SAGGI E RACCONTI   |   Tempo di Lettura: 8 min

La Domesticazione - L'Evoluzione dell'Uomo nella Storia

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Anteprima del libro "Resi Umani" di Pietro Buffa e Mauro Biglino

La domesticazione come processo bio-evolutivo guidato

«Ciascun caso di domesticazione può essere visto come una sorta di esperimento in ambito evolutivo».
Richard C. Francis

Abbiamo ogni giorno sotto gli occhi una grandissima varietà di specie viventi che non sono il risultato di una esclusiva evoluzione naturale ma di una attività manipolatoria dell’uomo che ha affiancato e a più riprese guidato, il naturale processo bio-evolutivo di molti organismi. Nell'ambito animale, specie come il Gallus gallus (gallo e gallina), L'Ovis aries (montone e pecora), il Bos taurus (toro e mucca), il Camelus bactrianus (cammello), l’Equus caballus (cavallo) e ovviamente l’ampia quantità di morfologie canine che oggi ci sono familiari (Canis familiaris) rappresentano il risultato di un’evoluzione non completamente naturale, che affonda le proprie basi in un particolare processo chiamato “domesticazione”.

Da specie selvatiche ad addomesticate e oltre

Cominciamo col dire che ogni specie vivente selvatica occupa in natura un habitat che spesso condivide con altre specie. Da un punto di vista puramente sociale, le specie instaurano relazioni più o meno complesse con i propri simili (relazioni intra-specifiche) ma sono abitualmente poco inclini a rapportarsi con individui di specie diverse (relazioni inter-specifiche), mostrando riluttanza e aggressività. Le specie animali precedentemente elencate manifestano invece, tra le altre, due particolari caratteristiche comportamentali: una complessiva ridotta aggressività e una innata inclinazione ad accogliere l’essere umano nel proprio territorio sociale. Tuttavia, ognuna delle specie elencate discende da progenitori selvatici che non tolleravano la presenza dell’uomo. Le mucche sono ad esempio tra gli animali più docili e gestibili, eppure tale docilità è un tratto comportamentale completamente assente in quello che fu il loro progenitore selvatico, l’Uro, una creatura ormai estinta e ricordata per la ragguardevole mole e la grande aggressività. Che cosa ha letteralmente trasformato il temibile Uro selvatico in moderni e pacifici bovini?

Attraverso un processo di selezione artificiale protratto nel tempo, l’uomo ha fatto emergere e reso costitutive in vari organismi caratteristiche comportamentali (e come vedremo anche fisiche), di cui erano privi i rispettivi progenitori selvatici, producendo animali mansueti, assoggettati nei suoi confronti e gestibili. Tra le specie che hanno subito la domesticazione, il cane è senz’altro l’animale più rappresentativo. Indagini genetiche hanno individuato nel lupo grigio (Canis lupus) l’antenato selvatico di tutte le moderne forme canine. Anche se diversi dettagli di questo specifico processo bio-evolutivo sono andati perduti, possiamo far risalire a circa 20.000 anni fa i primi tentativi di domesticazione del lupo nelle zone mediorientali. In questo breve lasso di tempo, evolutivamente parlando, l’uomo è riuscito a produrre nei cani mutamenti comportamentali e fisici mai avvenuti nell’intera famiglia dei Canidi nei 35 milioni di anni precedenti.

Le differenze tra il lupo selvatico e un cane moderno sono enormi. Il cane è fedele e affettuoso nei confronti dell’uomo, i lupi sono invece animali schivi, non abbaiano mai e mai cercheranno l’approvazione dell’essere umano scodinzolando. I cani sono animali ricettivi e portati all’apprendimento di regole che l’uomo impone loro, i lupi no. Inutile provare a insegnare a un lupo a riportare una palla, non lo farà per il fatto che si tratta di un gesto per lui innaturale. Per non parlare delle differenze “fisiche”, “estetiche”, tra i vari cani moderni e i lupi, loro progenitori.

L'uomo e il cane

Oggi sappiamo che la capacità di interazione dei cani con gli esseri umani è correlata alla presenza di alcune mutazioni genetiche del tutto assenti nei lupi selvatici. In un recente studio condotto dalla Princeton University, il gruppo di Bridgett von Holdt ha messo in evidenza che, nelle prime fasi della domesticazione dei lupi selvatici, la selezione dell’uomo di soggetti dal comportamento più socievole abbia favorito individui portatori di componenti genetiche in grado di plasmare la “personalità” dell’animale. Si tratta di particolari mutazioni del genoma canino direttamente legate alla tendenza di questi animali a socializzare con la nostra specie ed estremamente simili a quelle che, nell’essere umano, generano la Sindrome di Williams-Beuren, un raro disturbo neuro-comportamentale caratterizzato da un’eccessiva socievolezza dei soggetti. Occorre un certo tempo affinché varianti genetiche di diverso tipo si stabilizzino nel corso delle generazioni e la specie selvatica possa quindi evolvere in specie addomesticata. È questo un processo molto delicato per la cui riuscita è necessario evitare che individui selezionati sulla base di determinate caratteristiche comportamentali e fisiche si accoppino con individui rimasti selvatici (introgressione genetica).

L’uomo si accorse presto che, non solo la domesticazione, ma in generale tutte le pratiche di selezione artificiale degli organismi basate sul controllo della riproduzione di questi rappresentavano un potente e relativamente pratico motore evoluzionistico. Se non bisogna pensare che le specie siano “creta nelle mani di un vasaio”, è però un dato di fatto che l’uomo sia riuscito, attraverso tali pratiche, a imprimere nei cani modifiche davvero profonde, sviluppando ogni possibile variazione ritenuta utile e reprimendo quelle ritenute superflue o non gradite. Sempre a proposito del cane, la prima caratteristica che salta all’occhio è la grande variabilità delle dimensioni. La taglia esageratamente ridotta di alcuni esemplari come il chihuahua non ha alcun precedente nella famiglia dei Canidi. Una versione mutata del gene che codifica per igfI (fattore di crescita insulino-simile) si è imposta durante la selezione artificiale operata dall’uomo, determinando la taglia dei cani di piccole dimensioni. Anche i piani anatomici originali del lupo sono stati alterati in molti cani, spesso solo per una questione estetica, con ripercussioni nella biologia di questi animali. Osservando ad esempio il pastore tedesco, è evidente la selezione orientata ad abbassare al massimo la parte posteriore dell’animale. Grazie a questo particolare assetto la linea del cane risulta esteticamente gradevole ma nel contempo meno funzionale: il cane è soggetto a displasia dell’anca (le ossa delle zampe non si connettono in maniera ottimale all’anca) e si trova anatomicamente limitato nello scatto e nella corsa veloce. Se consideriamo poi il bulldog, le modifiche morfologiche frutto delle selezioni ardite dell’uomo sono davvero tante in questi esemplari ma le maggiori hanno riguardato la regione cranio-facciale. I bulldog presentano un fisico tozzo e la testa molto grande rispetto alle dimensioni del corpo. Il muso dell’animale è assai schiacciato ed è questa una caratteristica assente in tutta la famiglia dei Canidi. A discapito di tali acquisizioni morfologiche che distinguono la razza bulldog, il cane è costretto a sopportare problemi fisici di varia natura: i bulbi oculari non sono ben inseriti nel cranio, la pelle in eccesso provoca all’animale piaghe che generano spesso dermatiti, il muso schiacciato fa sì che il palato molle spinga contro la trachea generando difficoltà respiratorie, ma non è tutto. A causa dell’eccessiva dimensione della testa dei cuccioli rispetto al canale pelvico della madre, il bulldog ha grandi difficoltà a partorire in modo naturale e si deve quindi ricorrere al taglio cesareo per evitare al cane gravissime emorragie da lacerazione dei tessuti che lo porterebbero alla morte (parto distocico). Una condizione definita “sproporzione cefalo-pelvica tra nascituro e gestante” molto simile a quella osservata anche per l’essere umano. Oggi la comprensione dei meccanismi alla base delle pratiche di selezione artificiale e degli effetti che tali pratiche producono sulle specie viventi è molto più completa. Nel caso specifico della domesticazione, dati importanti provengono da veri e propri esperimenti in ambienti controllati in cui si forza la natura biologica di alcune specie selvatiche al fine di costruire modelli che ci aiutino a comprendere le basi profonde di tale processo bio-evolutivo.

Questo testo è estratto dal libro "Resi Umani".

Data di Pubblicazione: 26 aprile 2018

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