ALIMENTAZIONE   |   Tempo di Lettura: 7 min

Da Oggi Dieta!

La Dieta Non Dieta - Anteprima del libro di Debora Rasio

L'impari lotta contro il grasso

Da oggi, dieta!

È una sana decisione che prima o poi abbiamo preso tutti: donne, uomini, adulti, anziani, giovani e persino giovanissimi. Un bel giorno ci siamo imposti con fermezza a noi stessi e abbiamo stabilito che era venuto il momento di smettere di mangiare quello che volevamo quando lo volevamo, di solito con l'urgente obiettivo di perdere peso e con la convinzione di riuscirci in un periodo più o meno breve.

Un proponimento allettante e tutto sommato semplice da mettere in pratica, che infatti fa presa facilmente su chiunque pensi di riuscire a sottostare per un po' a regole e restrizioni, anche severe, in vista di uno scopo tanto utile alla salute e così gratificante. Insomma, uno sforzo non particolarmente impegnativo per un fine non irraggiungibile...

Eppure le statistiche ci dicono che il 95 per cento delle persone che affrontano una dieta - che sia a ridotto contenuto di grassi, basata sulla restrizione dei carboidrati o sui pasti sostitutivi, tanto per citarne alcune - riprende il peso che ha perso entro i due anni successivi. Come mai? È presto detto: prima di affrontare un regime di restrizione calorica la maggior parte di queste persone avrà anche fatto i conti con la propria forza di volontà, ma certo non li ha fatti con la biologia! Ed è proprio la biologia, ossia l'insieme di leggi che governa i fenomeni della vita e quindi anche quelli che interessano il nostro organismo, a «remare contro» i nostri tentativi di dimagramento.

Un'affermazione che può suonare quantomeno controproducente da parte di un medico che si occupa di nutrizione, e il cui lavoro prevede dunque anche di prescrivere diete. Ma sono stati proprio i lunghi anni di professione e le migliaia di pazienti che ho seguito a farmi comprendere la necessità di spiegare ogni volta, a chi affronta una dieta, che la prima cosa di cui deve rendersi conto è che non sarà soltanto una «lotta con se stesso», ma anche in qualche modo una «lotta con la natura», la quale non accetta senza combattere che si intervenga su di lei.

Indipendentemente dal fatto che la decisione di mettersi a dieta e dimagrire sia dovuta a ragioni di salute o anche solo a motivazioni estetiche, siamo convinti che il nostro nemico numero uno sia sempre lo stesso: il grasso. Peccato però che la biologia, e cioè la Natura, interpreti il grasso in tutt'altra maniera, ritenendolo invece essenziale per il mantenimento del benessere del nostro corpo.

Anche il grasso ha le sue ragioni

Il primo e fondamentale motivo del fallimento di una dieta è quindi che il grasso in più, proprio quello che vorremmo eliminare, in genere è lì per una buona ragione: è un tessuto isolante e protettivo che ci difende dalle difficoltà e dallo stress, e di conseguenza la Natura non vorrebbe che ce ne privassimo.

Una conferma di ciò viene da un esperimento condotto su topolini da laboratorio: sottoposti a un evento stressante come una debole scarica di corrente elettrica inviata ripetutamente alla gabbia che li ospita, non solo iniziano a mangiare di più ma, in proporzione alla quantità di cibo assunto, accumulano più grasso di quanto accadrebbe normalmente. La ragione sta nel fatto che il loro organismo reagisce in modo da aumentare le proprie difese di fronte alla situazione di disagio.

Dobbiamo quindi immaginare che, esattamente come nei topolini, sia presente in noi una specie di «unità di crisi» sempre pronta a reagire a un determinato allarme secondo un preciso protocollo, applicando automaticamente il comportamento più adeguato in risposta alla provocazione. In termini scientifici, quando il nostro cervello percepisce uno stress produce una sostanza, chiamata neuropeptide Y, che segnala alle cellule adipose di immagazzinare più grasso.

Le diete, che per l'organismo sono spesso un notevole stress, coinvolgono quindi, all'insaputa di chi le fa, anche il sistema nervoso vegetativo, quel fondamentale insieme di cellule e fibre il quale regola autonomamente, cioè indipendentemente dal controllo cosciente, le nostre funzioni vitali. In una persona che perde il 10 per cento del proprio peso corporeo si verifica infatti un'immediata riduzione dell attività del simpatico (la componente del sistema nervoso che controlla le funzioni del corpo involontarie come contrarre i muscoli, dilatare le pupille, far pompare più sangue al cuore, alzare la pressione sanguigna e deviare il sangue dai visceri verso i muscoli), mentre aumenta l'attività del parasimpatico (che governa lo «stare», il riposo e la digestione, oltre che l'immagazzinamento dell'energia). Insomma, in risposta al dimagramento la nostra parte inconsapevole tenta a tutti i costi di preservare quel grasso che la parte consapevole sta ostinatamente cercando di eliminare.

Attenzione: questa non vuol essere una consolante interpretazione psicologica per giustificare i fallimenti della nostra dieta, bensì la constatazione di un fenomeno biologico scientificamente accertato che ha finalità protettive per la specie.

Il cervello sabota

Un altro esempio di come il cervello sabota a nostra insaputa la dieta proviene dall'osservazione del comportamento di un gruppo di donne obese arruolate in un programma di dimagramento che prevedeva un'ora di attività fisica al giorno. Per tutta la durata dello studio le partecipanti indossavano un'apparecchiatura in grado di rilevare i movimenti compiuti nell'arco delle ventiquattr'ore. Ebbene, con grande sorpresa dei ricercatori si è scoperto che, nonostante le sessioni di ginnastica, quelle donne non avevano affatto aumentato la loro attività fisica giornaliera complessiva perché, finita l'ora di attività, nella restante parte della giornata erano rimaste sedute più a lungo per compensare, in maniera del tutto inconscia, il maggior dispendio energetico. Un altro modo subdolo con cui la nostra biologia ci mantiene cuciti i chili addosso!

Per tornare alle vicende del nostro topolino da laboratorio, è interessante notare che l'aumento del suo bisogno di mangiare e il conseguente ingrassamento a compensazione dello stress causato dalle scosse elettriche si spiegano in quanto è chiuso in una gabbia, impossibilitato quindi a utilizzare le immediate risposte naturali inscritte nel suo cervello «rettiliano» (quello in cui risiedono gli istinti primari, che gli hanno consentito di sopravvivere per milioni di anni): fuggire o attaccare la causa del disagio scaricando così lo stress accumulato. Se potesse dare sfogo ai suoi istinti, il topolino non mangerebbe di più e non ingrasserebbe, in termini biologici, per lui ingrassare è un «piano B» che gli consente un modo alternativo di difendersi.

L'esempio del topolino in gabbia ci può aiutare a comprendere che il grasso che accumuliamo in più non è lì perché vogliamo farci del male o perché non possediamo la costanza necessaria per affrontare una dieta e neppure perché inconsciamente desideriamo punirci: il grasso è lì perché il nostro corpo sta cercando di difendersi da una situazione o da una condizione a cui non può resistere altrimenti.

È il nostro «piano B» in una situazione di sofferenza.

Questo testo è estratto dal libro "La Dieta Non Dieta".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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