Il bastian contrario - Alzare la testa e la voce
Il bastian contrario - Alzare la testa e la voce
«I grandi spiriti hanno sempre incontrato l’opposizione delle menti mediocri.»
—Albert Einstein
Nei primi anni Novanta un’analista di alto livello della CIA, Carmen Medina, ha trascorso tre anni in Europa per una missione. Al ritorno negli Stati Uniti ha scoperto che l’espatrio le aveva danneggiato la carriera. Dopo aver svolto una serie di mansioni poco affini alle sue capacità e ambizioni, si è messa alla ricerca di qualcosa di nuovo. Ha iniziato a partecipare a gruppi di lavoro sul futuro delfintelligence.
Nel corso della sua carriera nella CIA, Medina si era accorta di un problema comunicativo di fondo nella comunità delfintelligence. Il sistema tradizionale per la condivisione delle informazioni prevedeva l’impiego di «rapporti completati», che venivano emessi quotidianamente ed erano difficili da coordinare tra le varie agenzie. Gli analisti non avevano modo di comunicare le informazioni man mano che le raccoglievano. Poiché le informazioni arrivavano in maniera incessante, ci voleva troppo tempo per farle finire nelle mani giuste. Ogni secondo è prezioso, quando ci sono in ballo vite umane e ne va della sicurezza nazionale. Ciascuna agenzia produceva di fatto un bollettino quotidiano; Medina si rendeva conto che era necessario un sistema molto diverso, che permettesse alle varie agenzie di condividere gli aggiornamenti in tempo reale. Per aprire i compartimenti stagni e velocizzare la comunicazione, ha avanzato una proposta in netto contrasto con la cultura di quell’ambiente: anziché stampare i rapporti, le agenzie di intelligence avrebbero dovuto iniziare a pubblicarli istantaneamente e a trasmetterli su Intelink, la rete protetta usata dalla comunità dei servizi segreti.
I colleghi hanno bocciato subito il suo suggerimento. Nulla di simile all’idea di Medina era mai stato tentato fino a quel momento. Internet, dicevano i colleghi, era una minaccia alla sicurezza nazionale. L’intelligence era un servizio clandestino svolto a fin di bene. Nel sistema in vigore ci si poteva assicurare che i documenti stampati raggiungessero il destinatario giusto; le comunicazioni elettroniche non sembravano sicure sotto quel profilo. Se le informazioni fossero arrivate nelle mani sbagliate, saremmo stati tutti in pericolo.
Non arrendersi
Medina non si è arresa. Se l’obiettivo di quei gruppi era esplorare il futuro e se lì dentro Medina non poteva dire le cose come stavano, dove avrebbe potuto dirle? Avendo constatato che il fax permetteva una trasmissione più efficiente delle informazioni, era convinta che la rivoluzione digitale avrebbe scosso dalle fondamenta il mondo dell’intelligence. Ha continuato a proporre la creazione di una piattaforma su internet che permettesse alla CIA di scambiarsi informazioni con altre agenzie come l’FBI e la NSA.
Medina continuava a esprimere le sue opinioni, ma nessuno la ascoltava. Un collega più anziano l’ha avvertita: «Sta’ attenta a cosa dici, in questi gruppi. Se sei troppo sincera, se dici ciò che pensi davvero, ti rovinerai la carriera.» Ben presto anche gli amici più stretti l’hanno abbandonata. Alla fine, stanca di essere trattata con così poco rispetto, Medina ha avuto uno scatto d’ira ed è rimasta coinvolta in uno scontro verbale che l’ha costretta a prendere tre giorni di malattia e a cercarsi un nuovo lavoro.
Non riuscendo a trovare un impiego fuori dalla CIA, si è ritrovata alla scrivania in un ruolo amministrativo. È rimasta in silenzio per un po’ ma tre anni dopo quel litigio ha deciso di alzare di nuovo la voce per proporre un sistema online che facilitasse la comunicazione in tempo reale tra le agenzie.
Meno di dieci anni dopo, Carmen Medina ha svolto un ruolo centrale nella creazione di una piattaforma chiamata Intellipedia, una Wikipedia interna che permette la comunicazione tra le agenzie di intelligence. Era un’iniziativa talmente in contrasto con le norme della CIA che, nelle parole di un osservatore, «era come sentirsi chiedere di promuovere il vegetarianesimo in Texas.»
Nel 2008 Intellipedia era diventata una risorsa indispensabile, che le agenzie usavano per una vasta gamma di obiettivi, come proteggere le Olimpiadi di Pechino e identificare i terroristi responsabili degli attacchi a Mumbai. Nel giro di qualche anno il sito ha accumulato mezzo milione di iscritti nella comunità dell’intelligence, oltre un milione di pagine e 630 milioni di pagine visitate, e ha vinto la Service to America Homeland Security Medal. «È diffìcile sopravvalutarne l’importanza», commenta un alto dirigente. «Hanno innescato una trasformazione profonda quasi da un giorno all’altro e senza avere accesso a fondi, dopo che altri programmi con finanziamenti milionari non erano riusciti a ottenere questi risultati.»
Perchè fallire
Perché i primi tentativi di Medina hanno fallito e cosa le ha permesso di farsi sentire la seconda volta? Nel frattempo il mondo era cambiato: l’uso di internet si era diffuso e gli attacchi terroristici dell’ 11 settembre avevano messo in luce la necessità di un migliore coordinamento tra le agenzie di intelligence. Ma non c’era una soluzione online finché Medina non è stata nominata vicedirettrice dell’intelligence alla CIA, un ruolo che le conferiva l’autorità necessaria per sostenere Intellipedia. Per raggiungere quella posizione ha dovuto imparare a comunicare in modo diverso: ad alzare la voce in modo da ottenere credibilità anziché perderla.
Prima o poi ciascuno di noi è tentato di esprimere un’opinione impopolare, di protestare contro una regola insensata, di proporre un modo nuovo di fare le cose o di difendere un gruppo di persone svantaggiate. Questo capitolo spiega quando è giusto alzare la voce e come farlo con efficacia senza mettere in pericolo la carriera e le relazioni. Qual è il momento giusto per farci sentire? E qual è il modo migliore per riuscirci? Oltre all’esperienza di Carmen Medina leggerete la storia di un imprenditore che presenta le sue aziende alla rovescia e di una manager che ha sfidato Steve Jobs. Vedrete perché i dirigenti più pronti a offrire sostegno spesso non ne offrono, come il sesso e la razza influenzano la voce, e perché le nostre foto preferite di noi stessi sono l’opposto di quelle che preferiamo dei nostri amici. L’obiettivo è ridurre i rischi derivanti dall’alzare la voce e trarne i potenziali vantaggi.
Questo testo è estratto dal libro "Essere Originali".
Data di Pubblicazione: 30 settembre 2017