In che modo la Mindfulness Integrale differisce dai vari tipi di meditazione di cui si sente tanto parlare? Scoprilo leggendo l'anteprima del libro di Ken Wilber.
Cos’è la Mindfulness?
La mindfulness è una forma di allenamento psicofisico che, com’è stato dimostrato da molte ricerche, riduce drasticamente lo stress; produce un senso di calma, armonia e rilassatezza; diminuisce il senso di ansia e depressione; attenua il dolore; abbassa la pressione sanguigna; aumenta le capacità di apprendimento, il quoziente intellettivo e la creatività, e risveglia gli stati superiori della coscienza, che potremmo definire “le potenzialità più avanzate della natura umana”. E' una sorta di steroide per qualunque attività umana, dalle più mondane alle più spirituali. Di questa potente pratica, che risale ad almeno 2.500 anni fa, gli uomini si sono sempre avvalsi, sia perché è molto efficace, sia perché rappresenta un aspetto importante di tanti sentieri del Risveglio.
Molte spiegazioni sulla mindfulness, ricalcano sostanzialmente quelle presentate in un articolo pubblicato sul Time nel 2014, che si concentrava sulle numerosissime prove scientifiche secondo cui la mindfulness produce effetti positivi in ogni ambito della vita umana. La consigliava per mitigare il logorio del mondo moderno, in cui le distrazioni tecnologiche rendono sempre più difficile concentrarsi su ciò che realmente conta. La pratica della mindfulness in effetti produce tutti i benefici citati, e altri ancora.
La pratica basilare della mindfulness.
Ma in cosa consiste esattamente questa pratica? Sostanzialmente, si tratta di mettersi a sedere assumendo una posizione comoda, di svuotare la mente e concentrarsi sul momento presente, su tutto ciò che affiora alla coscienza. Cominciate sedendovi sul pavimento, incrociando le gambe o assumendo la posizione del loto, come nello yoga; rivolgete i palmi delle mani verso l’alto, uno sull’altro, appoggiandole sul grembo oppure sulle ginocchia. E anche possibile sedersi su una sedia, con i piedi poggiati a terra, tenendo la spina dorsale diritta e le mani in una delle due posizioni citate. Poi restate fermi, focalizzate l’attenzione sul momento presente, e percepite con chiarezza e tranquillità qualunque cosa stia accadendo, sia dentro che fuori di voi. Vi sarà insegnato più avanti come prestare attenzione a un elemento per volta; il respiro, in genere, è il più comune. In seguito vi darò istruzioni più dettagliate. Per il momento, limitatevi a tenere l’attenzione concentrata sul respiro e sulle sue fasi: inspirazione ... pausa ... espirazione ... pausa, e così via. Se perdete la concentrazione, e vi ritrovate a pensare al passato, al futuro o alla vostra vita in generale (un problema incontrato sul lavoro la settimana scorsa, un evento piacevole programmato per l’indomani, o una difficoltà in famiglia), lasciate andare con calma questi pensieri e riprendete a seguire il respiro. Questa pratica dovrebbe durare dai dieci ai quaranta minuti e andrebbe eseguita una o due volte al giorno.
Semplice, vero? Lo sembra, finché non ci si prova. Vi accorgerete presto di quanto la vostra mente sia poco collaborativa e di quanto scarso controllo abbiate sui vostri pensieri. Vi renderete conto di quanto sia difficile tenere l’attenzione concentrata sul respiro; pensieri e immagini casuali inonderanno la vostra coscienza; a volte sarete travolti da sentimenti sgradevoli; altre volte proverete sensazioni incredibilmente positive, perfino esaltanti. Inizierete a capire quanto poco consapevoli siete della vostra mente e del vostro mondo interiore. Vi apparirà evidente che, poiché sono i pensieri a determinare i comportamenti, quei pensieri confusi e incontrollabili che costituiscono il vostro stato normale, finiscono sempre con il condurvi a azioni confuse, incontrollate e problematiche.
Di fatto, in ogni ambito della vostra vita la serenità, la gioia, la bellezza e l’amore sono presenti molto meno di quanto sarebbe possibile. E ciò in ogni ambito, perché quella mente confusa e incontrollabile - la “mente-scimmia” - è sempre con voi, guidando e caratterizzando ogni vostro comportamento. Vi accorgerete che gli ambiti in cui avete avuto successo, sono spesso quelli in cui siete in grado di concentrarvi liberamente, con chiarezza e coerenza, sul flusso dei vostri pensieri. Questo stato di maggior coerenza vi permette di agire con notevole perizia, sia nell’ambito del lavoro che in quello dei rapporti interpersonali. In poche parole, la meditazione basata sulla mindfulness è un modo per rendere più fluida e libera la vostra intera esistenza.
In cosa la Mindfulness Integrale è diversa.
Qual è dunque la grande differenza fra la mindfulness ordinaria e quella integrale? La seconda si avvale della prima, ma la abbina alle profonde intuizioni dell’innovativo modello a cui ho fatto riferimento e che solitamente definisco “teoria e pratica integrale”. Se ne serve per espandere la consapevolezza fin che non si prende coscienza di ambiti della vita che prima erano sconosciuti e che possono, a tal punto, entrare anch’essi in uno stato di flusso. Queste aree esistono in ogni essere umano, sebbene la maggioranza non ne sia consapevole; sono presenti in tutti noi, anche adesso, eppure in pochi le notano. (Esse includono, cosa molto importante, i vari stadi della Crescita; voi vi trovate certamente in uno di questi stadi, ma è più che probabile che non ne siate consapevoli).
Facciamo un esempio. Prendiamo la lingua madre, nel mio caso l’inglese. Ogni bambino che cresca in un ambiente in cui si parla inglese finirà per parlarlo più o meno correttamente, mettendo in fila soggetto e verbo, usando aggettivi e avverbi nella giusta maniera, disponendo adeguatamente l’ordine delle parole, ecc. In altri termini, si atterrà alle regole grammaticali di questa lingua. Ma se gli chiederete di spiegare per iscritto quali sono queste regole, non saprà farlo. E così per tutti. Tutti seguono correttamente queste regole, benché non ne siano consapevoli!
Questo è un esempio di ciò che la Teoria Integrale mette in evidenza in tutti gli ambiti della vita. Le mappe di cui ci serviamo per orientarci sono innumerevoli. Le utilizziamo sul lavoro, nelle relazioni, nelle creazioni artistiche, nell’educazione dei figli, nell’apprendimento di nuove nozioni, negli sport. Praticamente in tutto. Il modo in cui interpretiamo il mondo, in cui ci orientiamo in esso, dipende da queste mappe, anche se, in un certo senso, non sappiamo di possederle. (Ciò vale anche per tutti gli stadi della Crescita, che non sono altro che mappe occulte). Proprio come le regole grammaticali, si tratta di qualcosa a cui ci atteniamo pur non sapendo di farlo. Francamente, molte di queste mappe sono appena abbozzate, imprecise, puerili, meri residui dell’infanzia, oppure palesemente sbagliate. Però, dal momento che non siamo consapevoli di esse, non ci viene mai in mente di correggerle, di ridisegnarle, di renderle più fedeli ai territori a cui si riferiscono. Similmente, se vogliamo spostarci da una città a un’altra ma ci serviamo di una mappa imprecisa, finiamo per rovinare il nostro viaggio. Arriveremo dappertutto, tranne che alla nostra meta. Vi sembra un’esperienza familiare? Per me lo è.
Non è possibile scoprire queste mappe soltanto con l’introspezione, esaminando i contenuti della nostra coscienza. Non possiamo scoprire le regole grammaticali guardandoci dentro. Vedremmo solo parole, immagini, segni e simboli, ma non le regole occulte a cui obbediscono. Sarà necessario studiare numerosi individui che parlano quella specifica lingua, osservando ciò che condividono, e dedurre poi quali sono le norme che reggono i loro discorsi. Lo stesso vale per le mappe occulte che seguiamo nella vita. Non possiamo riuscire a scorgerle solo guardandoci dentro. Ecco perché queste mappe, che chiamiamo tecnicamente strutture della coscienza, sono state scoperte solo recentemente. Siamo su questo pianeta da più di un milione di anni, eppure le abbiamo scoperte solo un secolo fa. Questa è la ragione per cui gli stadi della Crescita sono una rivelazione moderna.
Paragonateli ora agli “stati della coscienza” (i primi sono strutture della coscienza, questi sono stati): come già detto, la meditazione ci permette di accedere agli stati superiori della coscienza - compresi i cosiddetti “stati alterati” come una gioia o un amore travolgenti, un intuito o una consapevolezza più espansi, un più esteso senso di identità (inclusa la sensazione di essere una cosa sola con il tutto, l’Identità Suprema) - e agli stati di flusso in genere; in altre parole, sono il nucleo centrale del Sentiero del Risveglio. Siamo in grado di vedere questi stati semplicemente guardandoci dentro. Per esempio, quando avete la sensazione di un amore incontenibile per gli altri e dite: “Vi amo tutti!”, percepite direttamente questo stato, benché non siate in grado di individuare le regole grammaticali a cui ubbidisce. Questi stati furono scoperti dagli uomini circa 50.000 anni fa - ne ho già fatto cenno - al tempo dei primi sciamani e dei primi guaritori, con le loro ricerche visionarie. Invece, è bene ripeterlo, è impossibile vedere le strutture (o mappe occulte) limitandosi a guardarsi dentro, ed è questo il motivo per cui sono state scoperte solo un centinaio d’anni fa con l’avvento della psicologia dello sviluppo.
Per questo motivo le mappe occulte, scoperte da innumerevoli ricerche psicologiche e riassunte dalla Teoria Integrale, non sono rintracciabili in nessuna delle grandi tradizioni meditative. Per quanto fossero brillanti nel creare forme di meditazione e contemplazione come la mindfulness (sentiero del Risveglio), nessuna di esse se ne servì per portare alla luce le mappe occulte, e sostituirle con versioni migliori (sentiero della Crescita). La maggior parte dei sistemi di meditazione risale a più di mille anni fa ma, poiché la scoperta delle mappe ha solo un centinaio di anni, non sono rintracciabili in nessuno di tali sistemi. Perciò, anche se permettevano di raggiungere stati superiori della coscienza, come l’Illuminazione e il Risveglio (ritenuti la realizzazione del Terreno Ultimo di ogni Essere - il puro Risveglio), lasciavano comunque l’Illuminato in balia delle mappe occulte (e degli stadi della Crescita). Ecco perché, come accennato, perfino i maestri di meditazione più illuminati possono cadere preda di condizioni mentali davvero confuse (dall’omofobia aH’autoritarismo, dal sessismo a una rigida tendenza a gerar-chizzare), a causa di queste mappe inconsce, occulte e distorte.
Pertanto, il modo più semplice per comprendere la differenza fra le strutture (stadi) e gli stati della coscienza è ricordare che le strutture (i livelli grammaticali occulti, o mappe nascoste) formano la base della Crescita, mentre gli stati, che portano all’Illuminazione, sono il fondamento del Risveglio. Nella Crescita, passiamo da mappe - o stadi - meno sviluppate del nostro mondo a stadi più maturi e adeguati, ed è questo che significa crescere. Invece nel Risveglio procediamo dagli stati meno completi e avanzati verso quelli superiori, più sviluppati, il che conduce a un’autentica trasformazione: all’Illuminazione, alla Grande Liberazione, alla Metamorfosi, al Satori, all’Identità Suprema, comunque si preferisca chiamarla.
Data di Pubblicazione: 4 marzo 2019