Liberati dal senso di colpa e impara a vivere la tua vita in modo sereno e felice, leggendo l'anteprima del nuovo bestseller internazionale del Sarah Knight.
Come imparare a fregarsene senza sentirsi in colpa
Dimmi di no, fallo per me
Perché cazzo è così difficile dire di "No"?
Com'è che pronunciare una sola parolina è più complicato di tutte le cose che finiamo per fare perché non abbiamo potuto, voluto, o abbiamo pensato che non avremmo dovuto... semplicemente rifiutare con garbo?
Cos'è che ci fa riempire di impegni il calendario o prosciugare il conto in banca invece di esternare un semplice “Non ce la faccio”, “Non oggi” o un “Mi spiace, signorina, ma non mi piacciono i biscotti degli scout. Sanno di sabbia”.
Rifletto molto su queste domande sin da quando ho scritto il mio primo libro, "Il magico potere di sbattersene il ca**o. Come smettere di perdere tempo (che non hai) a fare cose che non hai voglia di fare con persone che non ti piacciono".
Il credo che da anni proclamo da librerie, podcast e interviste a TV e radio di tutto il mondo è molto chiaro: vivere alle tue condizioni è un tuo diritto. Puoi chiamarti fuori da eventi, incarichi, spese, impegni e relazioni che non ti rendono felice, e se lo fai non sei costretto a sentirti in colpa.
In altre parole: va bene dire di no tutte le cazzo di volte che vuoi e a chiunque è il caso di dirlo, e non devi per forza esserne così dispiaciuto.
La domanda che mi viene rivolta più spesso da lettori, pubblico ed estranei nei direct di Instagram è:
Tutto chiaro, mi stai dicendo
che dire di no va bene...
ma come si fa? COME SI FA???
È probabile che tu ti stia domandando la stessa cosa.
Anzi, immagino che tu abbia comprato "Col ca**o!" perché stai cercando un modo per colmare il colossale divario che esiste tra il desiderio di dire di no e la sensazione di essere incalzati a dire di sì.
Forse sei stanco di dover gestire troppi impegni sul lavoro, troppi progetti a scuola o troppo carico emotivo a casa.
Forse, come la mia amica Lauren, hai speso centinaia di dollari di roaming perché non sai dire di no al call center robotizzato del Comitato elettorale democratico che ti chiama ripetutamente mentre sei in vacanza.
Forse hai cercato di dire di no una o due volte, quando per te era davvero importante, e non è andata benissimo. Ci sono state occhiatacce, sensi di colpa oppure lacrime perciò hai ceduto, rassegnandoti a una vita di sì perché sul momento è “più facile”.
Oh, tesoro. No.
Però lo capisco, sai. Quando ho scritto un intero libro che, secondo la rivista “Real Simple” (che nome perfetto), “illuminerà le vostre menti e vi alleggerirà dagli impegni, regalandovi tempo libero ed energie per voi stessi (e per il vostro profilo su Netflix)”, mi sono resa conto che "Il magico potere di sbattersene il ca**o" era incentrato soprattutto sul riuscire a dire di no a se stessi.
E visto che è necessario che tu sia in grado di dire di no a te stesso prima di poterlo dire a qualsiasi altra persona, "Col ca**o!" proporrà anche nuove versioni di vecchie strategie. Oltre a offrirti parecchi nuovi spunti, ti ricorderò che cosa sono le risorse sbattitorie e il relativo budget, il decluttering mentale, i criteri personali e lo strumento più efficace per liberarci dai sensi di colpa: il Metodo NotSorry.
Poi porterò tutto questo alla fase successiva, mostrandoti come dire di no in faccia al prossimo (e pure ai messaggi in segreteria, alle e-mail, ai biglietti di invito prestampati e ad altro ancora).
Oh, SÌ.
Apri bene occhi e orecchie, perché hai tra le mani una vera e propria enciclopedia di esempi, una cornucopia di repliche immediate e una pletora di risposte cortesi. Esistono almeno quattrocentoquindici modi diversi di dire no, nein e non merci.
Troverai anche tabelle e grafici! E un esercizio simile a certi quiz da “Settimana Enigmistica” (ho detto simile perché “La Settimana Enigmistica” è una e solo una).
Dai timori quotidiani di dover aggiungere eventi al calendario e alla lista delle cose da fare, fino alla rara ma non meno gravosa prospettiva di essere quello da cui ci si aspetta che organizzi il venticinquesimo ritrovo delle scuole superiori solo perché eri il rappresentante di classe (controlla quanto tempo è passato) venticinque anni fa, o di redigere un progetto troppo grande in troppo poco tempo, fino all’insolita richiesta di fare da donatore di sperma alla tua migliore amica - se vuoi dire di no ma non riesci a trovare le parole per dirlo davvero, letteralmente, definitivamente, avrò il piacere di fornirtele.
Per caso sei stato invitato alla festa di compleanno di un cane?
O ti hanno chiesto di fare degli straordinari non pagati?
Il tuo padrone di casa vuole aumentarti l'affitto senza sistemare la caldaia?
Ti senti incalzato a cambiare look da un parrucchiere troppo zelante?
I tuoi genitori vorrebbero che almeno valutassi di farti togliere quel tatuaggio prima del matrimonio di tua sorella?
Niente paura, ti mostrerò come dire un no deciso ma cortese a queste e ad altre suppliche.
Io lo faccio in continuazione — ad amici e familiari, a potenziali clienti e a produttori che vorrebbero farmi alzare prima del mio solito orario, le 10.30, per partecipare a un programma radiofonico della mattina presto. A volte propongo un'alternativa; a volte dico un no categorico.
In ogni caso è tutta questione di esercizio, e questo libro rappresenta l’intero repertorio dei "No" che ho accumulato nel tempo, uno dei quali è destinato a quel bar mitzvah che stai cercando di evitare da dodici anni.
Sì, ultimamente dire di no è un po’ la mia specialità. Ma non è che la mia vita sia sempre stata un "No, grazie" e "Col cazzo"!
Proprio per niente.
Cogito, ergo no
Prima di diventare un’alzatrice di paletti di fama mondiale ero l'incarnazione di chi dice di sì quando vorrebbe ardentemente dire di no, salvo chiedermi perché diamine avevo pensato che “Certo, possiamo fare a casa mia il babyshower!” fosse meglio e più facile da dire rispetto al trovare un modo gentile per rifiutare.
(Se hai dimestichezza con il mio lavoro, questo esempio in particolare dovrebbe farti intuire che non stavo gestendo le cose con il mio attuale approccio zero sbattimenti.)
Attorno ai trent'anni ero all'apice della fase di compiacimento-degli-altri. Potevi sentirmi dire ogni giorno frasi come “Certo, nessun problema” e “Okay, ci penso io!”.
Anche quando in realtà era un problema e non potevo pensarci io.
O non spettava a me.
O semplicemente non volevo farlo.
A volte mi sentivo impotente di fronte alla pressione che mi mettevano gli altri. A volte ero io stessa a mettermi troppa pressione. E troppo spesso non prestavo ascolto alla vocina che mi avvisava che dire di sì era una pessima idea; lo dicevo comunque e speravo che non sarebbe stata così pessima.
Caro lettore, quasi sempre era davvero pessima.
Una breve lista di cose che rimpiango di aver accettato durante quei primi tre decenni e oltre mal spesi include (ma non si limita a):
- fare i compiti di qualcun altro,
- mentire per coprire un amico,
- andare a letto con una persona orribile,
- fare escursionismo,
- mangiare sushi,
- accettare lavori per cui venivo pagata meno di quel che valgo,
- creare una collana di fantascienza destinata a fallire per l’ultima casa editrice per cui ho lavorato,
- lasciare che qualcun altro prenotasse i biglietti aerei dal Montana a New York con scalo a Seattle.
(Sul serio, non hai vissuto davvero finché non hai trascorso due ore di volo verso ovest incastrata di fianco a una signora impanicata e affetta da una non meglio identificata malattia che ha dimenticato di mettere in valigia le medicine, per poi atterrare al Seattle-Tacoma e sostare cinque ore, attraversare di nuovo il continente in notturna e infine scendere a Newark.)
Alla fine, tutti quei sì pronunciati a malincuore — e migliaia di altri — si sono accumulati fino a provocare il mio personale punto di rottura.
Non direi proprio che sono esplosa, ma ho lasciato quindici anni di carriera nell'editoria a New York per diventare freelance e trasferirmi in una minuscola città dei Caraibi in cui ci sono più o meno 8,6 milioni di persone in meno che possono chiedermi di fare qualcosa per e con loro in una giornata qualsiasi.
Mentre mettevo in pratica queste importanti scelte di vita, mi sono ritrovata a dire qualche grosso no esistenziale: alle aspettative sulla mia carriera e sul mio futuro; al ritmo e alla pressione della città; ma anche ai comfort e agli agi del primo mondo; all’avere freddo; e al non dover mai più indossare intimo contenitivo per nessuna ragione.
Ironia della sorte, è stato solo dopo aver fatto tutto quel lavoraccio che mi sono resa conto di quanti (indizio: tanti) no più piccoli ma non meno significativi fossero in gioco:
Aggiungere una voce inutile alla mia lista delle cose da fare? No.
Inserire provvisoriamente un evento indesiderato in agenda? No grazie.
Spendere una somma assurda di denaro per fare qualcosa che non ti diverte? Col cazzo!
A essere onesti, dopo aver mollato un lavoro, una casa e uno stato nel giro di sei mesi, forse si diventa un po' impulsivi, ma devo dire che a me questo approccio ha fatto bene. Non solo la mia vita adesso è ampiamente sgombra da cazzate che non posso, non voglio o non mi spetta fare, ma ho avuto più opportunità di dire un "Sì!" entusiastico e sincero alle cose che mi interessano e che trovo invitanti e fondamentali, di farle con gioia e bene.
Per esempio, chiamandomi fuori dai rigidi programmi della vita aziendale sono stata in grado di coltivare nuove amicizie nel posto in cui vivo oggi, durante pranzi rilassati nel bel mezzo di una giornata lavorativa interamente programmata da me.
Le energie mentali che ho smesso di dedicare agli insignificanti battibecchi da ufficio mi sono tornate utili per imparare lo spagnolo. E spendendo meno soldi per il privilegio di vivere a New York sono riuscita a metterne di più nelle cause in cui credo. Tutti risultati fantastici.
Ma soprattutto, dopo il Grande Collasso Personale e Professionale del 2015, ho pubblicato cinque guide, due agende e un calendario giornaliero a tema “sbattersene il cazzo”, pieni di consigli sboccati sulla salute mentale e la felicità. (L'’Observer” mi ha definita “l’anti-guru”, un soprannome che trovo appropriato e delizioso.)
È stato sia un sogno che si avverava, sia una prova della mia capacità di dire di no quando serviva; a quanto pare, visto che tutte le mie scemenze approvate dal mio editore escono a un ritmo massacrante, non è che abbia poi tutto questo tempo libero in più rispetto a quando mi costringevo a compiacere le persone per scalare le gerarchie aziendali a New York.
"Aha!", starai pensando. "Hai detto di no e sei ripartita da dove avevi cominciato. Non c'è speranza per noialtri!"
Rallenta, Carl Lewis.
Sì, sono ancora alle prese con cose che voglio e devo fare. La differenza è che adesso sono a mio agio a dire di no a tutte le altre che renderebbero la mia vita ancora più impegnata e/o meno gradevole.
Data di Pubblicazione: 30 agosto 2022