SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 9 min

Fenomenologia e Natura delle Esperienze di Premorte

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Che cosa sono le esperienze di premorte (NDE)? Quali sono le prove scientifiche della loro esistenza? Scopri di più, leggendo del nuovo libro di Claudio Lalla.

Le esperienze di premorte

La fenomenologia delle NDE

Le esperienze di premorte costituiscono un elemento fondamentale del nostro discorso. Si tratta, nonostante la dizione corrente e come abbiamo già detto, di esperienze vissute spesso in un vero e proprio stato di morte clinica, caratterizzato da arresto cardiaco, mancanza di respiro e assenza di attività elettrica cerebrale.

Coloro che le vivono, e sono milioni (5% della popolazione americana secondo un sondaggio Gallup del 1982; 4,2% di quella tedesca alla luce di uno studio realizzato nel 1998), ci narrano vari aspetti di tali esperienze, non necessariamente tutti presenti nella memoria di ogni singola persona.

Qui di seguito riassumerò le loro componenti principali, così come sono state rilevate in molteplici studi condotti sull’argomento e dei quali posso ricordare quelli di Moody (1975), Gabbard e Twemlow (1984), Morse (1994), Fenwick e Fenwick (1995), Ring e Cooper (1997), Ring e Vallarino (2000), Long e Perry (2010), Van Lommel (2010), Parnia e Young (2013) e Sartory (2017).

Abbiamo anzitutto le esperienze extracorporee (generalmente indicate con l’acronimo di OBE, da "Out of Body Experience"), che si articolano nei seguenti elementi costitutivi:

  • trovarsi al di fuori del proprio corpo, a qualche metro di altezza;
  • disporre di una vista sferica, cioè rivolta in tutte le direzioni;
  • capacità potenziata di udire quanto viene detto da chi si trova vicino al proprio corpo esanime;
  • facoltà di percepire i pensieri delle persone presenti;
  • possibilità di spostarsi al di là delle barriere fisiche e di farlo istantaneamente, senza essere condizionati dalle distanze;
  • senso di benessere che sostituisce qualsiasi dolore potesse essere presente prima della transizione;
  • incontro con raggianti esseri di luce o con alcuni propri cari già defunti, che appaiono spesso più giovani dell’età che avevano al momento del loro trapasso e che sono venuti a dare sostegno affettivo e orientamento;
  • comunicazione con essi che si svolge per via telepatica.

 

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Può poi verificarsi l’esperienza di un tunnel alla fine del quale compare una luce verso cui ci si muove a grandissima velocità, spesso accompagnati da un proprio caro o da una guida.

Si giunge successivamente in una sorta di paradiso, con fiori di ogni tipo, uccelli e farfalle, colori stupendi e luminescenti, una musica meravigliosa, le persone care che ci aspettano e che appaiono più giovani e sane, Oppure, se morte in tenera età, più cresciute. Lo stato d’animo in cui ci si trova è di profonda serenità e immensa gioia.

Si incontra quindi la Luce, bianca, non accecante, viva e personale, emanante sia un amore infinito e incondizionato, sia una conoscenza incommensurabile. Viene riconosciuta come Dio. A contatto con la Luce si diventa partecipi della sua conoscenza e si comprende che:

  • si è fatti come la Luce;
  • c’è uno scopo personale nella propria vita, stabilito già alla nascita, e ci si è incarnati per assolvere una missione;
  • le difficoltà della nostra esistenza sono prove da affrontare;
  • siamo nati per una chiara ragione all’interno di una certa famiglia, con i genitori, i fratelli, le sorelle, i nonni che abbiamo avuto;
  • c’è una ragione per cui ogni cosa accade;
  • tutto ciò che succede nel mondo rientra all’interno di un disegno, anche gli eventi in qualsiasi modo e grado negativi;
  • i valori fondamentali sono quelli dell'amore e della conoscenza.

Questa appena detta è la parte più importante di tutte per il discorso che veniamo qui a svolgere.

L'esperienza di premorte può comprendere anche una revisione della propria vita, in cui si possono rivivere tutti i pensieri che abbiamo avuto, le azioni che abbiamo compiuto e le omissioni di cui ci siamo resi responsabili. Due aspetti caratterizzano il riesame della propria vita.

Il primo consiste nel vivere anche le emozioni e i pensieri che abbiamo suscitato negli altri a seguito di ciò che abbiamo loro fatto, di bene o di male, e di fare inoltre esperienza delle conseguenze indotte dalle nostre azioni sulla loro vita e su quella dei loro cari. Il secondo aspetto del riesame è costituito dall’osservare e vivere contemporaneamente tutti i momenti, propri e degli altri, che sono stati generati dalle nostre scelte.

La narrazione di questa esperienza si accompagna con il pensiero che il tempo di là è diverso e che noi non disponiamo né dell’intuizione, né delle parole necessarie alla descrizione e condivisione di questo nuovo e diverso senso della temporalità.

Le esperienze di premorte si concludono con la scelta sofferta di tornare alla vita terrena perché qualcuno ha bisogno di noi, oppure hanno termine con il divieto, espresso dalla Luce o da un proprio caro che ha già chiuso il suo ciclo di vita mortale, di andare oltre, in quanto non è ancora giunto il momento del trapasso definitivo.

Si torna con consapevolezza nuova o profondamente rinnovata che i valori veri e importanti della vita, terrena e ultraterrena, sono due: l’amore e la conoscenza. Inoltre si afferma che l’esperienza vissuta è stata qualcosa di più reale della realtà consueta.

Riporto più estesamente nel mio "Perdita e Ricongiungimento" (2015/2021) tutti i cambiamenti cui possono andare incontro coloro che hanno vissuto una NDE.

 

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La natura oggettiva delle NDE

Le NDE possono ovviamente essere interpretate, da chi ne viene a conoscenza, sia come allucinazioni sia come esperienze che rispecchiano dati oggettivi. Per dirimere tale questione sono state condotte diverse ricerche scientifiche che hanno preso in esame soprattutto il grado di corrispondenza fra quanto percepito dal paziente sugli eventi accaduti durante lo stato di OBE (esperienze fuori dal corpo) delle NDE e le testimonianze che sugli stessi erano state fornite dal personale sanitario.

A questo riguardo citerò come esempio uno studio particolarmente brillante, rimandando nuovamente alla mia precedente opera sull’argomento (Lalla, 2015/2021) per una rassegna dei lavori scientifici compiuti per controllare l’obiettività di quanto riferito da coloro che avevano vissuto una NDE.

Nel 2009 Janice Holden, docente alla University of North Texas, dopo aver vagliato la letteratura scientifica pubblicata sulle esperienze fuori da corpo in corso di NDE, ha selezionato 89 casi di cui era stata controllata la veridicità delle descrizioni e delle narrazioni che riportavano quanto sarebbe stato osservato nello stato disincarnato.

Quindi si è data come criterio della loro attendibilità l'assoluta mancanza anche di un solo errore (criterio chiaramente esagerato, perché, come sappiamo, la memoria può facilmente incorrere in inesattezze). Il risultato fu che nonostante la scelta di un criterio così rigoroso ben il 92% dei resoconti superò l’esame.

 

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Oltre ad allestire delle ricerche che hanno valutato l’oggettività delle NDE attraverso i resoconti della loro componente OBE vari ricercatori hanno formulato le seguenti considerazioni, critiche verso la lettura allucinatoria delle NDE e corroboranti al tempo stesso quella realista:

  • chi torna da un’out of body experience avvenuta in corso di NDE può raccontare eventi accaduti anche in posti diversi da quello in cui si è verificata la morte clinica che, pur inaspettati e improbabili, sono stati poi confermati dai controlli eseguiti;
  • si incontrano solo propri cari che sono deceduti e non persone viventi;
  • si incontrano anche dei parenti o amici di cui non si sapeva che fossero morti;
  • si incontrano familiari che non si conoscevano;
  • anche i bambini molto piccoli, e quindi ancora ignari della cultura religiosa in cui vivono, riportano le stesse descrizioni;
  • le narrazioni risultano simili anche se fatte da persone appartenenti a culture diverse;
  • le descrizioni di quanto avvenuto durante le manovre di rianimazione sono fatte fedelmente anche da ciechi alla nascita;
  • l'ipotesi dell’anossia cerebrale non spiega la componente “tunnel e luce” delle NDE, in primo luogo perché l’immagine del tunnel si dovrebbe sviluppare progressivamente, insieme allo scendere del livello di ossigeno presente nel sangue, in secondo luogo giacché essa è assente in molte NDE e, infine, per il fatto che i piloti di aereo non percepiscono l’immagine del tunnel e della luce quando, nel corso del proprio addestramento, accade loro di andare in ipossia;
  • nemmeno l’eventuale aumento della CO, spiega le NDE, in quanto la maggior parte dei pazienti con livelli cresciuti di CO, non sperimenta una NDE;
  • anche un ipotetico aumento delle endorfine o della DMT (dimetiltriptamina) rappresenta una lettura insostenibile visto che il loro effetto durerebbe varie ore e non terminerebbe improvvisamente così come accade nelle NDE;
  • le NDE avvengono in condizione di “silenzio elettrico” del cervello, perché dopo 10-20 secondi dall’arresto cardiaco l’attività elettrica cerebrale sparisce sia nella corteccia cerebrale, sia nelle strutture più profonde del cervello stesso e pertanto non sussistono le basi neurofisiologiche di una qualsiasi forma di allucinazione.

A quanto detto va aggiunto che le NDE parlano anche da sé stesse della propria natura e lo fanno con il loro contenuto, così caratterizzato dall’altissima spiritualità, dalla forte coerenza interna a ogni esperienza e dalla coerenza fra le esperienze vissute da innumerevoli diverse persone.

Oltre alle NDE ci sono altri tipi di esperienze che ci propongono l’esistenza di un mondo che è altro e oltre quello materiale. Ci riferiamo alle Deathbed Vision, alle After Death Communication e alle Induced After Death Communication.

Tutte queste altre forme di esperienza si rivelano fortemente coerenti con le Near Death Experience, sia dal punto di vista fenomenologico, sia da quello valoriale. Pertanto esse vengono a corroborare l’oggettività di queste ultime. Nel capitolo seguente descriverò ciascuna di tali altre esperienze.

 

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Data di Pubblicazione: 28 febbraio 2022

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