Capire col corpo
Capire col corpo
"Con cosa pensi di capire, con la testa? Bah..."
da Zorba il Greco
Come percepire il proprio corpo dalPinterno ci permette di apprezzare e comprendere più profondamente anche tutti gli altri aspetti della nostra vita.
Quando l’esperienza reale rese per me sempre più imbarazzante ignorare l’evidenza della inscindibile relazione tra mente, corpo e tutto il resto mi si aprirono molte domande su tali rapporti, al tempo ancora piuttosto misteriosi e alquanto inspiegabili. Non pensavo proprio che sarei mai potuto venirne a capo finché, cominciando a comprendere il ruolo chiave svolto dal tessuto connettivo all’interno di tutto ciò, la nebbia cominciò finalmente a diradarsi.
Fu così che una bella e limpida mattina newyorkese dei primi anni ’80 fui invitato a casa sua da Rosemary Feitis che, essendo a conoscenza del mio particolare interesse per tale tessuto e le sue implicazioni, si era offerta di farmi provare una forma di terapia craniosacrale apparsa di recente.
Le sensazioni provate durante tutta la seduta furono abbastanza intriganti, ma la parte più interessante doveva ancora arrivare. Quando mi rimisi in piedi sentii la testa e il volto non solo diversi da prima, ma anche asimmetrici, per cui cercai uno specchio per verificare se le mie sensazioni soggettive avessero un qualche riscontro oggettivo.
Effettivamente l’occhio destro era più cupo e torvo e il sopracciglio corrispondente decisamente più basso e chiuso. In quel momento mi sarei aspettato che il ribilanciamento dovesse passare attraverso un’ulteriore manipolazione, mentre il suggerimento di Rosemary fu qualcosa di imprevisto che mi suonò surreale, qualcosa come: « Prova a ruotare un po’ allo specchio, notai una chiara riorganizzazione delle ossa craniche, ottenuta nel giro di pochi secondi e senza alcuna tecnica manuale, per cui la forma e la struttura del cranio erano ridiventate simmetriche.
Oggi, grazie alle ricerche condotte nel frattempo sul tessuto connettivo, mi risulterebbe più semplice descrivere anche in termini anatomici e fisiologici come e perché si fosse potuto verificare questo cambiamento, ma ai tempi potevo solo pensare che, o si era trattato di un’illusione, o il modo che avevamo di pensare il nostro corpo fosse molto diverso e assolutamente riduttivo rispetto alla sua effettiva realtà.
Lo studio del corpo e dell’anatomia
Negli anni che seguirono, lo studio del corpo e dell’anatomia per via esperienziale non mi lasciò molti dubbi su quale fosse la risposta corretta. L’esperienza che avevo vissuto appariva alquanto bizzarra e stravagante se valutata in base alla formazione scientifica dalla quale arrivavo, ma al tempo stesso, e paradossalmente, quanto di più semplice, ovvio e naturale si potesse immaginare.
L’approccio esperienziale all’anatomia cambia radicalmente la comprensione che abbiamo del corpo. I primi anni che ho dedicato all’esplorazione dell’anatomia in questo senso sono stati di vera e propria riprogrammazione delle conoscenze tradizionali.
Le cose, infatti, stanno in modo molto diverso da come viene ancora insegnato nelle professioni mediche e paramediche. Buona parte dei paradigmi anatomici a cui facciamo riferimento non sono soltanto superati. Sono fuorviami.
Avvicinare il corpo in modo esperienziale mi ha permesso di trovare una naturale continuità tra scienza ed esperienza, là dove, nel caso di molte tecniche, prima esisteva invece un profondo canyon valicabile solo con la fede e l’adozione l’indietro l’emisfero cerebrale destro ».
Confesso che il primo impulso (e forse anche il secondo) fu quello di pensare a come avevo potuto non accorgermi, negli anni in cui ci eravamo frequentati e avevamo lavorato insieme, che Rosemary fosse pazza. Considerato però che in precedenza mi aveva sempre dato prova di competenza e credibilità, provai - con molto scetticismo, lo ammetto - a fare quella che mi sembrava una delle tante trovate new age di moda in quel periodo.
Con una certa sorpresa la sensazione interna cambiò radicalmente. Caro vecchio amico placebo, pensai subito, convinto che si trattasse di semplice suggestione. Salvo poi rimanere di stucco quando, trovandomi nuovamente di fronte al di linguaggi arcani o appartenenti a culture diversissime dalla nostra.
ll ribaltamento
Torniamo al « ribaltamento » dell’emisfero cerebrale citato nell aneddoto iniziale: è un fenomeno del tutto inspiegabile o enigmatico per la visione medica classica di un cervello inerte e insensibile, sospeso in un liquido chiamato cefalorachidiano, all’interno di una scatola chiamata cranio. Vengono in mente quei vecchi film di fantascienza dove si vedono cervelli che galleggiano in liquidi sconosciuti dentro cilindri di vetro.
Se invece sappiamo che il cervello è costituito in gran parte da tessuto connettivo sensibile e capace di cambiare stato, coordinato dal sistema nervoso che ne ottimizza la forma e le caratteristiche a seconda delle necessità, l’idea di un cervello non meccanicamente passivo ci appare decisamente meno assurda di prima.
Certo, il corpo non è come pensavamo, e allora? C’è un piccolo, ma fondamentale corollario a questo fatto: se è possibile percepire in maniera precisa la diversa organizzazione interna che il corpo assume in relazione alle diverse situazioni, quello con cui ci ritroviamo non e solo un corpo diverso, ma anche e soprattutto un potente mezzo di indagine e di accesso alla comprensione della realtà e della cultura.
Corpo, mente, spazio e cultura
Corpo, mente, spazio e cultura sono infatti in continua relazione, e la possibilità di sentire e capire un polo (il corpo) ci permette di capire tutti gli altri. La mia riconoscenza verso l’anatomia esperienziale deriva proprio da questo.
L’approccio esperienziale all’anatomia mi ha consentito infatti di iniziare un percorso professionale di ricerca che non ha «ribaltato» solo il mio emisfero cerebrale destro, ma anche tutta la mia comprensione della psicoanalisi e della psicoterapia, del nostro funzionamento psicologico e caratteriale, a partire dall’osservazione che pensieri ed emozioni differenti emergono da corpi differenti.
Mi ha dato gli strumenti per esplorare quelle che erano le inafferrabili relazioni tra corpo e spazio, per cominciare finalmente a comprendere, sia esperienzialmente che teoricamente, i principi del genius loci e del feng shuei, fino ad allora tanto intriganti quanto sfuggenti. Per capire, sentendone l’effetto a livello fisico, le relazioni umane a una profondità diversa da quella a cui ero in grado di accedere prima. Per percepire con chiarezza perché i metodi tradizionali di insegnamento non possono che fallire e per individuare un possibile sviluppo di stili didattici diversi, neuro-ergonomici per l’organismo di chi apprende. Per notare come il nostro modo di vestire non cambia solo il nostro aspetto esterno, ma anche il nostro corpo e, di conseguenza, la nostra mente. Per rivitalizzare il rapporto con lo sport che, esaurita la passione agonistica, stava diventando un’attività sempre più meccanica e noiosa, e che si è rivelata invece una fonte inesauribile di piacere e curiosità per le continue trasformazioni e possibilità che si aprono aU’interno del corpo. Per riavvicinarmi e gustare a un altro livello tecniche corporee occidentali, come il Metodo Feldenkrais e la terapia craniosacrale, oppure orientali, come lo yoga, il tai-chi e la meditazione, che avevo praticato e poi abbandonato. Per ritrovare interesse nei viaggi, grazie alla possibilità di leggere una cultura anche attraverso il corpo della popolazione di cui è espressione. Per percepire le malattie non più solo come guasti accidentali dell’organismo causati da virus, batteri, sfortuna, genetica o altro, ma come esito naturale di specifiche organizzazioni e strategie fisiche e culturali. Per riscoprire forme sofisticate di medicina, come quella tradizionale cinese, quella ayurvedica e quella omeopatica, il cui studio avevo praticamente abbandonato perché mi sembrava diventare sempre più un atto di fede, mentre ora risultavano espressione chiara e naturale di quel nuovo intendimento.
Mi ha permesso infine di sentire con chiarezza che la spiritualità - la percezione che tutte le persone e le cose del mondo si appartengono e sono legate insieme - non emerge da un progressivo allontanamento dal corpo, ma da un incarnarsi sempre più profondamente in esso.
Questo testo è estratto dal libro "Essere Corpo".
Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017