Anteprima del libro "Il Codice di Pietra" di Piero Aloia
Sciamani, rabdomanti e cercatori
In alcune grotte della Dordogna, in Francia, sono stati rinvenuti scheletri di razza umana tra i più antichi del Quaternario e in una di queste grotte è ancora visibile un’incisione di origine preistorica chiamata Sorcier (“lo stregone”), dove è rappresentata l’immagine di un essere umano sormontato da una testa di bisonte, che impugna un oggetto simile a una bacchetta.
Probabilmente questa figura sibillina rappresentata dai nostri antenati riproduceva uno stregone, un uomo di medicina, mentre era intento a cercare in maniera radioestesica acqua o segnali di energia per identificare il luogo adatto alla costruzione del villaggio, testimoniando un evento degno di nota, ovvero che circa 46.000 anni fa era già conosciuta e applicata questa tecnica. È dunque plausibile dedurre che la rabdomanzia (o radioestesia, il sentire) sia un sapere antico quanto l’essere umano. L’uomo preistorico, dovendo vivere in continuo contatto con la natura, doveva necessariamente possedere dei sensi più sviluppati, indispensabili per la sua sopravvivenza. I primi documenti certi che parlano di questa tecnica - evolutasi nel corso dei millenni e che quasi certamente era praticata dagli sciamani e dagli uomini di medicina delle tribù - risalgono all’antica Cina, dove la radioestesia non è mai caduta in disuso, tanto che ancora oggi nessuna costruzione viene iniziata senza avere consultato preventivamente un esperto che attesti l’appropriatezza del luogo.
I Caldei e gli Egizi erano abilissimi rabdomanti. Esistono numerosi geroglifici in cui è rappresentato un sacerdote che, con uno strumento simile alla bacchetta, cerca il punto dove costruire il tempio. Gli Etruschi svilupparono essi stessi l’arte divinatoria che poi insegnarono ai Romani, e il Lituo (o verga divinatoria) che adoperavano altro non era che un semplice bastone ricurvo in cima.
Secoli dopo, i Mastri Muratori, con la costruzione delle pregevoli cattedrali gotiche, hanno dimostrato di conoscere perfettamente i segreti che regolano le energie cosmotelluriche.
Per un certo periodo, durante l'Oscurantismo, la rabdomanzia fu considerata un’attività diabolica, ma alla fine del XVII secolo L. de Vallemont incominciò i primi studi moderni con la sua opera La physique occulte, ou Traité de la baguette divinatone (1693). Queste tecniche si sono sviluppate a ritmi alterni fino alla nostra epoca quando, all'inizio del 1900, l’Abate Carrié — al quale è dovuta la scoperta dei giacimenti di potassio in Alsazia tramite l’uso della rabdomanzia — comincia a far parlare di sé. La letteratura ci racconta dei grandi sensitivi che operavano al tempo: l’Abate Bouly, padre della radioestesia (alla quale darà il nome), e l’Abate Alexis Mermet , principe indiscusso dei radioestesisti. I rabdomanti sono stati utilizzati nella Guerra di Etiopia dall’esercito italiano, e negli anni ’60 l’esercito statunitense li impiegò in Vietnam per scovare le mine antiuomo e i tunnel sotterranei dove si nascondeva il nemico.
La radioestesia
Come funziona la radioestesia? L’ipotesi più coerente è che il corpo umano sia circondato da un proprio campo magnetico che interagisce con gli altri campi o segnali magnetici o elettromagnetici. Quando camminiamo, ad esempio in mezzo alla folla, il nostro campo energetico viene sollecitato dai campi energetici che incontra, subendo le influenze di quelli degli oggetti che lo circondano, delle fonti magnetiche ed elettromagnetiche come quelle prodotte dalle linee elettriche, dalle onde radio ecc.
In qualche modo, durante l’incontro di questi campi avviene uno scambio di informazioni e lo scopo della radioestesia e quello di trasmetterle dal nostro campo magnetico al nostro corpo fisico. L’individuo esperto capta questo scambio di informazioni percependole come precisi indicatori sensoriali ed esternandole di volta in volta con dei micromovimenti corporei, delle sensazioni come il caldo o il freddo, oppure con un lieve formicolio in qualche parte del corpo. La bacchetta o il pendolino non sono altro che strumenti utili ad amplificare queste sensazioni rendendole visibili, infatti la bacchetta è semplicemente un pezzo di legno o metallo mentre il pendolo può essere fatto di qualsiasi materiale. E il nostro corpo, tramite i micromovimenti, a far muovere entrambi gli strumenti, non il contrario. Con l’esperienza, il rabdomante riesce anche a creare un proprio codice personale per decifrare tali movimenti, che gli consente di diversificare i vari segnali che sente entrare in contatto con il proprio campo energetico. Tutti possiamo avvertire queste energie, basta esercitarsi e imparare ad ascoltarle.
Gli strumenti del radioestesista moderno sono gli stessi che fin dagli albori dell’umanità sono stati tramandati di generazione in generazione. Ogni radioestesista ha apportato delle modifiche formali: si trovano pendoli di varie fogge e bacchette di diversa forma, ma in pratica nulla è cambiato dalla preistoria.
Gli strumenti di uso comune sono il pendolo e la bacchetta a Y, o le verghe di legno. Nelle varie culture si adoperano anche altri oggetti, come gusci di tartaruga in Nigeria, aghi di porcospino galleggianti nell’acqua tra gli indiani d’America, o il corpo umano — le mani in particolar modo — come è d’usanza in Tibet.
Ciò che accomuna tutti questi oggetti è il loro uso in uno stato di equilibrio precario.
Questo fa sì che al minimo micromovimento corrisponda un evidente cambio di posizione dello strumento. La rabdomanzia non offre risposte elaborate, si sviluppa utilizzando un sistema binario di risposte affermative o negative, segnalando il punto esatto di cambiamento — per esempio l’inizio di una falda sotterranea oppure il modificarsi degli strati sotterranei del terreno. In questi casi la bacchetta si alza repentinamente verso l’alto o verso il basso.
Ogni corpo, punto del terreno, fonte magnetica produce una propria emissione di energia più o meno elevata, positiva o negativa, e nell’antichità competeva allo sciamano decifrarne la polarità e l'intensità finché, alla fine del 1800, è stata creata una scala numerica che ha definito un sistema di misurazione universale delle energie vibrazionali, la Scala Bovis.
Questo testo è estratto dal libro "Il Codice di Pietra".
Data di Pubblicazione: 4 aprile 2018