SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 10 min

E se tutto quello che sapete fosse sbagliato?

Evoluzione Spontanea - Bruce Lipton e Steve Bhaerman - Libro

Come le nuove scoperte della biologia ci aiuteranno ad attraversare questo periodo storico. Scoprilo, leggendo il nuovo libro di Bruce Lipton e Steve Bhaerman.

E se tutto quello che sapete fosse sbagliato?

Credere è vedere

"Non è necessario che salviamo il mondo, basta che lo consumiamo in modo più accorto."

Swami Beyondananda

Tutti vogliamo salvare il mondo, che ce ne rendiamo conto o no.

A livello conscio molti di noi si sentono ispirati a salvare il pianeta per ragioni altruistiche o etiche. A livello inconscio i nostri sforzi di servire come soprintendenti della Terra sono guidati da un programma comportamentale più fondamentale noto come imperativo biologico: la spinta a sopravvivere. Sentiamo in maniera innata che se il pianeta cola a picco, lo stesso capita a noi. E così, armati di buone intenzioni, osserviamo attentamente il mondo chiedendoci da dove incominciare.

Terrorismo, genocidio, povertà, riscaldamento globale, malattie, carestia... va bene, basta così. Ogni nuova crisi va ad aggiungersi a una incombente montagna di disperazione, e noi possiamo facilmente venire sopraffatti dall’urgenza e dalle proporzioni della minaccia che abbiamo di fronte.

Pensiamo: "Non sono che un solo individuo, uno su miliardi. Che cosa posso fare per tutto questo caos?". Unite l’immensità della missione con l'immagine minuscola e impotente che abbiamo di noi stessi, e le nostre buone intenzioni ben presto se ne volano via dalla finestra.

Consciamente o inconsciamente la maggior parte di noi accetta la propria impotenza e fragilità in un mondo che sembra fuori controllo.

Ci percepiamo come semplici mortali che si sforzano semplicemente di arrivare vivi alla fine della giornata. Presumendo di non poter fare niente, spesso le persone implorano Dio di risolvere i loro problemi.

 

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L’immagine di un Dio premuroso assordato da una incessante cacofonia di suppliche che si sprigionano da questo pianeta sofferente è stata spassosamente rappresentata nel film "Bruce Almighty", in cui il personaggio di Jim Carrey, Bruce, si è assunto il compito di Dio.

Paralizzato dal frastuono delle preghiere che risuonano interminabilmente nella sua mente, Bruce ha trasformato le suppliche in note su Post-It solo per restare sepolto da una bufera di foglietti adesivi.

Nonostante molti professino di vivere la loro vita secondo la Bibbia, la percezione d’impotenza è così dilagante che anche l'individuo più fedele sembra cieco ai frequenti riferimenti delle scritture che celebrano il nostro potere.

La Bibbia, per esempio, fornisce istruzioni specifiche riguardo a quella incombente montagna di disperazione: "Se la vostra fede è anche solo piccola come un seme di senape, potete dire alla montagna: “Spostati da qui a lì” ed essa si sposterà. Nulla vi sarà impossibile".

Questo è un seme di senape amaro da inghiottire. Non abbiamo bisogno di altro che di fede e niente ci sarà impossibile? Come no!

Ma, seriamente, con queste istruzioni divine sotto mano, chiediamoci: "La nostra presunta impotenza e fragilità è un autentico riflesso delle capacità umane?". I progressi della biologia e della fisica offrono una sorprendente alternativa, che suggerisce che il nostro senso d’impotenza sia il risultato di limitazioni apprese.

Perciò, quando ci chiediamo che cosa veramente sappiamo di noi stessi, in realtà ci stiamo chiedendo: "Che cosa abbiamo imparato su noi stessi?".

 

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Siamo davvero fragili come ci hanno insegnato?

Nei termini della nostra evoluzione umana, l’attuale fonte della verità “ufficiale” della civiltà è la scienza materialistica. E secondo il popolare modello medico, il corpo umano è una macchina biochimica controllata dai geni, mentre la mente umana è un elusivo “epifenomeno”, vale a dire una condizione secondaria e incidentale derivata dal funzionamento meccanico del cervello.

Questo è un modo elaborato per dire che il corpo fisico è reale mentre la mente è una fantasia prodotta dall’immaginazione del cervello. Fino a tempi recenti la medicina convenzionale negava il ruolo della mente nel funzionamento del corpo, con un'unica fastidiosa eccezione: l’effetto placebo, che dimostra che la mente ha il potere di guarire il corpo se una persona crede che un particolare farmaco o procedura avrà un effetto curativo, anche quando il rimedio in realtà è soltanto una pillola di zucchero senza alcun valore farmaceutico noto.

Gli studenti di medicina imparano che un terzo di tutte le malattie guariscono grazie alla magia dell’efferto placebo.

Col procedere dell’istruzione, questi stessi studenti giungeranno a respingere il valore della mente nella guarigione perché esso non rientra negli organigrammi del paradigma newtoniano. Sfortunatamente, trascurando d’incoraggiare la capacità di guarigione innata nella mente, come medici, essi priveranno involontariamente i pazienti del loro potere.

Veniamo ulteriormente privati del nostro potere accettando tacitamente una delle premesse fondamentali della teoria darwiniana, ovvero l’idea che l'evoluzione è guidata da una eterna lotta per la sopravvivenza. Programmata con questa percezione, l'umanità si ritrova bloccata in una continua lotta per sopravvivere in un mondo in cui cane mangia cane.

 

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Tennyson ha descritto poeticamente la realtà di questo sanguinoso incubo darwiniano come un mondo "dai denti e dagli artigli rosso sangue".

A mollo in un mare di ormoni dello stress derivati dalle nostre ghiandole surrenali attivate dalla paura, la nostra comunità cellulare interna è inconsciamente spinta ad adottare continuamente il comportamento lotta-o-fuggi per poter sopravvivere in un ambiente ostile. Di giorno lottiamo per guadagnarci da vivere, e di notte fuggiamo dalle nostre lotte attraverso la televisione, l'alcool, le droghe o altre forme di distrazione di massa.

Ma nel frattempo domande fastidiose si celano in agguato nel retro della nostra mente: "Esiste speranza o sollievo? Migliorerà mai la nostra situazione? Forse la prossima settimana andrà meglio, o il prossimo anno?".

Neanche per sogno. Secondo i Darwinisti la vita e l'evoluzione sono una eterna “lotta per la sopravvivenza”.

Come se non bastasse, difenderci dai cani più grandi nel mondo è soltanto metà della lotta. Ci sono anche dei nemici interni a minacciare la nostra sopravvivenza. Germi, virus, parassiti e, sì, persino il cibo con nomi sfavillanti come Twinkies può facilmente contaminare il nostro fragile corpo e sabotare la nostra biologia.

I genitori, gli insegnanti e i medici ci hanno programmati con la credenza che le nostre cellule e i nostri organi sono fragili e vulnerabili. I corpi si deteriorano velocemente e sono soggetti a malesseri, malattie e a disfunzione genetica.

Di conseguenza, noi anticipiamo ansiosamente la probabilità di ammalarci e sorvegliamo attentamente i nostri corpi alla ricerca di un nodulo qua, uno scolorimento là, o di qualsiasi altra anomalia che ci segnali il nostro incombente destino.

 

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I normali esseri umani possiedono poteri sovrumani?

Considerati gli eroici sforzi necessari per salvarci la vita, che probabilità abbiamo di salvare il mondo? Di fronte alle attuali crisi mondiali comprensibilmente arretriamo, sopraffatti da un senso di inutilità e paralisi, incapaci d’influenzare le vicende del mondo.

È molto più facile lasciarsi intrattenere dai reality show televisivi che non prendere parte alla nostra realtà personale. Ma considerate quanto segue:

La camminata sulle braci ardenti

Per migliaia di anni persone di diverse culture e religioni provenienti da ogni parte del mondo hanno praticato la camminata sui carboni ardenti. Un recente primato mondiale registrato sul Guinness dei Primati per la più lunga camminata sulle braci è stato stabilito dalla ventitreenne canadese Amanda Dennison nel giugno 2005. Amanda ha percorso sessantasei metri su carboni ardenti che andavano da 871 C° a 982 C°.

Amanda non ha saltato né volato, il che significa che i suoi piedi sono rimasti in diretto contatto con le braci roventi per tutti i trenta secondi che le sono stati necessari per completare la camminata.

Molte persone attribuiscono la capacità di rimanere illesi da ustioni durante una camminata del genere a fenomeni paranormali. All’opposto, i fisici suggeriscono che il presunto rischio sia una illusione, sostenendo che le braci non sono buone conduttrici di calore e che i piedi di chi le percorre hanno un contatto limitato con esse.

Tuttavia, ben pochi di questi derisori si sono effettivamente tolti calze e scarpe per attraversare le braci ardenti, e nessuno di loro ha eguagliato l'impresa dei piedi di Amanda. Inoltre, se le braci sono davvero benigne come i fisici suggeriscono, come si spiegano le gravi ustioni riportate da un gran numero di "turisti casuali" durante la loro camminata sulle braci?

Il nostro amico, lo scrittore e psicologo Lee Pulos, ha trascorso molto tempo nello studio del fenomeno della camminata sui carboni ardenti, finché un giorno l’ha coraggiosamente affrontata lui stesso.

 

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Con i pantaloni arrotolati e la mente sgombra, Lee ha percorso il letto di braci ardenti. Quando ha raggiunto l’altra estremità, si è sentito pieno di gioia e di potere nell’accorgersi che i suoi piedi non mostravano alcun segno di trauma, ed è rimasto assolutamente sorpreso alla scoperta che, srotolandosi i pantaloni, i risvolti si erano staccati lungo una linea bruciacchiata che circondava ogni gamba.

Che i meccanismi che consentono di camminare sul fuoco siano fisici o metafisici, un esito è costante: quelli che si aspettano che le braci li ustionino, si ustionano, mentre quelli che si aspettano di rimanere illesi, non si ustionano, La credenza di chi compie la camminata è il principale fattore determinante.

Quelli che portano a termine con successo la camminata sul fuoco, sperimentano di prima mano un principio chiave della fisica quantistica: l'osservatore, in questo caso chi compie la camminata, crea la realtà.

Allo stesso tempo, sull’estremo opposto dello spettro climatico, la tribù persiana dei Bakhtiari cammina a piedi nudi per giorni e giorni nella neve e nel ghiaccio per valicare un passo tra le montagne alto quattromilacinquecento metri.

Negli anni ’20 l'esploratore Ernest Schoedsack e Merian Cooper produssero il primo documentario, un brillante film premiato, dal titolo "Grass: A Nations Battle for Life". Questo film storico ha catturato su pellicola la migrazione annua dei Bakhtiari, una razza di nomadi che non aveva mai avuto contatti con il mondo moderno.

Due volte all'anno, come fanno da un millennio, più di cinquantamila persone e una mandria di mezzo milione di pecore, mucche e capre attraversano fiumi e montagne ricoperte di ghiaccio per raggiungere i pascoli erbosi.

Per condurre la loro città itinerante oltre il passo montano, questo forte popolo scalzo si scava una via attraverso il ghiaccio e la neve che ricoprono la cime dello Zard-Kuh (Montagna Gialla), alta quattromiladuecento metri. Meno male che non sanno che potrebbero prendersi un raffreddore mortale a stare senza scarpe nella neve per giorni!

Il punto è: che la sfida sia costituita dai piedi freddi o “alla brace”, noi umani non siamo davvero fragili come pensiamo.

 

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Data di Pubblicazione: 20 gennaio 2023

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