SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 6 min

La Corsa fa Veramente Male? Solo se fatta in modo Scorretto e con lo Spirito Sbagliato!

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Anteprima del libro "Correre Naturale" di Daniele Vecchioni

Il problema: il mondo della corsa oggi

Correre fa male? La risposta, per me scontata, è che correre non fa male, ma siamo tutti incastrati in un sistema di credenze che ci ha portato a pensarlo. O meglio, potremmo dire che correre fa male solo se non lo facciamo nella giusta maniera. E la verità è che purtroppo oggi in pochi sanno correre davvero.

Infatti, sebbene cresca sempre più il numero di persone che iniziano a praticare la corsa come sport, è vero anche che con loro stanno crescendo anche il tasso e la tipologia di infortuni.

Perché? Perché tutti si concentrano sui sintomi e non sulle cause, fornendo spiegazioni, studi ed esercizi che non vanno a toccare o modificare il vero motivo per cui correre è diventato pericoloso, e cioè che abbiamo letteralmente dimenticato come si corre.

Basti pensare che, secondo una ricerca di Harvard, quasi l’80% dei corridori ogni anno si infortuna! Percentuale che, tra l’altro, ho avuto l’opportunità di toccare con mano e verificare con i miei stessi occhi. Dopo diversi anni di seminari, workshop, eventi e migliaia di persone viste, seguite e formate nel metodo Correre Naturale, ho potuto constatare che i dati di quello studio erano quasi ottimistici.

Che mi trovi a lavorare con gruppi aziendali, con squadre di atleti o con classi più eterogenee, ogni mio evento dal vivo inizia sempre con la stessa fondamentale domanda, che ora vi rivolgo: «Quanti di voi, nell’ultimo anno, si sono infortunati?» Se avete alzato la mano sappiate che non siete i soli in quanto, indovinate un po’, la percentuale di risposte affermative si aggira sempre attorno all’80%, talvolta con picchi di oltre il 90%! In molti casi si tratta di persone che corrono da diversi anni, anche veri e propri atleti, podisti convinti di sapere come correre e che pensavano addirittura che infortunarsi fosse tutto sommato normale, quasi un sacrificio da mettere in conto se si desidera praticare quest’attività.

Ma non è così: farsi male non dovrebbe essere la norma, semmai l’eccezione. Non avrebbe alcun senso che Madre Natura ci avesse dotati della facoltà di correre senza fornirci anche le capacità per farlo!

Come vedremo più avanti, il nostro stile di vita, le nostre abitudini, i nostri condizionamenti hanno fatto sì che molti di noi perdessero quelle abilità che, per definizione, dovrebbero appartenere all’essere umano, e correre è una di queste. Non è però qualcosa che si possa correggere con qualche esercizio sulla velocità, sulla tecnica, sullo stretching, sul potenziamento o, ancora, ripetendo forme e andature innaturali e fini a se stesse. I metodi che si focalizzano su uno solo di questi aspetti e le tante mode nate nel corso degli anni hanno già dimostrato il loro fallimento e la loro inefficacia, basta guardarsi intorno per notarlo, e i dati appena esposti non danno adito a dubbi.

Riscoprire la vera corsa

Bene, lasciate ora che vi lanci una piccola provocazione: avete mai sentito di un pesce che si sia infortunato nuotando? Di un uccello che si sia fatto male volando? E di un canguro che si sia infortunato saltando? No, vero? Perché nessun animale in natura subisce un infortunio nella propria forma di locomozione. È semplice: ogni animale è stato «progettato» per muoversi in modo efficiente secondo determinati schemi motori e sarebbe impensabile che questi schemi lo portassero a nuocere a se stesso, altrimenti si perderebbe il senso vero e proprio dell’evoluzione! Il paradosso è dunque che, nonostante siamo nati per correre, noi esseri umani siamo anche l’animale che più si infortuna nella propria forma di locomozione.

In realtà ci sono anche altri animali che subiscono questa stessa sorte, quelli che vengono impiegati nelle gare (cavalli e levrieri principalmente), costretti ad allenarsi e, soprattutto, a gareggiare ad andature per loro anomale, sia per velocità sia per distanza, a reggere ritmi che non utilizzerebbero mai in natura e che, di conseguenza, il loro corpo non riesce a sostenere sul lungo termine, portandoli, infine, all’infortunio. Ma riflettete: non è esattamente quello che stiamo facendo noi esseri umani con la corsa?

Spesso, infatti, ci spingiamo ad allenarci e gareggiare a ritmi forsennati che non prenderemmo in considerazione se fossimo in grado di ascoltare il nostro corpo e i segnali che ci manda. Spesso ci troviamo a essere schiavi del passo che vorremmo leggere sullo schermo del nostro orologio gps e non ci rendiamo conto che così facendo stiamo in realtà imboccando la via preferenziale verso il prossimo infortunio.

Inoltre, ci tengo a specificare che con la parola infortunio non mi sto riferendo solo ai classici problemi dei corridori (sindrome della bandelletta ileotibiale, dolori alle ginocchia, alle anche, fasciti plantari, problemi alle caviglie o al tendine di Achille, periostiti eccetera), ma anche alla stanchezza cronica che non ci permette di allenarci al meglio, all’incapacità di smaltire lo stress accumulato durante la giornata, al sentirci energeticamente scarichi, fiacchi o a quegli acciacchi che ignoriamo per mesi, fino a quando una mattina non riusciamo ad alzarci dal letto perché abbiamo la schiena bloccata. Dolori alla cervicale, fastidi alla schiena, piccole avvisaglie che ogni giorno ci infastidiscono.

Per me queste sono eventualità che non dovrebbero in alcun modo far parte della nostra vita. Tutto ciò dovrebbe portarci a riflettere seriamente su cosa voglia dire davvero essere infortunati e, di conseguenza, anche sulla quantità e sulla qualità del nostro movimento quotidiano e, nello specifico, della nostra corsa.

Facendo un passo avanti, possiamo tranquillamente dire che correre è naturale, il problema è che siamo noi a non esserlo! O, almeno, a non esserlo più.

Reimparare a correre richiederà dunque un percorso che, prima ancora che sulla corsa, ci aiuti a lavorare su noi stessi come esseri umani. Ed è esattamente ciò che faremo in questo libro, seguendo l’enorme potenzialità del metodo Correre Naturale.

Ora voglio che facciate un piccolo test e che riflettiate sulle seguenti domande:

  • Vi state godendo le vostre corse?
  • Quante volte vi siete infortunati fino a oggi?
  • Al termine di una corsa vi sentite sfiniti e fiacchi o meglio di quando siete partiti?
  • Riuscite, grazie alla corsa, a migliorare la vostra vita, la quotidianità?
  • Pensate di essere in quella che potreste definire la vostra migliore forma fisica?

Per il momento segnate su un foglio le risposte e tenetele per voi. Magari ora non tutte saranno soddisfacenti, ma scoprirete pian piano come questi aspetti possano cambiare, come ciò che credevate di sapere sulla corsa possa essere messo in discussione e visto sotto una nuova luce, come la maggior parte di tutto quello che avete sentito o letto finora non fosse un dogma o una verità assoluta. Soprattutto scoprirete finalmente che esiste una soluzione, che correre non fa male. Correre è vita e, come tale, la corsa va vissuta.

Questo testo è estratto dal libro "Correre Naturale".

Data di Pubblicazione: 22 maggio 2018

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