Scopri i tre aspetti del tempo, Aion, Chrònos e Kairós, leggendo l'anteprima del libro di Guido Rossetti.
Il mito del tempo
Lo schiudersi dell'uovo cosmico
Da sempre l’uomo è affascinato dal mistero del tempo e lo ha considerato come manifestazione della Divinità suprema. Nella cosmogonia di molti popoli è presente il mito dell’uovo cosmico, che rappresenta l’unità del Sé primordiale, ancora indivisa nelll'equilibrio degli opposti. La creazione e il conseguente dispiegarsi del tempo iniziò con la rottura dell’uovo in due parti: dalla metà superiore del guscio, fatta d’oro, ebbe origine il cielo; dalla metà inferiore, fatta d’argento, nacque la terra.
La genesi del mondo e del tempo e la sua differenziazione progressiva, a partire da un uovo, sottintende un simbolismo arcaico e universale. L’uovo rappresenta l’Assoluto, il regno di tutte le possibilità, che nel collasso quantico della creazione si scinde nelle infinite categorie dell’Essere, le molteplici sfaccettature dell’Uno.
L’archetipo dell’uovo cosmico e la sua rottura potrebbero corrispondere sul piano della fìsica all’ipotesi del Big Bang. L’universo ha avuto origine circa 13,7 miliardi di anni fa da una violentissima esplosione da cui sono scaturiti lo spazio, il tempo e tutta la materia. Secondo questa teoria, tutto ciò che esiste oggi era in origine contenuto in un punto, in condizioni di pressione, densità e temperatura teoricamente infinite, che i fìsici hanno chiamato singolarità. In seguito all’esplosione è poi seguita un’espansione, che è ancora in atto.
L’uovo è dunque una realtà primordiale, che contiene in germe la molteplicità di ogni cosa. Quando ha inizio la creazione, il progetto insito nel Sé universale si dispiega, generando lo spazio, il tempo e tutti gli esseri. Questo campo di pura coscienza è la fonte di ogni esistenza, di ogni intelligenza e sorgente di tutti gli archetipi.
I tre aspetti del tempo
I filosofi greci distinguevano il tempo nei tre aspetti di Aion, Chrònos e Kairós. Se Chrònos è il tempo dell’ego e della vita materiale, e Kairós è il tempo dell’Anima, Aion è il tempo del Sé.
Aion
Aion è il tempo trascendente, illimitato ed eterno. Come afferma Platone, è l’eternità immobile, contrapposta a Chrònos, il tempo empirico in movimento continuo. Aion era rappresentato dagli antichi come un cerchio infinito, la dimensione nella quale dimorano gli archetipi, prima di calarsi nelle umane vicissitudini.
Aion in origine indicava il fluido vitale, la forza che anima tutti gli esseri e che di conseguenza ne determina il destino e la durata dell’esistenza. Tuttavia questo “fluido”, in quanto sostanza generatrice, continuava a esistere anche dopo la morte.
Ad Aion si deve il concetto di “ciclicità”, in quanto l’eternità può essere definita come una durata senza limiti che perpetuamente si rinnova e ricomincia. Nell’iconografìa questo principio è rappresentato dall’immagine del serpente che si morde la coda. Anche l’immagine dello Zodiaco, con le stagioni che si rinnovano, fu associata ad Aion, che diventa garante di un’epoca di universale prosperità (l’età dell’oro).
Chrònos
Chrònos corrisponde al tempo quantitativo, lineare, che può essere misurato con l’orologio e con il calendario e suddiviso in secondi, minuti, ore, anni.
La funzione di Chrònos è quella di mantenere l’ordine nel creato, scindendo la natura immutabile dell’Essere (Aion) nelle infinite categorie del mondo. Il dono prezioso di questo aspetto del tempo, è la possibilità offerta a ciascun’anima di calarsi nella realtà fìsica e di evolvere grazie alle vicissitudini esperite nel mondo duale della materia.
Se Aion corrisponde al tempo immutabile ed eterno del Sé universale, Chrònos, è relativo al tempo dell’ego, che nasce, muore e ha un tempo limitato da spendere sulla terra per manifestare le sue potenzialità. Il dominio di Chrònos è dunque il mondo delle forme, l’arena del mondo, nella quale il tempo è vissuto come qualcosa da investire per fini economici o politici (il tempo è denaro), ma può essere al contempo sprecato (il tempo non ritorna).
L’aspetto terribile di Chrònos, come tiranno che sottrae tempo e forza vitale, deriva soprattutto dal livello di coscienza delle persone in un determinato periodo storico. L’era moderna, con la visione utilitaristica di Cartesio, ha escluso ogni collegamento tra il mondo dello spirito e quello della materia, cedendo interamente alla regola del tempo cronico.
Il tempo di Chrònos, senza la consapevolezza eterna di Aion e la dimensione poetica e sentimentale di Kairós, è dominato dall’ansia della vecchiaia e della morte.
Kairós
Se Chrònos, caratterizza l’aspetto quantitativo del tempo, concepito come misurazione matematica, Kairós invece è associato alla qualità del tempo, inteso come sfumatura particolare di un determinato momento, suggeritoci dallo spirito come propizio per intraprendere un’azione particolare. L’eternità (Aion), indossa il vestito del tempo, tramite gli archetipi planetari (kairòi), che sono determinati momenti o opportunità, ordinati fra loro in vista della realizzazione del disegno divino.
Kairós è il tempo dell’anima, che attraverso il sentimento ci comunica il suo disegno, che ci parla tramite il Daimon o Angelo custode, ispirando le nostre azioni quotidiane. E un tempo di “anticipo creativo”, la tempestività con la quale la nostra anima ci suggerisce un’opportunità da cogliere al volo. Come dice James Hillman, Kairós ci insegna a “fare anima” liberando le nostre azioni quotidiane dal giogo del tempo (Chrònos), risvegliandoci dall’ipnotismo dell’ego.
Il tempo dell’Io è entropico e porta all’invecchiamento e alla morte, mentre il tempo dell’Anima è evolutivo. Non è il tempo di Chrònos che ci rende più saggi, ma la consapevolezza di Kairós, inteso anche come “carpe diem”, che ci rivela la nostra vera bellezza di anime immortali. Kairós si manifesta attraverso la sincronicità, in quanto ogni sezione del tempo possiede una determinata qualità, la quale consente che emergano solo quei fatti che sono adeguati a questa caratteristica.
Il tempo come paradosso
Come sostiene Marie Louise Von Franz, l’immagine o il concetto del tempo quasi sempre contiene diverse coppie o addirittura triadi opposte. In India, Brahma è contemporaneamente il signore del tempo e del “non tempo”. Gli Aztechi concepiscono un tempo ciclico e un tempo storico lineare, suddiviso in fasi (cinque soli). Platone invece descriveva tre dimensioni del tempo: il mondo delle idee atemporale, un tempo eonico ciclico e il mondo illusorio del tempo ordinario. Anche nella cultura cinese coesistono un centro senza tempo, un ordine ciclico e un tempo storico lineare.
Il filosofo Nicola Cusano concepiva il tempo come una coincidenza di opposti: "coincidentia oppositorum" un paradosso nel quale noi esistiamo contemporaneamente nel tempo ordinario e nel tempo eonico.
Come dice Marie Louise Von Franz nel suo libro L'esperienza del tempo, “Si potrebbe paragonare il tempo a una ruota che gira: il nostro tempo comune, ordinario, che percepiamo con la consapevolezza del nostro Io, corrisponderebbe all’anello più esterno, che gira più rapidamente degli altri. L’anello successivo (procedendo verso il centro) rappresenterebbe il tempo eonico, che si muove sempre più lentamente, a mano a mano che ci si avvicina al centro. Questo tempo eonico è rappresentato dall’idea dell’anno platonico o dalle età, o soli aztechi: un tempo che dura infinitamente più a lungo del nostro tempo ordinario. L’anello successivo che è più piccolo, rappresenterebbe l’illud tempus di Mircea Eliade, che si trova proprio sul confine tra il tempo e non tempo e rappresenta, come afferma lo stesso storico romeno, il momento extratemporale della creazione. Esso si trova esattamente tra l’eternità assoluta e gli inizi del tempo eonico, dove quest’ultimo è inteso come la lenta vita degli archetipi. Infine troviamo il buco, il centro vuoto della ruota, che non gira, che rimane permanentemente immobile, e sta al di fuori del movimento del tempo. E questo per esempio il Tao cinese, che si trova al di là dei ritmi dello Yang e dello Yin”.
Riguardo alla natura multidimensionale del tempo e al coesistere di molteplici piani della creazione, Maharishi Mahesh Yogi dice che, proprio come la linfa di un albero appare come foglie e fiori, senza perdere la sua qualità di linfa, così l’essere immanifesto, rimanendo immanifesto, imperituro eterno, prende nascita.
Nella Bhagavad Gita leggiamo: “Benché io sia non nato e sia di natura imperitura, benché Signore di tutti gli esseri, tuttavia rimanendo nella mia propria natura, io prendo nascita mediante il mio stesso potere di creazione”. Secondo Maharishi tutte le manifestazioni della realtà che ci circonda sono espressioni differenti del gioco dell’assoluto. Secondo questa visione, l’aspetto relativo e sempre mutevole dell’esistenza (Maya) è un’espressione dell’Assoluto, il Brahman.
Come vedremo nei prossimi paragrafi, il tempo può essere concepito secondo tre modelli: ciclico, lineare e a spirale. Tuttavia, le due visioni dominanti nella storia sono quella lineare e quella ciclica.
Data di Pubblicazione: 23 luglio 2019