SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 7 min

C’è Connessione nell’Uno? - Come Connettersi con ciò che ci Circonda

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Anteprima del libro "Chi Sono Io?" di Jean Klein

La relazione

Essere umani vuol dire essere connessi. In quanto essere umani viviamo in connessione con gli elementi: il sole, la luna, le pietre e tutti gli esseri viventi. Ma cosa significa “essere connessi” o “vivere in connessione con”? Generalmente, quando usiamo quella parola intendiamo un collegamento di qualche tipo tra entità individuali: oggetto con oggetto, soggetto con soggetto. La parola relazione qui presuppone una separazione, la combinazione di pezzi. Questa visione parziale di correlazione è puramente concettuale. È frutto della mente e non c’entra nulla con la pura percezione, con la realtà, con quello che è davvero.

Quando viviamo liberi da ogni idea e proiezione, entriamo realmente in contatto con ciò che ci circonda. Quindi, praticamente, prima che possiamo relazionarci al nostro ambiente dobbiamo sapere come relazionarci a ciò che abbiamo più vicino: il corpo, i sensi e la mente. L’unico ostacolo alla percezione chiara del nostro stato naturale è la forte idea di essere un individuo separato, che vive in un mondo con altri esseri separati. Abbiamo un’immagine di noi stessi.

Il mondo che ci circonda

Quest’immagine può essere mantenuta solo in relazione alle cose e quindi trasforma in oggetti ciò che ci circonda: gli amici, i figli, il coniuge, l’intelligenza, il conto in banca e così via, e comincia ciò che essa definisce una relazione personale con queste proiezioni. L'idea fantasiosa del sé è una contrazione, una limitazione del tutto, del vero essere. Quando questa nozione muore troviamo la nostra espansione naturale, la quiete, la globalità senza periferia né centro, senza esterno né interno. Senza la nozione di un individuo non c è sensazione di separazione e ci sentiamo tutt'uno con ogni cosa. Sentiamo ciò che ci circonda come eventi all interno del tutto illimitato. Quando il nostro compagno o i figli vanno via di casa o il nostro conto in banca cala, è un evento in noi. La consapevolezza rimane costante.

Ogni fenomeno, tutta l’esistenza, è un’espressione all’interno della globalità, e le varietà di espressione hanno significato e relazione solo alla luce del tutto. Essere connessi è essere connessi con il tutto. Siccome non esiste un’unione di singoli frammenti, nel tutto non c’è un altro. Per essere precisi, quindi, nella relazione perfetta non esiste legame né dualità: c è solo globalità. Ogni percezione conduce direttamente al nostro essere primordiale, alla quiete, al naturale non-stato che è comune a tutta l’esistenza. Così, nell’espressione umana, essere in relazione è essere in comunione con il tutto. In questa comunione, la cosiddetta presenza dell'altro è sentita come un dare spontaneo e la nostra presenza è uno spontaneo ricevere. Non esiste più un senso di mancanza e di conseguenza un’esigenza, perché il semplice ricevere ci conduce alla nostra apertura. Quando viviamo in apertura, il primo impulso è dare. L’essere in apertura e lo spontaneo movimento del dare sono amore. L’amore è meditazione. È una nuova dimensione del vivere.

D. Tu dici che non esiste un altro, ma non puoi dire che non ci sono differenze tra le persone. Io ho la mia personalità e le mie competenze, proprio come gli altri hanno le loro. R. Tu vivi nella limitatezza, pensando a te stesso come un individuo. Dove trovano significato i termini “me” e “mio”? Quando guardi davvero dentro di te, non puoi dire che il corpo ti appartiene. Sei il risultato di due persone, come ogni genitore ha a sua volta due genitori e così via. Tutta l’umanità è in te. Tu sei ciò che assorbì. Mangi verdure, pesce, carne, e questi dipendono dalla luce, dal sole, dal calore. La luce è collegata alla luna e anche le stelle sono tutte collegate. Non c’è nulla di personale in noi. Il corpo è in relazione biologica con l'universo. Esso è fatto degli stessi elementi, così come ogni altra cosa. La composizione degli elementi varia, ma questa variazione è quasi insignificante negli esseri umani. Possono esserci differenze nella struttura corporea e nel colore della pelle, ma la costituzione e il funzionamento sono gli stessi in tutti noi. Non c’è nulla di personale nel cuore, nel fegato, nei reni, negli occhi, nelle orecchie, nella pelle o negli elementi che costruiscono gli schemi di comportamento: pensieri, reazioni, rabbia, gelosia, competizione, paragone e così via. Ci sono sempre gli stati emotivi. L’apparato psicofisico funziona in modo universale e la cura che gli si deve dare è uguale per tutti.

Il corpo e la cooperazione con esso

Tu devi capire il corpo e cooperare con esso. È l’ignoranza del meccanismo che crea il conflitto. L’indagine si può portare avanti solo nella vita quotidiana. La tua mente e il tuo corpo si riflettono nel tuo comportamento dalla mattina alla sera. La tua attenzione deve essere bipolare, osservare i campi interni ed esterni. Le relazioni sono lo specchio in cui il tuo essere interiore si riflette. Sii consapevole che sei un anello nella catena dell’essere. Quando lo sentì veramente, l’accento non e più sull’essere individuo, ed esci spontaneamente dalla tua limitatezza. Non vivi in isolamento, in autonomia. Nella correlazione c’è il presentimento della presenza.

D. Quindi, l’individuo non esiste come entità isolata. Ma la personalità non esiste forse come parte unica del tutto?

R. La persona è realmente solo un personaggio, una maschera, ma è diventata sinonimo dell’idea di individuo, di un’entità separata e continua. La personalità non è la costante che immaginiamo. In realtà, è solo una riorchestrazione temporanea di tutti i nostri sensi, di immaginazione e intelligenza, a seconda di ciascuna situazione. Nella vita non c’è ripetizione e ogni orchestrazione è unica e originale come i riflessi in un caleidoscopio. L’errore è identificarci conia personalità, concettualizzarla nella memoria e poi credere che siamo quella collezione di immagini cristallizzate, piuttosto che lasciare che tutte le emozioni, le percezioni e i pensieri nascano e muoiano in noi. Siamo a teatro a guardare la nostra stessa commedia. L’attore è sempre “dietro” al suo personaggio. Egli sembra compieta-mente perso nella sofferenza, nel suo essere un eroe, un amante, una canaglia, ma tutte queste sembianze avvengono nella presenza globale. Questa presenza non è un atteggiamento distaccato, una posizione di testimone. Non è una sensazione di separazione, di essere “fuori”. È la presenza della pienezza, dell’amore, da cui tutto proviene. Quando nessuna situazione richiede l’azione, rimaniamo nella vacuità dell’azione, in questa presenza.
D. Cosa succede alla vita quando non sei più identificato con la persona?

R. La prima cosa che noti è quanto sono più ricche e profonde le tue percezioni. La comunicazione diventa molto più varia. Generalmente abbiamo schemi di comunicazione prestabiliti, ma quando viviamo nell’apertura sorge una grande sensibilità, una sensibilità che mai avremmo sognato.

Quando approcciamo ciò che ci circonda a partire dal tutto, la nostra intera struttura prende vita. Quando le orecchie cessano di afferrare il suono solo per se stesse, sentiamo la musica con l’intero corpo: il colore, la forma, la vibrazione. Non appartiene più a un organo specifico. Diventa il nostro intero essere. Questo produce una profonda umiltà, un’innocenza. Solo nell’umiltà profonda è possibile la vera comunicazione.

Allora si vive in una dimensione completamente nuova. Vivere come personalità significa vivere nella limitatezza. Non vivere nella limitatezza! Lascia che la personalità viva in te.

Nel vivere l’ambiente senza separazione c’è una grande, grandissima bellezza.

Questo testo è estratto dal libro "Chi Sono Io?".

Data di Pubblicazione: 5 marzo 2018

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