Esplora le chiavi del sapere alla scoperta del mondo della materia, della psiche e degli archetipi, leggendo il nuovo libro di Pierfrancesco Grasselli.
Come lo spirito plasma la materia
Che diavoleria è lo spirito?
Ogni piano è la cristallizzazione del piano che lo precede. Infatti, la materia è la cristallizzazione dello spirito (un po’ come il ghiaccio lo è dell’acqua). La quantità è la cristallizzazione della qualità. Materia e quantità sono sinonimi. Spirito e qualità sono sinonimi.
Perché che cos'è questo "spirito" (parola di cui tanti si riempiono la bocca, pronunciandola senza avere la benché minima idea di che diavoleria sia), se non la qualità, il concetto astratto, la funzione generica, universale perché ancora non individualizzata in una forma definita, ancora non materializzata né manifestata in alcun modo, l’archetipo, per dirla come certi filosofi, o l’idea teorica e indeterminata di tutto ciò che siamo e di tutto ciò che è il mondo?
Ti sei mai chiesto, caro lettore, perché sei fatto proprio così? Perché hai braccia, gambe, naso, bocca, occhi e così via? Non avresti potuto avere, che so, i tentacoli?
Il tuo corpo è la materializzazione di un certo numero di funzioni astratte o archetipi. Per esempio, cos'è il braccio? Il braccio è la materializzazione nello spazio e nel tempo così come li conosciamo della funzione astratta del "Protendersi".
E non solo il braccio: il braccio e il corpo di cui è un'appendice, e l'oggetto verso cui il soggetto si protende, e il mondo in cui questa azione viene in essere. Tutto questo costituisce il materializzarsi della funzione del "Protendersi (verso qualcosa, ovviamente)"... e di una serie di funzioni correlate senza le quali il "Protendersi" non potrebbe manifestarsi sul piano materiale.
Ti faccio qualche altro esempio: la funzione astratta, o archetipo, dell’ "Andare" si materializza nel corpo fisico dell’essere umano in forma di gambe che, muovendosi, consentono al soggetto di "andare" da qualche parte, cioè di spostarsi da un luogo all’altro, e nello spazio in cui questa azione viene compiuta, e nel tempo in cui questa azione si compie.
Altro esempio, la funzione astratta del "Prendere" si materializza, possiamo anche dire che "si cristallizza", nello spazio-tempo fisico, in forma di mano con cui è possibile per un soggetto afferrare un oggetto, nonché nel mondo in cui questa azione viene compiuta.
Ciò, naturalmente, richiede l’esistenza di un corpo di cui la mano sia un'appendice, e quindi di tutta una serie di altre funzioni materializzate, intrecciate fra loro in modo da costituire il "soggetto che prende". Quanto al mondo che circonda tale soggetto, è anch'esso costituito da tutta una serie di funzioni materializzate e intrecciate, che noi percepiamo come cose e creature.
La funzione astratta del "Vedere" si esprime, sul piano fisico della materia densa, in forma di occhi... e del mondo che il soggetto può osservare per mezzo degli occhi. Ma gli occhi non sono certo a sé stanti, perciò ci sarà bisogno di un viso, di un corpo, e ciò richiede l’incarnarsi di tutta una serie di altre funzioni, che compongono il "soggetto vedente".
La funzione discende dal suo piano assolutamente rarefatto, puramente astratto, universale perché non-individualizzato, e cioè non solo non-materializzato ma nemmeno rappresentato in alcun modo visivamente o immaginativamente (solo l’idea astratta del "Protendersi", dell’ "Andare", del "Prendere", del "Vedere" e così via) e "si incarna" nella materia densa "sprofondando" nello spazio e nel tempo in una rappresentazione specifica di sé stessa, in una e una sola versione specifica di sé stessa fra le incalcolabili versioni possibili.
Dall’eternità e dall’universalità, dove potenzialmente esiste in un numero incalcolabile di modi possibili, la funzione discende nella transitorietà e nell’individualità, definendosi in un modo preciso, visibile e tangibile, in un punto specifico dello spazio-tempo.
Nell’uomo, lo "schema" di archetipi che chiamiamo anima si cristallizza nella psiche, e quest’ultima si cristallizza nel corpo fisico.
"L’anima è un fattore nel vero senso a della parola" dice Jung. "L'uomo non può farla; al contrario, essa è sempre l'elemento a priori dei suoi umori, delle sue reazioni e impulsi e di tutto ciò che vi è di spontaneo nella vita psichica. È qualcosa che ha vita propria e che ci fa vivere; è la vita che è dietro la coscienza e che non può essere completamente integrata con la coscienza, la quale, anzi, proprio da lei ha origine".
James Hillman aggiunge che la nostra coscienza è il risultato della preesistente vita dell'anima. "L’anima diviene perciò la portatrice primordiale di psiche, l'archetipo della psiche stessa".
L'anima è la radice qualitativa, astratta, universale dell’essere umano. Essa è una "costellazione" di archetipi, di funzioni astratte. Fra queste funzioni, ci sono quelle generiche che sono prerogativa di tutto il genere umano, come appunto l’ "Andare", il "Prendere" e così via, e ci sono quelle specifiche, che sono patrimonio di esseri umani particolari e che costituiscono le loro inclinazioni, i loro talenti, le cose che sono nati per fare (nel mio caso, ad esempio, lo "Scrivere", ah ah ah).
Per esempio, Natalie Portman, attrice talentuosa, incarna tutte le funzioni proprie al genere umano femminile più quella, non c'è dubbio, del "Recitare". Vincent van Gogh incarna tutte le funzioni del genere umano più quella del "Dipingere".
Queste funzioni peculiari a soggetti specifici sono proprio le funzioni che dobbiamo individuare se vogliamo "trovare noi stessi".
Trovare noi stessi significa identificare e manifestare questi archetipi, queste funzioni che costituiscono la radice del nostro essere particolare e la cui espressione ci consentirebbe di estrinsecare le nostre inclinazioni più profonde e più autentiche, di seguire la nostra "vocazione".
Purtroppo il mondo moderno tende a ostacolare questa presa di coscienza: esso infatti forza l'individuo entro "stampi" predefiniti, obbligandolo a svolgere attività diverse da quelle che svolgerebbe se avesse modo di seguire le sue inclinazioni.
I rapporti tra un piano e l'altro
Nell’esoterismo indù, il Kali Yuga è l' "Età Oscura" in cui viviamo attualmente. Si tratta di un'epoca di cieco materialismo e di ignoranza rispetto a tutto ciò che si trova oltre l’esteriorità e l’apparenza sensibile, un'epoca di ottundimento della percezione, di insensibilità a tutto ciò che esula dall’aspetto strettamente fisico di noi stessi e del mondo che ci circonda.
I cristiani esprimono lo stesso concetto quando dicono che mondo è il regno del principe delle tenebre. Il diavolo è la personificazione di questa ignoranza, di questo errore che consiste nel vedere solo il "guscio" delle cose, senza tener conto del perché e del come questo "guscio" si sia formato.
Non è colpa di nessuno. La connotazione specifica dei tempi che stiamo vivendo è caratterizzata da questa percezione parziale dell’essere, da questa concezione monca, per così dire, dell’esistenza, che si ostina a tener conto solo ed esclusivamente del suo aspetto materiale e quantitativo, tralasciando il suo aspetto qualitativo ed essenziale, da cui per giunta il primo aspetto deriva tramite un processo simile alla cristallizzazione.
Questo è un concetto molto importante, perciò ripetiamolo: ogni piano è la cristallizzazione del piano che lo precede.
Ciò significa che il piano materiale è una cristallizzazione del piano psichico, e che il piano psichico è una cristallizzazione del piano archetipico o astratto.
Come vedremo questa cristallizzazione progressiva dei piani ha luogo sempre da quelli più rarefatti e qualitativi (cioè più spirituali) a quelli più densi e quantitativi (cioè più materiali).
Come anche vedremo, ogni piano, in conseguenza della differenza di densità fra la materia che lo compone e la materia che compone il piano che lo precede, dispone di una certa misura di autonomia rispetto a quest'ultimo.
Ciò significa che pur rimanendo una cristallizzazione del piano che lo precede, ogni piano, in una certa misura, si autodetermina secondo leggi che sono proprie al grado di densità della materia che lo compone.
Questo vale sia per i piani, sia per i corpi che costituiscono il veicolo dell’individuo su ciascun piano.
Insomma, di base ogni piano (e ogni corpo) è determinato dal piano (e dal corpo) che lo precede (ne è infatti una cristallizzazione).
Attenzione però, perché in una certa misura ogni piano (e ogni corpo) si autodetermina secondo leggi che gli sono proprie e che non hanno niente a che vedere col piano (e col corpo) che lo precede.
Un esempio. La psiche si cristallizza nel corpo materiale, dando origine a una costituzione fisica e a dei lineamenti così e così determinati... questo, per inciso, è il fondamento teoretico della fisiognomica, cioè di quella scienza che pretende di indovinare le caratteristiche psichiche di un essere umano a partire dalle sue caratteristiche fisiche.
Che succede, però? Succede che la psiche rimane rarefatta, e quindi duttile, mentre il corpo fisico in cui si è cristallizzata, a causa della sua stessa densità, sarà più rigido e inerte, dunque meno soggetto a modificazioni.
La psiche continuerà a modellare il corpo per tutta la durata dell’esistenza dell'essere umano, ma il corpo opporrà alla sua forza modellante una resistenza che è proporzionale alla sua densità.
C'è, in altre parole, una differenza tra la velocità con cui la psiche altera sé stessa e la velocità con cui la psiche altera il corpo. La psiche potrà cambiare, ma il corpo non risponderà immediatamente. Il corpo asseconderà sì i mutamenti della psiche, ma lentamente, con un certo ritardo. Ecco perché diciamo che il corpo dispone di una certa misura di autonomia rispetto alla psiche che lo ha generato.
Da ciò si evince questo principio:
"Lo spirito è tanto più impedito a manifestarsi nella materia, quanto più è densa la materia”.
Oppure:
"Lo spirito influenza la materia con una forza che è inversamente proporzionale alla densità della materia".
O persino:
"La qualità influenza la quantità con una forza che è inversamente proporzionale al livello della quantità stessa".
Questo principio ha implicazioni importanti per quanto riguarda la comprensione dei meccanismi che regolano la formazione e il mantenimento del corpo fisico, nella sua estetica e nella sua fisiologia, nonché l’esperienza in senso lato, gli eventi che accadono in quello che, un po’ a torto e un po’ a ragione, viene chiamato il "mondo esteriore".
Questo principio getterà luce su molte delle "zone d'ombra" della conoscenza contemporanea. La fisica ha infatti la propria base nella metafisica. Finora molti meccanismi non sono stati compresi; ciò per il semplice fatto che la scienza esclude dal proprio ambito quella parte spirituale della realtà che si sottrae all'esperimento in quanto è astratta e qualitativa e che tuttavia rappresenta il fondamento metafisico di quella parte della realtà che possiamo vedere e toccare.
Finché la scienza non arriverà a occuparsi in qualche modo anche di quella parte, non avremo le chiavi per aprire certe porte, non potremo far luce su certe importanti leggi dell’esistenza. Proprio per questo, queste leggi le hanno comprese meglio i mistici e i maestri spirituali degli scienziati.
Caro lettore, non ho dubbi che le pagine seguenti ti spingeranno a esclamare: "Certo! Non può essere che così!".
Si tratta infatti di princìpi universali, di verità intuitive che cogliamo facilmente, una volta che siamo entrati nel giusto ordine di idee.
Data di Pubblicazione: 3 marzo 2022