comprendere e guarire le tue ferite dell'infanzia

Pronto Soccorso Emotivo - Ana Sandrea - Speciale

E se fosse possibile porre fine alla nostra sofferenza emotiva, ai ricordi dolorosi e ai traumi? Scoprilo leggendo l'anteprima del nuovo libro di Ana Sandrea.

Come comprendere e guarire le tue ferite dell'infanzia

La responsabilità: Riprendi il controllo della tua vita

Se c'è una consapevolezza indispensabile per poter guarire ed evolvere, è quella della responsabilità. Ma spesso è mal compresa, oppure può essere difficile da accettare. Nei miei seminari questa parte fondamentale costituisce spesso un passaggio delicato. Siamo noi i creatori della nostra vita.

L’abbiamo letto e riletto, oltre ad averlo ascoltato infinite volte in conferenze e video di vario tipo. Ma quanto abbiamo realmente compreso e integrato questo punto?

Siamo noi i responsabili di ciò che viviamo. Siamo stati davvero noi a creare tutto, i nostri interrogativi, ma anche le nostre ferite? Le nostre luci, ma anche i nostri guai? Questa idea suscita molta confusione ed emotività. Per rendere più chiare le cose, molte delle situazioni che hai vissuto sono create a livello dell'inconscio, che, per esempio, subisce in misura particolare l’influsso familiare.

Ho notato che tendiamo a riprodurre le stesse ferite che abbiamo vissuto. Ripetiamo inconsciamente gli stessi schemi per cercare di risolverli.

Per alcune persone, soprattutto quelle che hanno vissuto esperienze traumatiche, come abusi, maltrattamenti, perdite inimmaginabili, a volte è difficile ammettere tale responsabilità.

Durante i miei seminari, subito dopo la formulazione dell’intenzione, procedo a collegare quest’ultima con la responsabilità, e spesso vi sono persone che non l’accettano. Si tratta sempre di individui che hanno sofferto cose terribili nella loro infanzia e non riescono ad accettare l’idea di essere stati loro a creare questo tipo di esperienze.

 

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Responsabili, ma non colpevoli...

Ho creato io questo abuso? Se sono stato maltrattato, picchiato, è colpa mia? La responsabilità viene spesso confusa con il senso di colpa. Nella prima, però, non c'è giudizio, è solo un'esperienza e non una punizione, mentre nel secondo c'è l’idea che attiriamo un evento negativo perché ce lo meritiamo, siamo cattivi ecc.

  • Nel senso di colpa, dico a me stesso che quello che mi è successo è stato dovuto a una mia mancanza, e doveva accadere visto e considerato cosa sono e cosa ho fatto, e che porto il peso di quell'evento, che non è possibile cambiare. Nella responsabilità, dico a me stesso che l’ho creato io e quindi posso cambiarlo; ciò mi dà un enorme potere e mi permette di evolvere.
  • Nel senso di colpa c'è il rimorso (“Non avrei dovuto”). Nella responsabilità c'è il rimpianto (“Avrei preferito che le cose fossero andate diversamente”).
  • Nel senso di colpa non c'è accettazione, perché la colpa è mia o di qualcun altro. Nella responsabilità predomina l’accettazione — o il processo di accettazione — del fatto che in quel momento del passato le cose andavano così, e che continuiamo a fare del nostro meglio (nonostante le paure, le ferite, l'ignoranza, l’attuale livello di consapevolezza...).
  • Il senso di colpa implica un carnefice e una vittima. La responsabilità guarda all'esperienza.
  • Nel senso di colpa prevale il concetto di “irreparabilità”, mentre, in base al principio di responsabilità, ciò che mi è accaduto ha un suo posto preciso nel percorso di evoluzione. 
  • Il senso di colpa è un circuito chiuso: le energie girano su se stesse, sono bloccate. La responsabilità è fluidità ed evoluzione.
  • Il senso di colpa è un vicolo cieco. La responsabilità è un percorso. E man mano che il livello di evoluzione aumenta, la nostra responsabilità si rafforza.

Responsabilità significa altresì che sei responsabile del modo in cui vivi, di ciò che hai vissuto e di cosa fai della tua sofferenza.

 

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Co-creazione: sono responsabile al 100 per cento... e lo è anche l'altro

Ai miei seminari vengono spesso persone impegnate in un percorso evolutivo, le quali si flagellano con il concetto di responsabilità. È vero, siamo responsabili, ma spesso c'è un altro individuo che partecipa alla responsabilità.

Non è colpevole, ma corresponsabile, un co-creatore dell’esperienza che abbiamo vissuto. Trovo che sia importante trovare l’equilibrio tra la propria responsabilità e quella dell’altra persona. A volte incontro individui che si assumono la responsabilità dell’altro.

A mio avviso, ho il 100 per cento di responsabilità, soprattutto in riferimento, come ho detto prima, a ciò che intendo fare con la mia sofferenza. Ma anche l’altra persona ha la sua parte di responsabilità. Tu sei responsabile, ma lo sono anche gli autori di abusi, maltrattamenti e abbandoni.

Il fatto di essere il creatore della tua vita non significa che l’altra persona non abbia nulla a che fare con la tua sofferenza. In alcuni casi, è salutare e giusto restituirle la sua parte di responsabilità, anche se la tua guarigione non dipende da lei. Sei responsabile al 100 per cento anche della tua guarigione. Sono le tue scelte a guarirti.

Le letture, gli incontri, i terapeuti e le situazioni che sperimenti sono solo strumenti per la guarigione alla quale stai lavorando. Possiedi una potenza inimmaginabile; questa è la verità, puoi continuare a ignorarla oppure accettarla, e se lo fai, ti accorgerai della radicale trasformazione della tua vita, il cui unico padrone sei tu.

Quante volte ho visto persone bloccate nel loro limbo interiore, in attesa di una parola, di un gesto, di un perdono, di un permesso da parte dell'altra persona! Ed esse ancora credono, anno dopo anno, all'infinito, di dover attendere.

È come se stessero aspettando il permesso dell’altro per iniziare o a guarire o per farlo da soli. No, caro, non dare a nessuno questo potere, la guarigione dipende dalla tua decisione... non dal comportamento dell’altro.

 

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L'esempio di Marie Sol, una donna messicana che seguo per mezzo di Internet

Abusata da bambina da un amico dei suoi genitori, per liberarsi da questo pesante passato Marie Sol ha atteso per quarant'anni un confronto con il suo aggressore. Al termine di una seduta molto commovente, mi disse: “Sono pronta, lo chiamerò”, E lo fece.

Il giorno dopo mi telefonò, molto commossa e sorpresa. E per una buona ragione: il suo aggressore le aveva chiesto perdono. Anche lui aveva convissuto con quell’atto, che gli pesava sulla coscienza da molto tempo. Disse che il fatto di parlare con lei lo faceva sentire sollevato, e lei avvertì la sua sincerità.

Ma la sorpresa di Marie Sol non fu dovuta tanto al perdono del suo ex aguzzino, quanto alla consapevolezza che sì, aveva atteso per anni quella conversazione, aveva provato un gran sollievo, si era sentita felice, ma non più di tanto! Si rese conto del fatto che nel confronto aveva attribuito a quell'uomo un potere che questi non aveva.

Si aspettava di sentirsi completamente liberata a seguito di quella conversazione, ma così non è stato. E a quel punto del nostro lavoro ha iniziato ad assumere il pieno controllo della sua responsabilità e del suo potere, che l’ha portata alla vera liberazione, la quale dipendeva solo da lei.

 

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Sei tu ad avere il potere di guarire dalle tue ferite

Solo tu. In alcuni casi, gli scambi, il perdono, i confronti possono essere curativi... perché è un processo che viene da te. L'hai creato tu, ti sei assunto la responsabilità e hai innescato dentro di te il potere di guarigione.

Allo stesso modo, nessun esperto può guarirti. Quando, molto tempo fa, me ne sono resa conto, il mio ego di terapeuta ha accusato il colpo. È la persona davanti a me che guarisce se stessa. Essa mi dà solo la sua fiducia, il permesso di accompagnarla verso la sua autoguarigione.

Se è d’accordo, posso permetterle di compiere miracoli di guarigione. Se non è disposta, non è pronta, non è matura, se non si è assunta la responsabilità della sua guarigione, non posso fare nulla per lei.

Siamo noi i creatori della nostra realtà. Come anime, abbiamo scelto le linee generali, le grandi esperienze della nostra vita. È una creazione inconscia... Nessuno ricorda di aver “scelto” qualcosa.

Da bambini, tuttavia, siamo stati vittime. Un bambino non è in grado di affrontare o superare un abuso. Non possiede le risorse o i mezzi per farlo. Siamo al tempo stesso responsabili e innocenti.

E l'innocenza è coerente con la naturale benevola dell'essere umano: abbiamo sempre fatto del nostro meglio con quello che avevamo a disposizione, con le nostre ferite, le esperienze, le paure, gli autosabotaggi, le fragilità, il carattere, l’influsso transgenerazionale, l'educazione... e soprattutto con il nostro 90 per cento (o anche più) di inconscio.

Circondati, influenzati, guidati da queste forze di tipo diverso, abbiamo agito come potevamo in quel momento.

 

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La responsabilità ci dà un potere enorme, perché se sono il creatore del programma, solo io ho la chiave per cambiarlo e trascenderlo.

Se ti è ancora difficile abbracciare il concetto di responsabilità, ti propongo un accordo. Non importa se sei o meno il creatore della tua sofferenza: prova ad accettare che, in quanto adulto, l’unico che può fare qualcosa per il tuo dolore, le tue paure, il tuo autosabotaggio e le tue convinzioni... sei tu!

Nessuno può farlo per te, nemmeno con la più grande buona volontà. Va bene? Se sì, diamoci la mano. Altrimenti, il tuo cammino verso la liberazione rischierà di farsi più arduo. Arrivati a un certo punto, il processo di guarigione completa implica l'assunzione della propria responsabilità.

Se si tratta di un percorso, la tua responsabilità odierna non è la stessa di cinque anni fa, e tra cinque anni sarà ancora diversa.

Se pensi, infatti, che la causa (i genitori, la famiglia, la scuola...) e la soluzione siano al di fuori di te, farai davvero fatica ad andare avanti, perché, e su questo punto sarai d’accordo con me, non hai potere sugli altri, ma unicamente su te stesso.

In realtà, su di te e solo su di te, hai tutto il potere. Penso che sia una buona notizia.

 

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Responsabilità: cosa occorre ricordare

  • Sei responsabile della tua vita, ma non colpevole... Se siamo noi a creare le nostre esperienze, non ne siamo responsabili, perché lo facciamo a un livello di coscienza inferiore rispetto a quello in cui ci rendiamo conto del nostro ruolo di artefici.
  • Tuttavia, sei responsabile di ciò che fai con la tua storia, del posto che gli assegni. Sei tu a permettere che sia la situazione a scegliere per te, o a procedere verso la guarigione da ciò che hai vissuto.
  • Non hai potere sugli altri, ma solo su te stesso... e viceversa. Puoi creare per loro una situazione gradevole o meno, ma non puoi dare loro la felicità o l’infelicità.
  • Hai il potere di guarire dalle ferite. Nessun altro, nessun terapeuta può guarirti, solo tu hai questa capacità. Il terapeuta si limita ad accompagnarti.
  • Non c'è carnefice, né vittima, né salvatore, ma solo una co-creazione.
  • Solo una parte del tuo essere (più o meno grande) è ferita.
  • La sofferenza si amplifica per il solo fatto di concentrarsi su di essa.
  • La maggior parte del tuo essere non è ferita.
  • Puoi collegarti a essa in ogni momento.

 

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Data di Pubblicazione: 10 marzo 2023

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