L'alchimia nella Divina Commedia, una lettura innovativa dell'Opera di Dante per crescere dell'Io, leggendo l'anteprima del libro di Giorgia Sitta.
Divina Commedia e Alchimia
La Divina Commedia è il viaggio iniziatico di Dante ed è anche il viaggio di ogni essere umano che si mette alla ricerca di Sé. È un viaggio entusiasmante, pieno di scoperte e insidie, di dure rivelazioni su come l’uomo è fatto dentro, ma anche di grandi momenti di estasi e beatitudine.
Una leggenda narra che l'Opera di Dante sarebbe stata compresa soltanto dopo seicento anni dalla sua pubblicazione. I seicento anni sono passati, e da un po’ di tempo a questa parte sono finalmente apparse pubblicazioni e interpretazioni della Divina Commedia in chiave “anagogica” (cioè spirituale).
La mia formazione e probabilmente in parte il mio compito, mi hanno portato a incontrare inizialmente quest’opera dal punto di vista psicoanalitico junghiano, la passione per l’Alchimia mi ha in seguito permesso di comporre un puzzle di informazioni e sperimentazioni, mescolando conoscenze psicologiche e alchemiche.
In questo libro tratterò solo l'Inferno, perché a mio parere contiene diversi punti di fondamentale importanza, che devono essere necessariamente affrontati per poter accedere ai Regni Superiori.
Se ogni ricercatore non attraversa con coscienza l’Inferno, NON può accedere al Paradiso
So che può sembrare una frase scontata, ma non lo è per nulla, specialmente in questo periodo storico in cui siamo sommersi da un’ondata new age che ci racconta che è sufficiente ringraziare ogni giorno per incontrare Dio, che basta trovare per strada tre piume di piccione per comprendere che gli angeli ci stanno sostenendo, che se leggiamo le 11:11 sul cellulare sappiamo che siamo sulla strada della nostra missione. Bene, non è così.
Sì, sono importanti i segnali, i simboli, le sincronicità, la preghiera e la gratitudine, tuttavia non bastano: è necessario attraversare il proprio Inferno con coscienza. Significa possedere un'elevata onestà intellettuale e “osservare” con spietatezza le dinamiche inconsce che ci caratterizzano; significa riconoscere dentro di noi gli automatismi e “vedere” l’Avarizia, la Gola, la Lussuria e tutti gli altri peccati.
Purtroppo, per raggiungere il Paradiso, non è sufficiente aver sofferto tanto nella vita, aver studiato tutti i testi di Alchimia o aver praticato tutte le discipline disponibili in questo mondo: ciò che veramente conta è quanto si è disposti a “portare” la propria croce, in altre parole, quanto si è disposti a osservarsi senza alcun giudizio e a riconoscere tutte le contraddizioni che caratterizzano l'inconscio di ogni essere umano e tutte le ambiguità che si manifestano nella vita quotidiana.
Vi saranno dinamiche più semplici da riconoscere, più evidenti perché situate in quella zona che la psicologia chiama pre-conscio e altre impossibili da osservare direttamente in quanto racchiuse nell’“Ombra” che tuttavia caratterizzano l’essere umano in maniera concreta. Vi sono molte definizioni di Ombra, ho scelto quella junghiana, una spiegazione “psicologica” di concetti alchemici molto antichi.
“L'Ombra è un complesso psichico opposto alla coscienza e rappresenta qualcosa di inferiore, primitivo e goffo”.
C.G. Jung
L'Ombra
Questo complesso psichico si forma quindi in opposizione all’Io e contiene tutto ciò che è assolutamente inaccettabile dalla coscienza individuale e soggettiva. I suoi contenuti sono mostruosi, oscuri e censurati dalla personalità.
L'Ombra rappresenta il Male individuale, quello soggettivo, quello che nasce dalle regole morali individuali, familiari e in parte sociali. Esiste anche un'Ombra collettiva che si forma con lo stesso principio appena descritto, ma che riguarda gruppi di persone, popoli, società intere e che rappresenta il Male Assoluto, cioè ciò che per quel popolo, per quella società, per quel gruppo di persone, non può essere vissuto o manifestato nel conscio.
Entrare in contatto con essa, non è una passeggiata, non basta desiderarlo, non è sufficiente cercare “la Luce” interiore, ma utilizzando le parole di Widmann:
“L'Ombra è un problema morale che mette alla prova l’intera personalità dell’Io, nessuno infatti può prendere coscienza dell’Ombra senza una notevole applicazione di risolutezza morale”.
Le dinamiche del profondo inconscio, possono essere riconosciute solo ed esclusivamente nelle relazioni “difficili” con gli altri; è solo attraverso gli episodi “scomodi” della vita che si riesce a riconoscere pezzettini della propria Ombra e se il desiderio è veramente quello di evolvere è necessario integrarla passo dopo passo, riconoscendo come maestri coloro che ci procurano dolore, che riescono a “spostarci” dal nostro centro interiore e ci fanno vivere emozioni inferiori.
L'Inferno è, delle tre Cantiche, la più affascinante
È quella che, come umanità, conosciamo meglio, non perché gli esseri umani siano fondamentalmente malvagi, ma perché l’Inferno è seducente, letteralmente seducente.
“Uscire” dallo stato infernale richiede Volontà, Responsabilità e Passione: le tre caratteristiche fondamentali per attraversare e successivamente resistere al richiamo infernale. Una volta attraversato, non se n'è “usciti” completamente, Beatrice in Paradiso ricorda a Dante quanto sia semplice “cadere indietro”; la Terra proietta la propria ombra fino circa alla metà dei Cieli del Paradiso.
Che cosa significa questa metafora? Specialmente dopo anni di lavoro interiore e una quantità incredibile di prove superate è normale pensare di aver edificato una coscienza solida, ma non è così. Questa presunzione ci espone al rischio di “cadere indietro” e cioè di tornare vittima di meccanismi e dinamiche antiche, che si manifestano però in modo più subdolo e sottile.
Diventa quindi fondamentale per il ricercatore rimanere umile e lavorare con coscienza e costanza sul concetto di Superbia. Questo è il peccato che, in assoluto, Dante condanna e chiede a noi “uomini in cammino” di portare tutta l’attenzione, perché il pericolo di aver “capito” i meccanismi della vita, di aver compreso il funzionamento e sentirsi un passo avanti agli altri, è sempre in agguato.
Ora è necessario fare una sottile e fondamentale distinzione: essere umili non significa essere “passivi” nella (alla) vita. Ritengo che tutta la ricerca interiore si “snodi” lungo questa impercettibile linea e che qui nasca l’eroe o il suddito.
Essere umile significa ripetersi ogni giorno: “So di non sapere”, e ricordarsi costantemente che non esiste un punto di arrivo; che la conoscenza che si ha della vita è solo un’infinitesima parte di quelle che sono le illimitate possibilità, che si “vive” cioè solo una interpretazione possibile del mondo.
Data di Pubblicazione: 10 gennaio 2024