SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 10 min

Come liberarsi da una pancia gonfia

A Ogni Pancia il Suo Rimedio - Silvio Danese - Marco Bianchi - Speciale

Come liberarsi da una pancia gonfia? Scopri le cure e la dieta per stomaco e intestino, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Silvio Danese e Marco Bianchi.

Come liberarsi da una pancia gonfia

I rimedi di Silvio

A volte mi concedo momenti di inattività intellettuale — uno di quei momenti di relax dove stacchi il cervello e cerchi di "chiudere la porta per lasciare il mondo fuori dalla stanza", come dice Noemi in una canzone che piace ai miei figli. Sono solo parole.

È una cosa che ad alcuni uomini e donne presi dalla frenesia degli impegni può sembrare un lusso, invece è una pausa che tutti dovrebbero concedersi. "Il mondo fuori dalla pancia", mi permetto di scrivere, storpiando il verso.

La richiesta viene proprio da laggiù, perché stomaco e intestino lavorano in stretta connessione con il cervello, e dunque con la nostra sfera emotiva, attraverso segnali nervosi e rapporti chimici e ormonali. E la pancia è una di quelle parti del corpo che non stanno mai zitte. Se non stacchiamo ogni tanto dal tran tran, si gonfia e magari si lamenta e si infiamma.

In verità, ci avvisa di riflettere sulla natura stessa dell’essere umano. Non siamo fatti per rimuginare in continuazione, per tenere il cervello sotto pressione. Ci fa bene alleggerire le situazioni e quasi giocare con noi stessi, senza sentirci in colpa per questo.

Certo, la vita può essere drammatica, ma a volte è possibile, in alcune circostanze, riderci sopra. Risate per ridurre il peso dei pensieri e il volume della pancia.

Comunque, tornando a quel mio momento di vacanza immaginaria, mi trovavo sul divano. Per essere totalmente sincero, ero proprio spiaggiato, con il telecomando in mano, a fare zapping distrattamente da un canale all’altro.

Intanto, una parte della mia mente sognava una sdraio su una spiaggia caraibica, in mezzo a una distesa di sabbia fine e bianchissima, con lo sguardo perso tra sole abbagliante, palme e mare infinitamente blu.

Okay. Sogni. Ero sul divano di casa a cambiare i canali quando mi sono imbattuto in una televendita dove l’abile conduttrice ammiccava al pubblico, soprattutto femminile, vantando le meraviglie di non so quale abito con un elastico che permetteva di non doversi preoccupare di "quei gonfiori antipatici nella zona addominale che si presentano, a sorpresa, nel corso della giornata".

E la donna in tv aggiungeva: "Sapete bene, signore, di cosa sto parlando, eh?"

 

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Le tante cause del gonfiore

Qui il gastroenterologo che è in me si è risvegliato dallo stato di quiete e si è ricordato di tutte le pazienti e i pazienti che si lamentano della pancia gonfia. La situazione è molto comune e i colpevoli non sono solo i nostri peccati di gola.

Si stima che quella spiacevole sensazione di pressione allo stomaco colpisca circa un adulto su cinque. Un fenomeno correlato è la cosiddetta distensione, cioè l'aumento visibile della circonferenza addominale che spesso si verifica insieme al gonfiore.

La sensazione di portarsi dietro un palloncino di solito viene archiviata dai pazienti come insignificante. Ma il gonfiore non dà solo discomfort, come dicono gli inglesi, una certa scomodità: può influenzare diversi aspetti della vita ed essere il segnale di qualcosa che non va, da un disturbo gastrointestinale a un’intolleranza alimentare.

Capire perché si verifica il gonfiore è una sfida per i medici, che devono mettersi a indagare le abitudini dei pazienti come se fossero investigatori. Intendiamoci, per la maggior parte delle persone si tratta di situazioni temporanee che si risolvono dopo un breve periodo. Ma ci può essere dell’altro.

Sapere da che cosa dipende un addome gonfio non è intuitivo. Le ragioni generiche le conosciamo, bisogna vedere quale si adatta a ogni singolo caso.

Si ha un’intolleranza come quella al lattosio? È celiachia o sensibilità al glutine? Centra la tensione emotiva? Sarà la sindrome dell'intestino irritabile? Problemi di stitichezza? Cattiva digestione e/o cattiva alimentazione? Disbiosi intestinale? Aerofagia?

Cercherò qui di analizzare brevemente le cause principali. Tenete conto che il gonfiore può essere determinato dall'aria che "mangiamo", e che finisce intrappolata nella pancia, o dai gas che derivano dalla digestione.

Può verificarsi una produzione eccessiva di gas a opera dei batteri produttori di metano per una disbiosi, cioè un'alterazione del microbiota di cui vi parlerò più avanti. Ma può pure trattarsi del modo in cui l’addome reagisce al gas che inevitabilmente si produce con la digestione.

Uno studio apparso sulla rivista "Gastroenterology" nel 2009 ha mostrato che in un gruppo di persone con disturbi funzionali, il diaframma si contraeva verso il basso anziché verso l'alto, spingendo all’esterno i muscoli della parete addominale per trovare spazio. Come mai?

Perché le cellule nervose dell'apparato digerente reagivano in maniera esagerata a quantità normali di gas, causando senso di pesantezza e distensione addominale.

Ad ogni modo, specie se al gonfiore si aggiungono meteorismo, flatulenza, diarrea o stipsi, un controllo dal medico è assolutamente da programmare.

 

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Quei grassi che fanno gas

Non c'è dubbio che la prima componente da analizzare se la pancia è gonfia riguardi l'alimentazione. Capita che i miei pazienti mi dicano di seguire un'alimentazione equilibrata. Quando mi danno questa informazione, dovrei tirare un sospiro di sollievo: una dieta sana sarebbe un buon punto di partenza per escludere una problematica dovuta al cibo spazzatura.

L'esperienza mi insegna però a non fidarmi troppo delle dichiarazioni, fatte anche in buona fede, per carità, e a cercare sempre di capire quale sia il significato di "mangiare bene" nella testa di chi mi sta di fronte. Nasconde qualche falla?

Un apporto troppo povero di verdure, qualche bibita gassata in più e una vita sociale da studente di college che passa da un happy hour all’altro non sono esattamente ciò che si intende per alimentazione corretta. E che fa la pancia? Si gonfia, se va bene. A volte alza la voce e fa anche un po’ male.

Molti dei miei pazienti che lamentano gonfiore e dolore addominale risolverebbero il problema migliorando le loro abitudini alimentari. Lo stile di vita mediterraneo merita attenzione e ben più di un tentativo, come ripetono i nutrizionisti e il mio amico Marco (e come riassumo nel capitolo 4).

Una semplice evidenza biochimica potrebbe convincere i riottosi: i cibi particolarmente conditi e grassi impiegano più tempo del previsto a transitare nello stomaco, gonfiandolo.

È vero che può gonfiarsi anche chi mangia verdure senza bere acqua a sufficienza, perché le fibre restano intrappolate anziché contribuire alle mille funzioni meravigliose che svolgono nell'organismo. E aggiungo altresì che consumare quantità esagerate di amidi, sotto forma di pane e pasta, può portare alcuni batteri laggiù a far festa (ma delle giuste proporzioni vi parlerò nel capitolo dedicato alla pancia ingorda).

 

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Se il cibo resta sullo stomaco

Il viaggio che il cibo affronta dalla bocca allo stomaco, e poi verso l'intestino e l’uscita posteriore, è lungo e pieno di insidie.

La cattiva digestione, in termini medici dispepsia (dal greco dys, che significa "cattivo", e peptein, che vuol dire "cucinare" o "digerire"), può avere un'infinità di cause.

"Dottore, ma perché non digerisco bene?" mi chiedono i pazienti uno dopo l’altro. Purtroppo, in tre casi su quattro (lo so, sono molti!) non si riesce a capire il motivo di una cattiva digestione. Così, io e i miei colleghi gastroenterologi parliamo di dispepsia idiopatica che, tradotto, significa "cattiva digestione di cui non si conosce la causa".

Alcuni rimedi possono comunque servire. Per esempio, dare il tempo alla nostra pancia di digerire: coricarsi subito dopo cena o sdraiarsi sul divano davanti al televisore non aiuta. Occorre inoltre imparare a nutrirsi con intelligenza, evitando abusi di grassi, zuccheri e alcol, mangiare con calma e masticare bene ogni boccone.

Se ancora si avvertono fastidi digestivi si possono prescrivere alcuni farmaci, come i procinetici, che ripristinano i corretti tempi di svuotamento dello stomaco essendo in grado di modulare i movimenti fisiologici dell'intestino, cioè la peristalsi, o gli antisecretivi, che riducono la produzione di acido nello stomaco, maggiormente indicati quando la dispepsia si accompagna a reflusso gastroesofageo (argomento che affronterò nel capitolo 3).

 

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L'esame del respiro per le intolleranze e non solo

Devo ammettere che i processi digestivi sono complessi e che a volte mangiare sano aiuta ma non basta. Quando si presenta da me un paziente che lamenta gonfiore addominale, il pensiero va alla possibilità di qualche intolleranza alimentare.

Vi rimando al capitolo 5 per approfondire il tema delle intolleranze e per distinguere tra esami seri e farlocchi, purtroppo proposti anche da qualche camice bianco ma non riconosciuti dalle istituzioni mediche.

Un gastroenterologo deve, per esempio, escludere con analisi specifiche che si tratti di celiachia, la malattia autoimmune che nasce da una predisposizione genetica, e valutare se c'è un'intolleranza al lattosio, lo zucchero del latte: questa è molto diffusa nella popolazione italiana, specie man mano che l'età avanza.

Un esame poco invasivo e che permette di iniziare a dipanare un groviglio di sintomi sicuramente fastidiosi è il breath test. Ne esistono diversi tipi, che consentono di scoprire l’intolleranza al lattosio, di individuare contaminazioni batteriche, malassorbimento, alterazioni del transito intestinale o sindrome del colon irritabile.

Questi test sono indicati in caso di gonfiore, flatulenza, eruttazioni continue, ma anche diarrea, stipsi, digestione lenta e alitosi cronica.

L'esame è molto semplice e consiste nell'analisi di campioni di aria espirata dentro un tubicino simile a quello in cui si soffia durante una visita sportiva per misurare la capacità aerobica. Prima dell'esame è previsto un digiuno di otto ore durante il quale è proibito, ovviamente, anche il fumo (in realtà da evitare sempre, ma questo ve l'avranno già detto in tanti).

Per l’ultimo pasto prima del test consiglio di consumare riso, carne o pesce, conditi con olio d'oliva e spezie, escludendo burro e margarina, e di bere molta acqua. Da evitare anche salumi e insaccati. Se state assumendo terapie antibiotiche o a base di probiotici, sospendetele nei quindici giorni precedenti l'esame.

Ci sono poi persone che non soffrono di celiachia, ma che sono sensibili al glutine, il complesso proteico dei cereali. Sconsiglio di adottare una dieta gluten free senza avere prima consultato un medico: è sempre azzardato eliminare di testa propria interi gruppi di alimenti senza aver chiesto il parere di uno specialista.

 

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Data di Pubblicazione: 7 febbraio 2023

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