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Di chi è la responsabilità della crisi delle pensioni?

La causa della crisi delle pensioni

Scopri i problemi sistemici che hanno causato la crisi pensionistica a livello globale leggendo l'anteprima del libro di Robert T. Kiyosaki e Edward Siedle.

Di chi è la responsabilità della crisi delle pensioni?

Probabilmente c’è, e c’è sempre stata, una piccola minoranza di persone a cui non interessa affatto prepararsi per la pensione. Forse sono anime spensierate, che vivono gioiosamente solo nel presente e non mettono da parte nulla per i tempi grami che potrebbero arrivare imprevisti, oppure spirito maligni disperati, che non hanno alcun desiderio di tirare troppo a lungo una vita già grama.

Ma per la mia esperienza quasi tutti pensano a come sopravviveranno quando invecchieranno e sceglieranno di smettere di lavorare, o saranno costretti a farlo, e se ne preoccupano.

La maggior parte delle persone, quando arriva a una certa età, diciamo verso i cinquant’anni, ha già fatto qualche piano per la pensione. Spesso questi piani sono miseramente inadeguati. La maggioranza dei lavoratori semplicemente non guadagna abbastanza da riuscire a mettere da parte una quantità di fondi adeguata a sopravvivere per un periodo di pensionamento che potrebbe durare decenni. Altri dispongono di risparmi adeguati, ma non hanno la preparazione finanziaria di base che servirebbe loro per una pianificazione prudente.

Infine, qualcuno ha fatto scelte palesemente sbagliate e si ritrova con problemi di criminalità, dipendenza o di altro tipo da cui non riesce più a uscire.

Pertanto, si può dire che parte della responsabilità dell’incombente crisi delle pensioni sia dei singoli individui.

Ma se ci si pensa, stimare quanto durerà la propria vita, quale sarà il proprio livello di salute, quanto bisognerà pagare per mantenere un certo stile di vita, che varierà di anno in anno per i decenni di durata del pensionamento, e quale possa essere l’investimento ottimale per i propri risparmi è difficile anche per le persone finanziariamente più avvedute.

Anche se avete fatto tutto nel modo giusto, cioè avete sempre lavorato, avete contratto pochi o nessun debito, avete messo diligentemente dei soldi da parte e avete vissuto nella misura stabilita dai vostri mezzi, i piani che avete attentamente predisposto potranno rivelarsi inutili se sarete colpiti da un disastro, come una morte inattesa, una lunga malattia, il crollo del mercato azionario o il collasso di un piano pensionistico.

Perciò, diciamo la verità: fare dei piani per un periodo di pensionamento che potrebbe durare decenni è un compito formidabile. Forse non è nemmeno ragionevole aspettarsi che la stragrande maggioranza dei lavoratori sia in grado di pianificare efficacemente il proprio pensionamento.

Un problema sistemico globale

Quando oltre un miliardo di lavoratori anziani in tutto il mondo ha lo stesso problema - carenza di risorse su cui contare per la pensione - non si possono più incolpare i singoli individui di avere preso delle cattive decisioni di investimento o di non possedere risorse finanziarie sufficienti.

C’è un problema sistemico globale.

I tre problemi sistemici di cui ci occuperemo in questo libro sono:

  • La scomparsa o il collasso dei piani pensionistici sponsorizzati dal datore di lavoro e creati per pagare ai pensionati una rendita mensile a vita.
  • La cattiva gestione delle pensioni.
  • Il trasferimento della responsabilità sui lavoratori, che dovrebbero mettere via dei soldi per il loro pensionamento utilizzando piani pensionistici come il 401 (k), che sono strutturalmente difettosi e inadatti a garantire una sicurezza paragonabile a quella di una pensione.

I lavoratori non hanno responsabilità in relazione a queste tre cause sistemiche della crisi globale nel settore delle pensioni. Al contrario, i lavoratori non possono obbligare un datore di lavoro a istituire o a eliminare una pensione, non hanno voce in capitolo nella gestione degli investimenti delle pensioni, e non possono imporre o scegliere delle opzioni di investimento per i piani come il 401 (k) (ma solo scegliere tra un elenco di costosi fondi comuni di investimento predeterminati dal datore di lavoro).

Mi è capitato diverse volte di vedere dei datori di lavoro che tagliavano e chiudevano delle pensioni gestite male, nonostante la forte opposizione dei lavoratori.

Nell’aprile 2011 mi trovai insieme a più di 200 agenti di polizia della città di Atlanta, in Georgia, in un’affollata sala del municipio per un incontro organizzato dal Finance Committee del City Council. Durante quella tesa seduta-maratona durata quattro ore e mezza, centinaia di altri dipendenti municipali si stiparono nei corridoi per seguirne lo svolgimento dai monitor a circuito chiuso sparsi in tutto l’edificio.

In quell’incontro, i poliziotti potevano presentare la loro risposta alla proposta del sindaco di “congelare” le prestazioni pensionistiche e costringere i lavoratori della città a aderire a un piano pensionistico di tipo 401 (k). In altre parole, i funzionari municipali avevano escogitato un piano per ridurre le prestazioni pensionistiche promesse ai dipendenti in risposta ai deficit di bilancio incombenti.

La polizia aveva raccolto con un colletta qualche migliaio di dollari per pagarmi il viaggio ad Atlanta e farmi intervenire in sua difesa, in qualità di loro esperto, all’incontro del comitato, in particolare sull’aspetto della proposta che riguardava il 401 (k).

lo spiegai al City Council che l’America si trovava di fronte a una crisi pensionistica, dovuta in gran parte alle corporation che chiudevano le loro pensioni mal gestite e costringevano i lavoratori a aderire a piani a contribuzione definita inadeguati come il 401 (k).

“I 401 (k) non sono in grado di fornire, e non forniranno, una sicurezza pensionistica significativa alla grande massa dei lavoratori americani, e certamente non ai dipendenti pubblici della città di Atlanta.

Quindi, se votate per costringere i dipendenti pubblici della vostra città a adottare un sistema di tipo 401 (k), almeno siate onesti e ammettete fin dall’inizio che non si tratta di un piano pensionistico”.

Lo stesso anno, venni incaricato dall’American Federation of State, County and Municipal Employees del Rhode Island Council 94 di condurre un’indagine forense sulla pensione statale del Rhode Island. Il legislatore dello stato del Rhode Island aveva frettolosamente approvato una cosiddetta proposta di “riforma delle pensioni”, che era stata elaborata in modo subdolo dalla neoeletta tesoriera statale Gina Raimondo, presumibilmente per puntellare la pensione “sospendendo” - in verità, eliminando - l’adeguamento al costo della vita (COLA) promesso a tutti gli impiegati, gli insegnanti, gli agenti della polizia di stato e i giudici. Quello che la tesoriera non aveva detto a nessuno è che il denaro risparmiato con il taglio del 3% del COLA sarebbe stato utilizzato per pagare un costoso fondo speculativo da due miliardi di dollari che dava lavoro ad alcuni dei suoi più ricchi donatori di Wall Street: un gioco d’azzardo destinato a fallire in modo spettacolare entro cinque anni, costando alla pensione oltre 500 milioni di dollari. Nel 2013, nei risultati della mia indagine nel Rhode Island scrissi:

“Il costo per i prossimi 20 anni, a carico del sistema pensionistico dei dipendenti del Rhode Island (ERSRI), previsto per la scommessa degli investimenti alternativi da due miliardi di dollari voluta dalla tesoriera ammonta a oltre tre miliardi di dollari e supera di gran lunga i risparmi del COLA previsti dalla tesoriera... un’altra scomoda verità che, fino ad oggi, è stata nascosta al pubblico.

La riforma delle pensioni pubbliche, nel Rhode Island, non è che un trasferimento del patrimonio dei lavoratori a Wall Street”.

Che io sappia, nessun lavoratore di Atlanta, del Rhode Island o di qualsiasi altro posto ha mai chiesto che gli venisse tagliata o eliminata la pensione. Invece, i lavoratori di tutto il mondo sono soddisfatti delle loro pensioni e vogliono tenerle, anzi, vorrebbero consolidarle.

Ciononostante, negli ultimi 40 anni le pensioni aziendali sponsorizzate dal datore di lavoro sono quasi scomparse. Analogamente, i governi stanno tagliando le prestazioni e costringendo i lavoratori a rinunciare alla pensione.

Sistemi pensionistici

Secondo uno studio del 2019 sui sistemi pensionistici globali, solo i Paesi Bassi e la Danimarca hanno sistemi pensionistici con valutazione A, sistemi pensionistici e solidi; essi offrono buone prestazioni, sono sostenibili e hanno un alto livello di integrità. Gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Malesia, Hong Kong e la Francia hanno ricevuto una valutazione C+, il che evidenzia rischi importanti, i quali, se non saranno affrontati, porteranno a mettere in dubbio l’efficacia e/o la sostenibilità a lungo termine di queste pensioni.

Questa è la brutta notizia. E quella buona?

In realtà non ce ne sono...

Il trasferimento della responsabilità della pianificazione pensionistica ai lavoratori è stato disastroso per questi ultimi, ma ottimo per i profitti aziendali.

I piani a contribuzione definita 401 (k), che i datori di lavoro e Wall Street hanno venduto ai lavoratori come capaci di fornire prestazioni pensionistiche paragonabili a quelle delle pensioni, hanno fallito miseramente. Con un saldo medio di 70.000 dollari o meno per i sessantacinquenni, non è un segreto che il grande “esperimento" dei 401 (k) sia fallito negli Stati Uniti. E, per quanto essi siano profondamente carenti, circa un terzo dei lavoratori americani non ha nessun piano pensionistico sponsorizzato dal datore di lavoro.

Secondo uno studio condotto nel 2018 dalla Northwestern Mutual, il 21% degli americani.non ha accantonato risparmi per la pensione e un ulteriore 10% ha accantonato meno di 5.000 dollari. Un terzo dei Baby Boomer che si trova già in età pensionabile o che ci si sta avvicinando ha messo da parte da 0 a 25.000 dollari.

L’Economic Policy Institute dipinge un quadro ancora più fosco. I dati del 2013 indicano che “quasi la metà delle famiglie non ha risparmi su un conto pensione”.

Il fallimento dell’innovazione del 401 (k)

Il fallimento dell’innovazione del 401 (k) era stato previsto decenni fa dagli esperti - me compreso - e si sarebbe potuto evitare se i legislatori e le autorità di regolamentazione avessero agito nell’interesse degli investitori e se l’industria dei servizi finanziari avesse tenuto a freno la propria avidità.

Invece, le società di Wall Street hanno fatto i soldi e sono state i grandi vincitori.

I risparmiatori che hanno versato commissioni più elevate a Wall Street per investire in fondi comuni d’investimento con prestazioni scadenti sono stati i grandi perdenti.

Sono stato coinvolto nelle principali class action di denuncia della cattiva gestione degli investimenti in molti dei più grandi piani 401 (k) americani, come quelli di Walmart, Boeing, Northrop Grumman, Kraft, Edison, Caterpillar, Deere, United Technologies, General Dynamics, ABB e International Paper. Purtroppo, questi casi, che mettono in discussione le strutture e le prassi del 401 (k), non sono stati portati in tribunale fino al 2006, troppo tardi per almeno due generazioni di lavoratori.

La soluzione alla crisi pensionistica, ve lo assicuro, non è un costoso piano a contribuzione definita di tipo 401 (k), che affida ai singoli la responsabilità della scelta degli investimenti.

La soluzione è semplice: una migliore gestione delle pensioni.

E non ci sarà, senza il vostro contributo.

Data di Pubblicazione: 11 dicembre 2020

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