SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 9 min

E se la Bibbia fosse ambientata in Nord Europa?

La Bibbia: Il Regno del Nord? - Parte Prima - Mauro Biglino - Speciale

Dalla Genesi al viaggio di Ezechiele, scopri tutti i misteri che legano la Bibbia alle tribù del Nord, leggendo il nuovo libro di Mauro Biglino e Cinzia Mele.

E se la Bibbia fosse ambientata in Nord Europa?

Premessa

I nostri lettori sono caratterizzati da una grande apertura mentale quindi non si stupiranno nello scoprire che una caratteristica fondamentale di questo lavoro è che termina con più di 40 domande. Da ciò si comprende quindi che gli autori non intendono diffondere verità acquisite ma stimolare, soprattutto il mondo accademico, a riflettere e a riesaminare certezze che vengono presentate come consolidate e non discutibili.

Noi pensiamo che il dialogo sia assolutamente possibile, se non addirittura doveroso, soprattutto in considerazione del fatto che il fascino esercitato dalla Bibbia è commisurato ai fiumi di parole spesi in merito al cosiddetto testo sacro sin dall’antichità.

Non a caso la seconda specificità di questo libro consiste nell’atteggiamento dei due autori, una dei quali tende a privilegiare l’ipotesi che gli eventi si siano svolti al nord e successivamente, in un qualche modo ancora da definire, ricollocati in Medio Oriente, mentre l’altro prova a ritenere ancora viva l'ipotesi che vede un tragitto diverso, da sud a nord, anche questo da verificare e definire nelle sue modalità.

Questa situazione non ha impedito, anzi ha stimolato nel confronto continuo, fruttuoso e amichevole, un dialogo e un lavoro condotti in piena e assoluta armonia, con un sincronismo e una collaborazione che si sono incrementati in questi anni, a partire dalla stesura del primo libro "Gli dèi baltici della Bibbia", di cui questo rappresenta la naturale prosecuzione, ricco com'è di nuove testimonianze, raffronti, documentazioni, evidenze, stimoli ecc...

La duplice visione “da” o “verso” nord potrebbero sembrare antitetiche o inconciliabili, ma si rivelano complementari nell'osservare come estremo settentrione e area mediterraneo-mediorientale, considerati due mondi separati nella remota antichità, siano invece in stretto contatto e il prevalere dell’una o dell'altra visione diventa solo una questione di lasso temporale preso in esame.

Storici, archeologi, linguisti, biblisti, appassionati di vario titolo e gente comune, sono schierati tra coloro che vedono nella Sacra Scrittura il verbo divino, quelli che la ritengono reale cronistoria e altri che considerano il testo frutto della necessità di ammantarsi di quel nobile e glorioso passato di cui il popolo di Israele sarebbe privo.

I diversi punti di vista convergono tuttavia nel ritenere che i passi biblici siano riferiti all'area mediterraneo-mediorientale, dove unanime tradizione colloca la vera o presunta creazione del mondo e dell’umanità, il diluvio universale, le vicende della stirpe abramitica, l’esodo, fino ad arrivare a tempi meno remoti dove la vita di Gesù orbiterebbe in quella Giudea ormai sotto il dominio dell’Antica Roma.

 

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Ancora oggi in Medioriente sono stanziati popoli protagonisti di antichissime vicende: Egiziani, Israeliti/Israeliani, Filistei/Palestinesi e sono sotto gli occhi di tutti quei luoghi geografici che colleghiamo senza dubbio alcuno alla Bibbia: Egitto, mar Rosso, Sinai, fiume Giordano, Libano, Gaza, Gerico, Gerusalemme, per citare i più noti.

Qualunque sia il modo in cui i passi della Bibbia vengano interpretati, parola di Dio, memoria storica, testo mitologico o di pura invenzione, l’area geografica di riferimento è identificata nelle terre, mari e fiumi limitrofi a quello che nel 1948 sarà ufficializzato come stato di Israele che, in minima parte, corrisponderebbe alla biblica Terra Promessa.

Nel precedente libro "Gli dèi baltici della Bibbia" è emerso qualcosa di assolutamente inatteso e imprevedibile: insospettabili luoghi nordeuropei rispecchiano la descrizione biblica con una coerenza che va al di là della mera omonimia.

Tuttavia, l'ipotesi che le vicende veterotestamentarie possano essere ambientate o comunque riferite ai territori baltici è quanto di più anti-intuitivo e improbabile si possa immaginare: il nord Europa è così diverso dal Medioriente!

Istintivamente è questa la considerazione che chiunque farebbe, e anzi finisce per fare, di fronte all’ipotesi di una Bibbia ambientata nel freddo nord Europa.

La prima impressione richiede, come sempre negli studi che concernono temi di complessa lettura e interpretazione, di essere sostituita da una domanda: cosa sappiamo del nord Europa a partire dal 4000 a.C.? Perché l’istinto ci porta ad affermare che i due mondi erano tanto distanti, quando in realtà ben poco sappiamo di quelle aree?

L'archeologia e altri studi specifici possono raccontare molto, ma a causa della mancanza di scrittura in quei territori fino ai primi secoli dopo Cristo, nulla sappiamo dei singoli eventi: gli archeologi rinvengono armi bronzee, campi di battaglia, città datate al 3000 a.C. ma non conosciamo i nomi dei protagonisti di quelle guerre, i nomi delle fazioni e dei popoli-tribù che si contrapposero l’un l’altro, le dispute che determinarono questa o quella battaglia.

Anche la Bibbia, se considerata nel suo preciso contenuto, si rivela estranea al bagaglio culturale che accompagna tutti noi sin dall’infanzia: è infatti il testo più diffuso ma sicuramente uno dei meno letti nell’intero mondo.

Non solo nella Bibbia non trova alcun riscontro il “Dio” unico e metafisico della teologia, ma mancano molti di quegli elementi che a quel testo sono attribuiti senza che ve ne sia traccia: spesso addirittura la “tradizione” (specie in Occidente) parla dell'Antico Testamento, dei suoi contenuti e delle relative chiavi di lettura, come se questo neppure ci fosse.

Ad esempio, il lettore che si approcci al testo biblico troverà, in italiano, i termini “Mesopotamia”, “Nilo”, “Eufrate”, “mar Rosso”, ma nel testo originale i nomi corrispondono rispettivamente ad Aram Nabharaim, canale, fiume grande (in alcuni casi Perat), canneto; inoltre, i passi biblici non citano né piramidi, né ziggurat e i faraoni più importanti, quelli con cui entreranno in relazione Abramo o Mosè, sono anonimi; altri luoghi, che sembrano attribuibili ad altisonanti nomi di faraoni, ad esempio Ramses, sono anacronistici poiché citati già secoli prima dell'avvento di quel regnante.

 

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Più si approfondisce l’analisi biblica dal punto di vista storico, etnologico, archeologico ma soprattutto geografico-toponomastico, maggiore appare l’inconsistenza con il mondo mediorientale.

Fino a oggi, sono rimaste in sospeso incongruenze, anacronismi, lacune, incomprensioni di vario genere che avrebbero potuto trovare soluzione nel tempo, con nuove acquisizioni anche archeologiche, imponendo nel frattempo di non trarre conclusioni affrettate di fronte a questioni che richiedono di rimanere in sospeso sino a quando non intervengano nuove acquisizioni: questo è l’atteggiamento che caratterizza la vera scienza.

Quei nuovi riscontri che avrebbero potuto fugare dubbi e lacune sembrano arrivare in modo inaspettato e sicuramente dirompente dall'analisi della toponomastica nordica che delinea con precisione e coerenza le vite dei patriarchi, degli eventi e dei relativi territori, sin dalle origini.

Ne "Gli dèi baltici della Bibbia" abbiamo messo in luce i primi (quasi un centinaio), inaspettati e sorprendenti luoghi geografici nordeuropei armoniosi con siti archeologi locali e con la narrazione veterotestamentaria.

La principale obiezione rivolta al precedente lavoro è stata che "è noto come gli uomini da sempre rinominano nuove terre in accordo con quelle d’origine" e tale meccanismo sembra essere applicabile ai toponimi “gemelli” rinvenuti in area baltica.

Se fossero i luoghi tradizionali a essere copia di quelli nordici? Se fossero questi ultimi a essere gli originali, cioè i più antichi? La domanda potrebbe apparire provocatoria ma, davanti al fatto che in nord Europa sono tracciabili quegli itinerari definiti “difficili” dalla stessa esegesi biblica alla luce dei riscontri (attualmente mancanti), non solo geografici dei territori mediorientali, la domanda diventa di cruciale importanza.

Come fare, allora, per stabilire quali siano gli originali e quali le copie? A fronte della tradizione che da sempre colloca le vicende in Medioriente, il mero dato geografico, a sorpresa, sembrerebbe incoraggiare l'ipotesi nordica poiché quegli itinerari avvolti dal mistero in Medioriente, sono espliciti nel nord Europa, dove straordinari siti archeologici si coniugano in modo inaspettato alle vicende bibliche.

Se ammettessimo che le vicende dell'Antico Testamento, storiche o di pura fantasia, siano riferite a territori distanti dal punto di vista culturale e geografico da quelli tradizionali, cosa dovremmo aspettarci in merito ai nomi propri di persona, luoghi o termini dibattuti presenti nel testo ebraico?

In quali lingue dovremmo ricercare l'etimologia dei nomi dei patriarchi? O delle tappe dell’esodo? E, se trovassimo riscontri nelle lingue nordiche (germaniche e ugrofinniche), perché il popolo di Israele si trova un Medioriente? L'analisi dei dati raccolti in relazione alle precise informazioni contenute nel testo biblico rende legittimo formulare ipotesi che, ne siamo consapevoli, sono così dirompenti da apparire inaccettabili.

Eppure, i dati che il nord Europa fornisce sono di tale coerenza da rendere legittime le domande e doverose le risposte da parte del mondo accademico. Consapevoli del fatto che — quale che ne sia la reale collocazione geografica, un giorno forse definibile con certezza — la sostanza delle vicende bibliche manterrebbe comunque la sua concreta valenza, abbiamo scelto di terminare il lavoro ponendo domande: l'incertezza e il dubbio sono infatti il sale della ricerca e il fondamento per potenziali nuove acquisizioni.

Cinzia Mele & Mauro Biglino

 

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Data di Pubblicazione: 24 novembre 2021

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