Sogno, realtà, dualità: scopri l’immaginazione come strumento di guarigione leggendo l'anteprima del libro di Annalisa Tolentinati.
Tu vivi un sogno
Il sogno è uno stato mentale.
Nella realtà che vivi ci sono tre stati di sonno:
- lo stato di veglia, quando vivi la tua realtà;
- il sonno, quando dormi;
- il sonno profondo, quando sei nella fase REM (il movimento rapido degli occhi, dall’inglese rapid eye movement) del sonno, cioè il momento in cui sogni.
Nello stato del sonno profondo la nostra coscienza non è consapevole di se stessa. Non abbiamo controllo sui muscoli volontari, come se fossimo paralizzati: il motivo è legato alla necessità di non compiere movimenti pericolosi durante il sogno; questo è lo stato originario. Certo è che, se fossi cosciente nel sonno profondo, il corpo mi concederebbe il movimento.
Durante il sogno possiamo vedere fiumi, laghi, montagne, persone, bambini, situazioni, battaglie, ma anche vivere un amore. Possiamo parlare con gli animali e incredibilmente possiamo fare ogni cosa, perché è assente la paura: se fosse presente la paura, ci risveglieremmo immediatamente, pensando di aver avuto un incubo.
Nello stato di veglia, quando vivi la tua realtà, puoi vedere fiumi, laghi, montagne, persone, bambini, situazioni, battaglie, vivere un amore, ma non puoi parlare con gli animali. Incredibilmente non puoi fare ogni cosa, perché vivi pieno di paure, ma non riesci a risvegliarti da quell’incubo.
Perché? Perché non sei cosciente.
In entrambi i casi il sogno appare simultaneamente. Come? Analogamente alla fase REM, c’è un piccolo movimento rapido degli occhi e poi si forma il tuo sogno. Quando ti svegli dal sonno profondo, comprendi che era un sogno, un bel sogno o un incubo, ma poi lo dimentichi.
Al mattino, quando ti svegli, sei coscienza piena: ancora non realizzi chi sei e dove sei. Poi, un piccolo movimento rapido degli occhi e si forma il tuo sogno, in stato di veglia, ma non comprendi che stai vivendo un sogno. Pensi sia reale.
Ci svegliamo da un sogno mentale, visibile di notte, per passare poi a un sogno mentale, visibile di giorno.
Ciò che accade in entrambi i momenti è un sogno illusorio. E un’apparizione o miraggio della coscienza. La mente è uno degli strumenti utilizzati dalla coscienza.
Il sogno, sia notturno che diurno, è della coscienza; tu sei colui che, attraverso essa, scrive il suo romanzo.
Analizziamo in profondità questo meccanismo.
Da piccino conoscevi il sogno e non te ne preoccupavi: eri libero dalle paure e accettavi il posto, i genitori, la cultura e l’ambiente sociale in cui sei nato.
Sin da piccolo ti è stato instillato, attraverso i tuoi genitori, un programma con annesse caratteristiche caratteriali, paure, azioni involontarie. Tutto questo è accaduto perché serviva alla tua coscienza per continuare il suo sogno, determinato da azioni precedenti eseguite dai tuoi antenati.
L’identificazione, quindi, nasce con l’individuo: è necessaria per vivere questo gioco del sogno nella sua manifestazione in ciò che chiamiamo realtà.
La coscienza si identifica con ogni figura individuale.
Ogni persona ha delle determinate caratteristiche, in modo che si possano compiere determinate azioni, non importa se ritenute buone o cattive.
I nuovi bambini che nascono vengono creati, perché si verifichino effetti precedenti e nuove azioni. Essi nascono con caratteristiche idonee per compiere azioni in armonia con il sogno della coscienza.
Non sono vecchie anime che tornano o anime che debbono avere una punizione o una ricompensa, ma tutto è un sogno della coscienza, è impersonale. Nel tempo verticale tutto è simultaneo e nei prossimi capitoli parlerò proprio di questo argomento.
Il nostro sogno notturno è personale, ma è sempre trasmesso dalla coscienza.
Facciamo un esempio: lo scrittore inizia il suo manoscritto dal capitolo 1, con personaggi, situazioni, eventi immaginati e con determinate caratteristiche per vivere quel capitolo. Non sa dove la sua immaginazione lo porterà, scrivendo chissà quanti capitoli. Chissà quanti personaggi con caratteristiche diverse inventerà: questo equivale a creare la situazione ideale per quel capitolo o periodo.
La coscienza si manifesta allo stesso modo: essa è l’autrice del libro chiamato “vita”; è il personaggio principale del libro chiamato vita. La coscienza è la manifestazione delle azioni di ogni personaggio e attraverso ogni personaggio essa crea il suo romanzo.
E la coscienza che crea nuove situazioni, come lo scrittore.
Nel sogno della realtà si svolgono molte azioni. Senza le nostre azioni non si verificherebbe la legge di causa ed effetto. Persone prima di noi hanno compiuto delle azioni: noi siamo il proseguimento dell’effetto di quelle azioni e, a nostra volta, produciamo cause di cui altri, dopo di noi, con le loro azioni mostreranno l’effetto. Di cosa? Del sogno del sognatore.
Attraverso l’immaginazione creiamo il sogno che vogliamo vivere e che si manifesterà nella realtà con persone, parole e circostanze, affinché si possa vivere quel sogno. Il fatto che sia stato possibile immaginare il sogno che si vuole vivere, significa che la coscienza stessa lo ha creato, perché possa viverlo. Sono l’attrice giusta per quel ruolo, il cui copione mi viene consegnato attraverso l’immaginazione.
Ognuno di noi è unico. Ognuno di noi ha determinate caratteristiche e un determinato processo mentale di pensiero.
Si produce quel dato pensiero solo per innescare un’azione attraverso quella persona che ha caratteristiche innate: solo quella persona poteva compiere quell’azione. Vale anche per le paure: è lo stesso meccanismo. Solo tu hai quella paura che ti fa compiere quell’azione. Tutto ciò che vedi e tocchi è frutto del pensiero e dell’immaginazione.
La realtà è un concetto e la mente razionale o concettuale ha creato l’opposto: cioè, vivi in un sogno e, quindi, nell’irreale; la mente concettuale ha creato la realtà.
Senza gli opposti non possiamo vivere l’illusione individuale.
Facciamo un esempio: la luce crea l’ombra grazie alla manifestazione densa del corpo che possiedi.
L’ombra è l’illusione secondaria, il corpo è l’illusione primaria. Ogni cosa è un’illusione, ogni cosa ha il suo opposto.
Per illusione non intendo un qualcosa che non sia reale, bensì uno stato in cui non sei cosciente di ciò che crei attraverso la tua immaginazione, i tuoi pensieri e le parole che pronunci. Vivi la tua vita spinto dal fato o sotto l’influsso delle stelle e ciò equivale a vivere nell’incoscienza: questa è l’illusione. Il paradosso è che, per vivere la realtà materiale, dovrai sognare, cioè vivere ciò che immagini.
Ciò che vuoi essere è nella tua immaginazione, non nella realtà. L’immaginazione ti consente di cambiare personaggio ogni volta che tu lo desideri veramente. Non occorrono pezzi di carta per “essere”, occorre la volontà.
Per esprimere meglio il concetto, parlerò degli aspetti duali che abbiamo acquisito con il tempo: comprenderli ci darà una chiara consapevolezza del condizionamento che subiamo e di come non viviamo la vita per quello che vogliamo, ma imprigionati dal tempo.
La dualità
La dualità è la base della manifestazione. La legge della polarità è il principio sul quale si basa il funzionamento dell’universo. L’universo e la vita sono basati sulla polarità e sul cambiamento.
La mente è duale, il linguaggio è duale. L’uomo e la donna sono duali. La realtà è irreale e, quindi, duale. Le scelte sono duali.
Nella mente c’è un mucchio di pensieri inespressi, sin dalla nascita. Tali pensieri contribuiscono a formare l’immagine che hai di te.
Quell’immagine è il frutto della selezione di pensieri scelti: per questo ci limitiamo, per il semplice fatto di averli scelti. Oggi sei ciò che hai pensato di te sin dall’infanzia. Le critiche, i giudizi, i rimproveri inespressi della tua mente hanno condizionato e modificato il tuo stato originario, rendendoti un individuo con caratteristiche uniche, ma limitandoti a essere solo ciò che pensi di te stesso.
Se osservassimo gli animali, capiremmo meglio il concetto. “Se una gazzella incontra un leone, reagisce scappando via, in quanto le viene dato l’input del pericolo. Quell’input, chiamato istinto, è naturale ed è dato dalla coscienza. Svanito il pericolo, poiché il leone nel frattempo ha catturato un’altra preda, la gazzella si rilassa, brucando persino nelle vicinanze del leone.
Il cervello è un organo: è inerte, non può originare pensieri. I pensieri arrivano da un input istintivo che, però, non è tuo: è un’energia che passa dentro di te, fuori di te, attraverso di te, ma non ti appartiene. I pensieri sono anche le informazioni da te scelte con giudizio, paura, critica.
La manifestazione di questi pensieri avviene attraverso le parole altrui che arrivano dall’esterno e che ci coinvolgono, portandoci a ritenere vero ciò che si sta pensando. Ognuno fa sua l’esperienza e, testimoniandola, diventa quell’esperienza stessa: si crea così la dualità. Se fuori c’è il terrore, si ha il terrore.
L’uomo, condizionato dalla mente, dopo un pericolo si domanda ancora: “E se succedesse questo o quello?”
Creando dualità - questo o quello, bello o brutto - e registrandola internamente, non ho vissuto un secondo di terrore, ma ho il terrore dentro di me a causa di quell’esperienza e ciò mi porterà a vivere ancora il terrore a ogni accenno di un’esperienza simile.
È così che le paure vengono proiettate nella realtà: esse sono basate sui ricordi e richiamarle alla memoria porta a riviverle nel tempo lineare.
Quando senti la paura, lei ha già vinto e immancabilmente si manifesterà.
La paura organizza la tua vita: ti fa scegliere e scegliere significa creare dualità, separazione. Finisci col vivere nel mondo delle paure.
Per questo si ripetono le cose già vissute. La mente razionale, sentendo il pericolo, proietta lo stesso scenario nella realtà, ma dovremmo tenere ben chiaro che la realtà è solo un miraggio. Se senti o vivi la paura, stai proiettando attraverso la mente proprio quel concetto, non lasciando spazio all’istinto, alla mente attiva, quella naturale e originaria.
Se la realtà è un miraggio, significa che la mente attiva sa come farti fuggire dal pericolo: tramite l’istinto.
Perché la vita è un miraggio? Perché la proietti tu.
La mente
Lo stato di veglia è un sogno fatto da svegli che chiamiamo realtà. In ciò che chiamiamo realtà, viviamo la dualità. Anche la mente è duale.
Per descrivere tale dualità utilizzerò due distinte definizioni: uno stato è quello della “mente del concetto” e l’altro è quello della “mente attiva”.
La mente del concetto è piena di nozioni risultanti dalle credenze, dalle parole, da convinzioni, paure, ricordi, aspettative, speranze, ambizioni ecc.
La mente attiva si occupa esclusivamente dell’azione, cioè di ciò che accade momento per momento.
Sono incosciente di vivere un sogno, ma credo di vivere la realtà. La realtà è soggetta al duale, positivo e negativo. Essendo un sogno, la mia vita è proiettata meccanicamente. Subentra il meccanismo del palcoscenico della vita: divengo attrice e proietto la mia realtà attraverso la mente del concetto.
Proietto, così, le mie paure, le mie ambizioni, le mie aspettative e così via, soffrendo nell’inconsapevolezza di ciò che mi accade.
Se comprendessimo nel profondo che la realtà in cui viviamo è irreale - è, quindi, un sogno e questo sogno appartiene a un sognatore chiamato Coscienza, che si manifesta attraverso il nostro corpo-mente, utilizzando un proiettore per portare all’esterno i suoi/nostri sogni, desideri - sapremmo sicuramente utilizzare al meglio la nostra vita, creando il sogno che vorremmo vivere, anziché ripetere sempre gli stessi schemi di sofferenza.
Sì, sto dicendo che sei tu la causa del tuo male, ma anche che potresti fare sicuramente qualcosa, se solo ti accorgessi delle leggi dell’universo e del loro funzionamento. Infatti, comprenderesti che in ciò che chiami realtà esiste la materia e che essa è tangibile; sapresti che l’unico modo per vivere il sogno proiettato dalla coscienza sarà attraverso la mente visiva e che in ciò che chiami realtà dovrai compiere le azioni per realizzare il tuo/suo sogno. Se riesci a proiettare il sogno, è solo perché la coscienza te lo ha permesso; non dipende da te, ma attraverso di te, attraverso le tue caratteristiche e il tuo progetto di vita il tuo sogno diviene il suo, permettendoti la sua realizzazione. Le tue/sue azioni saranno in armonia con il sogno scelto, ma se la mente del concetto dovesse interferire, troveremmo solo ostacoli, problemi, sofferenze, paure.
Quando le persone parlano, è come se le loro parole debbano corrispondere all’immagine che si sono costruite di sé: quell’immagine si è rafforzata attraverso il ricordo e quel ricordo è del passato; il passato è impregnato di paure, le paure limitano e il limite fa smettere di sognare.
In questo modo psicologicamente sei in prigione, conformandoti alla società.
La mente attiva fa solo azioni, altrimenti il corpo rimarrebbe immobile. Essa funziona anche progettando. Ad esempio: debbo stare a Roma per le ore X, debbo partire per le ore Y, esco di casa per le ore Z.
La mente del concetto genera problemi, ragionando: “E se trovo traffico? E se non riesco ad arrivare in tempo?”
La mente del concetto interferisce con l’azione e il progetto della mente attiva.
Quando ti immergi nel tuo lavoro, quando ascolti la musica o quando fai la spesa, è presente solo la mente attiva: non c’è un Io né il tempo. Lo stato innato: questo ti fa vivere senza sforzo né fatica.
La mente del concetto si occupa del passato, ma anche al futuro, se si pensa ai risultati del lavoro. Se pensi in termini di buono o cattivo, migliore o peggiore, tale elaborazione ostacolerà la mente attiva.
Anche la mente attiva si interessa del passato e del futuro, ma solo per i fini del compito che svolge: sa di aver sbagliato qualcosa nel passato, lo corregge, ma non lo proietta nel futuro. Lo dimentica.
Come funziona la mente nella sua totalità?
Proietto un sogno nella mia mente visiva, osservo quel film proiettato, come se fossi uno spettatore. Sono in uno stato di profonda felicità, perché vorrei vivere quel sogno, ma poi apro gli occhi e mi ritrovo nella dimensione della materia, dove svolgerò solo azioni inerenti al film proiettato con uno stato di tranquillità interiore, senza pensare se ci riuscirò o no. Essendo l’attrice/attore del film, interagisco con la realtà e vi inserisco delle azioni attraverso il ruolo scelto. Se quel sogno si manifesterà nella dimensione materiale, sarà per concessione della coscienza stessa.
“Chiedete e vi sarà dato”.
Imploriamo un Dio che non conosciamo solo quando siamo nella disperazione. La disperazione ci consente di toccare l’umiltà attraverso una preghiera sentita. Vibriamo così di un’energia di accettazione con un messaggio preciso: “La mente razionale si piega dinanzi alla mente attiva, quella istintiva, creatrice, innata sin dai tempi. Tu che sai creare, trova una via di uscita per questa situazione.” Immancabilmente nella nostra realtà appare la via di fuga, la soluzione, come per magia.
Il Dio che non conosci è sito dentro di te ed è la tua creatività, la risoluzione dei problemi che crea la tua mente razionale. La creatività si esplica attraverso l’immaginazione, creando ciò che non esiste nella tua realtà soggettiva, individuale.
Considerando che ogni persona vive la propria realtà, questo ci fa comprendere che il Dio insito in ogni persona risolve il proprio problema. Si tratta di un Dio soggettivo.
Il Dio collettivo, invece, collabora con la specie. Aiuta tutto il sistema a non estinguersi, donando all’uomo l’intuizione utile per l’evoluzione della specie attraverso i cambiamenti. L’adattamento ai cambiamenti fa evolvere. Per gli animali il cambiamento climatico è l'habitat adatto. Per l’essere umano la condizione ideale è rappresentata dalla sofferenza, mentre il suo superamento è l’evoluzione.
La mente visiva
La visualizzazione creativa permette di immaginare che le cose che vogliamo si manifestino nella nostra vita, dedicando l’importanza e l’attenzione necessarie per farle accadere. Questo crea su una tela bianca un’immagine colorata, attraverso la quale la nostra coscienza brilla e gioisce nell’atto della creazione.
Immaginare un qualcosa come se fosse già presente nella nostra realtà consente al corpo di stabilire un collegamento: esso vibrerà della stessa euforia, consentendo l’attivazione della creazione. Avendo compreso il concetto di tempo verticale, sappiamo che esso esiste nel momento stesso in cui viene immaginato, consentendo la realizzazione. Una volta che abbiamo percepito che il sistema mente/corpo ha la sensazione che si sia già realizzata la nostra visualizzazione, lasciamola andare. Sarà la coscienza a farvi incontrare persone, luoghi, eventi necessari a donarvi il sogno richiesto.
La nostra mente visiva proietta all’interno di noi un ologramma, cioè riproduce un’immagine tridimensionale oggettiva: essa rappresenta o un archetipo o un simbolo o entrambe le cose.
L’etimologia del termine “archetipo” è basata sull’unione di arché (“principio primo, originario”) e tipos che significa “forma”: quindi, l’archetipo è il principio primo della forma.
La parola “simbolo” deriva dal latino symbólum, che ha origine dal greco symbolon (“segno”), dal verbo symballo: la radice del verbo (sym) significa “insieme” e ballo vuol dire “gettare”; in parole povere, “mettere insieme”. In greco, infatti, il significato della parola “simbolo” era solitamente legato all’azione di mettere insieme due pezzi. Ad esempio, tra le usanze del matrimonio c’era quella di spezzare in due un anello e ognuno dei due coniugi era solito conservare la sua parte come emblema di un accordo o di un’alleanza; il perfetto combaciare delle due parti provava l’esistenza dell’accordo. Da ciò possiamo comprendere che le ombre e le luci dei nostri chakra sono solo simboli duali. Accettare l’esistenza di luci e ombre nelle nostre manifestazioni significa far combaciare perfettamente le due parti, creando un’alleanza con noi stessi.
Le immagini olografiche - dal greco hólos che significa “tutto” e da graphìa che significa “scrittura”, col significato di “descrivere tutto” - contengono le radici originarie e i pezzi perfettamente combaciami del simbolo di rappresentazione.
Lavorare con le immagini attuali nel momento presente significa concedersi sia alla causa (origine) che all’effetto (scopo), trovando i due pezzi simbolici perfettamente combaciami.
Tra l’archetipo e un simbolo - e i suoi tantissimi futuri - esistono molte vie percorribili, ma solo una passa nel punto definito dall’immagine attuale. Tutti i fili di futuri possibili si intrecciano in uno solo che comprende, nello stesso tempo, tutti i tempi e tutti i perché.
Riuscire a immaginare, desiderando il nostro futuro attraverso i nostri scopi/desideri, è un’azione che stimola l’immagine attuale per concedere ai tanti futuri di intrecciarsi in uno solo.
Nello stesso modo un’immagine ferma del passato intreccia tutti i nostri futuri nella ripetizione della stessa storia.
Il nostro sogno inizia dal primo passo, cioè la visualizzazione senza ombra di dubbio del sogno. Il secondo passo è vivere la realtà, comportandoci come se il sogno fosse già stato inserito e concesso. Il terzo passo è capire che se vivrai il tuo sogno è perché ti è stato concesso dalla coscienza.
“Come in cielo così in terra”, disse Gesù: cioè, come in alto (i chakra superiori, la nostra visualizzazione, i nostri scopi, il nostro sogno, come creiamo), così in basso (i chakra inferiori, le nostre azioni, le reazioni, le paure, le emozioni) ovvero le azioni che compiamo.
Se uniamo le due parole, troviamo il simbolo della chiave dell’esistenza: crea-azione. Far combaciare le due parole è l’accordo. Lo spirito incarna la materia.
Data di Pubblicazione: 10 dicembre 2018