Ildegarda di Bingen - Anteprima del libro di Michele Proclamato
L'attesa
Durante tutto l'anno non ho scritto quasi più nulla, solo delle mail.
Eppure lo so che «Lei» mi sta aspettando.
Oddio, la Chiesa l'ha fatta attendere secoli per riconoscerle ciò che le spettava, per cui, se adesso mi concedo ancora qualche mese, chi vuoi che se ne accorga?
Nessuno, eccetto io.
Sì, eccetto io.
Senza dubbio l'impaziente è il sottoscritto, ma so perché ho atteso più del solito prima di mettere nero su bianco ciò che mi sembra d'aver capito di questa «donna».
L'assurdo è che adesso che è arrivato il momento di dire a tutti cosa, secondo me, Lei sia stata, provo quasi un senso di pentimento, come se questo mio lavoro fosse una specie di scippo.
Non solo, per la prima volta ho provato la sensazione di chi, avendo raggiunto un traguardo conoscitivo, all'improvviso si senta privo di qualsiasi forza, perché avvinto da una specie di appagamento, dovuto a un presunto atto di comprensione.
Che strano: ho affrontato altri «grandi», ma mai Una grande ed, effettivamente, cercare di leggere il cuore e la mente di una donna con tutti i suoi carismi, è stato come scoprire un altro pianeta.
Sono veramente potenti le donne iniziate!
Forse sarebbe meglio spiegare perché, alla fine, l'ho dovuta ritenere tale, ma questo è il compito di tutto il libro e non di queste poche righe.
Ovviamente, durante questo anno di doveroso silenzio, sono successe una miriade di cose, tante davvero, una però devo dirvela ora, immediatamente, perché, insieme a questo studio, credo sia stata la cosa che mi ha dato più senso e voglia di vivere.
La grande, Claudia, lavora con me!
Mia figlia mi aiuta nel mio lavoro, capite? Mi aiuta in quello che, finalmente, è un lavoro a tempo pieno; ed è brava davvero. Io lo sapevo, ma vederla all'opera fa un certo effetto.
Ormai fa tutto lei: in pochi mesi ha preso in mano il mio mondo fatto di associazioni, appuntamenti, seminari e tour, organizzandolo e incrementandolo e, alla fine, mi sono accorto di non avere più tempo per scrivere o studiare come ero abituato a fare, tanto che ho dovuto chiederle di non prendermi altri impegni, cosa che ha prontamente recepito, per cui mi sono sentito dire:
«Papà, lavori fino al 17 di dicembre».
«Sì, però poi basta Clà, devo scrivere Ildegarda».
«Ok, ti do i restanti giorni di dicembre per occuparti della "tedesca", non di più, poi ricominci con gli appuntamenti».
Quindi, lavoro con un mostro che mi «spedisce» ovunque sia richiesta la mia presenza.
Ed è bellissimo! Quant'è bello farsi gestire da una figlia.
Ecco, questa è stata la mia vera fortuna, quest'anno.
L'avevo scritto che, almeno una delle mie figlie, avrebbe seguito le mie orme, non pensavo però che sarebbe addirittura arrivata a organizzarle.
Ho preferito parlare del bello prima, perché quest'anno, santa Ildegarda è stata partecipe anche del brutto, che, come tutte le vite, anche la mia, mi ha riservato.
Papà è mancato.
Quasi a Natale, il 22 dicembre 2015, e prima di andare via ci siamo detti tante cose, mi ha detto tante cose.
Il suo cuore non ne ha voluto più sapere di andare avanti.
Giustamente, questo non era più il suo mondo già da tempo, come non lo è più il mio da quando è andato via Daniele.
E' il giunto il suo tempo
Non voglio rattristare nessuno più di tanto, e a mano a mano che scriverò dovrete scusarmi se, per l'ultima volta, avrò voglia di dedicargli qualche riga. Credetemi se vi dico che occuparmi della Badessa di Bingen, in questo frangente, mi è stato di grandissimo conforto, perché mai come in questa occasione ho potuto accorciare le distanze con il divino e trovare consolazione.
Sembrerà incredibile, ma Ildegarda, anche a distanza di quasi un millennio dalla sua nascita, se compresa nel giusto modo... converte.
Cosa altro è successo quest'anno?
Ho condotto numerosi tour in Italia, mi hanno cacciato dal Museo Egizio e radio-ascoltato in segreto, presso la Sacra di San Michele.
Ho potuto fare da guida in Francia - dove mi hanno quasi impedito di entrare nella Cattedrale di Chartres - per due gruppi di appassionati del «simbolo».
Con l'occasione, ho condotto cinquanta persone, in una città che non conosco, Lione (senza conoscere la lingua).
a visitare una serie di luoghi sacri che non avevo mai visto, dando la sensazione di essere stato in quei posti chissà quante volte... il potere dell'Ottava.
Poi: ho suggerito a uno studio di architettura come costruire un villa per un emiro; dedicato il mio ultimo libro sull'architettura a uno degli eredi del conte Valmarana, dopo aver visitato la Rotonda del Palladio a Vicenza; suggerito le misure per costruire un salterio decacorde; consigliato le geometrie migliori per predisporre alla semina alcuni prodotti agricoli; dialogato con il maestro Beppe Vessicchio; interloquito con Nassim Haramein; mangiato di nascosto hamburger con Paolo Franceschetti; codificato il Gioco dell'Oca; formalizzato il Labirinto di Chartres; fatto la mia prima lezione di musica ecc.
Felicità
Ah, dimenticavo: convinto, cosa incredibile, il Lodi, un brillante imprenditore di Gallarate, a suo dire «lumbard purosangue», a seguirmi con i suoi amici in Puglia, dove, dopo soli tre giorni di panzerotti, parlava e capiva il pugliese perfettamente.
Ma, in questo turbinio di eventi, persone e cose, non ho mai smesso di pensare alle poche righe scritte da Ildegarda di Bingen nel suo primo libro, parole riportate in tutte le sue biografie, che hanno catturato la mia attenzione più di tutto il resto, perché, se avessi sbagliato a intenderle, a sviscerarle, a capirle, avrei dovuto concludere che, per mesi e mesi, non avrei fatto altro che occuparmi di un'impostora.
Ma l'intelligenza del cuore mi ha aiutato ad aspettare e ho concluso la mia ricerca su di lei, quando finalmente ho capito che tutti noi mortali abbiamo la possibilità di non esserlo, in vita, quando certe «leggi» della natura diventano finalmente più chiare, come chiarissime e limpidissime lo furono per questa Badessa.
Per cui, dopo questo piccolo, ma caotico preambolo di vita, mi sento pronto a portarvi con me nel mondo del «vero» sapere della Sibilla Renana, che credo fermamente sia stato lo stesso della Rosa e della Croce.
Quindi, auguri a me, che ho intrapreso questo nuovo azzardo editoriale e a voi, che continuate a leggermi, soprattutto perché io tutta questa pazienza... non l'avrei mai avuta!
Questo testo è estratto dal libro "Ildegarda di Bingen".
Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017