SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 6 min

Come guarire dalle tue ferite interiori?

Manualino di Crescita Personale - Francesca Comani - Speciale

Chi sono io? Come posso guarire dalle mie ferite? Chi è il mio bambino interiore? Scoprilo leggendo l'anteprima del libro di Francesca Comani.

#FERITE

Quando un bambino nasce, non è consapevole di essere arrivato in un corpo con una mente, dei sentimenti e delle emozioni. Per lui è tutto normale così com’è e viene amato semplicemente per il suo essere un piccino con sole tre funzioni: pappa, nanna e cacca (ci avevi mai pensato che non c’è bisogno di fare grandi sforzi per essere amati?).

A mano a mano che cresce, iniziano a farsi sentire i sentimenti, le emozioni. Inizia a formarsi la sua personalità.

Il bambino va in frustrazione quando non riesce a fare qualcosa, avvertendo una grande emozione salire nel suo petto. Non sa cos'è. Esplode. E in quel momento vorrebbe solo la sua mamma o il suo papà a proteggerlo da quella fortissima sensazione che lo avvolge e lo strappa via dalla presenza. Ma magari viene sgridato perché non va bene comportarsi così.

Il bambino non sa (oppure non riesce ancora a comprendere) che potrebbe semplicemente parlare con mamma e papà, spiegando ciò che sta provando, soprattutto se in famiglia non gli è stato insegnato come comunicare.

Accade così che si forma una ferita: se seguo la mia inclinazione non vengo accettato oppure se sono me stesso con la mia sensibilità non va bene o ancora tenendo questo comportamento vengo giudicato, schernito, preso in giro. Alcune volte ciò che il bambino vive è reale, altre volte è frutto della sua interpretazione e percezione dei fatti ma, che sia reale o meno, il risultato non cambia: il bambino si è ferito.

E questa ferita scava, scava, scava dentro di noi, silenziosamente, per tanto tempo, senza averne consapevolezza.

 

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Il bambino interiore si è ferito

Un po’ come se avessi a che fare con una ferita infetta: l’infezione è dovuta a una ferita che mi sono fatto cadendo mentre andavo in bicicletta e che non ho curato per tanto tempo.

Tanti sono gli accadimenti della mia vita, tante sono le ferite.

La maggior parte delle ferite deriva dalla nostra infanzia, sin dal concepimento. Il feto sente tutto e, già a livello cellulare, trae inconsapevolmente le prime conclusioni.

Se la mamma non lo desiderava, se la mamma soffriva, se la mamma era in depressione o stava fisicamente male... tutto ciò che la mamma viveva era scritto nel suo sangue e nella sua energia che lo alimentavano.

Ad alcuni adulti potrebbe capitare di avere rapidi flash di ricordi appannati dell’infanzia della propria mamma: non sono loro ricordi, ma ricordi trasmessi involontariamente dalla mamma stessa.

Le ferite dei genitori, che originariamente erano quelle dei nonni, dei bisnonni, degli avi, se non sanate passano ai figli che le passeranno a loro volta ai loro figli e il passaggio continuerà finché qualcuno non deciderà di spezzare la catena.

A volte è complicato farlo, per paura di essere esclusi dal clan, ma il primo che riesce a trovare il coraggio di rompere la corda che lo tiene legato alle sue ferite, e quindi di disubbidire al clan e liberarsi, libera poi tutti gli altri.

 

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Curare la ferita "ereditata"

Facciamo l’esempio di una persona molto sensibile che ha compreso nella sua vita che se è se stessa non verrà accettata. Costruendo una specie di albero genealogico potremo comprendere da dove viene questa ferita. In questo caso è data da un bel binomio dei due genitori.

Il papà per esempio aveva compreso che essere sensibili non andasse bene, quindi è possibile che abbia cercato di dire alla figlia: "Da piccolo ho appreso che non andasse bene essere sensibile e per arrivare a questa conclusione ci ho sofferto molto. Tu sei molto sensibile. Sappi che se lo farai, soffrirai come è successo a me".

Quando la bambina mostrerà la sua sensibilità piangendo o lasciandosi trasportare dalle emozioni, magari il padre si arrabbierà, perché verrà solleticata la sua ferita. Ferita “ereditata” a sua volta dal padre.

Da parte di mamma, invece, è possibile che quella bambina abbia compreso che doveva essere perfetta per poter essere riconosciuta dalla mamma?

Del resto quest’ultima aveva appreso che per essere amata doveva essere perfetta, quindi è possibile che, quando si relazionava con la figlia, portava alla ribalta la critica e il giudizio ogni volta che la ragazza si allontanava dalla perfezione. Ma essere perfetti è quanto di più lontano ci sia dall’essere se stessi.

 

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Il dito nella ferita

Quindi in questa famiglia probabilmente ci sono una ragazza, un padre e un nonno che rifiutano la loro estrema sensibilità e una madre che disconosce se stessa (magari era sensibile anche lei, non ci è dato saperlo).

Mettiamo il caso che questa ragazza cresca e abbia un figlio e che questo figlio magari sia molto sensibile: è possibile che se non avrà risolto la sua ferita la trasmetterà al figlio che la passerà a sua volta ai suoi figli e così via senza una fine?

Stesso discorso vale per la ferita “per esistere devo essere come mi vogliono gli altri”, che magari viene da altre ferite dei genitori, per esempio dalla ferita della mamma “per esistere non devo disturbare” o da quella del padre “per essere amato devo mettere gli altri al primo posto”.

È importante comunque ricordare che quando sono nella ferita, sono nel passato: ciò che sto vivendo adesso dentro di me non è realmente ciò che sta accadendo ora ma ciò che accadeva anni e anni fa.

Quando una ferita è scoperta, se qualcuno “ci mette il dito dentro” fa male.

 

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Curare la ferita

Prendiamo l’esempio di una ferita riguardante il giudizio: “Se sono me stessa mi giudicano”.

Se dentro di me è presente la ferita del giudizio, oggi posso provare emozioni come rabbia, vergogna, tristezza tutte le volte che mi sentirò giudicata. Come se ogni volta venisse solleticata la ferita che mi porto dietro da tanto tempo.

Quindi quando viene toccata una mia ferita sentirò male e la mia bambina interiore reagirà. Quando qualcuno la vede e la tocca, mi ricorderò di avere una ferita, mi ricorderò di quanto fa male, e volendo, potrò ricordarmi di quando me la sono fatta.

Quindi le ferite ci fanno reagire al tocco. Ma chi reagisce è il mio bambino interiore che prova nuovamente il sentimento che ha provato in passato, non l’io di adesso.

Per smettere di provare dolore, ma soprattutto per smettere di incontrare persone che mi vogliono toccare la ferita, posso fare solo una cosa: curarla. Via la ferita, via il dolore. E via l’interesse inconsapevole degli altri a metterci il dito dentro.

 

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Una volta curata, la vita non avrà più bisogno di farmi incontrare persone che me la facciano notare.

Perché è proprio questo che fanno le persone con cui abbiamo a che fare ogni giorno o che ci fanno soffrire: ci fanno vedere una ferita che non sapevamo di avere. E noi facciamo vedere loro una ferita che hanno e che non sapevano di avere. È possibile? Ti risuona?

Se invece nonostante la vita, le persone e le situazioni che cercano di risvegliarmi io continuo per la mia strada senza ascoltare, il dolore può diventare fisico.

Se in quel momento infatti non vogliamo vedere ciò che la vita ci sta dicendo, ci ritroveremo nuovamente nella stessa situazione per poter comprendere e vedere nitidamente la nostra ferita.

Data di Pubblicazione: 4 marzo 2024

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