Come fermare naturalmente la sclerosi multipla? Qual lo stile di vita anti-sclerosi multipla? Scoprilo leggendo il libro di Julien e Émilie Venesson.
Fermare Naturalmente la Sclerosi Multipla
Lo stile di vita Anti-Sclerosi Multipla
L'avanzata della malattia si può fermare? Quando si è vittime della sclerosi multipla, il solo fatto di volersi porre una tale domanda può sembrare curioso. Se non ci riescono i farmaci, come potrebbe essere altrimenti?
Quando ho conosciuto Émilie, lei non voleva assumere farmaci. Diceva che la sua terapia era il suo soggiorno in Bretagna. In qualsiasi periodo dell’anno faceva dei bagni nell’acqua fredda e ciò le faceva enormemente bene; la cannabis riusciva ad alleviare i dolori migliorando le capacità motorie, nell’attesa della fine dell’attacco, il quale lasciava dietro sé sempre più sequele ogni anno che passava.
Essendo nutrizionista, il mio primo riflesso per aiutarla fu di chiedermi: quali sono gli effetti dello stile di vita sull’evoluzione della malattia? I malati hanno tante powssée in Francia come in Asia? Se rifiutano i trattamenti finiscono tutti sulla sedia a rotelle? Non ci sono differenze se si mangia “bene” o “male”?
È per rispondere a queste domande che ho trascorso giornate intere a leggere e a ricercare nella biblioteca di medicina i legami tra sclerosi multipla, alimentazione e stile di vita.
Perlomeno le mie scoperte si sono rivelate sorprendenti: mentre il farmaco di riferimento per questa malattia si vanta del fatto di diminuire la frequenza delle ricadute del 30%, qualche semplice cambiamento nella dieta o nello stile di vita può raggiungere lo stesso risultato. Quindi, cosa succede quando vengono associati? Le poussée diventano così rare che nel corso della vita non si verificano più.
Come agire senza farmaci
Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, un attacco di sclerosi multipla viene originato da una serie di eventi. Tra questi, due sono particolarmente importanti: la “riattivazione” del virus dell’herpes 4 nell’organismo e il passaggio delle molecole immunitarie nel sistema nervoso centrale, attraverso la barriera emato-encefalica.
Da qualche anno, i ricercatori hanno fatto del resto una sorprendente scoperta, ma finalmente facile da comprendere: nelle persone affette da HIV (virus dell'AIDS), la sclerosi multipla causa molti più danni. Ciò è dovuto al crollo delle difese immunitarie, che rende l'organismo più vulnerabile di fronte agli attacchi del virus herpes 4.
Ma cosa accade alle persone che hanno l’HIV e che seguono il trattamento antiretrovirale classico (trattamento che permette la ricostruzione delle difese immunitarie)? Le poussée diminuiscono fortemente. Tanto che nel dicembre 2014, i neurologi americani hanno riportato il caso eccezionale di un uomo affetto da sclerosi multipla e da HIV in cui il trattamento dell’HIV ha portato ad una completa remissione della sclerosi multipla per più di 12 anni.
Nel gennaio 2015, ricercatori londinesi hanno passato in rassegna le basi dei dati medici riguardanti più di 5 milioni di pazienti inglesi: hanno scoperto che le persone colpite da HIV che si sottoponevano al trattamento antivirale avevano un rischio di sclerosi multipla diminuito di oltre il 60%.
È quindi probabile che la terapia antivirale dell’HIV agisca anche sul virus dell’herpes 4, il che protegge indirettamente dagli attacchi. Agire sull’herpes 4 è quindi molto efficace, come dimostrato dalla terapia sperimentale con linfociti autologhi, ma attualmente questa via rimane chiusa e soprattutto con molti effetti collaterali se si utilizzano i farmaci.
Rimane la questione della permeabilità della barriera emato-encefalica. È noto fin dai primi anni del 2000, grazie a ricercatori italiani, che un enzima e una proteina fondamentali controllano la permeabilità del sistema nervoso centrale.
Essi si chiamano rispettivamente metalloproteinasi della matrice 9 (MMP-9) e inibitore tissutale della metalloproteinasi 1 (TIMP-1); due termini che possono essere utilizzati per impressionare gli invitati a cena! MMP e TIMP sono già conosciuti per il loro ruolo nelle malattie cardiovascolari: quando i livelli di MMP sono elevati e i livelli di TIMP bassi, le arterie non cicatrizzano correttamente.
Il fenomeno è lo stesso all’altezza della barriera emato-encefalica: quando MMP-9 è elevato e TIMP-1 è basso, l'infiammazione si diffonde al cervello e inizia l'attacco. Ricerche recentissime (febbraio 2015) hanno del resto dimostrato che i livelli di MMP-9 e TIMP-1 seguono l’evoluzione della sclerosi multipla in modo molto preciso e concorde.
Tra tutte le soluzioni che possono essere prese in considerazione attualmente, agire sulla permeabilità della barriera emato-encefalica rimane il mezzo più semplice, più rapido, più efficace e più sicuro. Ciò capita a proposito, poiché ci sono tanti modi per riuscirci.
La ricetta delle "4 S e 1 T"
La ricetta delle “4 S e 1 T” non ha niente a che fare con la cucina, ma con una miscela di 5 elementi che permette di diminuire in maniera drastica il numero degli attacchi di sclerosi multipla. Per alcune persone, è persino sufficiente per sopprimerli completamente.
Prima S: il sonno
È una banalità: dormire bene è molto importante per la salute. Ma per i malati di sclerosi multipla, è vitale. Una carenza di sonno, un sonno di cattiva qualità o un sonno sfasato, anche solamente della durata di qualche giorno, è sufficiente ad aumentare la permeabilità della barriera emato-encefalica, specialmente attraverso un aumento dei livelli di MMP-9 e quindi il rischio di attacchi.
Questi elementi costitutivi del sonno sono parzialmente regolati da un ormone, la melatonina. Più precisamente, si dice che essa regola il “ritmo circadiano”, ossia il ciclo sonno-veglia. Così, è grazie a essa che noi desideriamo dormire quando arriva la notte ed è sempre a causa sua che abbiamo bisogno di numerosi giorni di adattamento dopo un lungo viaggio con fasamento dell’orario biologico.
Il legame tra sclerosi multipla e melatonina è poco conosciuto e tuttavia fortissimo. Prima scoperta: più la malattia progredisce, più la produzione di melatonina cala. Ciò si spiega perché la melatonina non è prodotta unicamente dalla ghiandola pineale del cervello, come si crede normalmente.
Essa è prodotta anche dagli astrociti, cellule che hanno un ruolo nella riparazione della mielina danneggiata e che sono attaccati nel corso delle poussée di sclerosi multipla. Da quel momento, ogni riacutizzazione diminuisce la produzione di melatonina, che è uno dei motivi per cui più la malattia progredisce più i disturbi del sonno sono intensi, in particolare la presenza di sonno non riparatore.
Seconda scoperta: la melatonina protegge la barriera emato encefalica. Si entra così in un circolo vizioso: le poussée fanno abbassare il tasso di melatonina (in proporzione all’indebolimento degli astrociti), condizione che rende fragile la barriera emato-encefalica, aumentando di conseguenza il rischio degli attacchi, e così via.
L'integrazione di melatonina è quindi indispensabile per i malati a uno stadio avanzato, cioè, coloro i quali la stanchezza impedisce di condurre una vita normale.
Gli studi hanno testato l’effetto di questa supplementazione mostrando un miglioramento significativo delle difese antiossidanti, della qualità della vita e del sonno. Più recentemente, una équipe di ricercatori argentini ha mostrato inoltre che la melatonina agisce direttamente a livello dell’immunità calmando le reazioni crociate.
Questi studi, tuttavia, non sono stati condotti per più di tre mesi, il che rappresenta quindi un periodo troppo breve per poter osservare un calo del numero degli attacchi. Le dosi utilizzate erano dell'ordine di 5 mg al giorno, assunti prima di dormire.
La melatonina è efficace a partire dalla dose di 2 mg al giorno, preferibilmente sotto forma di “rilascio prolungato”. Essa può essere prescritta da un medico nella forma denominata Circadin®.
Nella letteratura medica esiste la segnalazione del caso di un paziente con sclerosi multipla di 28 anni, che sarebbe riuscito a fermare l'evoluzione della sua malattia (forma primaria progressiva) e a recuperare le funzioni neurologiche che erano andate perdute, semplicemente utilizzando ogni giorno un integratore alimentare di melatonina per 4 anni.
Le dosi utilizzate erano molto rilevanti (da 50 a 300 mg al giorno) e sembrano spiegare bene la remissione, ma tenendo conto del gran numero di elementi che influenzano la malattia, è molto probabile che questo straordinario beneficio sarà più che altro un’eccezione.
Tuttavia, non tutti i malati hanno bisogno di un supplemento di melatonina. In particolare, coloro che riescono ancora ad avere un sonno riposante, anche parzialmente, avranno benefici ben più considerevoli, semplicemente dormendo più a lungo.
Infatti, il nostro sonno è caratterizzato da una successione di cicli, ognuno della durata di circa 2 ore (rappresentato da un treno nello schema qui accanto), e ognuno più ristoratore del precedente. Sono le fasi del sonno REM ad essere responsabili del recupero del sistema nervoso.
In particolare, più è lungo il tempo passato in fase REM, più la barriera emato-encefalica si rafforza. La qualità del sonno si modifica nel corso della notte. Nel primo terzo (i due primi “treni”), il sonno a onde lente è più profondo, dura più a lungo: i due primi cicli comportano la quasi totalità del sonno profondo a onde lente.
Il sonno leggero a onde lente e il sonno in fase REM sono proporzionalmente più importanti al termine della notte, ovvero durante gli ultimi due cicli. E se si dorme un'ora in meno, il tempo trascorso nel sonno REM si riduce di due volte.
Data di Pubblicazione: 1 giugno 2023