ALIMENTAZIONE

Giovani e Sani con la Giusta Alimentazione - Anteprima del libro di Lumira

In armonia con l'universo

In armonia con l'universo

Noi esseri umani siamo creature divine e una cosa sola con Tutto ciò che è. Siamo parte dell’universo e siamo connessi con la Madre Terra, che ci ospita e ci tiene in vita. La nostra esistenza ci richiede di vivere in armonia con la natura, di rispettarne e seguirne le leggi. E la legge della creazione, il principio dell’amore cosmico primordiale. Il processo della nascita comporta il primo incontro con la materia vivente: i microrganismi. Nell’attraversare il canale del parto, il nascituro entra in contatto con batteri utili. Prima del parto, i microrganismi migrano dall’intestino della mamma alle ghiandole mammarie e, attraverso il latte materno, arrivano nell’apparato digerente del bambino, dove contribuiscono a formare la sua flora intestinale.

Anche la pelle del neonato viene colonizzata, offrendo un altro spazio vitale ai microrganismi materni e a quelli ambientali. Noi, o meglio il nostro corpo, siamo per i microrganismi ciò che è per noi la Terra: così come il nostro pianeta ci nutre, anche noi nutriamo gli innumerevoli esserini con cui conviviamo. È il microcosmo nel macrocosmo. L’insieme dei miliardi di microrganismi viene chiamato micro-bioma e sta a indicare un ecosistema autonomo all’interno del nostro organismo. Insieme agli agenti patogeni, che di solito rappresentano solo una percentuale infinitesimale di germi all’interno del microbioma, i microbi svolgono un lavoro di immensa importanza nella convivenza con noi umani. Producono sostanze antimicrobiche che tengono lontani i batteri estranei, partecipano in maniera determinante alla digestione, ci aiutano ad assimilare meglio i cibi e trasformano le molecole e perfino le sostanze aromatizzanti presenti nel corpo.

Quando il nostro corpo è in uno stato ottimale di salute, i microbi convivono insieme a noi in una simbiosi perfetta. I batteri vivono grazie a noi e noi viviamo grazie a loro. Tutto è in armonia e in equilibrio fintanto che viviamo secondo le leggi naturali e ci alimentiamo in modo consapevole e adeguato alla nostra specie. Ma se cominciamo a vivere contro la nostra stessa natura, a non rispettare le leggi naturali e a modificare la nostra alimentazione in modo che non corrisponda più alle nostre autentiche esigenze, ecco che l’equilibrio si altera. In seguito alcune specie di germi iniziano a proliferare e a soffocarne altri, e l’equilibrio viene distrutto. Chi ha fatto uso di antibiotici probabilmente conosce questo meccanismo. Gli effetti antibatterici del farmaco si ripercuotono anche sulla flora intestinale, a volte dando origine a un’infestazione micotica. Il corpo reagisce con disturbi gastrointestinali e successivamente sviluppa una maggiore predisposizione alle infezioni, contro le quali di solito il medico prescrive un nuovo antibiotico. Ed eccoci nel bel mezzo di un circolo vizioso che ci rende sempre più deboli. Oggi siamo destinati a vivere in uno squilibrio di questo tipo, dato che la nostra società ritiene del tutto normale che l’essere umano si ammali. Anche nei confronti della natura e della Madre Terra adottiamo lo stesso atteggiamento che riserviamo al nostro corpo. Un individuo inconsapevole non distrugge solo se stesso ma anche il proprio ambiente, e attira le malattie. Quando Tecosistema uomo” comincia a cambiare, questo cambiamento non ha conseguenze immediate solo su di noi, ma anche sul nostro patrimonio genetico. Malattie le cui cause siamo ancora ben lontani dal comprendere possono essere ereditate e ripercuotersi negativamente sui nostri discendenti negli anni a venire. È un processo evolutivo che conduce in un vicolo cieco e nel corso del quale gli esseri umani perdono progressivamente la vitalità. Tutte queste malattie però non devono necessariamente esistere, giacché la nostra vera natura consiste nel vivere in salute e in armonia con la Terra e Tutto ciò che è. Per ritornare a questo stato è necessario riflettere sulla nostra vita e sulle nostre abitudini. Il nostro stile di vita, e soprattutto la nostra alimentazione, determinano il nostro rapporto con la natura. Se le abbiamo voltato le spalle e viviamo in un mondo perlopiù artificiale, per il corpo è difficile mantenersi sano, dato che agiamo contro la sua vera natura. L’essere umano è per natura vegetariano e dopo la fase neonatale, in cui viviamo di latte materno, dovremmo assumere cibi vegetali. Lo vediamo già dall’anatomia e dalla fisiologia del nostro corpo: non abbiamo denti aguzzi e neppure artigli per abbattere e sbranare le prede, ma siamo dotati di mani e dita abili, adatte per raccogliere e sbucciare frutti e noci. Abbiamo una notevole somiglianza con le scimmie antropomorfe che seguono in prevalenza una dieta vegana, ma nessuna affinità con i predatori. Siamo forniti di molari spiccatamente rettangolari per triturare cereali, semi, noci e ogni genere di pianta. Il tratto intestinale degli animali carnivori è molto più corto e quindi perfettamente adatto a digerire in poco tempo la carne. L’intestino di un predatore è pari a circa tre volte la lunghezza del corpo, mentre quello degli erbivori è lungo circa dodici volte il tronco ed è quindi ideale per i lenti processi di decomposizione dei cibi vegetali.

Perfino la nostra saliva dimostra che siamo erbivori: infatti è basica e quindi indicata per la digestione di carboidrati. Per digerire la carne, anche noi come i predatori abbiamo bisogno di acido cloridrico, ma nei nostri succhi gastrici la sua concentrazione è circa dieci volte minore. Nonostante pitture rupestri e reperti risalenti a migliaia di anni fa ci mostrino che nel corso della sua evoluzione l’uomo ha iniziato a cacciare, questo non giustifica l’eccessivo consumo odierno di carne. Durante le grandi migrazioni dei popoli, dalle regioni glaciali alla steppa e al deserto, gli esseri umani hanno sempre cercato nicchie in cui sopravvivere. Non sempre i nostri antenati hanno potuto cibarsi in modo naturale se volevano restare in vita, ma oggi siamo in condizione di scegliere. E non solo: per recuperare la salute, è necessario far ritorno alla nostra natura. Quando cominciamo a seguire una dieta esclusivamente vegetariana, adeguata alla nostra specie, diamo al corpo la possibilità di ristabilirsi e rigenerarsi. Riprendiamo a essere in armonia con l’universo e con noi stessi, a patto che il nostro cibo e il nostro stile di vita siano naturali, cioè genuini. Oggigiorno nei Paesi industrializzati predomina uno stile di vita artificiale che indebolisce la nostra vera natura su tutti i piani di esistenza: non solo il nostro sistema immunitario, ma anche la nostra mente e la nostra anima. Allevamento intensivo significa violenza, sfruttamento e assassinio. Un consumo di carne “prodotta” in simili condizioni non può non lasciare in noi qualche traccia. Anche i cibi artificiali e sintetici sono dannosi per l’essere umano: intaccano il sistema ormonale e quello dei chakra, bloccando le nostre facoltà medianiche e creative. Per l’universo, i cibi artificiali, l’ambiente artificiale, le piante artificiali e perfino gli animali domestici artificiali sono come una cellula cancerosa che cerca di combattere contro la natura. La nostra vita artificiale, che oggi ci appare come naturale, non ci procura soltanto problemi e malattie, ma distrugge anche il pianeta. Già il solo fatto di aver perduto il sano istinto ci mostra quanto ci siamo allontanati dalla nostra vera natura. In queste condizioni ci risulta sempre più difficile distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Crediamo alla pubblicità, ci accontentiamo di raccomandazioni generiche e dei risultati di vari studi invece di chiederci quali interessi difendono queste ricerche e chi ne trae vantaggio. Se osserviamo l’essere umano nel corso dell’evoluzione, ci rendiamo conto che non era stato concepito per nutrirsi di menu complicati a base di innumerevoli ingredienti preparati in modo strano e di una gran quantità di additivi chimici. Secondo me qui c’è un netto contrasto fra la nostra natura e il modo in cui oggi viviamo e ci alimentiamo. Sembra che noi esseri umani non riusciamo a vederci per quelli che siamo, ossia esseri organici, e ci identifichiamo invece molto di più con la nostra cultura, con la società e le sue abitudini alimentari. Così facendo, ci dimentichiamo che i nostri terreni risultano depauperati perché vengono sfruttati e coltivati in modo sbagliato, e i nostri cibi sono sempre più poveri di sostanze nutritive e di sapore. Quest’ultimo viene intensificato mediante l’impiego di additivi, come il glutammato, con pesanti ripercussioni sul nostro senso del gusto e sul nostro istinto naturale. Così siamo arrivati a perdere la fiducia in un’alimentazione naturale per i nostri bambini e ci siamo lasciati convincere che il latte artificiale e gli omogeneizzati siano più sani del latte materno. Siamo talmente radicati i in questo mondo artificiale da non renderci più conto dell’assurdità delle nostre azioni. Eppure la Terra ci mette a disposizione tutto ciò di cui abbiamo davvero bisogno. È ora di riprendere il cammino verso noi stessi, in armonia con la Terra e le sue creature.

Mantenimento e cura della microflora

Con la scelta dei nostri cibi possiamo fare in modo che i microrganismi presenti nel nostro corpo vivano in un sano equilibrio, cioè che non diventino né troppi né troppo pochi. Inoltre, dovremmo esporci il meno possibile alle sostanze chimiche, in particolare se queste entrano in contatto con il nostro corpo. Se ci laviamo i capelli con uno shampoo tossico, li tingiamo e trattiamo pelle e denti con sostanze chimiche, distruggiamo l’equilibrio della microflora protettiva presente sulla nostra pelle e apportiamo un danno enorme non solo a noi stessi, ma anche alla natura. A partire da p. 166 troverai una serie di consigli per un’igiene naturale che esercita sul corpo un’azione al tempo stesso disintossicante e riarmonizzante.

La flora dell’intestino crasso

La microflora intestinale è un componente importante del microbioma e ci procura grandi benefici. Se si trova in uno stato di sano equilibrio, produce sostanze che mantengono in minoranza gli agenti patogeni, i batteri della putrefazione, i funghi e i virus. Nella mucosa intestinale vengono prodotte importanti cellule immunitarie, trasportate in tutto il corpo attraverso i vasi linfatici. Inoltre, grazie alla decomposizione di fibre alimentari e cellulosa, la microflora intestinale sintetizza vitamine e aminoacidi essenziali. La flora dell’intestino crasso è responsabile della corretta digestione e della trasformazione ottimale delle sostanze nutritive. Tutto questo ci dimostra come la nostra salute dipenda in larga misura da una flora intestinale integra. Ma come facciamo a ristabilire e a mantenere l’equilibrio all’interno del microbioma? Prendiamo in esame un tema importante che viene tranato troppo di rado: la digestione.

La digestione

La conoscenza delle relazioni che intercorrono fra alimentazione, digestione e benessere psicofisico è antica quanto la medicina stessa. «L’uomo è ciò che mangia», diceva il filosofo Ludwig Feuerbach. Noi tutti lo sappiamo, tuttavia spesso non agiamo di conseguenza, ma seguiamo le nostre abitudini e mangiamo in modo inconsapevole. Molte delle nostre abitudini alimentari risalgono all’infanzia e all’adolescenza, e sono state influenzate dal nostro stile di vita. Solo raramente le mettiamo in discussione, e siamo rassegnati ad accettare in silenzio tutti i sintomi di un’alimentazione che ci fa ammalare, a partire dai problemi gastrointestinali, seguiti da bruciori di stomaco e mal di testa, per arrivare a malattie più gravi. C’è un abisso fra la nostra consapevolezza di essere ciò che mangiamo e le nostre azioni. Per gettare un ponte fra le abitudini e la salute, mi preme innanzitutto farti capire come funziona la digestione: saperlo ti aiuterà a troncare con le vecchie abitudini e a scegliere definitivamente un’alimentazione sana e priva di violenza. Nella nostra società non siamo abituati a dedicare grande attenzione alla digestione. L’argomento non è molto gradevole e così di solito tendiamo a rimuovere la consapevolezza di ciò che accade ai cibi che introduciamo nel nostro corpo nel corso della giornata, sia quando mangiamo con piacere, sia quando consumiamo i pasti in tutta fretta o senza prestarvi alcuna attenzione. Dal capitolo precedente hai appreso che la microflora intestinale è corresponsabile del buon funzionamento del sistema immunitario e della digestione. Quest’ultima, tuttavia, non comincia nello stomaco e nell’intestino, ma ben prima, e precisamente in bocca. Il processo digestivo ha inizio quando mettiamo in bocca il cibo e lo mastichiamo. Il corpo produce la saliva, che contiene vari enzimi. Durante la masticazione, il cibo viene sminuzzato e i carboidrati vengono scomposti. Forse ti è capitato di notare che, più a lungo li mastichi, più i cibi cambiano sapore e diventano dolci. Se ti concedi il tempo di masticare con consapevolezza e lentamente, puoi favorire il processo di digestione e alleggerire lo stomaco. La masticazione aiuta anche a inumidire il bolo e quindi a proteggere l’esofago. Se il cibo non viene masticato a sufficienza e rimane troppo asciutto, possono comparire sintomi sgradevoli, con conseguente irritazione della mucosa dell’apparato digerente superiore. Anche i cibi e le bevande troppo caldi hanno effetti nocivi sulla mucosa. Mediante movimenti ondulatori e involontari, dall’esofago il bolo raggiunge lo stomaco, al cui ingresso si trova il cardias, una struttura muscolare circolare. In alcune persone che mangiano troppo tardi e in quantità eccessiva, l’elasticità del muscolo circolare diminuisce, dando origine a rigurgiti acidi (reflusso). Nello stomaco il cibo viene ulteriormente digerito. Le ghiandole della mucosa producono il succo gastrico, che contiene enzimi e acido cloridrico, e si occupa soprattutto di scindere le proteine. Quante più proteine sono presenti nel cibo, tanto più acido è il succo gastrico. Se i cibi contengono molti grassi, i movimenti della muscolatura gastrica subiscono un rallentamento e il chimo rimane più a lungo nello stomaco, gravando sull’apparato digerente. Da qui il modo di dire: «Ho qualcosa sullo stomaco». Uno stomaco sano ha un volume compreso fra i 250 e i 350 mi circa. Chi ne tiene conto quando stabilisce le dimensioni delle proprie porzioni, può contribuire enormemente al mantenimento della propria salute. Molte persone mangiano troppo, di conseguenza lo stomaco si dilata e la mucosa diventa troppo sottile. Questo si ripercuote negativamente sul processo digestivo e in più lo prolunga. Per una digestione sana, tuttavia, non è determinante solo la giusta quantità di cibo, ma anche un sufficiente intervallo fra i singoli pasti. Ogni cibo ha tempi di digestione diversi (vedi p. 22) e perciò è importante fare attenzione a mantenere una certa distanza fra un pasto e l’altro, di modo che tutto possa essere digerito completamente. A seconda del tipo e della lavorazione, per lasciare lo stomaco e il duodeno la carne necessita da 6 a 8 ore, gli insaccati addirittura fino a 12 e i carboidrati sotto forma di cereali circa 4. Alla verdura occorrono da 1 a 2 ore, ma ai funghi 7 e alla frutta 1 ora circa. Se si mescolano i vari cibi, di solito i tempi di digestione si allungano ulteriormente.

Dallo stomaco, il cibo giunge nel duodeno a porzioni, e in condizioni sane viene trasportato oltre solo dopo che il processo digestivo nello stomaco è terminato e l’acido necessario alla digestione è stato di nuovo neutralizzato. Allora si apre il piloro, che permette il passaggio del chimo nel duodeno, in cui regna un ambiente basico. Se però lo stomaco è eccessivamente dilatato perché si è mangiato troppo o non si è rispettato l’intervallo di tempo fra un pasto e l’altro, nel duodeno può anche arrivare un chimo semidigerito che contiene acido gastrico, e questo ha effetti negativi sulla nostra salute. L’ambiente basico del duodeno viene sensibilmente disturbato e il processo digestivo non può procedere in maniera ottimale.

Il cibo non abbastanza digerito viene spinto ulteriormente nell’intestino, dove comincia a fermentare. Le sostanze putrefatte e i gas di putrefazione penalizzano il nostro organismo e influiscono sulla flora intestinale. Nel duodeno hanno inizio i processi chimici di digestione dei lipidi, poiché qui si riversano i succhi biliari e pancreatici. La bile viene prodotta nel fegato, è ricca di enzimi lipolitici ed è conservata nella cistifellea. Quando nel duodeno arriva un chimo ricco di grassi, la cistifellea si contrae e rilascia la bile, che si mescola alla massa chimosa. Terminata la digestione dei lipidi, la bile viene ricondotta al fegato, dove verrà rielaborata per il prossimo processo digestivo.

Se consumiamo cibi animali molto grassi, il rapporto fra bile e colesterolo risulta disturbato: il colesterolo può agglutinarsi e formare i cosiddetti calcoli biliari nella colecisti. Questi, spinti dalle contrazioni della cistifellea, possono entrare nelle vie biliari e bloccare il flusso della bile, provocando coliche estremamente dolorose. Il pancreas non contiene solo enzimi lipolitici, che integrano quelli biliari, ma anche enzimi proteolitici e amidolitici, che scindono ulteriormente i componenti residui del cibo. Per favorire questo processo è importante masticare bene i cibi e lasciare allo stomaco abbastanza tempo per digerire tra un pasto e l’altro. Nell’Ayurveda, questo processo di scomposizione degli alimenti è chiamato agni, il fuoco digestivo che ci dona calore e benessere. Se il cibo che arriva nel duodeno non è stato predigerito a sufficienza, il fuoco digestivo viene indebolito. L’organismo non può assimilare importanti sostanze nutritive, poiché queste non sono state decomposte completamente e, nonostante una sufficiente assunzione di cibo, possono manifestarsi sintomi di carenza che comportano insoddisfazione fisica e mentale, riducono la vitalità e indeboliscono il sistema immunitario. Dal duodeno il cibo digerito viene poi trasportato nell’intestino tenue dove, attraverso i villi intestinali, le sostanze nutritive importanti giungono nel sangue, e da lì nelle cellule. Insieme ai nutrienti, tuttavia, nel nostro corpo entrano anche le scorie, che vanno nuovamente espulse con l’aiuto del fegato, dei reni, dei polmoni e della pelle. Quanto più l’alimentazione è contaminata, tante più sostanze di scarto entrano nel sangue, per passare poi ai tessuti e alle articolazioni. Alcune sostanze riescono addirittura a superare la barriera emato-encefalica, con gravi conseguenze per il corpo. Oltre all’alcol, di cui si conoscono gli effetti sul cervello, anche gli esaltatori di sapidità e alcuni additivi alimentari possono superare la barriera emato-encefalica e trasportare direttamente nel cervello sostanze tossiche come i metalli pesanti. Allo stato attuale della ricerca, si ritiene che l’alluminio sia coinvolto nell’insorgenza dell’Alzheimer, mentre si sospetta che l’aspartame, un dolcificante artificiale, possa causare il tumore al cervello.

Nel corso della digestione e durante il processo chimico nell’intestino tenue si formano fino a 15 1 d’acqua e da 200 a 2000 mi di gas. L’acqua e i gas" vengono in parte riassorbiti dall’intestino, mentre il resto viene trasportato nell’intestino crasso, dove si formeranno altri gas, costituiti da azoto, ossigeno, anidride carbonica, idrogeno, metano, acido solfidrico, ammoniaca e altri ancora. Nell’intestino tenue viene assorbito circa il 90 per cento dei cibi digeriti, dopodiché la massa restante raggiunge l’intestino crasso, il regno dei batteri. Questi decompongono ulteriormente i residui di cibo e ne estraggono le ultime sostanze nutritive utilizzabili.

Nell’intestino crasso viene assorbita l’acqua residua, le feci vengono compresse e inviate al retto, per poi essere espulse. A questo punto osserviamo più attentamente il lavoro dell’intestino crasso.

Questo testo è estratto dal libro "Giovani e Sani con la Giusta Alimentazione".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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