SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 8 min

Diventa Tu N.1 al Mondo - Anteprima del libro di Tiberio Faraci

Ma io ho qualcosa di enorme per cui combattere!!!

Ma io ho qualcosa di enorme per cui combattere!!!

"Gli ostacoli non mi fermano. Ogni ostacolo si sottomette alla rigida determinazione. Chi guarda fìsso verso le stelle non cambia idea..."

Ben arrivati nella mia vita se non ci siamo mai incontrati prima, e ben ritrovati se invece ci conosciamo già. Forse abbiamo lavorato insieme nei nostri studi in Svizzera, con Skype (magari da lontanissimo), oppure ci siamo incontrati in uno dei seminari che animiamo. Forse semplicemente abbiamo viaggiato insieme tra le pagine di uno dei miei libri precedenti. Lo scopo di questo mio nuovo lavoro è portare nella tua vita di tutti i giorni, e tra le tue possibilità, la disciplina, la concretezza e la sinergia che concorre al raggiungimento di un risultato attingendo agli “intimi codici privati” del Mental Coaching Sportivo.

Lavoreremo insieme tu e io, come se tu fossi un campione (lo diventerai presto ©) e io il tuo Coach! Quando lavoro con atleti attivi in qualsiasi disciplina possibile, mi capita di chiedere loro se hanno mai notato che spesso i campioni del passato provenivano da famiglie povere. Più fratelli e sorelle avevano da sfamare, più vincevano! La loro motivazione era la fame!

Nel pugilato, nel ciclismo, nella corsa, e in qualsiasi altro sport possa venirvi in mente, chi vinceva aveva spesso una motivazione dettata dalla sopravvivenza, ovvero quel talento che avevano dimostrato diventava l’unica possibilità di cambiare il destino economico della loro famiglia, e così cercavano di sfruttare al massimo quel dono, monetizzandolo attraverso i risultati che ottenevano. Vinceva il più povero, il più “affamato”, quello che aveva più parenti da “sistemare”, questa era la motivazione: l’urgenza!

Spesso addirittura la disperazione, il bisogno. Salivano sul ring o sulla bicicletta, come se fossero stati delle tigri che guardavano oltre le sbarre di una gabbia, attraversando chi si trovava davanti con il loro sguardo. Erano lì e non c’erano nello stesso tempo. Senza avere nulla di personale nei confronti dell’avversario, che per loro non rappresentava neanche un antagonista, ma un ostacolo che li poteva separare dal benessere. Un impedimento che doveva andare giù, o spostarsi, arrendersi.

La “fame” di vittoria

Poi tutto sarebbe stato più facile e questo avveniva sempre. La “fame” di vittoria che provavano spesso non si placava, se non in funzione del risultato che volevano ottenere. Semplicemente quello che aveva più fame vinceva. Immancabilmente, quello che ne aveva meno soccombeva e lasciava passare.

Oggi, grazie a Dio, anche se solo alle nostre privilegiate latitudini, non si può parlare di fame in senso di mancanza di sostentamento, ma possiamo esprimere certamente il concetto in fame di vittoria e voglia inverosimile di affermare il proprio valore. Per questo io chiedo a coloro che lavorano con me di cercare di contattare tutta l’energia che sia loro possibile.

Il fine è quello di mettere a fuoco una motivazione che sia la più alta e vibrante a proposito del risultato che si ripropongono di realizzare. Se la motivazione è blanda, cerchiamo di fortificarla e di renderla più concreta; se non c’è proprio, ovviamente la dobbiamo costruire.

Non importa se stiamo parlando di una vera competizione sportiva, di un casting per un artista, di un test-ingresso a una facoltà a iscrizione limitata, di un concorso per l’assunzione in un’azienda, della conquista di una persona che amiamo, o una sfida di qualsiasi tipo.

Sicuramente la Motivazione è il carburante ottimale che serve per compiere un viaggio così importante. E tanto più rilevante sarà il motivo per cui vogliamo compiere un viaggio, tanto più il combustibile/nutrimento che sceglieremo dovrà essere adatto. Inteso anche come stato/maniera di sentirci e percepirci. Il modo di “essere” con cui partecipiamo, affinando i parametri necessari ai fini dell’esito, costruisce già le differenze “eliminatorie” tra ognuno dei partecipanti alla “gara” (la postura, lo sguardo..).

Peter Schultz, il geniale inventore delle fibre ottiche, raccontava di tre persone che lavorando in un cantiere edile; avevano il medesimo compito. Fu chiesto loro che lavoro facessero, e le risposte furono molto diverse: “Spacco pietre” rispose il primo. "Mi guadagno da vivere" rispose il secondo. “Partecipo alla costruzione di una cattedrale" disse il terzo”.

E tu, cosa stai facendo Tu? E con che motivazione ti muovi, ti alzi al mattino, trascorri le ore delle tue giornate? A cosa pensi? Quello che senti è, oppure no, l’anticipo del paradiso che meriti? Hai un progetto? Come ti connetti con “come sarai e starai” una volta realizzato? E che cosa ne conseguirà? In un modello psicologico (Murray, McClelland e Atkinson), si individuano aspetti fondamentali riguardo la motivazione alla riuscita, intesa come forza di orientamento individuale al successo e la probabilità percepita di contattare affermazioni.

Riguardano il valore incentivante del successo, ma anche le probabilità percepite d'insuccesso e l’eventuale significato a lui attribuito.

Il Dottor Marco Mancini

Il Dottor Marco Mancini ci fa vedere come la riuscita personale in un'attività fisica o sportiva o sociale, così come la continuità nella pratica, siano influenzate da questi aspetti. “Per cui siamo motivati a praticare uno sport o a raggiungere un risultato SE:

A) Pensiamo che con l'esercizio i benefici diventeranno per noi utili e importanti;

B) Crediamo fortemente che la riuscita nel raggiungere gli obiettivi prefissati dipenda da noi e non da fattori esterni che non possiamo controllare;

C) I benefici che ci siamo riproposti di ottenere risultino essere ai nostri occhi particolarmente importanti e degni del nostro impegno e del nostro tempo: quindi se i benefici sono superiori ai costi ("Quanta fatica mi è richiesta?" e "Quanto mi interessa raggiungere quel risultato?").

Siamo demotivati quando abbiamo timore di impegnarci in un compito che può sviluppare effetti positivi così come un fallimento; pensiamo che la probabilità di fallire nel compito prefisso sia alta; viviamo in maniera spiacevole l'insuccesso, sopportandone a fatica le conseguenze emotive*”.

Non passa la fame di vincere con il trionfo, ma anzi (e questo potrebbe costituire pressione) aumenta, perché tutti si aspetteranno continuità, e, se non ci sarà, i sostenitori di un attimo prima si allontaneranno come gatti che riempivano un camion, non appena si aprirà loro la porta. Questi due aspetti fanno paura! A questo punto verrebbe da chiederci: "Quante volte ci siamo sentiti in grado di poter raggiungere un obiettivo con tanto impegno? E quante di queste volte ce l’abbiamo fatta? Quante di queste occasioni abbiamo invece sabotato?”

Per favore fai una lista di quello che hai splendidamente compiuto e di quello che invece hai scelto di sabotare, falla ora!

Come dici? Mi chiedi una lista anche per tutte quelle volte in cui i tuoi progetti sono stati sabotati da altri? Mi dispiace, e forse sbaglio a dirtelo all’inizio di questo percorso, ma vanno sicuramente nell’elenco di quelle che hai Sabotato Tu! Perché, come nei romanzi di Patterson, in un colpo di scena finale, se togliessimo la maschera a chi ti ha ferito, troveremmo proprio il tuo viso. Vedrai, alla fine di questo libro ti apparirà chiaro che, nel bene e nel male, alla regia della tua vita ci sei sempre stato tu. Proprio per questo occorre agire per ottimizzare la motivazione !

Gautama Buddha diceva: “Tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato”: Tu che cosa sei diventato finora? Che cosa Vorrai migliorare? Che cosa avevi in passato pensato per divenire quello che sei? E per essere in linea con quello che vorrai diventare? Che cosa allora sei disposto a pensare per diventare quello che dici di voler diventare?

Ieri Novak Djokovic, il n° 1 del tennis al mondo, ha buttato via una racchetta che ha sfiorato un giudice di linea. Le cose non stavano andando benissimo. Certo, anche i numeri uno al mondo devono affrontare dei momenti difficili (e farlo al meglio se vogliono restare dei numeri uno). Novak si troverà presto a dover affrontare Dominik Thiem, 22 anni, austriaco, cresciuto sollevando tronchi.

E Novak (un uomo da cento e più milioni di dollari) ha detto: “La verità? I soldi mi consentono una vita agiata ma non hanno mai rappresentato un motore per me.

Thiem è un grande campione e sta giocando il miglior tennis della sua vita, vorrà dimostrare di essere pronto, di poter stare al livello dei big: MA IO HO QUALCOSA DI ENORME PER CUI COMBATTERE!!!"

Ecco cosa intendo per "fame”

Ecco cosa intendo per "fame” E quando Novak non sarà più N°1 al mondo, se la sua motivazione sarà ancora valida o se ne troverà una altrettanto solida, potrà tornare ad esserlo, dipenderà da lui.

Dobbiamo costruirla anche noi una motivazione come quella. Dobbiamo sapere perché vogliamo portare a casa il risultato!

Non importa che gli altri lo sappiano; certo forse il tuo mental coach lo saprà, perché ti avrà aiutato a costruirla, ma puoi averne anche più di una, e alcune possono essere solo tue! E quando qualcuna delle “speranze” con cui lavoro mi dice che ha perso, io dico: “Hanno avuto più fame di te”!!! Poi li abbraccio!

Per motivazione intendo la spinta ad agire per mettere in atto comportamenti orientati a uno scopo. Il concetto di motivazione sembra essere costituito da due componenti: la direzione e l’intensità. Per direzione intendo la meta verso cui si dirige l’azione.

L’intensità si riferisce invece a quanto sforzo e impegno investi nell’intraprendere e portare avanti un determinato scopo. Solitamente direzione e sforzo sono strettamente legati: quando una cosa non ci piace e non abbiamo motivo per farla è molto probabile che ci sforzeremo minimamente, mentre quando decidiamo che un obiettivo è importante ci impegneremo a fondo per raggiungerlo.

Ma alla fine saremo molto più stanchi se non avremo avuto risultati di quanto lo saremo se avremo vinto!!!

Questo testo è estratto dal libro "Diventa Tu N.1 al Mondo".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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