Anteprima del libro "Vaccinazioni" di Marcello Pamio
Più informazioni sui vaccini
Pochissimi genitori e purtroppo anche medici che li usano o li consigliano sanno realmente cosa contengono i vaccini. Il riferimento non è tanto per la parte batterica e/o virale, ma a tutti gli adiuvanti che li compongono.
Sono informazioni di vitale importanza visto che questi farmaci verranno inoculati nel corpo di un neonato e possono essere la causa scatenante di gravissime allergie e/o patologie.
Dopo la lettura di questo capitolo, sarà chiarissimo a tutti che i grandi esperti televisivi che paragonano i vaccini all’acqua fresca stanno mentendo spudoratamente oppure trasudano ignoranza da ogni poro.
I vaccini contengono sostanze note e altre meno note perché coperte dall’inviolabile segreto industriale, e dietro a sigle e acronimi si celano materiali che potrebbero giocare un ruolo prioritario nell’eziologia di gravissime e incurabili patologie neonatali. Vediamo quindi il contenuto vaccinale direttamente dal bugiardino di cinque tra i principali vaccini in commercio nel nostro Paese e prodotti dalla GlaxoSmithKline e Sanofì Pasteur.
Come mai non viene detto?
Oltre ai virus vivi attenuati, i quali ovviamente essendo ancora attivi possono scatenare le malattie che dovrebbero prevenire, vi sono i metalli pesanti o metalli tossici come alluminio (sotto forma di sali: fosfato e solfato), mercurio (nonostante sia stato eliminato come adiuvante è sempre presente nei processi produttivi); antibiotici (come la neomicina); formaldeide nota sostanza cancerogena per l’uomo; il glutammato di sodio (eccitotossina in grado di uccidere selettivamente i neuroni); frammenti di DNA animali e umani (cellule embrionali di pollo, cellule umane di feti abortiti) e moltissimi altri derivati animali (sangue bovino, uova di pollo, gelatina estratta dalla pelle di suino, ecc.). Queste sono le sostanze dichiarate ufficialmente dalle industrie che li producono, se poi non forniscono altre informazioni nascondendosi dietro il segreto industriale, non possiamo saperlo.
La cosa certa e che queste sostanze sono più che sufficienti per alzare al massimo il livello di guardia e per iniziare seriamente a preoccuparsi. Cosa queste sostanze possano indurre, scatenare, provocare o sintetizzare nell'organismo in crescita di un neonato (privo di un sistema immunitario maturo) nessuno può saperlo con esattezza fino al momento del danno, e quando questo si manifesta magari è troppo tardi. La presenza dei metalli tossici è emblematica.
Metalli tossici
È risaputo dalla scienza che i metalli pesanti inducono effetti immunotossici nelle persone. Tali effetti includono immunomodulazione, immunosoppressione, allergie e anche autoimmunità. Tutti i metalli sono sostanze pericolosissime per la salute che si accumulano nei tessuti, soprattutto quelli grassi, si dicono infatti lipofìh. Nel corpo umano gli organi hanno nella loro costituzione una parte grassa, ma l’organo maggiormente formato da grassi è il cervello. Come detto non esiste alcun dubbio, nemmeno per la scienza ufficiale, sul fatto che i metalli sono neurotossici, cioè creano danni e infiammazioni al cervello.
La domanda che sorge spontanea a questo punto è: come fanno queste sostanze a finire dentro la scatola cranica? Per rispondere a questo legittimo interrogativo è necessario conoscere la Bee.
Il cervello è protetto da meningi e da una barriera invalicabile che si chiama appunto Bee, Barriera emato-encefalica. Una diga, una specie di grande muraglia, un enorme filtro (costituito tra le altre cose da acidi grassi omega-3), che serve a filtrare tutte le sostanze tossiche e pericolose che arrivano con il sangue.
L’accesso al cervello è consentito solo per trasporto attivo (glucosio) e per diffusione di piccole molecole liposolubili, come l'ossigeno. Tutto il resto viene, o dovrebbe venire, bloccato a monte. Il condizionale è d’obbligo perché in alcuni casi questo meccanismo s’inceppa...
Nella primissima età, infatti, il cervello del neonato è ancora in formazione, per cui anche la barriera ematoencefalica e le mucose non sono completamente mature per svolgere al meglio le loro funzioni di filtri e separatori. Nel sangue del bambino appena vaccinato circolano impunemente metalli tossici, frammenti di DNA animale e umano, ecc.: se queste sostanze finiscono nella barriera non vengono completamente bloccate per cui entrano e si depositano nel cervello creando infiammazioni più o meno serie a seconda dell'esposizione.
L’encefalite post-vaccinica (di cui parleremo molto) è uno dei tanti esempi di infiammazione cerebrale, e purtroppo non è l’unico!
I geni che controllano la sensibilità ai metalli sono soggetti a studi approfonditi. I geni che possono portare alla predisposizione a effetti tossici dei metalli sono, ad esempio, quelli coinvolti nella disintossicazione e nella sintesi del glutinatone S-transferasi.
Alluminio
L’alluminio è certamente il metallo più comune della crosta terrestre, ma fino a tempi recenti non era mai entrato nel ciclo biologico perché in forma di composti inerti, fortemente legato a ossigeno e silicio. Negli ultimi 130 anni è stato estratto e ampiamente utilizzato come metallo per la sua duttilità e come adiuvante nei vaccini, fin dal 1926.
Questo metallo è certamente il più utilizzato nei vaccini assieme al mercurio che, nonostante sia stato eliminato come adiuvante, lo si trova quasi sempre perché deriva dai sistemi produttivi industriali. Talvolta è considerato un eccipiente ma questo non è corretto perché non è inerte come dovrebbe essere un vero eccipiente, per definizione. Infatti l’alluminio viene utilizzato per l’effetto di esaltare l’antigene a cui è legato.
L’Agenzia per le Sostanze Tossiche e Registro delle Malattie, atsdr, ha pubblicato un corposo rapporto di 300 pagine sul profilo tossicologico dell’alluminio. Un documento pieno zeppo di informazioni, di ricerche scientifiche con lo scopo di determinare l'effetto dell’esposizione dell’alluminio sul corpo (se ingerito, malato, ecc.,), a quale limite di esposizione viene ritenuto sicuro o dannoso. Secondo il rapporto, la quantità di alluminio che è consentito in un vaccino è di 0,85 mg/dose (o 850 microgrammi). Tuttavia, leggendo attentamente lo studio, non emerge nessun dato significativo che possa spiegare come gli esperti siano arrivati a stabilire questo valore. La dose di 850 pg è stata determinata come la quantità di alluminio più efficace per essere utilizzata come adiuvante nei vaccini, e cioè la quantità necessaria per innescare un efficace risposta immunitaria all’antigene iniettato. Quindi non è un valore basato sulla sicurezza, ma solo sull'efficacia vaccinale.
Secondo la Autoguide for Aluminum del US Department of Health and Human Services Public Health Service Agency for Toxic Substances and Disease Registry, la guida ufficiale sull’alluminio del Dipartimento di Salute statunitense, i livelli di alluminio nel siero, quindi nel sangue di persone sane vanno da 1 a 3 pg per litro di sangue. Per persone sane si intendono adulti, quindi questo valore dovrebbe essere molto più basso per un neonato.
Quando l’alluminio si trova nel sistema circolatorio si lega ad alcune proteine piasmatiche, in particolar modo l’albumina e la transferrina, proteina quest’ultima che ha la funzione di trasportare il ferro. Nel siero umano l’alluminio si lega per il 60% alla transferrina, per il 34 % all’albumina, mentre il resto si lega al citrato.
Quando l’alluminio si lega alla transferrina, esso prende il posto del ferro, che pertanto non viene più trasportato verso le parti del corpo che ne hanno bisogno.
L’anemia nelle persone intossicate da alluminio è molto diffusa. L'alluminio inoltre può anche attaccare direttamente le pareti dei globuli rossi, rendendoli fragili e creando altre problematiche molto serie.
Questa peculiarità dell'alluminio di legarsi alla transferrina al posto del ferro è molto inquietante perché permette al metallo di depositarsi laddove vi siano dei recettori per la transferrina.
La transferrina quindi diventa un carrier, un mezzo di trasporto per l’alluminio verso gli organi, in particolare il cervello, dove si trovano alcune regioni particolarmente dotate di recettori di transferrina. Questo è il motivo per cui nel cervello è possibile trovare dosi elevate di alluminio. Quindi la capacità dell’alluminio di combinarsi alla transferrina è un primo mezzo per entrare nel cervello.
Le modalità per accedere al cervello possono essere dovute a un deterioramento della barriera emato-encefalica per patologia oppure come nel caso dei neonati per via dell’immaturità della barriera stessa.
Questo testo è estratto dal libro "Vaccinazioni".
Data di Pubblicazione: 1 febbraio 2018