Come riequilibrare i denti e il sorriso durante la crescita, in modo naturale, con l’equilibratore, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Samuele Cova.
Equilibriodonzia e osteopatia
È molto importante instaurare una collaborazione tra odontoiatra e osteopata, per questo è buona prassi chiedere al paziente se è mai stato da un osteopata, altrimenti inviarlo da un professionista di fiducia.
La collaborazione fra odontoiatra/ortodontista e osteopata è una sinergia professionale molto efficace, in quanto la bocca è legata a tutto il corpo e visto che le competenze odontoiatriche si limitano al cavo orale, avere un professionista come l’osteopata che aiuti il dentista a riequilibrare situazioni di varia natura in quel paziente completa ulteriormente la riarmonizzazione generale.
Inoltre l’osteopata con le sue tecniche manuali e con il suo “sentire” può testare su quel paziente varie modifiche da suggerire all’odontoiatra che a sua volta potrà eseguirle sull’equilibratore. Infatti piccole informazioni, come le modifiche, possono ridare libertà al sistema.
La figura dell’osteopata si è sviluppata molto negli ultimi dieci anni anche in seguito all’apertura verso un cambiamento di paradigma di cura, più improntato sulle terapie olistiche, tuttavia gli osteopati che conoscono il funzionamento degli equilibratori rimangono ancora pochi.
È interesse dell’odontoiatra circondarsi di un osteopata preparato in ortodonzia e che abbia svolto un percorso di formazione comune. Esistono dei corsi per odontoiatri e osteopati, che formano entrambi i professionisti all’utilizzo degli equilibratori appunto in visione olistica.
Essendo l’equilibratore un dispositivo rivolto a riequilibrare le funzioni, va a stimolare e rifunzionalizzare anche il resto del corpo, di conseguenza potrebbero manifestarsi accumuli di tensione o mancati adattamenti.
Il trattamento manipolativo osteopatico cerca di individuare le zone di tensione o congestione e, mediante diverse tecniche, ristabilisce la corretta fisiologia e l’intera omeostasi corporea.
L’ Osteopatia si basa su tre prinicipi cardine:
- Unità indissolubile tra mente e corpo
- Rapporto tra struttura e funzione
- Il corpo possiede le caratteristiche di una macchina perfetta in grado di autoguarirsi.
Per chi vede l’osteopatia come un qualcosa di astratto è bene delineare il concetto, specificando che il padre fondatore di questa disciplina è A. T. Still, il quale sosteneva che: “l’osteopatia è anatomia, anatomia e anatomia” quindi ben lontano dall’essere un disciplina basata su cose astratte.
Un suo successore Rollin E. Becker, individuava le zone da trattare nel seguente modo: “comincio semplicemente mettendo le mani sui vari segmenti del corpo del paziente in collegamento con le zone in cui lamenta il suo problema e imparo ad ascoltare, ascoltare, ascoltare dentro i tessuti”.
All’inizio del trattamento con equilibratori, è buona pratica inviare il paziente dall’osteopata di fiducia per un “reset” visita osteopatica da effettuarsi preferibilmente 1-5 giorni prima di iniziare il trattamento con gli equilibratori.
Il lavoro dell’osteopata, che va a sciogliere le tensioni da parto, o di forti traumi, aiuta e facilita il lavoro dell’equilibratore, rendendo in questo modo in discesa il lavoro dell’ortodontista. Più si riescono a sciogliere tensioni con l’aiuto dell’osteopata, più l’equilibratore sarà efficace.
Come lavora l’osteopata
È importante fare un’anamnesi completa del paziente per capire il “progetto del corpo” di quell’individuo e gli eventi della vita che potrebbero aver influenzato questo progetto. Non è così semplice capire chi si ha davanti, tuttavia in base alla struttura della persona e alla costituzione del paziente, si può già iniziare a pensare agli effetti della terapia e alle tempistiche.
Per esempio: quando diamo la mano a una persona, la stiamo ascoltando, nello specifico ascoltiamo il suo polmone. Le mani incontrandosi vanno a toccare il punto dell’intestino crasso e del polmone, il quale è legato alle relazioni sociali.
A questo punto ci possiamo porre delle domande: com'è questa mano? Dinamica, sudata, debole? Toccando la pelle ottengo già molte informazioni. Occhio, piedi e bocca sono i primi tre recettori posturali, i quali tra loro devono sempre parlare la stessa lingua. Nel caso di un malfunzionamento, il corpo cerca di adattarsi, ma prima o poi il disturbo si manifesta, proprio perché i diversi sistemi comunicano l’uno con l’altro.
Dopo una prima macroscopica visione del paziente si posso chiedere alcune informazioni generali sulla sua vita, per esempio il tipo di parto, eventi particolari avvenuti nel grembo della madre e tutto ciò che potrebbe aver influenzato il comportamento attuale della persona. Nel caso dei bambini è opportuno chiedere ragguagli sulle difficoltà scolastiche e un esempio potrebbe essere la dislessia.
I bambini di oggi sono troppo impegnati e programmati, il sistema non regge il ritmo; un dispositivo come l’equilibratore, aiutando a rilassare e a sciogliere le tensioni, si è visto essere in grado di apportare miglioramenti sui bimbi dislessici.
È importante sottolineare che un anno di vita di un bambino è completamente diverso da quello di un adulto, essendo le strutture più fortificate in quest'ultimo. Più passa il tempo più la disfunzione si organizza, per questo negli adulti spesso è più difficile intervenire.
Ogni età necessita di stimoli adeguati, non bloccando il sistema, ma guidandolo verso un nuovo adattamento.
Un concetto importante da tenere in conto è la biotipologia, ovvero la costituzione individuale. Ogni persona ha una propria costituzione, struttura fisica e una sua energia climatica, alimentare, stagionale, emozionale. Pedro Planas era un dentista spagnolo che ideò degli apparecchi ortodontici chiamati Piste di Planas.
Planas ha osservato che: “i biotipi sono caratteri genetici e invariabili degli individui, che danno risposte diverse sia alle stesse cause modificatrici del loro sviluppo sia alle cure, allo stesso modo in cui una pallottola di fucile provoca differenti lesioni se colpisce un legno, un cristallo, un cartone o una lamina di acciaio.
La causa è sempre la stessa: l'impatto della pallottola e l’effetto, è diverso in funzione del corpo che la riceve. Allo stesso modo la mancanza di funzione provoca differenti lesioni a seconda del biotipo su cui si rileva e gli individui rispondono diversamente ai trattamenti loro applicati in funzione del loro biotipo.
Data di Pubblicazione: 19 aprile 2024