La seconda legge biologica
Capitolo 2 – LA SECONDA LEGGE BIOLOGICA
LE DUE FASI DELLA MALATTIA.
QUANDO IL CONFLITTO È RISOLTO
La prima legge biologica ci ha insegnato che la malattia è un disturbo simultaneo su tre livelli, psiche, cervello e organi, ma la cui origine risiede in uno shock emotivo. La seconda legge è stata scoperta lo stesso anno della prima ed è definita come “la legge delle due fasi di ogni malattia in caso di soluzione del conflitto”. Questa legge introduce la nozione di reversibilità nell’alterazione della triade che ha dato inizio alla malattia. Dal momento in cui il conflitto è risolto, le zone del cervello colpite iniziano a ripararsi e la ripresa di una normale attività cerebrale avvia il recupero dell’organo malato. Questo sbocco della malattia ne costituisce la seconda fase e, come nella prima, il processo di reversibilità si innesta a livello della psiche. Nella terza legge vedremo le grandi differenze di sintomi che ritroviamo in ognuna delle due fasi.
La soluzione di un conflitto La soluzione di un conflitto è la fine del disturbo a livello psichico iniziato con la DHS. L’individuo prova un sollievo nella misura in cui non rimugina più sul conflitto e non “gira più in tondo” alla ricerca di un epilogo che infine ha trovato. Come la colorazione, anche la soluzione del conflitto è completamente personale e può assumere vari aspetti poiché non esiste alcuno scenario standard e ogni caso è individuale.
Gli elementi che possono contribuire alla soluzione non rientrano unicamente nell’ambito dell’iniziativa personale, come un lavoro mentale consistente nel superare il proprio sentito, cambiare il proprio punto di vista o prendere una decisione. Tali fattori possono venire dall’“esterno”, sotto forma di un aiuto o di cambiamenti nella situazione che non dipendono dalla persona ma che volgono a suo favore. Spesso, si tratterà di un insieme di questi elementi: risorse personali, aiuti esterni, fatti che cambiano. Anche il tempo che passa può essere un elemento a favore, ma è in relazione con l’intensità dello shock. Ricordatevi la metafora dell’oggetto buttato nello stagno. Per esempio, non si va rimuginando per settimane o anni una riflessione sulla scelta poco ispirata di una cravatta, di un vestito o di una gaffe commessa in una serata mondana o di festa. Ma la dichiarazione della vostra incompetenza professionale da parte del vostro direttore durante una riunione importante di lavoro dove tutti gli sguardi si sono fissati su di voi ha poche chance di essere dimenticata nel giro di qualche settimana e perfino dopo molti mesi. Per illustrare questa differenza nei processi di soluzione, così come nella durata e nello scenario che essi possono delineare, esaminiamo qualche esempio di conflitto.
- Un conflitto di carenza di denaro. Se una persona vince il primo premio di una lotteria o viene a sapere che riceverà un’eredità, il conflitto è quasi istantaneamente risolto. Quasi perché sicuramente continuerà a rileggere i numeri del biglietto o il testo del notaio prima di realizzare pienamente che il conflitto è sistemato. In questo caso la soluzione arriva unicamente da avvenimenti esterni. Precisiamo che non è tanto il momento in cui la persona avrà i soldi in mano a portare alla soluzione, quanto l’istante in cui sarà sicura di poterli avere. Nel caso di un’eredità, sa che non potrà averla che settimane dopo, ma il ragionamento sarà veloce. Basteranno alcuni calcoli per rendersi conto che la somma che le spetta coprirà anche il prestito che sarà costretta a richiedere per assolvere all’ingiunzione di pagamento, aspettando di pagare effettivamente il debito che l’assillava. Approfitto di questo esempio per segnalare che nello shock si può anche verificare uno “sfasamento” tra realtà e sentito. Penso a una donna che ha rinnegato in modo assoluto un avvenimento per lei insopportabile nel momento in cui ne è venuta a conoscenza. Questo conflitto coinvolgeva uno dei suoi figli e solamente vent’anni dopo lei è incappata nella prova irrefutabile. Il conflitto è stato tanto più grave in quanto vi è stato aggiunto il peso dei vent’anni trascorsi, incluse le dolorose conseguenze derivate per il figlio. In base a tutto questo, riteniamo che sia nella psiche che risiedono tanto l’elemento scatenante quanto la soluzione di un conflitto.
- Un conflitto di separazione, dopo una discussione imprevista con un proprio caro. La soluzione può essere la riconciliazione per iniziativa di una delle due persone, quella che ne ha derivato un conflitto o quella che non ne è rimasta toccata. Può anche essere che il passare del tempo giochi a favore della persona che ha accusato la perdita di contatto e che costei si dica finalmente che è meglio così, che questa relazione non aveva più veramente importanza, arrivando a non preoccuparsene più.
- Un conflitto di perdita affettiva conseguente a una rottura sentimentale. La soluzione potrebbe arrivare come nel caso precedente. Ma la persona lasciata può trovare sollievo anche in un nuovo incontro.
- Un conflitto di natura territoriale per dei rami di albero che infastidiscono il vicino e che costui esige vengano tagliati. Chiunque sia il soggetto che ne farà un conflitto, la fine può consistere in un accordo amichevole, la vincita di una causa legale, il trasloco di uno dei due.
- Un conflitto di svalutazione emerso durante un rimprovero umiliante sul luogo di lavoro. La persona può risolverlo, ma nella stessa sfera in cui l’ha subìto: o tramite chi l’ha interpellata o attraverso qualcuno di equivalente. Ad esempio, se il suo diretto superiore l’ha trattata come incompetente e il datore di lavoro si è complimentato con lei in seguito.
- Un conflitto di paura dopo un tentativo di furto. La persona può risolvere il problema facendo installare un buon sistema di allarme, ma dovrà aspettare di convincersi che è efficace. Oppure la risoluzione potrà venire dall’arresto del ladro oppure ancora dal passare del tempo senza più tentativi di scasso.
- Un conflitto di coppia all’interno della quale il clima relazionale era già difficile, ma che dirompe e diventa conflittuale per l’annuncio improvviso di una minaccia di divorzio. In questo tipo di casi, raramente sarà sufficiente una discussione sincera per rimediare, soprattutto se uno dei due ha una relazione extraconiugale. La soluzione può essere una riconciliazione, una separazione momentanea per valutare con obiettività la cosa oppure il divorzio. Faccio questo esempio per mostrare conflitti che si risolvono ma più lentamente, con passi avanti ma anche indietro, come litigi e contrasti che costituiscono “ristimolazioni” che ritardano la soluzione.
- Un conflitto di doversi battere per proteggere il proprio territorio, che si tratti del coniuge che sta per andarsene, della propria azienda che sta fallendo o della casa che è minacciata da misure amministrative. La soluzione può consistere nella vittoria, nella rinuncia o nella fuga sulle quali si è riflettuto con grande attenzione, in una negoziazione soddisfacente, nella relativizzazione o nella scomparsa di fatto della posta in gioco.
Si potrebbe senz’altro allungare l’elenco indefinitamente, ma queste situazioni possono bastare come esempi a dimostrazione del fatto che i conflitti nascono dalle circostanze della vita di ognuno e che la soluzione sarà sempre individuale.
Il dottor Hamer ha dato il nome di conflittolisi (abbreviato in CL) a questa soluzione, con riferimento alla parola lisi che significa distruzione (in questo caso del conflitto). Questa seconda fase è chiamata anche fase post-conflittuale (abbreviata in PCL). La prima fase conflittuale è semplicemente designata dal termine conflitto. L’insieme delle due fasi costituisce la malattia nel suo insieme.
Un’ultima annotazione sul tipo di soluzione trovata. È preferibile che essa sia reale, concreta, piuttosto che una soluzione di rimpiazzo consistente in una rassegnazione o in un accomodamento più o meno accettato. I conflitti rischiano allora di recidivare ancor più, anche se l’aspetto “biologico”, che è la malattia, è terminato. Ritorneremo su questo tema approfondendo quello che accade a livello psichico nelle due fasi e anche nelle Nozioni complementari, studiando gli stadi del conflitto e le evoluzioni della malattia.
La soluzione del conflitto è dunque l’elemento cardine che fa mutare direzione all’insieme della triade verso una modalità di ripristino. Essa in effetti arresta l’evoluzione dei disturbi ai tre livelli, ma non per questo la malattia nel suo insieme si ferma.
In questo stadio l’organismo accusa diversi meccanismi degenerativi e i processi di riparazione, previsti dalla natura molto prima dell’avvento della medicina, si mettono in moto spontaneamente.
Continua a leggere l'estratto del libro "Comprendi la Tua Malattia con le Scoperte del Dottor Hamer"
Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017