Scopri come vedere e accettare i tuoi figli davvero per quello che sono, senza giudizio leggendo l'anteprima del libro di Simone Davies.

Un modo diverso di vedere il bambino piccolo

I bambini piccoli sono esseri umani incompresi. Di solito vengono considerati creature difficili. Non esistono molti buoni esempi di come stare insieme ai piccoli con pazienza, amore e incoraggiamento.

Ai primi passi iniziano non solo a camminare ma a esplorare, stanno appena imparando a comunicare con le parole, e non hanno granché controllo degli impulsi. Non è facile tenerli seduti nei caffè e nei ristoranti, vedono uno spazio aperto e iniziano a correre, sono preda dei capricci (spesso nei momenti e nei luoghi meno opportuni), e toccano qualsiasi cosa che abbia un aspetto interessante.

La tipica espressione del mondo anglosassone per riferirsi ai bambini di due anni è “i terribili due”. Non ascoltano, lanciano di tutto, non intendono dormire, mangiare, usare il bagno.

Quando i miei figli erano piccoli, sentivo che non era giusto guadagnare la loro cooperazione a suon di minacce, promesse e castighi; tuttavia, era difficile trovare alternative.

Quando il mio primo figlio era molto piccolo mi capitò di ascoltare una trasmissione alla radio: l’ospite parlava degli effetti negativi del time-out (allontanamento temporaneo del bambino e suo isolamento finché non si è calmato) usato come punizione; disamora il bambino quando avrebbe bisogno di incoraggiamento e lo rende ostile e arrabbiato con l’adulto anziché aiutarlo a farsi perdonare. Ascoltai con attenzione, sperando che l’ospite dicesse ai genitori quali fossero le alternative, ma la trasmissione terminò li. Da allora la mia missione è stata quella di trovare per conto mio le risposte.

Sono entrata per la prima volta in una scuola Montessori da neogenitore e me ne sono subito innamorata. L’ambiente era invitante e molto curato. Le insegnanti erano affabili e parlavano al nostro bambino (e a noi) con rispetto. Ci mettemmo in lista d’attesa per l’inserimento a scuola e partecipammo al corso rivolto a genitori e bambini piccoli.

Grazie a questi corsi ho imparato moltissimo sull’approccio Montessori e sui bambini piccoli. Essi fioriscono in un ambiente che ponga loro delle sfide; desiderano essere capiti e assorbono come spugne il mondo che li circonda. Capii che potevo entrare in relazione con i piccoli senza difficoltà, riuscivo a vedere dalla loro prospettiva, e il loro modo di imparare mi affascinava. Ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare come assistente di Ferne van Zyl in questa classe.

Ho fatto la mia formazione Montessori nel 2004, con L’Association Montessori Internazionale, e quando la vita ci ha portati da Sydney ad Amsterdam fui sorpresa che nella nostra nuova città non esistesse alcun corso Montessori rivolto a genitori e figli. Perciò, ben presto diedi avvio a una mia scuola (la Jacaranda Tree Montessori) dove tenevo corsi per genitori e figli, aiutando le famiglie a guardare i loro bambini piccoli da una prospettiva nuova, e a introdurre anche in casa l’approccio Montessori.

È ancora una mia passione imparare dai quasi mille fra genitori e bambini che ho incontrato nei tanti anni di lavoro. Ho partecipato a corsi di formazione per insegnanti sulla disciplina positiva e ho studiato la comunicazione nonviolenta. Continuo a leggere innumerevoli libri e articoli, a parlare a insegnanti e genitori, ad ascoltare programmi radio e podcast. Ho poi imparato dai miei stessi figli, che sono diventati adolescenti.

Vorrei condividere con voi quello che ho imparato. Vorrei tradurre la saggezza di Montessori in un linguaggio semplice, facile da capire e da applicare in casa. Scegliendo questo libro, avete fatto un passo verso la scoperta di un modo nuovo di stare con il vostro bambino piccolo, che frequenti o meno una scuola Montessori.

Troverete gli strumenti necessari per lavorare insieme a lui, per guidarlo e incoraggiarlo, soprattutto nei momenti di difficoltà. Imparerete come sistemare la casa per sbarazzarvi dal caos e riportare un po’ di calma nella vita familiare. Saprete come organizzare un ambiente per la libera esplorazione, senza dover dire “no” di continuo, e scoprirete come creare in casa attività Montessori adatte ai più piccoli.

Non avverrà in un giorno, non si tratterà neppure di ricreare a casa una classe Montessori. Si può iniziare in piccolo (lavorare con ciò che già avete, mettere via alcuni dei giocattoli per farli ruotare, iniziare a osservare davvero il bambino mentre segue i suoi interessi) e con gradualità vi ritroverete a introdurre sempre più idee Montessori nella vostra casa e nella vita quotidiana.

È tempo di imparare a guardare attraverso gli occhi del nostro bambino.

Perche adoro i bambini piccoli

La maggior parte degli insegnanti Montessori ha un’età prediletta con la quale preferisce lavorare. Per me è l’età dei miei piccoli amici ai primi passi. Spesso le persone non comprendono questa preferenza: con i più piccoli si fa sovente fatica, sono emotivi e non sempre ascoltano.

Voglio dipingere un quadro nuovo dei bambini ai primi passi.

I più piccoli vivono nel presente. Camminare per strada con un bambino piccolo può rivelarsi una delizia. Mentre nella nostra testa stiliamo liste di commissioni da sbrigare e immaginiamo cosa dobbiamo preparare per cena, loro restano presenti e notano le erbe che crescono da una crepa nell’asfalto.

Se trascorriamo del tempo con loro, ci mostrano come essere presenti. Sono concentrati sul qui e ora.

Imparano senza sforzo. Montessori aveva osservato che i bambini sotto i 6 anni imparavano tutto senza sforzo, proprio come una spugna assorbe l’acqua. Si riferiva a questo con l’espressione mente assorbente.

Con un bambino di 1 anno non dobbiamo metterci seduti e insegnargli la grammatica o la struttura delle frasi. A 3 anni hanno già un vocabolario straordinario e imparano a costruire frasi semplici (e, alcuni, anche paragrafi complessi). Paragonate questo all’apprendimento di una lingua da adulti, che richiede moltissimo sforzo e lavoro.

Hanno capacità straordinarie. Spesso, finché non abbiamo figli nostri, non ci rendiamo conto di quali capacità straordinarie abbiano i bambini così piccoli. Verso i 18 mesi iniziano magari a capire che stiamo andando a casa della nonna ben prima di esservi giunti perché hanno riconosciuto alcune cose lungo la strada. Quando vedono un elefante in un libro corrono a cercare un elefante giocattolo nel cesto.

Se sistemiamo le nostre case per renderle più accessibili ai piccoli, loro si assumono dei compiti con entusiasmo, competenza e piacere. Asciugano quello che si rovescia, vanno a prendere un pannolino per il fratellino appena nato, svuotano il loro cestino dell’immondizia nel secchio della spazzatura, ci aiutano a preparare il cibo e adorano vestirsi da soli.

Un giorno un tecnico venne ad aggiustare qualcosa a casa nostra; non dimenticherò mai la sua faccia quando mia figlia (che non aveva ancora 2 anni) gli passò accanto andando in camera da letto, si cambiò i vestiti, mise alcuni indumenti bagnati nel cesto della biancheria e uscì fuori a giocare. Era chiaramente sorpreso nel vedere quanto fosse in grado di fare da sé.

Sono innocenti. Non credo che ci sia anche un solo bambino che abbia un briciolo di cattiveria. Se vedono qualcuno che gioca con un giocattolo, magari pensano: vorrei giocarci subito anch’io! E lo strappano di mano all’altro. Talvolta fanno gesti per suscitare una reazione (Facciamo un po’ cadere questa tazza e vediamo la reazione di mamma!) o si sentono molto frustrati se qualcosa non va per il verso giusto.

Ma non sono mai cattivi, malvagi o vendicativi, sono solo impulsivi e seguono l’urgenza del momento.

Non portano rancore. Immaginate un bambino piccolo che voglia restare al parco quando è ora di andare via. Farà una scenata e la sua crisi magari durerà una buona mezz’ora! Ma una volta che si sarà calmato (talvolta con un piccolo aiuto), tornerà ad essere il bambino allegro e curioso di prima (a differenza degli adulti, che se si svegliano con la luna storta rischiano di restare scorbutici per tutta la giornata).

Hanno anche una straordinaria capacità di perdono. Ci capita di fare la cosa sbagliata (perdiamo le staffe, dimentichiamo le promesse o ci sentiamo un po’ giù di corda) e chiedendo scusa al bambino piccolo gli offriamo un esempio di come chiedere perdono agli altri; la cosa più probabile è che ci dia un grande abbraccio o ci sorprenda con una parola gentile. Quando esiste una relazione solida con i nostri figli, loro hanno cura di noi proprio come noi abbiamo cura di loro.

Sono autentici. Adoro trascorrere del tempo con i piccoli perché sono diretti e onesti.

La loro autenticità è contagiosa. Dicono sempre ciò che pensano e sono come un libro aperto.

Chiunque abbia passato del tempo con un bambino piccolo sa che sono capaci di indicare un signore sull’autobus e dire ad alta voce: “Quel signore è senza capelli!”. Vorremmo sprofondare sul sedile mentre loro non mostrano alcun segno di imbarazzo.

La stessa capacità di essere diretti è quella che rende molto facile stare in loro compagnia; niente giochi psicologici, niente secondi fini, nessuna strategia di potere.

Sanno come essere se stessi, non dubitano di sé. Non giudicano gli altri, faremmo bene a imparare da loro.

Nota: quando mi riferisco a bambini piccoli, ai primi passi, intendo bambini che vanno da circa 1 anno fino a circa 3.

Cosa è necessario sapere sui più piccoli

Hanno bisogno di dire “No”. Una delle più importanti fasi evolutive attraversate dai bambini piccoli è la “crisi di autoaffermazione”. Fra i 18 mesi e i 3 anni i bambini capiscono di avere un’identità separata rispetto a quella dei genitori e iniziano a desiderare maggiore autonomia. Allo stesso tempo iniziano a dire di no e a utilizzare il pronome “io”.

Questo movimento verso l’indipendenza non giunge con facilità. Ci saranno giorni in cui ci spingeranno via, desiderando fare tutto da soli, altri in cui si rifiuteranno di fare alcunché oppure ci staranno appiccicati.

Hanno bisogno di muoversi. Proprio come un animale che non ama stare in gabbia, i piccoli non resteranno fermi a lungo. Vogliono esperire il movimento, esercitarsi per padroneggiarlo. Una volta che imparano a stare in piedi, proseguiranno camminando e arrampicandosi. Quando sapranno camminare vorranno correre e spostare oggetti pesanti, più pesanti sono e meglio è. Esiste persino un nome per il desiderio di sottoporsi a sfide al massimo grado, per esempio trasportando grossi oggetti o spostando borse pesanti e mobilio: massimo sforzo.

Hanno bisogno di esplorare e scoprire il mondo che li circonda. L’approccio Montessori raccomanda di accettare questa cosa, di predisporre gli spazi affinché il bambino possa esplorare in sicurezza, di coinvolgerlo nelle attività quotidiane che implichino l’uso di tutti i sensi, e di permettergli di esplorare l’esterno. Lasciare che scavi nella terra, che si tolga le scarpe sul prato, che giochi con l’acqua e corra sotto la pioggia.

Hanno bisogno di libertà. Questa libertà li aiuterà a crescere per imparare con curiosità, per sperimentare le cose da sé, per fare scoperte, e per sentire di avere il controllo su se stessi.

Hanno bisogno di limiti. Questi limiti li terranno al sicuro, insegneranno loro a rispettare gli altri e l’ambiente che li circonda, li aiuteranno a diventare esseri umani responsabili. I limiti aiutano anche l’adulto a intervenire prima che un confine sia superato, per evitare il fin troppo familiare sgridare, biasimare, arrabbiarsi. L’approccio Montessori non è né permissivo né autoritario; insegna piuttosto ai genitori ad essere delle guide calme per i propri figli.

Hanno bisogno di ordine e costanza. I bambini piccoli preferiscono che le cose si ripetano uguali ogni giorno: la stessa routine, le cose allo stesso posto, le stesse regole.

Li aiuta a capire, a discernere il loro mondo e a sapere cosa aspettarsi. Quando i limiti non sono costanti, i bambini continuano a testarli per vedere cosa decidiamo di volta in volta. Se scoprono che assillare o fare scenate funziona, proveranno di nuovo. Si chiama rinforzo intermittente.

Se riusciamo a capire questo bisogno, avremo più pazienza, maggiore comprensione.

E se non saremo in grado di proporre la stessa cosa tutti i giorni, saremo però in grado di prevedere che avranno bisogno di un aiuto in più. Non penseremo che fanno gli sciocchi; riusciremo a vedere dalla loro prospettiva che le cose non sono andate nel modo sperato e offriremo il nostro aiuto per tranquillizzarli; una volta che si siano calmati potremo aiutarli anche a trovare una soluzione.

Non vogliono renderci le cose difficili. Sono loro che vivono un momento di difficoltà. Adoro questa idea (attribuita all’educatrice Jean Rosenberg che l’ha espressa nel suo articolo sul “New York Times” Seeing Tantrums as Distress, Not Defiance, ossia “Vedere i capricci come sofferenza, non come disobbedienza”). Quando capiamo che il loro comportamento difficile è in realtà un grido d’aiuto, possiamo chiederci: cosa posso fare per essere d’aiuto? Passeremo quindi dal sentirci attaccati alla ricerca di un modo per essere incoraggianti.

Sono impulsivi. La loro corteccia prefrontale (la parte del cervello che ospita i centri preposti all’autocontrollo e ai processi decisionali) è ancora in via di sviluppo (e lo sarà per i successivi ventanni). Ciò vuol dire che si può rendere necessario il nostro aiuto per indirizzarli quando si arrampicano sul tavolo per l’ennesima volta o se afferrano qualcosa dalle mani di un altro, restando calmi e pazienti quando si fanno prendere dall’emotività. Mi piace dire: “Siamo noi la loro corteccia prefrontale”.

Hanno bisogno di tempo per elaborare ciò che diciamo. Anziché dire di continuo al nostro bambino di infilarsi le scarpe, possiamo contare a mente fino a dieci per dargli il tempo di elaborare la nostra richiesta. Spesso quando saremo arrivati a otto loro staranno iniziando a rispondere.

Hanno bisogno di comunicare. I bambini cercano di comunicare con noi in molti modi. I neonati fanno i versetti e noi rispondiamo facendoli a nostra volta; i più piccoli lallano e noi possiamo mostrarci interessati a ciò che dicono; quando crescono un po’ amano fare domande e rispondere; dal canto nostro, possiamo offrire loro un vocabolario ricco, anche ai più piccoli, che lo assorbiranno come spugne.

Amano diventare esperti. I bambini piccoli adorano ripetere le azioni finché non riescono a padroneggiarle. Osservateli e vi accorgerete che stanno lavorando per diventare esperti.

Di solito si tratta di qualcosa di abbastanza difficile e che può rappresentare una sfida, ma non tanto da farli rinunciare. Ripeteranno quel processo moltissime volte, finché non l’avranno perfezionato; una volta padroneggiato, proseguiranno oltre.

Amano dare il loro contributo ed essere parte della famiglia. Sembrano più interessati agli oggetti che usano i genitori che non ai loro giocattoli. Amano davvero lavorare affianco a noi mentre prepariamo da mangiare, carichiamo la lavatrice, ci prepariamo per accogliere gli ospiti e cose del genere. Quando concediamo più tempo, predisponiamo le cose al successo e abbassiamo il livello delle aspettative legate al risultato, insegniamo moltissimo ai nostri bambini piccoli su come essere un membro della famiglia che dà il suo contributo. Sono cose che si amplieranno quando andranno a scuola e quando si affacceranno all’adolescenza.

Essere un genitore Montessori

Quando per la prima volta mi sono avvicinata al mondo Montessori, lo confesso, il mio interesse avrebbe potuto essere considerato superficiale. Ero attratta dagli ambienti e dalle attività Montessori; volevo offrire ai miei figli spazi e materiali che fossero belli e coinvolgenti. Non mi sbagliavo, è il modo più facile dal quale iniziare.

Anni dopo, mi rendo conto che quello Montessori è un vero stile di vita: ancor più delle attività o degli spazi, il mondo Montessori ha influenzato il mio modo di stare con i figli, con i bambini che partecipano alle mie classi e quelli che incontro nella vita quotidiana. Si tratta di incoraggiare la loro curiosità, di imparare a vederli e accettarli davvero per quello che sono, senza giudizio, e restare in contatto con loro, anche quando dobbiamo fermarli e impedirgli di fare qualcosa che invece vorrebbero tantissimo fare.

Non è difficile applicare a casa le pratiche Montessori, ma potrebbe rivelarsi una cosa molto diversa rispetto al modo in cui siamo stati cresciuti e in cui gli altri attorno crescono i propri figli.

Nell’approccio Montessori, il bambino viene visto come una persona a se stante, che segue il suo cammino personale. Lo incoraggiamo e lo guidiamo con gentilezza, non si tratta di modellarlo secondo ciò che noi consideriamo il suo potenziale, o di compensare le nostre esperienze o i nostri desideri inappagati di quando eravamo bambini.

Come un giardiniere, piantiamo i semi, offriamo le giuste condizioni e diamo cibo, acqua e luce a sufficienza; osserviamo i semi e semmai adattiamo le cure da prodigare.

E poi li lasciamo crescere. Come genitori possiamo fare lo stesso a casa. È lo stile Montessori. Piantiamo i semi che sono i nostri bambini piccoli, predisponiamo per loro le giuste condizioni, apportiamo modifiche quando è necessario, e li guardiamo crescere. La direzione che prenderanno le loro vite sarà solo opera loro.

"Gli educatori (inclusi i genitori) si comportano come bravi giardinieri e coltivatori verso le loro piante."
Dr. Maria Montessori

Data di Pubblicazione: 3 luglio 2019

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