SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 7 min

Scopriamo Assieme che cos'è la Recidiva nella Dentosofia

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Anteprima del libro "Respirare la Dentosofia" di Davide Pascale

La recidiva

Se consideriamo la dentosofia nella sua sola componente ortodontica, essa può essere inserita nel gruppo delle terapie ortodontiche funzionali. La dentosofia nasce come risposta alternativa alle metodiche di ortodonzia fissa e/o mobile che allineano i denti senza realmente modificare gli equilibri neuro-muscolari del sistema stomatognatico determinando così la necessità della contenzione ortodontica post-trattamento.

La contenzione rappresenta l’attuale soluzione al rischio di recidiva. Già nel 1988 è stato pubblicato uno studio sulla stabilità dei trattamenti ortodontici a livello deU’allineamento degli elementi anteriori mandibolari: 31 pazienti dopo aver subito un trattamento ortodontico con estrazione dei 4 molari sono stati sottoposti a controlli periodici per un periodo di 20 anni. Questi controlli hanno permesso di constatare che tutti i casi trattati avevano presentato recidiva di entità variabile e che solo il 10% dei casi trattati aveva mantenuto un risultato che potesse essere ritenuto accettabile.

È bene tenere presente che la ricerca di un’occlusione ideale non ha solo uno scopo estetico ma anche funzionale.

L’efficienza masticatoria è infatti maggiore nei pazienti con malocclusione di I classe che in quelli in II classe e che in quelli in III classe. I pazienti in III classe sono infatti quelli con efficienza masticatoria minore. Ciò avviene anche perché nelle malocclusioni di I classe è stata riscontrata una dimensione media di contatti occlusali maggiore rispetto alla Il classe mentre la III classe è quella con media di contatti occlusali minori. Esiste infatti una correlazione positiva tra la dimensione dei contatti occlusali e l’efficienza masticatoria: una maggiore area di contatto determina una maggiore efficienza masticatoria.

In generale si può dire che i fattori che influenzano l’efficienza masticatoria sono l’area di contattò occlusale, la forza masticatoria, la malocclusione, il numero di denti funzionali, la funzione motoria orale e le disfunzioni temporomandibolari.

L’occlusione post-terapia ortodontica è però sempre meno stabile rispetto all’occlusione naturale; il trattamento ortodontico modifica infatti l’equilibrio muscolare e le strutture dento-alveolari e perciò la recidiva può essere considerata il tentativo “fisiologico” di recuperare l’equilibrio neuromuscolare.

I tessuti molli

I tessuti molli hanno una significativa influenza sul movimento dentale a causa delle forze che sviluppano sulla struttura dento-alveolare, ed è proprio per questo che è indicato correggere quelle condizioni che alterano la funzione orale rappresentate dalla deglutizione atipica, dall’incompetenza labiale, dalle disfunzioni linguali e dalla respirazione orale, tanto per citarne alcune.

La recidiva è un evento multifattoriale nel quale giocano un ruolo fondamentale diverse componenti:

  • la struttura di sostegno del dente, in particolare le caratteristiche strutturali dell'osso alveolare;

  • il disequilibrio muscolare con sviluppo di forze angolate rispetto all’asse del dente;

  • la distribuzione di forze disomogenea sul tavolato occlusale durante la funzione;

  • la mancanza di equilibrio tra la posizione dei denti e la funzione muscolare.

Le caratteristiche strutturali dell’osso alveolare sono correlate infatti allo stimolo biomeccanico fornito dalla muscolatura durante la masticazione e il serramento (serriamo i denti circa 1300 volte al giorno durante la deglutizione). L’indebolimento della muscolatura masticatoria riduce l’efficacia di questo stimolo biomeccanico con modificazioni della struttura alveolare e conseguente minore capacità dell’osso di mantenere stabile la posizione del dente.

La mancanza di uno stimolo biomeccanico adeguato al termine della terapia ortodontica può incidere sul recupero di una “solidità” strutturale dell’osso alveolare dopo le modificazioni conseguenti allo spostamento dentale (i denti, alla fine del trattamento, presentano una leggera mobilità).

L’equilibrio e il tono della muscolatura orale

L’equilibrio e il tono della muscolatura orale possono essere compromessi da diversi fattori, alcuni dei quali sono totalmente indipendenti dall’occlusione e strettamente correlati ad abitudini acquisite con la vita moderna: un’alimentazione morbida e una masticazione frettolosa, ad esempio, hanno infatti progressivamente indebolito la muscolatura masticatoria con conseguenti ripercussioni negative sulle caratteristiche ' strutturali dell’osso.

Lo stress disequilibra la muscolatura, attraverso abitudini scorrette e/o parafunzioni (serramento e digrignamento notturni e/o diurni spesso monolaterali) che determinano una distribuzione disomogenea del carico occlusale, favorendo lo spostamento dentale.

Le “abitudini muscolari” correlate alla vecchia occlusione non sempre si modificano con la correzione del rapporto occlusale, in quanto codificate a livello delle aree cerebrali con pattern motori tanto più stabili quanto più passa il tempo: un esempio spesso riportato in letteratura è la difficoltà di normalizzare l’inversione del ciclo masticatorio in presenza di un morso incrociato.

L’equilibrio tra la posizione dei denti e la funzione muscolare è da ricercarsi anche nella componente verticale delle forze che si esprime durante il serramento. Se la distribuzione delle forze occlusali non è omogenea al momento del contatto dentale, si svilupperanno delle spinte oblique sul dente che ne faciliteranno lo spostamento.

Le malposizioni dentarie

La dentosofia ritiene che tutte le malposizioni dentarie siano il frutto di un’alterazione del sistema neuromuscolare dell’apparto stomatognatico. Per allineare i denti è perciò indispensabile rieducare le funzioni che ne determinano la posizione. Le funzioni di respirazione, masticazione, deglutizione e fonazione rappresentano le forze attive del sistema stomatognatico.

Tali funzioni insieme partecipano alla determinazione della posizione dei denti sulle arcate e del rapporto tra le arcate stesse. Uno squilibrio di tali funzioni si traduce in un cambiamento nelle forze del sistema stomatognatico che determinano anomalie nella posizione dei denti e nel rapporto tra le arcate.

Questi normali e/o anormali cambiamenti nelle forze muscolari sono infatti la base per lo sviluppo di una malocclusione in I classe, in II classe o in III classe. Questa è un’informazione molto preziosa per il clinico ortodontico, perché queste forze muscolari sono la base fondamentale per tutti i trattamenti ortodontici.

Anche se la definizione del rapporto tra modo di respirare e la malocclusione è abbastanza controverso, si può affermare con certezza che il modo di respirare e la crescita cranio-facciale sono così strettamente correlati durante la crescita e lo sviluppo che la forma può seguire la funzione e la funzione può seguire la forma; è perciò imperativo normalizzare forma e funzione così che la funzione sia ottimizzata per la vita.

In generale si può dire che se alcune attività neuromuscolari vengono sviluppate per compensare alterazioni dentoalveolari o scheletriche, altre hanno un ruolo eziologico in tali alterazioni.

La malocclusione non è infatti solo la conseguenza ma spesso anche la causa della respirazione orale che viene infatti a generarsi a seguito della non corretta posizione mandibolare e linguale. Secondo le analisi ortodonticlie svolte da alcuni autori, risulta chiaro che l’associazione tra respirazione orale e malocclusione rappresenta un circolo vizioso autoperpetuantesi in cui è difficile stabilire se sia primaria l’alterazione respiratoria o quella maxillo-facciale.

Questo testo è estratto dal libro "Respirare la Dentosofia".

Data di Pubblicazione: 28 maggio 2018

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