Come funziona il destino? Il futuro è prevedibile? Qual è il potere dell'Intenzione? Scoprilo, leggendo l'anteprima del libro di Francesca Maria Torre.
La Divinazione: Il gioco tra il caso e il destino
"In un lampo capii che cosa era quello che chiamano destino: una volontà inconsapevole di continuare quella che per anni ci hanno insinuato, imposto, ripetuto essere la sola giusta strada da seguire."
Perché si usa la divinazione? Per quale motivo? Come funziona? Qual è il senso di questa pratica antica almeno quanto l’uomo? Per rispondere alla prima domanda, credo che la divinazione sia praticata come tentativo di esorcizzare il disagio provato di fronte alle incognite della vita, ma anche come incentivo per assecondare l'entusiasmo verso qualcosa che ci attendiamo, che vogliamo o desideriamo.
Il motivo per ricorrervi nel primo caso riguarda principalmente il fugare i dubbi e le incertezze che si presentano quando si tratta di fare scelte o prendere decisioni, non importa che siano tra le più quotidiane e banali oppure con grandi ripercussioni sull'esistenza.
Inevitabilmente, non sentirsi sicuri della soluzione migliore da adottare, non avere certezze su cosa accadrà, non sapere cosa aspettarsi può far vivere momenti di crisi e generare situazioni apparentemente senza sbocchi.
Nel secondo caso, invece, si ricorre alla divinazione per un forte bisogno di nutrire la speranza che nel futuro accada ciò che viene tanto desiderato. Ma qualsiasi essi siano, tra i denominatori comuni alla base dei motivi che portano a utilizzare la divinazione vi è la paura che si realizzino le nostre peggiori previsioni oppure che non si avverino mai i nostri sogni. In altre parole, un profondo senso di timore verso il futuro.
Ma il futuro è prevedibile?
L'idea che la vita si svolga seguendo un flusso ininterrotto dal passato al futuro porta a pensare che gli eventi accadano, secondo la logica di causa-effetto, perché predeterminati, predisposti dallo svolgimento di ciò che è già avvenuto, a cui però si aggiungono eventi imprevedibili, apparentemente casuali.
Durante la vita ci si troverebbe perciò in balia sia della predestinazione che della casualità, in altre parole di ciò che comunemente è chiamato fato o destino. Secondo questo concetto tutto il vissuto, compresi gli eventi accidentali, farebbe parte di un disegno già stabilito, di cui anche le casualità sarebbero parte.
Le incognite che si manifestano con maggiore probabilità nel futuro sembrerebbero allora già esistere, anche se non sempre visibili, nel presente. Il significato comunemente accettato di “destino” riporta infatti “all'idea di una predeterminazione della vita umana in forza della quale il futuro è già deciso”.
Così come a una “predeterminazione delle cose che accadono, percepita come immutabile, quasi come il frutto di una volontà ferma al di sopra delle capacità di azione e comprensione umana”? oltre che “all'insieme imponderabile delle cause che si pensa determinino gli eventi della vita”.
Conoscere l’etimo della parola mi ha fatto scoprire però significati molto interessanti:
“Destino deriva dal latino destinare, verbo che propriamente significa fissare [anche volere, decidere, stabilire o indirizzare in un certo luogo, N. d. A.]. Porta inoltre al suo interno il verbo greco di radice indoeuropea histemi [sta, stare, star su o anche dal significato io sto)”.
Per il verbo histemi troviamo anche questi significati:
- Far stare, far fermare, trattenere, così come fermarsi, restare
- Collocare o collocarsi, porre, stabilire o porsi a stare
- Trovare il peso con la bilancia, mettere sulla bilancia, pesare
Alla luce delle ultime definizioni, a mio parere il concetto di destino forse richiama il senso di qualcosa di diverso da una serie di eventi stabilita in modo irrevocabile con un atto di una volontà superiore all'uomo.
Lo "stare"
La presenza, nell’etimologia della parola, del significato “io sto” richiama alla mia coscienza il concetto di io, sia nel senso filosofico di fulcro di azione e principio dell'attività di pensiero, sia nel senso psicologico di io interiore, flusso di pensieri, ricordi, sensazioni, percezioni, emozioni, che inconsapevolmente interagisce con la parte cosciente.
In ogni caso, espressione non di una volontà superiore all’uomo, ma di una volontà più o meno consapevole dell’uomo stesso. Ed ecco che, come verbo, “destino” potrebbe indicare un'azione, un atto in grado di avere un peso nello stabilire dove io sto, dove mi trovo a restare, dove mi colloco o dove mi pongo.
L'azione di cui parlo potrebbe allora essere l’atto dell’Io che decide, fissa, stabilisce, determina, che indirizza la vita? E ancora, se “destinare” non si riferisse all’azione di fissare eventi nel futuro ma, al contrario, all’atto in sé di scegliere continuamente e quindi, di conseguenza, al destino come flusso costante di eventi generati dalle decisioni di cui ognuno è responsabile per la propria vita?
In altre parole, si è responsabili del proprio futuro? Dal punto di vista della fisica quantistica, “Se riesci a immaginare nella tua vita un qualsiasi evento futuro che nasca da un tuo desiderio, a livello potenziale quella realtà esiste già nel campo quantistico e aspetta solo di essere osservata.
Noi comunichiamo con il campo quantistico attraverso il pensiero e le emozioni. Con i pensieri inviamo un segnale elettrico al campo quantico, con le emozioni attiriamo magneticamente gli eventi. Una legge da capire però è che il campo non risponde a ciò che desideriamo ma a ciò che siamo, cioè alla qualità dei pensieri ed emozioni che trasmettiamo consciamente o inconsciamente”.
Il futuro sembra allora predestinato, ma dai pensieri e dalle emozioni che, consciamente o inconsciamente, influenzano le scelte e le decisioni capaci di indirizzare verso un tipo di esperienze piuttosto che altre, a discapito di ciò che viene desiderato.
Da questa prospettiva si sarebbe “artefici del proprio destino” in ogni caso, anche quando la maggior parte delle scelte operate non provenisse da un’intenzione espressa in forma consapevole.
Il potere dell’intenzione
"Le scelte accadono, le volizioni (cioè i pensieri che iniziano con la parola voglio) accadono, ma siete forse voi a formulare deliberatamente i vostri pensieri?"
Per definizione, un'intenzione è l'orientamento della volontà a compiere un'azione, che porta con sé pensieri e valutazioni in rapporto a ciò che si desidera fare; ma assunta l’ipotesi che per l’effetto osservatore si materializzino più facilmente esperienze in risonanza con la qualità dei pensieri e delle emozioni spesso non consapevoli, presumibilmente saranno proprio questi a generare l’intenzione che orienta la volontà, non viceversa.
Possiamo dire infatti di essere sempre consapevoli dell’orientamento della volontà, quindi dei pensieri e delle emozioni che la direzionano per la maggior parte del tempo? Probabilmente, buona parte di noi è certa di conoscere bene ciò che vuole, per poi scoprire, quando gli venga chiesto, di sapere molto meglio cosa non vuole: certamente non vogliamo che le cose vadano male, non vogliamo soffrire, non vogliamo ammalarci ecc.
Non volere che qualcosa accada equivale a essere molto determinati a non raggiungere risultati indesiderati, atteggiamento che può essere considerato un’intenzione molto forte a non ottenere qualcosa che non si desidera e questo, quando si tratta di esperienze in risonanza con pensieri ed emozioni, può riservare brutte sorprese.
Secondo la psicologia quantistica, nel momento in cui immaginiamo costantemente un evento futuro, automaticamente generiamo la possibilità che si realizzi nella realtà e poiché non volere fortemente che le cose vadano male significa, d’altro canto, credere nella possibilità che si manifesti proprio quell’eventualità, tale pensiero espresso ininterrottamente sarebbe in grado di far collassare il campo quantico proprio nel modo paventato.
Data di Pubblicazione: 19 dicembre 2023