Come uscire dalla rete del gioco d'azzardo? Quali sono le caratteristiche di questa dipendenza? Scoprilo leggendo l'anteprima del libro di Fabio Pellerano.
Il gioco: peculiarità e tipologie
Roger Caillois, nel suo libro "Les jeux et les hommes" (1958), ha sviluppato un’interessante e utile analisi che permette di definire le caratteristiche del gioco. Esso è:
- libero, perché un giocatore non può esservi obbligato;
- separato, perché ha dei limiti di spazio e di tempo;
- incerto, perché il suo svolgimento e il suo risultato non possono essere conosciuti in anticipo;
- improduttivo, perché non crea beni o ricchezza, salvo uno spostamento di proprietà quando si gioca d’azzardo;
- regolato, perché risponde a regole proprie che sospendono momentaneamente le leggi ordinarie;
- fittizio, perché il giocatore è consapevole delle differenze rispetto alla vita normale.
4 categorie di gioco d'azzardo
I diversi giochi possono poi essere distinti in quattro categorie:
- agon (dal termine greco che indicava il luogo in cui si svolgevano le gare atletiche e poetiche e la gara stessa). Sono i giochi di competizione, attività in cui vengono create artificialmente condizioni di parità tra i giocatori perché emerga il valore del vincitore. L’agon può avere carattere “muscolare”, come in un incontro sportivo, oppure “cerebrale”, come in una partita a scacchi;
- alea (dal termine latino che indicava il “gioco dei dadi”). Sono i giochi dove il caso è il solo artefice della vittoria. Il giocatore non può che aspettare il verdetto della sorte e nessuna qualità o impegno può aiutarlo. C'è quasi sempre una posta in gioco e quindi un rischio al quale sarà proporzionale la ricompensa. In questa categoria si collocano i diversi giochi d’azzardo;
- mimicry (dal termine inglese che significa “imitazione”’). Sono i giochi in cui si assume un'identità fittizia. In queste attività si vive in un mondo immaginario in cui si gioca a credere o a far credere di essere altri da quelli che siamo, come il bambino che “fa finta di”, o come quando ci si maschera durante il Carnevale;
- ilinx (dal termine greco che significa “vortice” o “gorgo”). Sono i giochi in cui si cerca la vertigine, perdendo per un attimo la stabilità e la lucidità e accedendo a un momentaneo stato di trance o di disorientamento percettivo. Rientrano in questa categoria le giostre, i girotondi vorticosi, le acrobazie e le altalene.
Caillois segnala però anche l’esistenza di una "vertigine di ordine morale, un raptus che coglie all’improvviso l’individuo. Questa vertigine si accompagna spesso con il gusto normalmente represso del disordine e della distruzione che tradisce forme rozze e brutali di affermazione della personalità. Nei bambini lo si riscontra particolarmente quando giocano a scaldamano, a vola l’asino, alla cavallina; tutti giochi che, all'improvviso, si fanno precipitosi e degenerano in vera e propria rissa. Negli adulti, niente è più rivelatore, in questo campo, della strana eccitazione che sempre li coglie nel falciare con una bacchetta gli steli più alti di un prato, nel far precipitare a valanga la neve da un tetto, o dell’ebbrezza che li coglie nei baracconi da fiera quando, per esempio, fracassano fragorosamente pile di stoviglie di scarto".
Molti giochi, infine, risultano dalla combinazione, in percentuali diverse, di due o più categorie. Un gioco può, ad esempio, iniziare come alea, con l’estrazione a sorte di una posizione nel campo di gioco e/o dei compagni di squadra, e proseguire poi come agon.
Quando il gioco diventa un “azzardo”?
Per gioco d’azzardo s'intende qualsiasi tipo di gioco che soddisfi queste tre caratteristiche:
- ha una posta in denaro oppure in oggetti di valore;
- la posta non è ritirabile prima di aver avuto l’esito del gioco;
- il risultato del gioco è legato esclusivamente o parzialmente al caso (gioco di alea).
Brevissimi cenni di storia del gioco d'azzardo
La parola “azzardo” deriva dall’arabo az-zahr, che significa “dado”, con un chiaro riferimento all’uso di questi antichi oggetti per sfidare la sorte in giochi in cui si scommette sul risultato del loro lancio. Quest’attività così antica si differenzia indubbiamente dai giochi praticati da bambini e adulti come passatempo o come sport.
A chi verrebbe in mente, infatti, di catalogare la pallacanestro come gioco d’azzardo? Sebbene in qualsiasi gioco il fattore aleatorio, ovvero il caso, svolga un ruolo da non sottovalutare, nel gioco d’azzardo si gioca proprio contro la sorte. Si punta del denaro, che non si potrà riavere indietro, e si scommette che quel dato evento finirà in un determinato modo.
Molti dei classici giochi d’azzardo sono nati in epoca lontana, e la loro diffusione ha dato origine a luoghi in cui poterli praticare più o meno comodamente e legalmente.
Intorno alla prima metà del XVII secolo nacquero i casinò; parallelamente, come spesso accade, un’identica offerta arrivava anche dal mercato illegale. Nello stesso periodo si organizzava anche il gioco del lotto, molto diffuso nel nostro Paese.
Parliamo quindi di un comportamento antico, che si perde nella memoria dei popoli. A metà del XIX secolo anche la letteratura prese a occuparsi del fenomeno, descrivendo soprattutto la frenesia e i danni che portava. In Italia e in quasi tutti i Paesi l’atteggiamento prevalente era sempre stato quello di proibire questo genere di giochi, o perlomeno di limitarne il numero ponendoli sotto il diretto controllo dello Stato.
Tutti o quasi, negli anni passati, sognavano di “fare tredici” al Totocalcio, gioco istituito nel 1946 (e chiamato Sisal fino al 1948), in cui occorreva indovinare i risultati di ben dodici, e poi tredici (dal 1950) incontri di calcio. Era talmente difficile “fare tredici” che questa espressione era diventata anche un modo di dire, per definire un grosso colpo di fortuna.
Data di Pubblicazione: 12 febbraio 2024